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Le cinque cose preferite dei Regione Trucco

I Regione Trucco sono una band di Ivrea composta da Umberto d’Alessandro (chitarra e voce), Andrea Re (tastiera, synth, un sacco di altre cose), Manuel Pozzo (batteria, sample pad) e Massimo Notarpietro (basso). “Linguette” è il loro nuovo singolo uscito il 15 aprile per Amarena Records e distribuito da Ada Music Italy che anticipa il nuovo album di prossima uscita. Il brano, che arriva dopo il primo album con la produzione artistica di Cosmo, parla di come la natura umana, nel costante sforzo di dare senso alle cose, talvolta sia estremamente razionale e, in altri casi, ricerchi invece le risposte nei modi più goliardici o scaramantici, come nelle linguette delle lattine della Coca Cola.

Abbiamo chiesto alla band di scegliere 5 oggetti per raccontarsi

La bottiglia di vino

Fedele compagna, sempre presente in sala prove e nell’home studio dove facciamo le preproduzioni. Aiuta a sviluppare la creatività e a mantenere conviviale e rustico il clima che contraddistingue la nostra band. 

Pedal Board

La prima Pedal Board di Umberto: durante uno dei primi live in cui Umberto usava solo la chitarra acustica e aveva solo il pedale dell’accordatore abbiamo ricevuto le critiche dei tecnici di palco, i quali ci hanno detto che era poco professionale presentarsi con un pedale “sfuso”. Quindi per ovviare a questa carenza di professionalità Umberto ha preso una scatola di legno di quelle che contengono le bottiglie di vino e ne ha ricavato una pedal board. Oggi ne ha una vera, ma questa è rimasta in sala prove (può sempre servire).

La “Cabina”

La “Cabina” per registrare le voci: opera di alta ingegneria del suono, costruita con pannelli di legno, rivestiti da lana di roccia. Porta costruita con coperta militare originale della seconda guerra mondiale ereditata dalla nonna di Umberto. Il risultato della qualità delle registrazioni delle voci per le preproduzioni è stato sinceramente sorprendente.

Il posacenere

Indispensabile nell’home studio, in sala prove e in qualunque luogo sia presente Andrea. Non sappiamo se l’intenzione sia quella di ricreare l’atmosfera fumosa dei jazz club americani anni 50, ma il risultato è sicuramente molto simile. Diciamo se un giorno dovessimo mettere in vendita l’attrezzatura del nostro home studio non potremmo accompagnarla con la classica dicitura: “utilizzata sempre in ambiente non fumatori”. 

La finestra

La natura che entra nella stanza: è una componente concreta sempre presente nei luoghi dove scriviamo, arrangiamo o registriamo. Non potremmo mai farne a meno. Siamo cresciuti tutti in mezzo al verde e senza ci mancherebbe l’aria. Probabilmente se andasse di moda saremmo un gruppo country!

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Pop

Cosa c’è nella camera di Moscardi

Venerdì 22 aprile è uscito il nuovo singolo di Moscardi dal titolo Fino in fondo, un pezzo che si propone di trattare il tema dell’accettazione di se stessi in un mondo in cui l’immagine del singolo individuo è più che mai “pubblica”. Moscardi, con la collaborazione del suo amico e collega marasmo, cerca di alleggerire il peso dell’argomento, attraverso un brano pop dalle sfumature funk e rap.

Per l’occasione, abbiamo fatto un giro a casa sua e questo è ciò che ci ha mostrato:

1) Strumenti musicali 

I miei fedeli compagni di viaggio. Capitanati dalla mia Ovation (la mia prima e insostituibile chitarra acustica), mi seguono un po’ dappertutto e mi tengono compagnia nelle giornate più solitarie. Possono cambiare vestito, possono invecchiare o rompersi ed essere sostituiti, ma il loro cuore (le canzoni!) mi accompagna ovunque, mano nella mano. 

2) Divano 

La mia casa nella casa. In ordine sparso ma non troppo, il posto in cui: scrivo, suono, canto, mi rilasso, mangio, dormo, rifletto, affondo, piango e mi ritrovo. La quintessenza della pigrizia e allo stesso tempo l’osservatorio speciale da cui cerco di comprendere me stesso e il mondo. Se Leopardi fosse vissuto al giorno d’oggi avrebbe scritto da qui L’infinito. 

3) Forbici da cucina 

Molti mi prenderanno per matto, ma so che c’è qualcuno tra di voi che può capirmi: le forbici da cucina sono un elemento essenziale della (mia) vita domestica. Tagliano da sole, e con estrema facilità, una quantità di cibi e materiali per cui non basterebbero decine e decine di coltelli. (e noi pigri conosciamo bene la differenza tra lavare una cosa e lavarne cento!) Una volta, tra un trasloco e l’altro, mi è capitato di approdare in una “cucina” che non aveva le forbici: stavo per disdire il contratto. 

4) Valigie e Passaporto 

Vicino alla porta di casa due valigie: una più piccola per i viaggi brevi e l’altra più grande per gli spostamenti più impegnativi. Un promemoria per quando staziono troppo sul divano (vedi punto 2), per non dimenticare che viaggiare significa conoscersi e che chi si ferma è perduto. Due valigie che sono anche il bagaglio di esperienze e incontri che ogni volta mi cambiano la vita… e un passaporto per ricordarmi da dove vengo, quali posti ho attraversato e qual è la mia prossima meta.

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Indie Intervista Pop

Musica che profuma: a spasso con Marsali nel suo giardino di canzoni

Bella storia, quella di Marsali: spalle rese robuste da una frequentazione riuscita di canzoni e ascolti belli, da anni di scrittura e di testi lasciati nel cassetto prima di trovare la via espressiva giusta al fianco di un produttore capace, Nicola Marotta, che ha saputo restituire alle parole di Rebecca la giusta densità emotiva attraverso una “visione” d’insieme che in “Bouganville“, l’EP d’esordio dell’autrice pescarese, si fa sentire eccome.

Nella melina dei cinque brani dell’EP è praticamente impossibile non rimanere invischiati e coinvolti: c’è qualcosa, nelle parole di Marsali, che non può che ricordare i tempi di un’infanzia perduta, di una famigliarità con le piccole cose del quotidiano che sembra essersi sempre più persa tra i rumori di metropoli tentacolari, di strade che non hanno uscita ma solo entrata.

Insomma, nell’Ep di Marsali ci sono motivazioni giuste e sufficienti per fermarsi un attimo, riflettere sul presente e capire quanto ci mancano tante cose che credevamo essere superate, se non addirittura perse, e invece continuano a guardarci dallo spioncino degli anni, ricordandoci che – sotto certi punti di vista – non si cresce mai.

Bentornata su Perindiepoi, Marsali! Allora, partiamo dalle cose importanti: da poco hai pubblicato il tuo disco d’esordio, “Bouganville”. Perché proprio un EP, e non un album?

Ciao Perindiepoi! Beh per un’artista emergente ad oggi è rischioso anche pubblicare un ep, figuriamoci un album, ma ci tenevo che dopo i due primi singoli ci fosse un prodotto più corposo che potesse rappresentarmi nelle varie sfaccettature. 

“Bouganville” è un EP che sembra avere un profumo tutto suo: a me, personalmente, ricorda l’odore di lavanda della casa al mare dei miei nonni. Ed effettivamente, ascoltando la title-track, tutti questi elementi emergono e mi fanno pensare che alla fine l’aroma di “Bouganville” sia proprio quello. Che profumo hanno, per te, le bouganville?

Che bello! Sono felice che questo EP t’ispiri un ricordo così intimo. 

In verità “le Bouganville fuori alla finestra” (la frase con cui chiudo il disco) sono proprio quelle del giardino di casa di mia nonna e da lì sono partita per costruire tutto l’immaginario del brano e dell’intero disco. 

Quant’è durata la gestazione del disco? Hai lavorato singolo per singolo avendo già in testa la forma dell’EP oppure è stato un “cantiere aperto” fino all’ultimo?

In realtà ci abbiamo messo poco ad avere un’idea chiara di quello che sarebbe stato il disco quindi abbiamo lavorato singolo per singolo lavorando a 360 gradi. 

Dopo “La versione migliore di noi”, “Booking” ti ha anche regalato la soddisfazione di essere inserita tra i nomi caldi delle playlist editoriali Spotify. Insomma, la risposta alla domanda “si può essere indipendenti ed essere notati dagli addetti al settore” sembra essere sì, con te! Qual’è l’ingrediente segreto, secondo te, della riuscita di un progetto indipendente?

Forse non c’è una formula precisa ma credo che l’autenticità e la credibilità di un progetto siano buoni punti di partenza per aspirare ad un viaggio che duri nel tempo.

“Smarties” è forse il singolo più efficace dell’intero disco, con una spiccata propensione al racconto di un’intimità che ha radici profonde. La tua idea di pop, in effetti, rimane molto legata ad un’introspezione e ad una leggerezza che non cede alla superficialità. Ecco: cosa c’è nel pop di Marsali?

Hai detto bene, per me il pop è tutt’altro che banalità, anzi, è un genere che permette con semplicità ma in modo decisivo di comunicare dei messaggi con linguaggi universali. Nel mio pop vorrei che ci fosse sempre questo: una storia che si fa ricordare.

Domande defaticanti: associa ogni brano di “Bouganville” ad un cibo!

La versione migliore di noi – Spaghetti al pomodoro

Booking – Pop corn

Smarties – Gelato al pistacchio

Non parlo più – Patatine fritte

Bouganville – Cioccolata calda

E se invece dovessi dirci chi vincerà Sanremo nel 2030? Puoi rispondere, ovviamente, “Marsali”!

Beh mi auguro che Marsali lo vinca prima… ahahah!

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Pop

Cosa c’è nella sala prove dei NOLO

Esce venerdì 1 aprile 2022, in distribuzione Artist First, “Le vite degli altri“, il nuovo singolo dei Nolo, l’inizio di un nuovo percorso per la band che porta il nome di un noto quartiere di Milano, un piccolo manifesto generazionale di periferia sulla paura suscitata dal futuro e dalle scelte. 

Noi per l’occasione abbiamo chiesto loro cosa c’è nel loro mondo.

La chitarra acustica

Come primo oggetto della nostra sala, non potevamo che citare lei: la regina della tana dei Nolo. Quasi tutte le nostre canzoni nascono da un’idea alla chitarra acustica, il seme di un brano che poi andiamo a lavorare assieme. La regola base è che la canzone bella è in grado di toccarti anche così: nuda e cruda, come se la suonassi in spiaggia. Se si parte da qui, allora lavorare diventa molto più semplice. 

La giusta LUCE

L’atmosfera giusta, quando si suona, è veramente essenziale. Noi, musicalmente abbiamo sempre cercato di catapultare l’ascoltatore nel nostro mondo e, per farlo, abbiamo riempito la saletta di luci soffuse (come quella in foto), proprio per abituare noi stessi a questa voglia di profondità. Ogni volta che entriamo in sala per scrivere o per provare in vista di un concerto, ci diciamo sempre: “accendiamo un po’ di magia”. Suonare con questa luce cambia veramente il modo di vivere la musica in sala prove. 

La tastiera Nord Stage

Arrivata da qualche mese in sala, è immediatamente entrata nei nostri cuori. Tutti gli ultimi brani dei Nolo (compreso l’ultimo singolo “Le Vite Degli Altri”) sono stati lavorati ed arrangiati con questa tastiera. Come abbiamo detto prima, partono sempre da un’idea chitarra e voce, ma, questa volta, li abbiamo costruiti, completati, arricchiti usando questo strumento e un approccio per noi totalmente nuovo, in grado di dare decisamente più spazio alla nostra voglia di sperimentare. 

I Fab Four 

Qualche anno fa, il fratello di Giulio, di ritorno da una visita agli Abbey Road Studios, ci regalò questo meraviglioso poster dei Beatles. Averli in saletta con noi, fotografati mentre lavorano ad uno dei loro capolavori, non può che ispirarci a dare il nostro meglio. Sotto gli occhi dei Fab Four creiamo, scriviamo, ci raccontiamo. Tutto ciò è stimolante e ovviamente stressante allo stesso tempo. 

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Pop

Le cinque cose preferite di Chiara Patronella

Si intitola “Un solo canto” ed è accompagnato da un video delicato e intenso il nuovo singolo di Chiara Patronella, in questo caso accompagnata da Silvia Girotto, tratto dall’ultimo disco, “Poligoni irregolari”. Le abbiamo chiesto quali sono le sue cinque cose preferite.

Il mio zaino.

Con il mio zaino ho girato mezzo mondo. Mi ha accompagnato a sfidare paure e a vivere avventure diverse. Mi ha accompagnato e mi accompagna ancora dovunque, per poi riportarmi a casa, anche senza aver bene chiara la distinzione tra il concetto di andare e quello di tornare.

Il pianoforte di mia madre.

È il primo strumento musicale che ho visto, il primo che ho toccato ed il primo strumento che mi ha fatto avvicinare al mondo della musica; più di ogni cosa, però, questo strumento mi fa pensare alla mia mamma. 

La mia prima chitarra.

Questa chitarra, vecchia, distrutta, senza ormai più vernice o suono, è stato il regalo che ha tracciato tutta la mia strada. Mi è stata regalata nei primi anni ’90 e da quel momento l’ho scelta come la mia compagna di vita. 

Il metronomo di mia madre.

Più che l’oggetto, che trovo comunque stupendo, e più della sua utilità dal punto di vista musicale, mi piace questo oggetto a livello concettuale: il tempo; mi piace l’idea di poterlo scegliere io, magari rapportandolo al mio passo e non viceversa. 

La matrioska.

Questa matrioska è un regalo di mio zio; non ne avevo mai avuto una e quando l’ho ricevuta mi sono divertita un sacco a smontarla e a rimontarla. Mi piace l’idea che dà del “da cosa nasce cosa”, mi fa pensare alle cose che si costruiscono passo a passo ed insieme alle persone…tutto in divenire, dentro, in profondità. A forza di scavare si trova sempre dell’altro, magari il bene, magari il bello.

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Tra i vinti dei Nomera: una chiacchiera sugli “Atti Osceni” della band toscana

Il disco dei Nomera è uno di quegli appuntamenti che abbiamo aspettato a lungo: è da tempo che seguiamo la band toscana, e negli scorsi mesi a più riprese abbiamo avuto modo di parlarvi di loro. Poi, un lungo silenzio che (a quanto pare) era più gravido di quanto potessimo immaginare: fatto sta, oggi i Nomera mettono un altro mattoncino essenziale alla costruzione di una casa che non cada al primo vento, ma che riesca piuttosto a farsi monumento di un certo slancio autorale che non teme di mescolarsi con l’elettronica e il rock. Un epopea che ammicca alla letteratura, e rivela la poliedricità di un gruppo giovane, sì, ma in evidente crescita.

Nomera, eccoci qui a parlare di “Atti Osceni”, il vostro nuovo disco. Partiamo dall’inizio: perché “Atti osceni”?

In realtà in origine il tutto sarebbe dovuto essere racchiuso sotto il nome dell’ultimo brano “Il circo dei vinti”.  Quasi tutti i personaggi delle canzoni sembrano essere impossibilitati, appunto, ad una qualsiasi  forma di vittoria, non tanto per colpa della loro abilità nel “gioco”,   quanto più per l’impossibilità di battere il “gioco” stesso. “Atti osceni” invece altro non è che il nome più immediato per indicare le azioni dei “Vinti” che, malinconici, euforici o rassegnati abitano il nostro album.

Ad un primo ascolto del disco, è impossibile non sottolineare una pluralità di stili di scrittura e melodia che rappresenta certamente la cifra stilistica principale di un disco fortemente contaminato. Come vi rapportate alla scrittura? Esistono dei ruoli ben precisi nella vostra band, oppure fate tutto “insieme”?

Il lavoro è corale, sempre. Una canzone magari nasce da un singolo membro del gruppo, ma alla fine passa sotto le mani di tutti. Il prodotto finito è la summa di tutte le idee della band. 

Impossibile, oggi che state festeggiando l’uscita del nuovo disco, non provare un attimo a soffermarci sul passato. Ve la ricordate la prima canzone dei Nomera? Quanto siete cambiati da allora?

Moltissimo. Siamo cresciuti esponenzialmente a livello linguistico, culturale, musicale e tecnico. Siamo passati dall’essere diciottenni che suonavano senza avere ben in testa un’idea, all’essere una band matura e consapevole dei propri punti di forza e dei propri limiti.

Esiste un filo rosso capace di collegare tutti i brani fra loro? Qualcosa che, insomma, stabilisca il concept dell’intero disco?

Direi che di fili ce ne sono molti in realtà: a partire da quello dei primi tre brani, strettamente consequenziali e auto conclusivi a livello narrativo, fino ad arrivare alle azioni, agli “Atti osceni” talvolta, dei personaggi tra finzione e realtà nel disco. Comunque è la sconfitta, la vittoria del gioco sul giocatore, ad tenere in piedi la baracca.

Immaginatevi tra dieci anni. Dove vi vedete?

No comment. Impossibile saperlo ora, ovunque saremo saremo sempre fieri del nostro percorso musicale, di ogni sua singola tappa.

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Indie Intervista Pop

Le 5 cose preferite di Wasabe

Wasabe, all’anagrafe Sabina Canton è una giovane cantautrice vicentina, tra le voci più promettenti del panorama indipendente. Spegnimi la testa è il suo nuovo singolo inserito da Spotify nelle playlist editoriali New Music Friday Italia, Graffiti Pop, Scuola Indie e  da Apple Music in New Music Daily.

Il brano parla delle piccole cose positive e belle in una relazione e della necessita di trovare nell’altra persona un appoggio ed una sicurezza. Un storia autobiografica che cerca di esorcizzare i problemi legati ai disturbi del comportamento alimentare che l’autrice ha dovuto affrontare. Un sound indie pop fresco ed orecchiabile, un invito a credere in noi stessi nonostante tutte le insicurezze che si possono avere.

Abbiamo chiesto a Wasabe di raccontarci quali sono le sue 5 cose preferite, ecco che cosa ci ha detto!

Chitarra

Non credo ci sia tanto da aggiungere. Se la mia passione per questo strumento non fosse mai iniziata non sarei quella che sono ora e wasabe non esisterebbe.Mi ci sono avvicinata fin da piccola grazie ai miei cugini e non smetterò mai di ringraziarli perchè con il tempo è diventato un mezzo per esprimere tutte quelle sensazioni che non riesco ad esternare nella vita di tutti i giorni.

Cuffie

Vivo, studio e viaggio con la musica. Mi fa compagnia quando sono sola, mi aiuta a concentrarmi e a rilassarmi, magari prima di un esame.Senza le mie cuffie un viaggio in treno sarebbe solo una trafila di paesaggi che scorrono davanti ai miei occhi, ma con la musica tutto si trasforma e assume un significato più profondo. Anche una giornata può trasmettermi felicità con il giusto sottofondo.

I dolori del giovane Werther (Goethe)

Questo è un libro che in verità ho letto molto recentemente, mi ero appena messa con Viola, la mia ragazza.Quando provo dei sentimenti, di qualsiasi natura siano, faccio davvero fatica ad analizzarli e riconoscerli, finendo per dubitare di me stessa. Grazie a Goethe sono riuscita ad autoanalizzarmi, mettendo in ordine tutto quello che provo. Mi rispecchio in tante delle sensazioni espresse da Werther nelle sue lettere e ne sono felice perchè ho capito che l’amore che si prova per qualcuno si fonda in realtà sulle piccole cose.

Anello della mia ragazza

Da alcuni mesi sono felice dopo davvero tanto tempo e questo anello mi ricorda il perchè. Che in un dato momento io sia o non sia con la mia ragazza questo anello mi ricorda che in qualsiasi modo vadano le cose lei rimarrà sempre una delle mie poche certezze.

Take off your pants and jacket (Blink-182)

Ultimo ma non meno importante, uno dei primi album che ho ascoltato quando ero ancora alla scoperta delle mie preferenze musicali. Questa band in particolare ha segnato un periodo relativamente lungo della mia vita e ci sono particolarmente affezionata. Probabilmente avrei un sound completamente diverso se non li avessi ascoltati cosi tanto.

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Indie Pop

Cosa c’è nella camera dei Moise

La giovane band dal sound pop-rock e dall’attitudine punk, dopo il singolo HO MANDATO TUTTO A PUTTANE, torna con TI DEVI ROVINARE! TI DEVI ROVINARE – nuovo singolo dei MOISE, in uscita l’8 aprile e distribuito da ADA Music Italy – è un brano nata dal fantasticare della band sul giorno del loro funerale, non vogliono dolore, pianti e fiori, solo una vera e propria festa dove tutti si devono divertire: “Oh, questi discorsi no, che non c’ho voglia di stare male, non ci provare – cantano i Moise -Oh, tu non portare i fiori e non venire a piagnucolare al mio funerale”

Il brano riassume perfettamente il modo di suonare e di vivere del gruppo, formato da Greta, Matteo, Corbs e Luca Vita. Il loro atteggiamento totalmente punk dà vita a una canzone dal ritornello orecchiabile, che entra fin da subito in testa. 

Per l’occasione, siamo stati a vedere cos’hanno in camera loro.

Questo è un bongo comprato a Djerba durante il mio primo viaggio all’estero, avevo 4 anni. È uno strumento che per me ha un enorme significato in quanto è stato il primo ad entrare in mio possesso e quindi il primo che io abbia mai suonato. La caratteristica che mi affascina da sempre di questo strumento è la perfezione nella costruzione il che non è scontato essendo stato creato interamente a mano.  Ogni tanto mi capita di suonarlo e il suo suono mi provoca un senso di pace e serenità.

(Corbs)

Il cono stradale, new entry tra i cimeli Moise. Sinceramente non ho ben chiaro da dove sia uscito. Eravamo per niente sobri a far serata promozionale sui navigli, una nuova formula che ci siamo inventati, consistente nell’andare a fare promozione con i nostri adesivi ma nel contempo bere come delle spugne… e funziona! Una volta trovato per strada è diventato subito mascotte, adesivo appeso, cono in testa e si va a comandare nella movida. Giravo ubriaco sui navigli con un cono in testa con scritto ti devi rovinare, potrei aver destato qualche attenzione. Guerriglia marketing o problemi con gli alcolici? Non lo so, ma ci siamo divertiti molto, la gente è gasata per il nuovo brano e il cono non ci abbandonerà mai.

(Luca Vita)

Permafrost è il nostro amico orso triste (infatti è anche chiamato Saddy Bear per via del trucco sbavato) e in sostanza è la mascotte dei Moise. Cercavamo un peluche nello grande per riuscire ad avere uno stacco nel video tra la “drammaticità” del nostro primo singolo “HO MANDATO TUTTO A PUTTANE” e la tenerezza dell’oggetto, ma siamo riusciti ad influenzare anche lui 🙂 Da quando l’abbiamo comprato resta in camera mia, tutto il giorno sul mio letto, e lo portiamo in studio quando è necessario per essere ispirati, per fargli suonare qualche strumento o per gli shooting, anche se è davvero difficile da portare in giro, è alto quasi quanto me (infatti misura 150cm)!

(Greta)

Okay, allora, questa sembra una cosa da ossessionati cronici, ed effettivamente lo è, ma c’è una storia dietro: noi Moise abbiamo tutti guardato la Casa di Carta, ed io in particolare mi sono innamorato del personaggio di Tokyo, e di conseguenza dell’attrice che la interpreta nella serie, ovvero Úrsula Corberó. Un mio amico, per prendermi in giro, al mio compleanno dell’anno passato ha deciso di regalarmi questa versione in cartone di Tokyo perché potesse vegliare su di me mentre dormo… inutile dire che da quando sono riuscito a farla stare in piedi veglia su di me sempre. Non solo quando dormo. E non solo quando suono 🙂 Ad ogni modo, è un oggetto che ha sempre divertito tutti noi e con il quale giochiamo e ridiamo tutti e quattro.

(Matteo)

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Pop

Cosa c’è nella camera dei Bouganville

LA GRANDE EVASIONE è l’album di debutto dei BOUGANVILLE, in uscita per Dischi Belli e distribuito da Believe. Dopo Investigazioni private e il nuovo singolo Non è cosa, in uscita il 9 marzo, arriva l’atteso album d’esordio della band: dieci tracce in cui viene cantata la voglia di fuggire, la difficoltà nell’affrontare le relazioni sociali e la retrospettiva rosea, un fenomeno psicologico tale per cui le persone tendono a giudicare il passato in modo molto più positivo di quanto giudichino il presente. Quest’ultima è uno dei temi principali dell’album, e si sviluppa in maniera diversa a seconda della canzone, portando rabbia, depressione, nostalgia, fastidio, frustrazione.  Lo scenario è la città, i luoghi di ritrovo che diventano un vero e proprio “quartier generale” ma che, col passare del tempo, possono trasformarsi in monumenti vuoti, pieni di ricordi.

Come sempre, ci siamo fatti raccontare cosa c’è nella loro camera.

1. Pezzo di Spagna

Questo è un pezzo di Alicante che mi sono portato dietro quando feci il viaggio della maturità. Il valore dell’oggetto in sé è connesso alla sua capacità di farmi rientrare nello stato mentale che vivevo in quel momento semplicemente toccandolo, seguendo i bordi delle sue crepature legnose con la mano. È come se fosse un album di emozioni che, quando voglio, posso sfogliare e sperimentare. (Gian Luca F.)

2. Lampada

Questa lampada me la sono “regalata” qualche anno fa, durante l’esperienza lavorativa più formativa ma anche la più lontana dal mio percorso di studi. Una costante dell’arredamento dei miei alloggi romani. Paradossalmente mi ricorda il periodo più buio della mia vita, stranamente rimane sempre spenta. (Luca T.)

3. Cuscino a pera

Questa pera a cuscino con la lingua di fuori non ha un nome. È solo un cuscino che sorride, ed è una pera, gialla. È stato sul letto in camera di Luciano ed ha assistito alla nascita di tutte le canzoni, a tutte le preproduzioni e a tutti i mix dell’album. (Luciano Z.)

4. Poster

È un poster che mi è stato regalato un po’ di tempo fa. In quel periodo prima di andare a dormire ero solito guardare documentari sull’universo ogni sera, ero quasi ossessionato da tutto ciò che ruotava attorno all’argomento. Rimane un campo che mi affascina come pochi altri. Il poster è una locandina fake di quello che potrebbe essere in futuro un Grand Tour dello spazio, con gli scali nei pianeti del sistema solare. Comprerei sicuramente un biglietto.  (Luca G.)

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Indie Internazionale Pop

Le 5 cose preferite di Anna Castiglia

Anna Castiglia, artista poliedrica ed eccentrica nata a Catania ma di stanza a Torino, pubblica il suo nuovo singolo “Bovarismo” per l’etichetta Tippin’ Factory il 25 marzo. Il brano riprende musiche dal valzer francese passando per il pop e il cantautorato.

Ad Anna abbiamo chiesto di raccontarci quali sono le sue 5 cose preferite, ecco che cosa ci ha detto!

Colazione

Il mio pasto preferito, nonché una delle mie cose preferite in assoluto. La colazione, rigorosamente dolce a meno che non sia in viaggio in un hotel frequentato da tedeschi, è l’inizio della giornata, ne stabilisce l’andamento. Crema, nutella, marmellata, miele, vuoto, il cornetto mi piace in tutti modi specialmente se accompagnato da un cappuccino, anche se la vera colazione, quella che faccio tutti i giorni è la classica latte e biscotti.

La versione estiva prevede latte di mandorla ghiacciato (solo se mi trovo in Sicilia), granita con brioche (idem), yogurt e cereali e magari anche un po’ di macedonia.

Se malauguratamente non faccio colazione, causa fretta o qualunque altra cosa,  quasi sicuramente la mia giornata va male.

Arte nel sociale

Una cosa che amo è conferire all’arte un’utilità maggiore, o meglio, rivendicare la sua utilità e responsabilità, soprattutto in un periodo in cui è stata esclusa dalle priorità della vita quotidiana (addirittura sotto lo spritz). Sto svolgendo, da quasi un anno ormai, il servizio civile in una casa di Quartiere di Torino, nella quale ho conosciuto per la prima volta il potere che può avere l’arte per alcune persone. A partire dalla pittura con un ragazzo in messa alla prova fino alle attività di piazza e di giardinaggio (anch’esso un’arte) con i disabili. Inoltre, da pochi mesi, tengo un laboratorio di musica e scrittura, quindi di cantautorato, con gli ex detenuti del carcere di Torino ed è un onore aiutarli a reinserirsi nella società tramite la musica.

Caldo

La verità è che ODIO il freddo e ogni minimo contatto con esso, della serie pigiama dentro le calze, maglia dentro i pantaloni. Ma essendo un format positivo, quindi fondato su ciò che piace, parlerò di quando ami il caldo: quindi le città calde, i cibi caldi, le persone calde.

Mi piace il calore del sole sul viso, quello bruciante che ti fa venire i brividi e concilia il sonno.

Mi piace il calore della coperta d’inverno e d’estate (ops).

Il camino, i vestiti riscaldati sul termosifone.

La calzamaglia sotto i jeans.

Mi piace la sauna.

Mi piace sudare.

Tour

Ho appena scoperto di amare i tour. Viaggiare per suonare e suonare per viaggiare è la cosa più gratificante, arricchente e soddisfacente che abbia mai fatto fin’ora.

Non nego la fatica che si accumula durante questi tour “amatoriali” fatti di treni e cambi incastrati quindi anche di corse, sudore, mal di schiena e tanta ansia, però una volta giunta a destinazione la sfida è conquistare un nuovo pubblico che non ti conosce e quando ci riesci è stupendo. Conosci tanta gente, tanti punti di vista, accenti, una miriade di letti e docce e anche te stessa. Ho scoperto di piacermi quando sono in tour.

Outfit per concerti

Sono cresciuta in una famiglia di attori, circondata da maschere e costumi. Mia madre portava sempre me e mia sorella in teatro durante le prove degli spettacoli ed è lì che mi sono innamorata degli abiti di scena. Ricordo che teneva tutti i suoi costumi in una cassapanca di legno vecchissima e uno dei nostri giochi preferiti era prepararci per la scena, qualunque essa sia, coinvolgevamo i bambini del condominio facendoli travestire e mettendo in scena sempre storie diverse. Adesso, la mia scena sono i concerti, per cui ogni volta che devo suonare mi preparo come se dovessi interpretare un personaggio, io non mi vesto, mi travesto! La stessa cosa vale per i trucchi.