Con l’uscita del nuovo singolo I’m not sorry, In.Visible – progetto solista del musicista, DJ e performer piemontese Andrea Morsero – inaugura una fase nuova del proprio percorso artistico. Un brano che, fin dal primo ascolto, si discosta dalle coordinate sonore più oscure e introspettive che hanno caratterizzato i lavori precedenti, per abbracciare atmosfere più luminose, morbide, venate da un’eleganza danzereccia che affonda le radici nella nu disco e nel French touch degli anni Novanta e Duemila.
Dopo il remaster dell’album Exotic White Alien, Morsero sceglie di confrontarsi con un linguaggio musicale differente, ma non per questo meno coerente con il nucleo emotivo della sua poetica. I’m not sorry è, nelle sue stesse parole, un tributo alla vita da DJ, ai racconti che si intrecciano tra sconosciuti sul dancefloor, agli incontri fugaci e significativi che spesso trovano nel ballo un territorio di verità. Un brano che si propone come spazio di leggerezza consapevole: non evasione fine a sé stessa, ma una forma di apertura e di riconoscimento reciproco, utile a ritrovare – e talvolta anche a preservare – la propria identità.
Il singolo è il frutto di una collaborazione ampia, che coinvolge figure chiave nella storia del progetto: Gianluca Manini (produzione e mix), Daniele Catalucci (basso), Max Paparella (mastering) e Luca “Bittì” Cirio (co-produzione delle voci). A completare il quadro, la copertina Virtual Love dell’artista visiva Giulia Ranzanici (ReginaQueen), con la quale Morsero aveva già condiviso esperienze performative.
Senza rinnegare il proprio passato artistico, In.Visible sperimenta qui una diversa forma di espressione, più immediata ma comunque stratificata, capace di dialogare tanto con il corpo quanto con la memoria emotiva. In questa intervista ci accompagna dentro la genesi del brano, il lavoro di produzione, le scelte stilistiche e il senso più profondo del suo “non chiedere scusa”.
“I’m not sorry” segna una svolta sonora importante nel tuo percorso: cosa ti ha spinto ad abbracciare il mondo nu disco e dance in questo momento della tua carriera? Mi premeva dare un respiro differente alla mia musica, dando spazio spazio alle contaminazioni che fanno parte della mia vita artistica. È un tributo alla scena francese che mi ha ispirato in questi anni come i Daft Punk , Justice, L’Impératrice, etc.
Nel comunicato parli di questo brano come un “racconto della tua vita da DJ”. Cosa ti porti dietro da quell’esperienza, musicalmente e umanamente?
Essere dj ha ampliato universi i miei musicali. Io nasco da una cultura prettamente indie rock chitarristica e da lì inizia il mio percorso nel campo delle Selection musicali. Piano piano mi sono aperto ad altre sonorità ampliando il mio background , arrivando ad influenzare il mio processo creativo. Fondamentale è poi l’aspetto del mantenersi costantemente aggiornati da un punto di vista musicale, soprattutto se parliamo di elettronica , dove le sonorità presentano delle innovazioni costanti.
La leggerezza è un tema chiave nel singolo: in che modo la intendi e perché oggi ritieni sia così necessaria?
Volevo che il brano avesse un respiro che ricordasse le brezze di fine estate con un misto di spensieratezza e melanconia. Per me è volere riportarmi a delle sensazioni legate anche alla mia adolescenza. Non sono una persona che si guarda particolarmente indietro ma credo anche nella capacità di portarci dietro delle suggestioni che in un certo qual modo ci riconducano alla nostra essenza ed all’assaporare quei momenti di dolce leggerezza.
Hai lavorato con collaboratori storici e nuove figure: come hai gestito la produzione a più mani senza perdere la tua identità artistica?
Credo che tra artisti esista quella capacità di relazionarsi su un terreno sensoriale dove tutti intraprendono un viaggio attraverso il suono. Non servono parole o schemi prefissati: io lascio che i miei collaboratori si possano esprimere in libertà ed in autonomia . Credo che questo connubio crei magia ed intensità.
L’aspetto visivo è molto presente anche in questo progetto, con la copertina firmata da ReginaQueen. Come nasce questo connubio tra musica e arte visiva?
Secondo me è un flusso naturale ed un connubio indissolubile tra le due forme artistiche che viene poi animato da persone che hanno una connessione umana . Direi che è un processo molto semplice di condivisione nel momento in cui il valore umano degli attori che lo animano è alto.
In una scena musicale sempre più frammentata, dove pensi si collochi “I’m not sorry”?
Hai un pubblico di riferimento in mente? Io credo che se pensiamo a rivolgerci ad un pubblico limitato rischiamo di perdere di vista il messaggio di base della musica pop che è quello di unire anime. Io penso che la musica sia di tutti e tutti hanno la facoltà di amare o meno una canzone e noi, come musicisti, abbiamo il dovere di accettare critiche sul nostro operato o di essere apprezzati per ciò che facciamo .