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Colewsky si confessa nella sua Stanza/327

Presentarsi sulla scena musicale mettendosi a nudo, viaggiando dentro di sé tra voli pindarici e pezzi di vita vissuta. Ecco cosa significa l’11 febbraio 2021 per il giovane rapper romano Colewsky: è fuori il suo disco d’esordio “Stanza/327”. Un concept album, che lo stesso artista racconta così: ““Stanza/327” è il mio primo disco nonché concept album.
Attraverso queste 13 tracce ripercorro quello che è stato il mio ultimo anno con due eventi che hanno segnato la mia crescita personale nonché riabilitazione fisica e personale: l’incidente e la quarantena.
Sono stato, per un un totale di 8 mesi, chiuso in due stanza diverse e da qui viene il nome del disco: “Stanza 327” è stata la mia stanza nella clinica di riabilitazione mentre “Stanza” rappresenta in maniera simbolica (ma non troppo) il periodo di quarantena che tutti abbiamo vissuto nelle nostre stanze.
Venendo già un periodo difficile questi due eventi hanno scaturito reazioni particolari dentro la mia testa che mi hanno portato a seguire una riabilitazione non solo fisica ma anche personale.
Il disco, in definitiva, rappresenta un vero e proprio percorso riabilitativo”. 

Un album denso, corposo, “pesante” perchè pieno. E poi, la prima volta non si scorda mai…

Track by track

“Pronto Soccorso” è la prima traccia del disco e vede la partecipazione di Flavia.
È l’inizio di tutto, ancora stordito per ciò che è successo, rimugino sull’accaduto.
La strofa di Flavia rappresenta la motivazione nel non lasciarmi sopraffare dalla sofferenza e dalla tristezza.

“A pezzi” è la seconda traccia del disco che vede la partecipazione di Kanaro.
Il suo ritornello dalle linee e dalle parole molto malinconiche mi aiutano nell’esprimere il mio stato d’animo durante i primi mesi di ricovero.

“Amare” è la terza traccia del disco e vede la partecipazione di Matteo Milita.
La sua produzione e il suo ritornello completano quella malinconia che vuole esprimere la traccia in merito alla mancanza d’amore provata in quel periodo e negli anni addietro. 

“Realtà I” è la quarta traccia del disco.
Divisa in due episodi all’interno del disco, rappresenta un flusso di coscienza dovuto alla solitudine provata durante il periodo di ricovero nella clinica di riabilitazione.

“Stanza 327” è la quinta traccia nonché “prima” title track del disco.
Il titolo fa riferimento alla stanza in cui sono stato per 4 mesi durante il ricovero e nella canzone vengono evidenziate tutte le difficoltà e le paure affrontate.

“D (interludio)” è la sesta traccia del disco.
Rappresenta il periodo di transizione dalla clinica a casa per poi piombare nel periodo di quarantena.
Ciò che ha marcato questo “passaggio temporale” è stata la perdita (in amicizia) di un caro amico, come si evince dal brano stesso.

“Stanza” è la settima traccia del disco.
È l’inizio della quarantena, il titolo fa riferimento alla stanza che tutti noi abbiamo visto e vissuto ripetutamente in quei 3 mesi e mezzo di lockdown a Marzo.
Un escalation di emozioni che mi ha portato ad una semi-rinascita.

“Eufollia” è l’ottava traccia del disco.
La voglia di uscire e di andare a divertirmi con i miei amici si trasforma in una droga immaginaria chiamata come l’omonima traccia.

“Voglio andare a ballare” è la nona traccia del disco.
A causa di un “overdose” di Eufollia mi ritrovo catapultato in un sogno strano, talmente strano da farmi ritrovare in una discoteca (io odio ballare, dannazione).

“Realtà II” è la decima traccia del disco che vede la partecipazione di Alega.
Finito l’effetto dell’Eufollia, Ale mi riporta con i piedi per terra e mi ricorda in che terribile mondo viviamo.

“Pifebo” è l’undicesima traccia del disco che vede Raze come partecipante.
Finalmente finito il lockdown ci rechiamo al centro di Roma in uno dei nostri negozi preferiti: Pifebo.
Rappresenta il senso di libertà e spensieratezza dopo il lockdown di Marzo.

“Lorenzo” è la dodicesima traccia del disco.
Un viaggio introspettivo all’interno di me stesso che porta a darmi forza e grinta per ricominciare a vivere e a tornare me stesso.

“Capodanno” è la tredicesima, nonché ultima, traccia del disco insieme ad Orlvndo.
Impreziosita dal ritornello del sopracitato la traccia vuole soffermarsi sui festeggiamenti del Capodanno: inutile festeggiare per il terribile anno passato o festeggiare auspicando un buon anno nuovo?

Biografia

Lorenzo Caratelli, nome all’anagrafe di Colewsky, è un rapper romano, classe ‘99.
Si avvicina al rap sin da piccolo.
Scopre i primi brani grazie alla sua passione per il ballo ma si avvicina al rap italiano intorno agli 11 anni, grazie ad un amico.
I primi pensieri scritti arrivano pochi anni dopo.
Dopo aver frequentato alcuni studi di registrazione a Roma grazie ad amici e compagnie, entra in studio da protagonista a 18 anni, registrando il suo primo brano: Prefazione.
Dopo una serie di singoli usciti su YouTube, accompagnati da video ufficiali, il 25 Marzo esce il suo primo mixtape: Io e la musica.
Quest’ultimo, che si trova in freedownload, in tre mesi supera i 400 download e ad oggi conta quasi 900 download.
Partecipa anche al contest “Honiro Entertainment Audition”, organizzato dall’omonima etichetta, e riesce ad ottenere un posto tra i primi 16 tra più di cento partecipanti.
In seguito ad un incidente che lo tiene fuori dai giochi per qualche tempo, rilascia due EP su Soundcloud e su Spotify: rispettivamente “RMX EP” e “VOCE EP”.

L’11 Febbraio 2021 esce il suo primo disco nonché concept album: Stanza/327.

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L’esordio di Domino con Liquido

Esce oggi, venerdì 5 febbraio 2021, il nuovo singolo di Domino, “Liquido”. Un brano in cui l’artista si descrive grazie ad un groove accattivante ed un palese riferimento al mondo del jazz di cui lei stessa da sempre fa parte. “È un brano al quale sono molto affezionata – racconta Domino – quando l’ho scritto, ormai circa più di un anno e mezzo fa, era iniziato tutto un po per gioco; studiando jazz ed essendo immersa completamente sempre in quel mondo, volevo provare a scrivere qualcosa di semplice che mi potesse rappresentare, qualcosa che avesse tanto groove e tanta anima. Il testo è nato piano piano ed è nata una collaborazione tra me ed un caro amico, Emidio Mazzilli, del quale da tempo mi ero innamorata dei testi che scriveva”. 

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“COME NASCE IL BRANO”

È una domanda particolare perché pensando indietro a come è iniziato tutto questo mi viene da sorridere. È  iniziato tutto  un pò per gioco, dopo le lezioni di jazz al Saint Louis, sono tornata a casa e ho solo pensato: “ ok per oggi basta con il jazz voglio scrivere qualcosa di semplice” qualcosa che non debba per forza puntare ad essere complesso e qualcosa che posso cantare sotto la doccia, e così è iniziato tutto. Qualche giorno dopo, mentre mettevo insieme qualche idea per il testo mi sono confrontata con un mio caro amico,  il quale poi sarebbe diventato appunto co autore nella stesura del testo, e semplicemente ricordo che mi disse: “ e se il ritornello facesse … è tutto liquido?”… insomma così è nato tutto, è nata l’esigenza di rappresentare il mondo circostante come una realtà che a volte scivola dalle nostre mani, come un mondo al quale a volte non sentiamo di appartenere, dove riusciamo a sentirci “noi stessi” solo fuori dagli schemi sociali imposti. Liquido è una realtà, ma anche una possibilità, di poterci vestire di quello che siamo davvero, liquido è  il “panta rei” della vita, che come come quando siamo a contatto con l’acqua,riusciamo a percepirla e a toccarla solo per un brevissimo istante.

La composizione di “Liquido” è in realtà un lavoro corale e una bella collaborazione tra diverse anime. “Liquido è un vero e proprio progetto, al quale hanno lavorato tantissime persone che hanno creduto in me dal primo momento, e che mi hanno convinta alla fine a pubblicarlo.


Mi chiamo Domino, e no non è un nome d’arte, sono una musicista e cantautrice romana. Sono nata nel ’98 e la musica ha iniziato ad appassionarmi da prima che nascessi si può dire! Mia madre  quando era incinta  metteva spesso le cuffie sulla pancia come a volermi far ascoltare la sua musica e chissà forse da li’ è nata questa passione indissolubile che mi ha accompagnata nella vita giorno dopo giorno.  In realtà non è da molto che canto, sono circa 6 anni ,da quando ho intrapreso il percorso di studio in canto jazz al Saint Louis College of music seguita dalla M. ( e mentore ) Elisabetta Antonini, ma sono sempre stata convinta che nella vita sarei voluta essere un’artista, difatti ho studiato per anni pianoforte classico poi la danza ed il teatro, ma alla fine ciò in cui trovavo più libertà era la musica, in qualsiasi forma ed espressione. A chiunque mi chieda che genere di musica io prediliga di più non so mai rispondere, la verità è che la musica mi piace tutta , tutto ciò che mi colpisce nel profondo dell’anima e che mi faccia vibrare qualcosa dentro. Ho sempre ascoltato di tutto dal jazz  tradizionale di Chet Baker  e Billie Holiday , al fusion di Pat Metheny, a Lady Gaga  e Michael Jackson al Soul più moderno per passare dall’indie al al Funk fino addirittura ai Pendolum, insomma davvero tutto. E mi è sempre piaciuto così, la musica per me è sempre qualcosa di nuovo da scoprire e non si finisce mai, come una vecchia amica che cresce con te. Da un paio d’anni ho iniziato anche a scrivere roba mia, spinta dalle esperienze personali  lavorative in cui mi sono trovata, e piano piano tutto quello che avevo dentro negli anni è uscito fuori e sono riuscita a raccoglierlo in 6 brani di un EP. Ho davvero voglia di sapere cosa succederà giorno per giorno, e  nella vita chi lo sà magari non farò mai la cantante ma  per il momento sono felice di continuare a suonare sui palchi , qualunque essi siano, con le persone a cui tengo, gli amici, colleghi e con i miei progetti tra cui i Flowing Chords ai quali devo molto della mia formazione musicale e vocale . Perciò per oggi continuo a coltivare la mia passione e domani chi lo sà.

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CREPALDI fuori ora con Oceano

Esce oggi, venerdì 5 Febbraio, il nuovo singolo di Marco Crepaldi, “Oceano”. Il brano, uscito per Mc Music e distribuito da Music Raise, è uno spaccato interiore dell’artista che si mette a nudo raccontando una storia d’amore ma anche e soprattutto ciò che maggiormente lo tormenta. “Ho scritto questo brano al piano elettrico – racconta Crepaldi –  un pomeriggio di inverno, con l’intento di raccontare immagini e sensazioni della vita a trent’anni attraverso una storia d’amore. Un blues inquieto e scuro, che racconta il confine ed il contrasto  fra ciò che realmente siamo e ciò che vorremmo essere. Oceano come percezione di immensità dove ogni cosa si perde  in un vuoto profondo , nel mare delle cose, rasentando il dimenticatoio. Un urlo di pancia che cerca di evitare questo crudo impatto”.


Oceano è stato prodotto da Marco Battistini presso “Deposito Zero studios” di Forlì e, come sottolinea Crepaldi, “nasce dall’esigenza di trasformare in musica quello che sento in pancia. Vomito momenti e fotografie di una generazione, quella dei trent’anni, che si specchia e non rispecchia nel cinismo che ha trasformato i nostri anni. Questo brano vuole  essere un urlo, un grido disperato di chi starà sempre dalla parte dei sogni. Se un giorno smetteremo di sognare non si accenderanno più le stelle e i nostri cieli saranno scuri”.

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Fuori ora CAVIALE, il primo ep del super duo Amò

5 febbraio 2021, il venerdì a cui gli Amò hanno regalato il loro primo EP. Si intitola “Caviale” ed è disponibile da oggi su tutte le piattaforme digitali. Distribuito da Artist First e prodotto dall’agenzia di produzione discografica capitanata da Pier Colone & Raffaele Vinaccia  (AMÒ) e dal produttore Alberto Cari, la FUCKINFENOMENO, “Caviale” non è solo una raccolta di brani. È un cerchio che si chiude e che poggia con forza sulla titletrack: “ ‘CAVIALE ‘  è il titolo nostro primo EP –  raccontano gli artisti – ma è anche il brano inedito su cui vorremmo porre un punto importante: Caviale è la nostra ballad emo/pop che affonda le radici nello spirito crepuscolare e nelle tinte fredde pastello di una notte che è alle porte e che si distingue (come caviale) dalla musica fast food di cui siamo sazi. Il seme del brano è nato in pieno inverno 2019 e, nel tempo, ha subito evoluzioni naturali  per rincorrere lo spirito per cui era nato, cioè il descrivere la sensazione di “abbandono” che la nostra generazione (dai millennials) ha sentito dall’adolescenza in poi; parallelismo (quello del disorientamento e dell’abbandono) esteso poi al panorama musicale che, a nostro parere, rincorre “motivi orecchiabili che durano poco” a discapito di canzoni fatte per restare nel tempo, pure e preziose come caviale, appunto”. 


Amò nasce nelle strade di Roma, nelle linee metropolitane e negli impianti audio dei locali dei quartieri  notturni. Due amici che scrivono nelle loro camere durante le pause pranzo strappate al lavoro. Note di telefoni strapiene di versi che scalpitano di uscire per tornare negli impianti audio da cui provengono le vibrazioni che li ispirano. Il 5 febbraio 2021 esce il loro primo EP ufficiale, “Caviale”, anticipato dall’off-topic “Una Canzone Di Natale”, singolo che ha esordito nelle playlist di Spotify “New Music Friday” e “Scuola Indie”.

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Nùma fuori con Cocci di Roma

Venerdi 4 Dicembre, il giovane cantautore di Roma Nùma torna sulla scena con un doppio singolo.La focus track è “Cocci di Roma”, con un testo perlopiù autobiografico. Il brano:

 porta l’ascoltatore a fare un giro immaginario tra le strade e i cocci della Capitale, accompagnato dalle sensazioni e dai rimorsi che guidano l’artista in un’ironica auto analisi.Nùma si è avvalso della collaborazione di Francesco Cataldo per l’arrangiamento di “Cocci di Roma” e di Francesco Morettini per “È finita l’estate”. Produzione MZKLab presso gli studi di Muziki Factory All’anagrafe Lorenzo Pompili, Nùma nasce a Roma il 21 Aprile 1996. Intraprende sin da piccolo il suo percorso artistico scrivendo poesie in forma dialettale, attività alla quale unisce l’ascolto dei grandi cantautori italiani. Inizia quindi lo studio della chitarra, per <<soddisfare – spiega – il bisogno di musicare le parole>> che scrive.

A quelle di chitarra aggiunge le lezioni di canto e tastiera, sviluppando col tempo sonorità che si muovono tra il Rock e il Folk. Nel 2014 raduna gli amici di sempre, con cui condivide il sogno della musica, e forma la band “The Hand”. Continua poi come solista con il nome Nùma, ma sempre supportato dalla sua band, in un progetto discografico che punta a ritmi allegri, etnici, ipnotici e con temi adatti ad ogni età.


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Tornano gli Elephants in the room con il maxi single WE ARE

Save the date, il 29 gennaio fuori su tutti gli store digitali il maxi single degli Elephants in the room, reduci dal primo singolo ufficiale DONE,che riscontra ottimi risultati, grazie al quale la band si aggiudica il posto di artista del mese su MTV Italia  ( http://news.mtv.it/mtv-new-generation/blog/elephants-room-su-mtv-music/ ).   Scegliere il maxi single per proseguire il percorso di un progetto agli albori (ma già ben strutturato) non diviene casuale, bensì riscopre la bellezza di decidere e portare avanti una voce fuori dal coro e dall’inscatolamento marketing che impone un certo numero di singoli e una certa maniera di veicolarli.  Gli Elephants in the Room hanno tanta musica nella loro “stanza” e come diceva Supertramp in Into the Wild, “la felicità è reale solo se condivisa..” e per loro la musica è sintomo di grande felicità e soddisfazione. Il doppio singolo si intitola WE ARE per trasmettere a trecentosessanta gradi il bisogno di raccontare la natura della band, sia per quanto riguarda il sound sia per la scelta linguistica divisa a metà per mostrare la duplice possibilità di affacciarsi su più mercati. 

WE ARE è la nostra seconda release, ci sentiamo come adolescenti nel pieno degli ormoni, anche se ormai quella fase l’abbiamo superata da tempo. Con il contributo indispensabile della nostra produzione stiamo sperimentando come non mai sonorità, stili e lingue diverse. Questi due nuovi brani rappresentano perfettamente questa ricerca continua che non smetterà mai e ci avvicina sempre più al completamento di uno dei nostri primi obiettivi, ovvero il nostro primo EP” afferma la band che, durante un periodo storico così arido, trae beneficio dal punto di vista artistico, plasmando la loro musica su esigenze e stimoli non indifferenti. 


Without saying goodbyenasce dal bisogno di poter esprimere un parere circa una delle molteplici vicende accadute negli USA e non solo. In questo caso il riferimento è sull’evento di George Floyd, risultato di razzismo, odio e accanimento che sembrano essere radicati nella nostra cultura ormai da troppo tempo ma che, se combattuti unisono, potranno trovare finalmente epilogo. 

Tra le nuvole, primo singolo in italiano, crossover tra rock ed elettronica, è l’immagine perfetta della sperimentazione costante portata avanti dalla band, “il pezzo parla del rapporto speciale con una persona importante della mia vita, che ormai non c’è più. Un legame intenso che mi ha aiutato a diventare la persona che sono oggi.”  

I componenti degli Elephants in the room suonano di tutto insieme, dal Punk-Rock, al Prog, al Funk, per arrivare a delle sonorità nettamente sperimentali che, in seguito, diverranno il vero e proprio collante e obiettivo della band nascente. Fare musica pop, per la band, significa aprirsi a mille influenze, con la cocente necessità di non restare attanagliati ad una confort zone ideale, ma piuttosto con il desiderio di uscire fuori dalla stanza.

Nel 2020 iniziano la collaborazione con MZK Lab che li porta alla loro prima release ufficiale, Done. Tutti i brani della band sono l’esatto punto di incontro fra i tre componenti: ricchi di contaminazioni d’oltre oceano, in equilibrio perfetto tra ciascuna controparte che, all’interno di essi, sa come muoversi e sentirsi a casa.

Un lungo viaggio che parte dalla sensibilità di testi introspettivi, pezzi di vita vissuta, una sineddoche che, evolvendosi, sfocia in chiari riferimenti al pianeta Terra.

Una musica coinvolgente che sa emozionare, di forte impatto dal vivo, che difficilmente si dimentica.

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Fuori Sangue Misto, il nuovo singolo di Dorian Kite

Un videoclip che abbraccia la storia di un futuro possibile, ma necessariamente da evitare si lega alle metriche e alle suggestioni che escono dalla penna di Dorian Kite nel suo nuovo singolo “Sangue Misto”, disponibile su tutte le piattaforme digitali e su youtube.

Per il lancio del videoclip ufficiale, Dorian Kite ed il suo team si sono affiancati a “Retake Roma”, un movimento, no-profit e apartitico, impegnato nella lotta contro il degrado,nella valorizzazione dei beni comuni e nella diffusione del senso civico. Insieme a Retake Roma, l’artista ha lanciato una call to action diretta al suo pubblico, invitandolo a compiere un atto ecologico filmando il tutto nelle proprie stories di Instagram. La musica, come sempre, può essere un catalizzatore che va oltre le “semplici melodie”.

“Sangue Misto”, infatti, è un brano in cui l’artista romano critica con immagini e parole crude il  processo di industrializzazione con conseguente distruzione dell’ambiente ad opera dell’uomo. Quest’ultimo, da una parte, viene descritto come avido e disinteressato dello sfruttamento compulsivo delle risorse terrestri e del vicino esaurimento delle stesse. Dall’altra, Sangue Misto è l’unione della parte buona e generosa dell’essere umano, quella che si prende cura degli altri e dell’ambiente in cui vive, e la sua parte cinica, egoista e avida, incentrata unicamente sul profitto a discapito di tutto ciò che lo circonda.


“Il significato di Sangue Misto – racconta Dorian Kite – ruota attorno alla storia di due ragazzi provenienti dallo stesso pianeta ma posti su due linee temporali differenti: è lo stesso mondo, ma vissuto in maniera quasi opposta dai protagonisti. Il sangue misto che lega la coppia è lo stesso che lega l’uomo alla propria Terra: da qui, l’idea di dare una lettura dell’amore come attaccamento verso il proprio pianeta. Con questa canzone dal punto di vista ecologico non voglio dare una soluzione ma sto facendo una descrizione, in maniera artistica, del problema. Secondo me, il primo passo per superare appunto un problema è comprenderlo. Il video è proprio la sintesi perfetta di questo mio pensiero”.

Dorian Kite ha deciso di dedicare una “canzone d’amore” al proprio pianeta. Che poi, è anche il nostro. Sul profilo dell’artista vi è un percorso di 9 post, ognuno con descrizione robotica e fredda, come l’analisi del passato, presente e futuro, ad opera di un commentatore esterno. 

La terminologia e la sintassi sono di estremo distacco, ma i concetti colpiscono profondamente la coscienza più recondita di ciascun osservatore.

“Non abbiamo la presunzione di fare previsioni – dichiara il team di Dorian Kite – ma ci basiamo principalmente su modelli e analisi estratti da alcuni studi internazionali, e determinati vuoti sono stati colmati con visioni romanzate e artistiche, ma pur sempre verosimili”.

Il video rappresenta il dualismo tra l’oggi e il possibile domani, se non si attuano cambiamenti incisivi nel comportamento di ognuno di noi. Dorian Kite da bambino sogna di andare nello spazio e, una volta divenuto adulto, realizza questo desiderio, incontrando una ragazza aliena, la quale lo porterà a visitare il suo pianeta. Dorian vede un paesaggio arso e plasmato dalle radiazioni, le infrastrutture sono futuristiche e appaiono corrose e dilaniate da un’atmosfera tossica e inquinata. La natura appare capovolta: meduse fluo luminescenti nuotano nell’aria e le poche aree verdi rimaste appaiono comunque scure e morenti. Dorian, successivamente, porta la ragazza sulla Terra, e quest’ultima rimane accecata dalla bellezza del nostro pianeta: i prati, i fiori e persino i palazzi le appaiono così puri e ancora non compromessi dall’avidità umana.  L’aliena, però, nota dei rifiuti e li indica: questo è il primo richiamo per l’osservatore. Successivamente, tiene in mano un fiore che arde: è la metafora della natura che brucia.

Nel finale si trova il richiamo più specifico e immediato, ovvero la visione del climate clock, che spaventa e fa piangere la ragazza. Non sono due mondi distinti, è lo stesso pianeta. A distanza di secoli. Sta a noi scegliere quale dei due tipi di sangue far prevalere.

LA CHIAVE DI LETTURA DI SANGUE MISTO

Sangue Misto, è l’urlo disperato che ognuno di noi dovrebbe avere dentro di sé: procedendo con gli attuali livelli di inquinamento e sfruttamento del pianeta, una visione così catastrofica, che ad oggi appare infinitamente lontana, ci sembrerà più reale e prossima di quanto immaginiamo.

La canzone, che apparentemente non tocca l’argomento, è in realtà ricca di metafore implicite e volutamente difficili da scovare. Qui sarà l’interpretazione di ognuno di noi a fare tutto il lavoro e a cogliere, in modo soggettivo e personale, ogni parola.

BIOGRAFIA

Dorian Kite è lo pseudonimo di Vittorio Giuliani, artista classe 1996 di Roma. Si approccia alla musica a 15 anni grazie al rap per poi decidere di spostarsi, a 19 anni, nel mondo della produzione. Il sound che abbraccia è quello dell’elettronica, della techno e della trap. Questo approccio a diversi stili porta alle produzioni di tre singoli di Peter White “Lollipop” del 2017, poi “Narghilè” e “Luna” del 2018. Dopo questo periodo di denso lavoro, Dorian Kite capisce che la sua strada deve proseguire anche sul cantato e decide di affiancarsi al produttore Maestro, con cui pubblica “Palm Springs” nel 2018, “Meno di me” nel 2019 e “J’adore” nel 2020, che conta anche un video disponibile sull’Instagram TV dell’artista. L’estate 2020 di Dorian Kite vede la pubblicazione del suo ultimo singolo, “Luna Storta”, uscito il 7 Luglio e accompagnato da un video ufficiale a cura di Trash Secco. Il 15 gennaio 2021 esce “Sangue Misto”, accompagnato da un video ufficiale su YouTube. Che cosa ci riserverà Dorian Kite nei mesi a venire? 

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“us” è il nuovo singolo di 86callo

Il 19 gennaio è la data che 86callo non potrà più cancellare dal calendario: è fuori “us”, il nuovo singolo del giovane artista milanese  rivisitato insieme al producer dNoise. Fresco di firma con Believe Digital, 86callo con il suo nuovo brano esplora nuovi suoni e un nuovo genere fino ad adesso ancora sconosciuto a lui. 

Solo una coincidenza il fatto che ‘us’ sia due terzi dell’acronimo USA, visto che il pezzo é interamente in italiano. Dal sapore Europeo, semmai, grazie alle immagini che vanno da Berlino alla Tour Eiffell.

“Tutti noi soffriamo per amore, ma per estinguere il sentimento bisogna impregnarlo nella creatività”: è questa l’istantanea che 86callo regala per la sua “us”

Un tuffo nel pop e nella musica elettronica, dove la visione di un vent’enne viene filtrata attraverso le immagini di festa, passione e sentimento, in cui le emozioni vanno a colpi di Synth e le parole si interscambiano a stacchi musicali privi di testo – dove, difatti, parla la musica-.


Fra le reminiscenze di Twin Peaks – in cui Laura Palmer invece di andarsene materialmente preferisce ‘andarsene da qui’ con stupefacenti -, le immagini tipiche del pop anni 2000 e un’ederità di stampo vagamente POP-X, il brano racconta i lati negativi di un amore non corrisposto e delle sofferenze che vengono affrontate di conseguenza, tematica ricorrente nel testo e evidente dal tono malinconico e sfiduciato di 86. 

Riprende alcuni tratti dell’Emo Rap, genere molto influente sull’artista italoamericano, arrivato di recente in Italia dopo la sua esplosione negli Stati Uniti negli ultimi anni, in cui vengono accennati aspetti ricorrenti come le delusioni amorose, la solitudine e l’abuso di droghe.

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Fuori ora CARAVELLE con il singolo San Lorenzo

San Lorenzo è il primo singolo ufficiale di CARAVELLE, fuori il 19 gennaio, distribuito da Artist First. Nel brano vi sono due linee parallele: malinconia e paura, legati da un unico filo conduttore che è l’amore. La malinconia è verso un amore vissuto e finito, la paura invece risiede nel poterne vivere uno nuovo. I pensieri contrastanti si riflettono su tutto il testo accompagnato sapientemente da una produzione fresca firmata Zafa.

Il brano nasce il 10 agosto in due momenti distinti. Il titolo rievoca e circoscrive la stesura testuale, la composizione invece fa da cornice rivelando la tranquillità e la spensieratezza di una giornata passata a Fregene: al tempo stesso rivela il tumulto che l’amore procura in noi. Il mood del brano esula qualsiasi tipo di classica ballata estiva, nonostante il brano sia stato effettivamente concepito d’estate, ma anzi richiama a gran voce un “dolce cullar” malinconico attraverso il mare. 

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MINAPER si racconta con il suo nuovo singolo AGOSTO

“Agosto” è l’ultimo singolo della cantautrice capitolina MINAPER fuori il 15 gennaio su tutte le piattaforme digitali. A dispetto del nome, palesemente evocativo circa la bella stagione e l’estate, è una ballad dai toni e colori invernali riflessivi emersi grazie alla produzione di Francesco Megha e il mastering di Vincenzo Maria Cristi. 

“Questa canzone parla di paura e resistenze interne, la giostra di cui parlo è quella della musica e di tutte le dinamiche che mi mettono a disagio, della tendenza a mettermi in discussione nei diversi aspetti della vita, nelle relazioni con gli atri e soprattutto con me stessa. Alla fine spesso sono solo paure e come dico nella canzone “ma poi non casco io e neanche il mondo” è una sorta di mantra per trovare sollievo, un promemoria per ritrovare la leggerezza necessaria, evadere dall’immobilità delle valutazioni e finalmente agire..”


Un brano nato per caso, nell’arco di un pomeriggio d’agosto, uno dei tanti, ma non uno qualsiasi. Difatti il vento preannunciava un classico temporale estivo, con il meteo che rispecchiava fedelmente l’umore di Martina (Minaper) in quel preciso frangente. Il vento specialmente mentale prometteva presto una tempesta emotiva che trasportava l’artista con estrema naturalezza verso la stesura di un brano scritto con il cuore in mano e sulle note di una chitarra. Agosto, inizialmente nato dall’esigenza di esistere e meno dall’esigenza d’essere reso pubblico, conduce la cantautrice a spogliarsi di ogni incertezza a riguardo, svestendosi così dai preconcetti e dalla ricerca spasmodica di qualcosa di complesso e ricercato; restando su un giro di accordi classico con dei bpm morbidi utili a rallentare il ritmo dei pensieri, MINAPER ci regala la verità, la sua. Quella nata tra le macerie dei pensieri e destinata ad una tavolozza ricca di colori grazie alla produzione di Francesco Megha.