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Nello scrigno di Blumosso

Blumosso è un artista che più volte ho avuto occasione di incontrare lungo il mio cammino di recensore e ascoltatore imperscrutabile e indefesso, ma del quale ho avuto modo di parlare ancora troppo poco.

Ecco perché oggi, all’uscita di “TG” – unico lampo apprezzabile di una scena ancora evidentemente assopita, in questi primi giorni settembrini – mi è sembrata palesarsi di fronte la possibilità di colmare lacune passate, e dire la mia su un progetto che fa parlare di sé da qualche anno, riservandosi il merito di riuscire ad alzare l’asticella dell’offerta senza la pretesa di stupire pubblico e addetti al settore con effetti pirotecnici, quanto piuttosto attraverso il lusso coraggioso della semplicità e dell’urgenza. Chiavi di volta, oggi più che mai, utili a tenere in piedi la curiosità di una pletora di ascoltatori sempre più disincentivati alla curiosità da progetti privi di nerbo, e di reale “necessità” d’esistere.

Sì, perché non basta saper suonare uno strumento (oggi, in realtà, non serve neanche più) per poter “fare musica”, né saper scrivere un testo in un italiano simil-corretto (oggi, in realtà, neanche questo serve più): la differenza fra l’esecutore di un copione e l’artista sta nel fatto che al secondo il copione non serve affatto; attenzione, non è questa una condanna al “metodo” e all’artigianato, tutt’altro. Dico solo che di copioni e di brutte copie oramai più che prevedibili ne abbiamo piene le orecchie (e non solo) e che di fronte a canzoni che sanno mantenersi in piedi da sole senza pretendere alcunché che non sia la voglia dell’ascoltatore di ascoltare, beh, la differenza si sente.

Blumosso viene da un percorso che gli ha permesso, nella vita, di sperimentare più copioni (tutti esclusivamente scritti di proprio pugno) e di gettarsi in toto nell’esperienza della scrittura prima ancora che della musica, in modo totalizzante e imprevedibile; al netto dell’ascolto di “In un baule di personalità multiple” (il suo primo disco del 2018), “Di questo e d’altri amori” non può che mettere in luce l’evidente tendenza di uno spirito libero alla divergenza rispetto a sé stesso, e alle proprie comfort zone: nell’era delle playlist e del “digitaloso”, Simone riscopre la purezza di una voce che abbisogna solo di sé stessa (e al massimo, di un piano o di una chitarra) per farsi sentire, avvalorata da una scrittura che sembra intenzionata a spogliarsi del superfluo per ricontestualizzarsi nella semplicità di tre piccoli inni alle cose piccole, essenziali.

“Nordest”, “Vabeh” e “Tg” sono facce (giuste) della stessa medaglia, l’epigrafe di un sentimento e dell’esperienza di un amore che non riusciva a sentirsi contenuto in un solo brano, e che come edera rampicante ha dovuto estendersi – risalendo dalle radici di una riscoperta cantautorale di Blumosso stesso – fino alla punta delle dita di una penna completamente impegnata a decodificarsi, per ritrovarsi. I tre singoli pubblicati per Luppolo Dischi e raccolti in “Di questo e d’altri amori rivelano una coerenza che trova forza nella semplicità delle sue immagini, nell’essenzialità delle sue forme: un connubio riuscito nella protezione di uno scrigno da custodire gelosamente, prima di nuove odissee.

Blumosso, Ulisse e Simone Perrone. Dal baule di personalità multiple dell’artista pugliese continuano a scappare declinazioni di se stesso capaci di non stancare, costringendo anzi l’ascoltatore ad affezionarsi ancor più ad ogni nuovo tentativo di volo.

Perché si sa, l’umanità vince sempre.

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Con Blumosso il mare non è mai stato così bello

Blumosso artista poliedrico, dopo averci mostrato un altro volto con Progetto Fantomatico, dopo un libro, un video che tocca le sfere della filosofia, ritorna a farci sognare con “Nordest”, il suo nuovo singolo pubblicato per Luppolo Dischi. Dunque, noi di perindiepoi, incuriositi come eravamo non potevamo non dedicargli un tutto il tempo del mondo per conoscere più approfonditamente il suo nuovo lavoro!

Ciao Blumosso! Venerdì 19 marzo segna per te l’inizio di una “saga” musicale, se vogliamo, ti va di raccontarci qualcosa di “Nordest”, singolo prologo al tuo nuovo progetto?

È una canzone narrativa. Il testo racconta per filo e per segno una scena: qualcuno che prova a dimenticare qualcun altro con qualcun altro. Sì, lo so, è un casino. Ascoltate il brano che è meglio (ride)

Hai inaugurato le tue prossime uscite con un video “la vita sognata”, in che modo si collega alle tue uscite?

Non si collega. Mi piace creare. Ho creato “La vita sognata” dal nulla e ho pensato di regalarla a chi mi segue. Ho fatto quello che i filosofi chiamano “esercizio artistico”, dando sfogo alla voglia che avevo di sperimentare, anche in campo cinematografico.

Oltre Blumosso esiste un altro progetto parallelo che tu segui, che è “Progetto Fantomatico”: in cosa differiscono e in cosa si toccano queste due anime artistiche?

Innanzi tutto, differenze visive. “Progetto Fantomatico” è uno sfogo d’immagine, chi segue il mio profilo Instagram sa che è un viaggio visivo, oltre che musicale. Inoltre, a livello sonoro, “Progetto fantomatico” dà più spazio all’elettronica e ai suoni sintetici. Anche le tematiche sono diverse. Mi spingo su temi sociali.

Quali sono gli artisti che ascolti in questo momento e che ti senti di consigliare?

In questo periodo (e da una vita) mi spacco di Battiato. Vi consiglio un cantautore che tocca particolarmente la mia sensibilità: Massaroni Pianoforti. Anche Apice mi piace.
Poi, potrebbe sembrar pubblicità (ma non lo è) vi consiglio i miei amici più stretti: One Year Before, LeFrasiIncompiuteDiElena, e gli Inude.

Lasciaci con una frase che ci dica qualcosa sul prossimo singolo in uscita!

Va beh… e che volete che vi dica?