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Il combustibile degli Arancioni Meccanici

Gli Arancioni Meccanici ci hanno fatto un regalo prima di andare in vacanza. Un nuovo singolo, “Combustibile”, un nuovo video e una porticina aperta sul futuro che fa intravedere l’uscita di un nuovo album. Tornati dalle ferie abbiamo deciso di incontrarli per fare con loro il punto della situazione. Ecco a voi che cosa ci hanno raccontato.

Ciao Arancioni Meccanici, partiamo dalla vostra ultima uscita. Qual è il vostro combustibile?

Il combustibile che abbiamo immaginato per l’omonimo singolo è sicuramente una qualsiasi materia capace di sprigionare grandi energie, senza che ci si preoccupi troppo delle eventuali conseguenze. Per quanto riguarda noi, il combustibile più efficace sono le serate che iniziano all’aperitivo.

Nel singolo precedente, “Italo Disco”, a un certo punto compaiono diversi frammenti audio, pezzetti di frasi, telecronache, interviste, che ci riportano tridimensionalmente agli anni Ottanta e Novanta già evocati più in generale dalle atmosfere del brano. Ce li raccontate?

L’idea è venuta abbastanza naturalmente durante la scrittura del pezzo. Quella parte centrale, ipnotica e narcotizzata, serve a evocare alcune memorie del passato e a proiettarle nel futuro. Inoltre rappresentano anche un piccolo tributo a quella che per tanti versi è un’età aurea e decadente al tempo stesso, di cui siamo indubbiamente estimatori e nella quale artisticamente ci ritroviamo. Ci siamo divertiti a individuare, ripescare (e a ridare voce in quei frammenti audio) alcuni personaggi pubblici e iconici del periodo.

Per “Italo Disco” e “Disco d’argento” sono usciti due interessantissimi rework. Ne è previsto uno anche per “Combustibile”?

Ne abbiamo parlato e ci piacerebbe molto, così come per le tracce precedenti. L’idea di avere un remix per ogni traccia ci intriga. Anzi, se qualcuno leggendo volesse proporsi, noi siamo apertissimi.

Il vostro progetto è nato nel 2005. Al di là dell’evidente ruolo dei social e di Internet in generale, quali sono le differenze che avete riscontrato tra la scena musicale indipendente di oggi e quella dei primi anni Duemila?

La prima fondamentale differenza è che allora era una cosa normale comprare un disco, il che rappresentava una fonte di guadagno molto importante, che permetteva anche a una piccola realtà di stare in piedi economicamente. Oggi fare musica, fuori da un business plan ben definito, assomiglia molto a fare del volontariato per quel poco pubblico a cui può ancora interessare qualcosa d’imprevisto e non allineato.

Se aveste una macchina del tempo, dove andreste?

Per quanto scontata possa essere la risposta, probabilmente a Hill Valley nel 1955 (Ritorno Al Futuro ndr). Oppure anche a una puntata di Festivalbar, tipo nel 1984, suonando come concorrenti in gara.

C’è uno strumento musicale che non avete mai usato e che vi piacerebbe utilizzare per qualche vostra produzione futura?

In realtà non riusciamo a pensare a nulla in particolare. Nelle ultime tracce specialmente, non abbiamo lesinato incursioni in altri territori utilizzando più strumenti. Forse, come da poco fatto in “Combustibile”, introdurre ancora delle voci femminili potrebbe essere una buona idea.

Salutate i lettori di Perindiepoi consigliando cinque dischi per i loro viaggi.

  • Surfing “Deep Fantasy”
  • St Vincent “Daddy’s Home”
  • Franco Califano “L’evidenza dell’autunno”
  • Franco Battiato “La voce del padrone”
  • Neil Young “On the beach”