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Internazionale

Milano 84 e la colonna sonora di un club sommerso

Monochromatic è il disco di debutto dei Milano 84: un mondo di synth nostalgici, una raccolta di hit che sembrano la colonna sonora di un club anni Ottanta, un ipotetico locale dove si riunivano sicuramente i disadattati cittadini, le ragazze più magnetiche che potreste immaginare, Dario Argento e la sua cricca, ogni tanto la gente si moltiplicava per le feste a tema, dove ci si vestiva tutti di rosso e nero, e si proiettava Suspiria sui muri, ballando fino a mattina. Dentro Monochromatic c’è un mondo dimenticato, di sfarzi ed italodisco, lussuria e svago, un mondo di superficialità notturna che s’è insinuata nelle onde cerebrali collettive, creando un immaginario ben preciso che non è facile evocare. I Milano 84 ci sono riusciti.

Dopo la pubblicazione in vinile, esce finalmente con distribuzione digitale Believe per Lost Generation Records,  Monochromatic, il primo album dei  Milano 84. Da venerdì 1 ottobre 2021 troverete su tutti gli store digitali un nuovo disco che nasce dal desiderio e dalla curiosità di manipolare il sound degli anni 80 con consapevolezza e leggerezza, la scelta audace di un duo che oscilla tra italodisco e synthpop con eleganza e groove. Monochromatic vanta collaborazioni del calibro di Vincenzo Salvia (Stranger Things) e Fabio Liberatori (Dalla, Stadio), alternando le mille sfaccettature dei vocalist ai remix che miscelano il tutto con un tocco contemporaneo. 

L’italodisco che torna a casa, con il coraggio di un disco fuori da ogni moda musicale, fuori da ogni logica di Spotify, a costo di suonare vintage (e spoiler, non suona per niente così, anzi è un’appassionante scoperta per chi gli anni Ottanta li ha vissuti solo su Netflix), arrivando ad essere persino scomodo. Perchè Monochromatic non si può spiegare o classificare, si muove tra l’italiano e l’inglese, tra un ondeggiare distratto con un cocktail in mano ad una danza disperata e malinconia. Monochromatic è stata la mia colonna sonora durante un viaggio in aereo, quasi per tornare a casa (dico quasi perchè in realtà non stavo tornando a casa, ma a trovare qualcuno) e m’ha preso una sensazione come di sconforto, come finire rapita da Doctor Who, ancora una volta, come dentro un episodio di Twilight Zone, come se i Milano 84 mi avessero afferrato per un braccio per trascinarmi a forza fuori dalla mia confort zone: che forse tra tutti i Miami e club berlinesi del caso, mi ero scordata come poteva essere ritrovarmi qui: synth e ritmiche serrate, italodisco e una notte intera a ballare con gli occhi sbarrati.

Un ottimo disco, per tutti, soprattutto per i russi che probabilmente ucciderebbero per avere di nuovo un disco di nuovo fatto da italiani. Un disco per chi vuole infilarsi in un tunnel di luci stroboscopiche e voci femminili bellissime, quasi a volerti accompagnare per mano verso la follia. Una scoperta che non scoderò facilmente, da non perdere.

CM

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Internazionale

Filippo D’Erasmo e i cinque dischi imprescindibili

Esce venerdì 24 settembre 2021 per Ohimeme (www.ohimeme.com) e in distribuzione Artist First Quel cd dei National, il nuovo singolo di Filippo D’Erasmo. Torna quindi il cantautore di Acqui Terme (AL) con un nuovo brano che lo conferma tra i brani più interessanti del cantautorato indie, in bilico tra le influenze della grande scuola di cantautori italiani e vibes it-pop. Quel cd dei National è un brano dolce-amaro per chi sta attraversando un tunnel emotivo, e non sempre riesce a vederne la fine: mood à la Baustelle, una misteriosa figura femminile, l’invito a resistere. 
 

Ho scritto questa canzone la notte di capodanno. Eravamo in pieno covid ed io venivo da un periodo particolare, di alti e bassi. Quella sera mi trovavo da solo a casa, dopo una cena in famiglia. Sentivo agitarsi dentro il classico groviglio interiore che è il magma creatore di una canzone, man mano che fai questo mestiere impari a riconoscerlo. Venne giù di getto come le cose migliori della vita. Strofe e bridge sono rimasti tali e quali a quando le ho scritte. Ho messo invece mano al ritornello, grazie anche all’aiuto della penna di Alessandro Forte.  Riguardo la musica, ho cercato una formula che fosse semplice e di immediata fruizione. Anche l’arrangiamento è minimale, non volevo iper produrre e mi piaceva l’idea che la canzone potesse essere suonata con la band con lo stesso arrangiamento. Riguardo il titolo, i The National sono da anni nostalgica colonna sonora di certi momenti intensi della mia vita. Benché nel testo vi siano allusioni ad una figura femminile, è un brano in cui parlo soprattutto a me stesso, una sorta di mantra (resisti Riccardo esisti) in cui mi ricordo che, oltre le nubi tempestose che possono in certi momenti attraversare l’orizzonte, vi è un cielo terso e limpido.

Per l’occasione gli abbiamo chiesto di parlarci di qualche sue disco, ecco com’è andata!

THE NATIONAL – TROUBLE WILL FIND ME

Mi sono innamorato di questo disco al primo ascolto, mi ha risuonato all’istante. Le sonorità, i testi di Berninger, l’ordine dei brani nel disco: tutto perfetto.

BRUNORI SAS – VOL. 1

Avevo circa vent’anni e venivo da un periodo di stop con la musica. Con questo disco, Brunori mi ha fatto venire voglia di riprendere in mano la chitarra acustica e cantare canzoni semplici, ma spacca cuore.

BAUSTELLE – SUSSIDIARIO ILLUSTRATO DELLA GIOVINEZZA

Dei Baustelle (e di Battiato prima di loro) ho sempre ammirato la capacità di unire melodie catchy a testi mai banali. Somministrare una medicina con il miele, la capacità di rendere trasversali ed intelleggibili messaggi e tematiche difficili.

RADIOHEAD – OK COMPUTER

Stiamo parlando di un disco enorme, che ha segnato una svolta nella storia della musica internazionale. Canzoni pop, ma dalla forma sperimentale, ricerca del suono, visione. Disco imprescindibile per chi voglia fare musica e guardi al rock alternativo di stampo inglese.

DE ANDRÈ – NON AL DENARO, NON ALL’AMORE, NÈ AL CIELO


Lacrimoni ed emozioni forti, questo è per me Fabrizio De Andrè. Impossibile scegliere un solo disco..ho scelto questo perchè é un interessante feat. letterario con Edgar Lee Masters ed il suo Spoon River, una raccolta di canzoni e di storie delicate, ma vivide come il fuoco. 

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Internazionale

Le 5 cose preferite di Ross

Rossana Figliolia è Ross, la cantante dalla voce profonda e avvolgente che ti farà innamorare della sua musica in un batter d’occhio. Classe 1997 Ross è nata a Bari in Puglia, terra molto viva dal punto di vista musicale e che ci regala artisti degni di nota. Il 27 agosto è uscito “Ain’t Nobody”, il singolo di debutto di Ross. La cantautrice pugliese si presenta al pubblico con un brano che si muove tra il soul e il pop elettronico. Un omaggio alle grandi cantanti che hanno ispirato la carriera dell’artista.

“Ain’t Nobody” è una storia d’amore finita, ma non solo. Ross non si concentra sul dolore della fine di un rapporto, ma più che altro sulla sua unicità. “Ain’t nobody will be like us” canta più volte, incalzando proprio su questo punto. Qualcosa ci ha separato, ma in ogni caso nessuno sarà mai come noi. Non si tratta di un brano che piange sul latte versato, ma vuole essere un invito a non dare per scontato l’altro, che sia un partner o un amico. 

Per l’occasione, le abbiamo chiesto quali sono le sue cinque cose preferite!

La sensazione che provi nell’ascoltare musica. 
Sì, amo quella pelle d’oca che l’ascoltare bella musica,soprattutto dal vivo, ti dá…riesco proprio a sentirmi viva, sento in moto ogni particella del mio corpo. Non saprei descriverlo con molte parole.

Le lunghe conversazioni, con gli amici, con il proprio partner.

L’Arte e le sue sfumature; conoscere di ogni epoca la sua storia artistica, la sua diversità rispetto ad un’altra…

Viaggiare…viaggiare il più possibile ed aprire la mente sempre di più..

Passare del tempo di qualità con mia famiglia e i miei nonni.

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Internazionale Pop

I tesori della stanza di Sesto, un viaggio attraverso 3 oggetti

Esce giovedì 23 settembre 2021Galleggianti (fuori per Le Siepi Dischi, in distribuzione Believe), il secondo singolo di Sesto. Un nuovo capitolo che segue la pubblicazione, da indipendente, di Sbalzi, brano d’esordio del progetto solista di Alessandro Giorgiutti, che l’ha portato tra i finalisti dell’ultima edizione di Musicultura. Un nuovo mondo che si svela per pian piano e ci accompagna verso la pubblicazione del disco d’esordio. 

Tra cantautorato e psych rock à la Tame Impala, Galleggianti parla dei migranti, senza parlare di politica, del limbo in cui si trovano quando sono in mezzo al mare, in balia delle onde, del freddo, della calca. C’è chi attraversa il mare per fuggire ad una realtà ostile è strettamente – e incredibilmente – legata alla burocrazia. Galleggianti ricorda all’ascoltatore che su quella barca potrebbe esserci chiunque. Te compreso. 

Gli abbiamo chiesto di portarci in camera sua, come dopo un appuntamento romantico, e lui ci ha parlato di quattro suoi oggetti in particolare. Ecco quali:

Porta rullino riutilizzato
In Spagna ho conosciuto questo ragazzo Francese che lavorava per questa fondazione, Clean Ocean Project, che riutilizzando una cosa così banale cercava di sensibilizzare le persone a non lasciare i mozziconi per terra.

Harper Lee – Il buio oltre la siepe
Perché è un libro che ho bevuto in 48 ore e non mi capita spesso, perché adoro i racconti, le storie e questo libro è un viaggio bellissimo nella testa di un adolescente del profondo sud americano negli anni della segregazione razziale. 

Spilletta Love
Storia bizzarra ma vera, mi lascio con una ragazza, vado in spiaggia a meditare sul futuro, a guardare l orizzonte e a piangermi un po addosso. Mentre sono lì scorgo tra la sabbia questa spilla, con scritto sopra Love. 

Amy WinehouseBack to black
Tra i tanti dischi questo è uno che riascolto sempre volentieri, per la voce, la produzione e per la sensazione di avere davanti un opera senza tempo.

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Internazionale

Musica Da Bere 2021, la finale allo Spazio Polaresco

Settembre per la musica ha un solo significato: la fine dei festival. Noi di Futura 1993 ci siamo dati in prestito alla grande Bergamo e alla sua Musica Da Bere, music contest all’interno dello Spazio Polaresco.

Il contest, che ha già visto i primi partecipanti nella serata di sabato 11, procede in una direzione molto interessante. La serata si apre con Diorama, che salta sul palco insieme alla sua band, porgendo al pubblico tutta la propria arte, che non si limita di certo ai suoi brani. Scalda la voce con il pezzo, per la prima volta live, Due Metri dal Suolo, susseguita dal primo brano del suo album d’esordio uscito lo scorso 15 aprile, Fammi Fammi. Non è abbastanza per lui, chiede di più, e passando sul pezzo Unpodivì, coinvolge il pubblico in un ballo mezzo scatenato (da seduti!) ed un mashup improvvisato con Si, Ah (di Frah Quintale, n.d.r.). Non scende dal palco senza far conoscere Souvenir, il suo grido alla leggerezza, all’amore spudorato per l’arte e per chi si trova sottopalco. Diorama scende accompagnato da una bottiglia di vino, lasciando il posto al secondo artista in gara, Toru.

Si entra così in una mezz’ora psichedelica, dove l’artista propone un remix di alcuni dei propri brani, tra cui Soli e Rimini, ipnotizzando il pubblico, ad un ascolto attento e sfoggiando una capacità magistrale nel fluire da uno strumento all’altro, senza incertezza.

Prima dell’esibizione acustica tanto attesa dei Ministri, mancano all’appello la band dellacasa maldive: non tardano nella loro esibizione, che fin da subito fa risaltare il loro progetto ben curato. Si esibiscono subito con il loro ultimo singolo Voglio Solo Stare all’Aria Aperta. Dopo una breve sessione di ringraziamenti agli organizzatori dell’evento, il frontman Riccardo decide di presentare in live tre brani inediti, partendo da Pedalini

Chiuso il live contest e superati gli applausi, i presentatori consegnano la Targa Musica da Bere 2021 ai Ministri, che con tutta la loro gratitudine salgono sul palco, completi di giacche bianche coordinate, voce per Divi, chitarra per Federico e cajon per Michele, si inzia con Peggio di Niente. Si coglie la nostalgia del pubblico delle chitarre elettriche e della batteria, smontata subito dall’atmosfera che si crea appena Federico strimpella le prime note di Idioti. L’intermezzo del live si distribuisce su tre brani, I Nostri Uomini Ti VedonoI Tuoi Weekend Mi Distruggono, e dopo un accenno di Federico alla situazione del mondo dello spettacolo post pandemia, si accendono i suoni per la Ballata del Lavoro Interinale.

Riprende parola Divi, annunciando gli ultimi due brani della serata, e seguito da un urlo di dispiacere, lascia la parola a Federico. Racconta di questo brano registrato nella Berlino del 2015, riportato in Italia e mixato, forse il loro brano più incazzato, pieno di rabbia e chitarre: Sabotaggi. Alcuni non riescono a trattenersi, si alzano e ballano, hanno voglia di godersi questo pezzo, come si faceva prima, come sono sempre stati capaci di farlo. All’apparenza troppo breve, tutti vorrebbero di più, ed è qui che Divi grida il titolo che buona parte del pubblico stava aspettando, Comunque. Si fatica a respirare, il fiato è tutto per il ritornello.

Dopo la malinconica discesa dal palco dei Ministri, è l’ora della premiazione, introdotta con un breve discorso del direttore della giuria. Non mancano i ringraziamenti a tutti gli organizzatori e i partner dell’evento. Il primo premio viene assegnato ad un artista della serata precedente, Noé, mentre il secondo a dellacasa maldive.

Live Report di Elvira Cerri

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Elettronica Internazionale

Savnko e tutti i suoi allucinati giovani demoni che si porta dentro

Ritrovarsi a fare i conti con sè stessi è sempre una cosa difficile.

E ci tengo a precisare che in generale i dischi senza parole, tutti i dischi senza parole, sono subdoli e un po’ bastardi, perchè ti lasciano soli con i pensieri, le parole va a finire che ce le devo mettere io, nella mia testa. E finisce che penso a quanto sono stata stronza quella volta che mi sono messa a tirare i piatti e non avevo voglia di parlarti, che forse dovrei scriverti, però poi lo faccio e tu non rispondi, e quindi vaffanculo. Young Demons è il secondo disco di Savnko, che mi ha tirato fuori di tutto, persino quei ricordi assurdi di un’adolescenza lontana in cui passavo le nottate davanti al computer a guardare serie televisive, un episodio dietro l’altro, mangiando e vivendo a letto, in completa solitudine. Non sono mai stata così tormentata e isolata come allora, e Young Demons è la colonna sonora di quel periodo, e della rabbia che oggi ne deriva.

Quello di Young Demons si presenta un progetto che vuole raccogliere tutte le insolite emozioni provate durante questi ultimi due anni altrettanto insoliti: rabbia, incoscienza e voglia di tornare a una vera libertà, senza nessuna paranoia, paura o rimorso riguardanti la vita di tutti i giorni. Questa pandemia ci ha riportato in quel periodo, che tutti noi musicofili che ci leggiamo le recensioni online abbiamo passato (non mentite, per favore!), quello in cui tutti uscivano il sabato sera e ci lasciavano a boccheggiare, e noi in quel tempo lì leggevamo libri tristi, finivamo film d’autore e serie di fantascienza, tutto ciò che abbiamo dovuto riprendere durante quel maledetto 2020. Young Demons sono tutte le volte che ho provato a chiamarti, non hai risposto e sono rimasta ad aspettarti tutta la sera, quella volta che ho incrociato il tuo sguardo, che abbiamo tenuto un segreto, che poi, lontani, siamo rimasti a casa a scrivere e a consumare Antonioni.

Quelli di Savnko sono tormenti elettronici oscuri, tormentati, ossessivi. Un’atmosfera che sa di quella stanza piena di poster e pianti sul cuscino, di nottate illuminate dal pc prima che si parlasse di hikkikomori. Savnko ci porta con la sua elettronica per emarginati a conoscerlo bene, a incontrare i suoi demoni più recenti che probabilmente lo hanno ossessionato in quest’ultimo periodo. La migliore e tormentata canna sul divano, come il peggiore dei balli solitari in un club berlinese dove abbiamo perso tutti i nostri amici, chitarre solitarie che infiltrano nei pensieri in Lust, insinuazioni bassocentriche disturbanti, parole abbandonate come captate dallo spazio. Savnko è indubbiamente uno dei migliori nomi dell’elettronica contemporanea, e si impegna davvero tanto a farci stare male.

Volete stare male come al liceo? Eccovi serviti.

CM

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Internazionale

The 24 Project e i tre luoghi che chiama “casa”

Esce giovedì 16 settembre 2021 At Home, il nuovo singolo The 24 Project.
Un nuovo capitolo che ci avvicina al mondo del musicista Rodolfo Liverani: brani come un flusso di coscienza dove melodie e influenze chill e ambient che si mescolano tra loro. Il primo di una serie di brani che scorrono infiltrandosi nei pensieri. “At Home”, dice Rodolfo, è un brano nel quale si contrappongo momenti frenetici a situazioni di tranquillità. Un dualismo tra il caos esterno e la tranquillità interiore. Perfetto da ascoltare quando si vuole evadere dalla realtà, andando in un posto tranquillo o isolandosi per strada nel traffico.

Per l’occasione gli abbiamo chiesto quali sono i luoghi che chiama “casa”

Faenza è la città in cui sono cresciuto e in cui vivo tutt’ora. È una città di provincia con tutti i pregi e difetti annessi. Ho vissuto per diversi anni in altre città, ma quando ritorno qui mi sento “a casa”. Ho molti ricordi legati alla mia infanzia e alla mia famiglia e ogni vicolo o angolo ha qualcosa da raccontare. 

La montagna ha da sempre un posto speciale nel mio cuore. Qui la vita è diversa, impari ad apprezzare le cose semplici, il camino acceso, lo sguardo che corre lontano. Il tempo si ferma in montagna, riesci a dimenticare la frenesia della città e della vita quotidiana. Qui trovo il tempo per riflettere, per focalizzarmi sui miei progetti, ma al tempo stesso è per me un luogo di grande ispirazione. La mente si svuota dei problemi e la creatività è libera di viaggiare.

Il mio studio è una seconda casa. È un odi et amo. Amo avere uno spazio tutto mio in cui poter creare e sperimentare. Al tempo stesso a volte mi sento “bloccato” qui dentro. In quelle giornate in cui non riesco a trovare ispirazione sento di avere il bisogno di uscire, o magari di cambiare qualcosa all’interno dello studio: l’assetto degli strumenti, i colori, la disposizione di oggetti e piante (si le piante sono fondamentali nel mio studio, creano atmosfera!).  In ogni caso qui è dove passo la maggior parte del mio tempo. È un luogo carico di energia. Tra gli strumenti a cui sono più affezionato c’è il Fender Rhodes (foto), un piano elettrico con una sonorità molto affine ai miei gusti musicali.

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Internazionale

Le 5 cose preferite di Anna Soares

Esce venerdì 10 settembre 2021 per Lost Generation Records (e in distribuzione Believe) Witch Lust, il nuovo singolo di Anna SoaresWitch Lust è un brano che celebra la potenza dell’energia femminina e la magia sessuale. La donna è strega, agisce sulla realtà controllandola e plasmandola, e questo richiama anche la sfera del BDSM in cui una delle due parti è dominante rispetto ad un’altra. L’estetica e il sound si rifanno ai riti tribali legati al sacrificio, la struttura è ciclica, ogni fine è un nuovo inizio, e il testo oscilla continuamente tra inglese e francese.

Per l’occasione, le abbiamo quali sono le sue cinque cose preferite!

Il BDSM

Trovo che il BDSM sia un modo per scavarsi dentro e comprendere dei lati di noi stessi normalmente inesplorati. L’emergere di una sensorialità che la nostra vita di tutti i giorni tende a anestetizzare ci riporta all’essenza, ci spoglia di tutte le sovrastrutture. 

La Filosofia

Mi ha insegnato che più che cercare le risposte, dovevo pormi le domande giuste.
E questo l’ha resa uno dei grandi amori della mia vita.

Il gin tonic

Ormai mi prendono tutti in giro, il mio compagno, i miei amici, i baristi mi anticipano prima che io possa ordinare. Che ci posso fare? Le serate in compagnia sanno di gin tonic!

L’odore della pioggia sul terreno

È una costante della mia vita sin da quando ero bambina. Annusare la pioggia che si infrange nel terreno, tra le foglie, sulla corteccia degli alberi, per me ha un valore meditativo incommensurabile, mi riporta a una dimensione interiore di pace e benessere.

L’astrologia

Dimmi la tua data, orario e luogo di nascita, e ti dirò chi sei.
O quantomeno, posso andarci molto vicina.

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Indie Internazionale

Le cinque cose preferite dei Gemini Blue

Fuori dal 13 agosto “If you change your mind”, il secondo singolo dei Gemini Blue. Il duo ha messo in musica una promessa d’amore. Il sound scelto si muove tra il modern blues e i ritmi tribali. Una melodia particolare ma che permette all’ascoltatore di ricevere subito il messaggio dei Gemini Blue. In “If you change your mind” si parla d’amore riprendendo il tema dell’antichità e della donna fatale con un’invocazione mistica. Il concetto viene espresso egregiamente anche dalla copertina che è stata scelta. 

Un brano dal sapore vintage, vicino al rock’n’roll, e introspettivo. Impossibile rimanere immobili sul ritmo di “If you change your mind” e su quelle chitarre rock che strimpellano e ipnotizzano l’ascoltatore.

Per l’occasione, abbiamo chiesto loro quali sono le loro cinque cose preferite.

Le donne.

La donne per noi sono sempre state delle figure importanti e rappresentano la maggiore fonte di ispirazione e non solo quando si parla di arte! Ci hanno cresciuto e ci hanno reso le persone che siamo ora, spesso ci fanno soffrire, spesso ci fanno un male cane, ma fa tutto parte del segno meraviglioso che rappresentano. Spesso le facciamo soffrire e spesso gli facciamo un male cane e ancora più spesso l’uomo ha l’arroganza di sminuirle, che sciocco questo uomo schizofrenico del 21esimo secolo! É il mistero di fronte al quale ci pongono che ci intriga, è il mistero che impersonificano che ci affascina e nelle nostre menti abbiamo impressi i volti delle persone che ci fanno sentire a casa e spoiler: sono volti femminili.

In questi tempi di lenti e costanti cambiamenti diventa sempre più difficile capire come fare veramente del bene a queste persone, a livello sociale soprattutto. Da musicisti noi non possiamo fare altro che ascoltare e cercare di comprendere e più di ogni altra cosa non voltare mai le spalle. Donne di tutto il mondo e di ogni angolo del nostro cuore, siamo con voi e vi vogliamo bene.

Il fiume.

La natura in generale gioca per noi un ruolo fondamentale, viviamo tra laghi e monti, serpi e cinghiali, ma solo il fiume rappresenta il tempio sacro di tutto questa vita che ci circonda ed è diventato il nostro posto spirituale per eccellenza. Al fiume si riesce a scorrere con il tempo, ad assistere al suo flusso sotto forma di acqua. Ed ecco che l’attimo che prima ci apparteneva ora è perso per sempre con lo scorrere della corrente. Se poi sulle sue sponde ci si giunge con un rullante e una chitarra tutta questa energia prende forma con la musica, così è nato il nostro primo singolo The Mountain. Il fiume è suono primordiale, Il fiume è rifugio, il fiume è comprensione di se stessi, ci riteniamo fortunati ad avere un posto del genere. Ovunque andiamo e ovunque suoniamo cerchiamo di tenere impresse queste sensazioni nella testa e di rendere la nostra musica come le vibrazioni della corrente, ci saprete dire se ci riusciamo.

La luna (Oz).

La luna è il luogo dove costudisco tutti i miei sogni e tutte le mie speranze. Come lei la mia vita e le mie giornate sono costituite da fasi, alcune luminose ed altre molto oscure e negli intervalli tra queste quello che mi rimane addosso è molta stanchezza e solitudine. Alzando lo sguardo nel cielo notturno i miei occhi non l’hanno mai vista come un faro a cui richiedere aiuto o misericordia, ma come una dea che ti spinge a farcela da solo, un qualcosa che non appartiene a questo mondo, un posto da raggiungere. Da lei non avrò mai consolazione, da lei non avrò mai riparo.

È una bellissima spettatrice che col silenzio mi sussurra “ti aspetto”. Eterna fonte di ispirazione.

Le pecore (Jack).

Un amore estendibile agli animali in generale. Le pecore però in particolare: semplici, curiose e simpatiche. Non sempre poi bisogna avere una spiegazione per tutto. Sta di fatto che un po’ come la batteria, ovini e bovini hanno sempre avuto un effetto ipnotico su di me, sono riflessivi. Anche le formiche non son da meno, dedite al lavoro come pochi, per una regina che magari mai vedranno.

Rappresentano un po’ il pessimismo che mi porto dietro: “La più innocente passeggiata costa la vita a mille poveri vermucci, e un passo del tuo piede basta a demolire le faticose costruzioni delle formiche e a schiacciare tutto un microcosmo in una misera tomba. Ciò che mi scava il cuore è questa forza di morte che sta nascosta nell’universa natura; la quale non ha generato nulla che non debba distruggere il suo prossimo e sé.”.

Il temporale.

Il famoso bubbolìo lontano che lascia spazio all’ascolto e alla meraviglia. Sarebbe bello riuscire a riprodurre un temporale con la nostra musica.

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Le 5 cose preferite di Rituàl

Esce venerdì 3 settembre 2021 Anima e colpa, il singolo di debutto di Rituàl
Finalmente svelato il progetto solista della cantautrice e musicista Giada Tripepi, che si impone nella scena alternativa italiana dopo un periodo negli Stati Uniti. Quello di Rituàl è un progetto viscerale, emotivo, stratificato di influenze musicali in cui ambientazioni a tratti oscure si amalgamano a vaghi richiami al cantautorato italiano femminile. 

Premetto che da un paio di anni a questa parte ho sviluppato una filosofia sempre più minimalista. Ad ogni modo come tutti ho degli oggetti a cui tengo e altri che ritengo utili. Eccone cinque.

Kindle: mi permette di leggere ovunque quello che voglio senza dover pianificare da prima le mie letture. In realtà preferisco di gran lunga leggere su carta ma per chi viaggia e ha affrontato diversi trasferimenti il Kindle è la scelta più logica.

Fedi sarde: Queste due fedi sarde erano di mia nonna materna, che è venuta a mancare un anno fa. Alla sua morte mia madre le ha trovate e me le ha date e da allora le metto sempre. 

Occhiali da sole: Di recente ho scoperto che nella mia famiglia ci sono stati due casi di maculopatia retinica quindi quello che di solito è un semplice accessorio da abbinare per me è diventato un inseparabile alleato di prevenzione.

Il vecchio pianoforte di famiglia: È il pianoforte che suonavano la mia bisnonna paterna e mio nonno ed è quello su cui imparato a suonare io quindi per me ha un gran valore affettivo.

Risale a fine ‘800, è scordato e non si può più accordare ma se provi a suonarci l’intro di “Tango till they’re sore” di Tom Waits resti stupito da quanto venga fuori bene. È perfetto anche per il ragtime.

Pass dei concerti a cui ho suonato: Sono oggetti di cui ovviamente posso fare a meno, ma mi ricordano di gioie e sacrifici e delle varie tappe del mio percorso da musicista.