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Elettronica

Eliza Tron e i suoi computer

Eliza Tron è un progetto dietro cui si nascondono Andrea Pieragostini e Marco Zamuner. Nato all’ombra della Mole e coccolato dall’abbraccio della Bliss Corporation, rappresenta un cyborg piombato in un futuribile mercato musicale armato di sonorità ibride e rime iperboliche.

Partendo da una romantica e democratica idea di DIY (tradotto: mi piace e lo produco), si pongono all’estremità della gaussiana, raccontando un mondo non ascrivibile a schemi musicali prestabiliti. Ascoltando la produzione precedente (vi consiglio Papi break per farvi un idea), l’idea di fare quattro chiacchiere. 

Rompiamo il ghiaccio. Eliza Tron: cosa significa, perché lo avete scelto e cosa rappresenta il kanji immediatamente successivo?

Andrea​: Il nome è un anagramma di “ItzNoReal” un progetto Future Bass/Dance in inglese su cui abbiamo lavorato come stagisti e il cui artista era mascherato. Con eliza tron abbiamo sostituito l’italiano all’inglese e abbiamo mostrato le nostre facce invece di nasconderci dietro una maschera.

Marco​: …abbiamo​ ​scelto tra tanti anagrammi di ItzNoReal quello che ci piaceva di più perchè “eliza” è il nome di una ragazza e “tron” ricorda la musica elettronica e (ovviamente) il film.
Andrea​: Il kanji è lì perchè sono appassionato di arti orientali e ci prende bene e anche perché lo ho abbiamo fatto ma non sappiamo cosa significhi… così ognuno ci vedrà quello che vuole. Lo scopo dell’arte è fare domande no?

Le vostre influenze musicali. Chi sono i vostri numi tutelari e a chi sentite di dover dire grazie.

Andrea​: In ordine cronologico: Ho iniziato con i dischi di mio padre, che è appassionato di Nick Drake, John Mclaughlin e tutta la musica fusion in generale. Per ribellione adolescenziale ho amato il punk sia italiano che estero in tutte le sue forme, mangiandomi i dischi dei CCCP, Rancid, NOFX e chiunque avesse chitarre distorte e dicesse cose strane. Poi il mio lato pop represso ha prevalso, facendomi avvicinare ai computer. È così che mi sono appassionato a Flume, Mura Masa, Porter Robinson, 100 gecs, e tutti quelli che stanno portando suoni nuovi e rivoluzioni nella musica.


Marco​: Io da piccolo ascoltavo quello che mettevano i miei, quindi tutta la musica dei cantautori. Poi mi sono preso bene con l’hard rock e tutti i vari generi di metal e punk. Ma il mio vero amore è la musica elettronica che ho scoperto alle superiori. Se devo fare dei nomi: Led Zeppelin, Genesis, Beatles, Metallica, Placebo, My Chemical Romance, Skrillex, Flume. Dico solo i famosissimi per non fare torti a nessuno. Ma in realtà ce ne sono tantissimi altri meno noti.

I miei pensieri. Quasi una canzone d’amore, eh? Un amore virtuale, un’attrazione che rischia di esplodere, la monopolizzazione del pensiero. Più cantato, più testo. Rappresenta un’evoluzione della vostra poetica musicale o è una tavolozza uscita così?

Andrea​:​ ​Sì, esatto, è una canzone d’amore.E l’amore è una tavolozza che ti dà la possibilità di mischiare mille colori, anche quelli che non sapevi di possedere . Parla di amore un po’ 2.0, l’unico possibile durante la quarantena, così ci siamo chiesti: “Quanto influiscono i pensieri sulla fedeltà di un rapporto? Quanto è diverso tradire attraverso mente e schermo dal tradire nella realtà?”

L’esperienza in Bliss Corporation. Un movimento storico. Pregi e limiti della vostra militanza al suo interno.

(​Andrea & Marco) Limiti ben pochi: la Bliss è una macchina da sperimentazione continua in un sacco di campi, dalla musica ai video alla comunicazione…Dal primo giorno in cui siamo entrati (tramite stage, tra l’altro) abbiamo assimilato ogni cosa che potesse migliorarci continuando a essere liberi di poter fare e sperimentare tutto ciò che ci piace. Ci ha permesso di lavorare in squadra, migliorare noi stessi migliorando le idee degli altri, in modo da creare qualcosa che nessuno aveva pianificato prima e che sia superiore alla somma delle parti.

Come avete vissuto il lockdown. Cosa vi ha insegnato, quale porta sentite invece chiusa dopo questi mesi?

Andrea​: Il lockdown è stata un’esperienza positiva per me. Ho avuto occasione di concentrarmi sulla musica, mantenendo i contatti (seppur digitali) con le persone a me più care. È stato come entrare in una dimensione parallela, dove tutto è sempre stato così sin dalla mia nascita e avere il tempo di fare tutto quello che ho sempre voluto fare senza sosta. Per questo mi sento di dire di non aver visto nessuna porta chiudersi, in questi mesi.


Marco​: Anche io l’ho vissuto piuttosto bene. Mi sono ammazzato di musica e serie tv.Verso la fine è diventato un po’ pesante non poter staccare mai. Lavorare da casa ha il suo fascino ma ho capito che è molto meglio avere un luogo adibito solo al lavoro. Credo che mi abbia insegnato a non dare per scontato nulla, neanche la possibilità di uscire di casa.

Come sarà la musica in Italia tra 10 anni? Cosa ascolteremo?

Andrea​: Sono abbastanza convinto che il panorama culturale influenzi esponenzialmente la musica. Nella nostra generazione sento un po’ un ritorno del “no future” alla Sex Pistols, che sta generando un sacco di incertezze; questo, credo, si tradurrà in musica con ritmiche sempre più indefinite e progressioni armoniche sempre più imprevedibili, facendoci uscire dal pop alla quattro accordi.


Marco​: Non ci avevo mai pensato, quindi per risponderti sono andato a vedere quali sono state le hit in italia di dieci anni fa e le ho confrontate con quelle di oggi. Le cose che ho notato sono l’esplosione del rap e l’incremento di giovani nelle classifiche. Quindi se devo fare una previsione direi che il rap continuerà a crescere perchè penso che attualmente sia il linguaggio che appartiene di più alle nuove generazioni. Probabilmente cambieranno i suoni e l’estetica ma non è una moda passeggera. E poi lo sviluppo della tecnologia darà sempre di più la possibilità a tutti di autoprodursi musica in casa. Quindi sicuramente spunteranno fuori tanti talenti giovanissimi che rinnoveranno la scena e sconvolgeranno le classifiche.

Cosa è la future bass? Ha senso parlarne in Italia?

Andrea​: Diciamola con Wikipedia: “Future Bass è un termine per indicare un sottogenere di musica dance elettronica che prende influenze da vari stili di Wonky, Trap e Dubstep.” È tipicamente Australiano, del Regno Unito e degli USA. Bisognerebbe trovare una via italiana,​ ​così com’è stato per la trap e per l’indie. In realtà non mi dispiacerebbe scrivere una “Never Be Like You” formato spaghetti, e non ti nascondo che è un po’ il mio obiettivo attuale, in effetti.


Marco​: Anche se ha il termine “future” nel nome ormai è un genere che esiste da tanti anni e benché in italia non sia molto popolare ha sicuramente contaminato le produzioni degli altri generi come il pop o il rap.Ho sempre inteso la future bass come un’attitudine più che un genere. La ricerca di innovazione sonora. Creare il suono che nessuno ha mai sentito prendendolo dal ”future” per stupire chi ascolta e smuoverlo con il “bass”. In questo senso penso che non morirà mai ma verrà inglobata dagli altri generi come è successo per esempio con il Rock

Come vi approcciate al mondo dei social? Per sfondare è tutta questione di like e stream?

Andrea​: Ho 22 anni, e come ogni 22enne mi approccio ai social meglio del 50enne medio e peggio del 16enne medio. Fortuna che lavoriamo in team. Grazie​ ​alla nostra amica​ ​Chiara che si occupa dei social in BlissCo riusciamo a fare emergere le cose che ci piacciono. E anche se la creazione di materiale è una sfida giornaliera è una soddisfazione sapere di avere il proprio microfono per far sentire quello che facciamo. Like e stream sono senza dubbio motivanti, però non è quello l’obiettivo, a mio parere. C’è molto di più, in un brano di successo, che molti pollici in su e views. “E cos’è questo molto di più?” Error 404 – not found.


Marco​: Sicuramente i social network sono uno strumento potentissimo e indispensabile per promuoversi. Ma sinceramente è la parte di questo lavoro che “mi chiude” di più. sono un po’ a-social. Non credo che per sfondare sia tutta questione di like e stream ma non so… appena sfondiamo ti dico.

Come evolverà il progetto? EP, album, collaborazioni?

Andrea​: Sicuramente collaborazioni. Sicuramente altre canzoni ma in realtà non lo sappiamo nemmeno noi come si evolverà. Ogni giorno è un passo in più per capirci meglio e per conoscere noi stessi. L’unica cosa che posso sperare è di riuscire a interpretare questo cammino al meglio nelle nostre canzoni.


Marco​: Io ho il sogno di fare una collaborazione con Al Bano

 Consigliateci un libro ed un album.

Andrea​: Album:<< The Residents – Commercial Album >> Libro:<< Musica – Yukio Mishima >> (No, non parla di musica).


Marco​: Come album ti dico “things happen, it’s ok!” di Fromtheheart perché l’ho risentito ieri.Invece libri non ne leggo perchè mi annoio quindi ti consiglio la serie di Netflix “Dark” perché ho appena finito l’ultima stagione e sono ancora sconvolto.

A cura di
Francesco Pastore