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Il lockdown secondo Ben O.

Fuori da sabato 15 maggio il terzo singolo di Ben.O, autore e musicista milanese con la passione per il cantautorato anglosassone. Dopo la pubblicazione di Blind love (2020) e How long my dear? (2021), Ben.O torna con It’s time, un nuovissimo pezzo con influenze internazionali e sonorità folk che rimandano ad artisti come Passenger e Stu Larsen.

It’s time è in assoluto la prima canzone che ho scritto. È rimasta “nel cassetto” diversi anni prima che mi decidessi a registrarla in studio e a pubblicarla.
It’s time descrive la necessità di abbandonarsi completamente all’altro, cercando di superare le barriere psicologiche che spesso limitano i rapporti. 

Gli abbiamo chiesto come ha passato il suo lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?
Decisamente meglio rispetto al primo periodo della pandemia. In tutti questi mesi ho cercato di mantenere inalterata la mia routine, in cui comunque un ruolo principale l’ha avuto sempre la musica. Ho avuto la fortuna di continuare a lavorare anche durante la pandemia e sono riuscito ad avere un po’ più di tempo per dedicarmi ai miei progetti musicali.

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale? 
A livello musicale sicuramente. Avevo in mente di suonare live nei principali locali della scena milanese e, purtroppo, è tutto rimandato a data destinarsi. Spero comunque si possa tornare ad una vita normale il prima possibile.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?
Come ti anticipavo, ho avuto la fortuna di continuare a lavorare e, di conseguenza, di essere impegnato per la maggior parte del tempo. Ricordo comunque di aver riflettuto sulle piccole libertà quotidiane che molto spesso diamo per scontate e di cui ci siamo privati da un giorno all’altro. In sintesi, la prima quarantena è stata caratterizzata da lavoro, musica e pensieri (e anche molto lievito, perché no).

Di cosa parla il tuo ultimo disco? L’hai scritto nell’ultimo anno?
Il mio ultimo lavoro è “It’s Time” il terzo singolo che ho prodotto e pubblicato lo scorso 15 maggio. È in assoluto il primo pezzo che scritto e descrive la necessità di abbandonarsi completamente all’altro, cercando di superare le barriere psicologiche che spesso limitano i rapporti.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa? 
I concerti, suonati e vissuti da ascoltatore.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?
Una semplice birra in un locale qui a Milano con degli amici. Al tempo mi sembrava un sabato sera banale, oggi ripenso a quei momenti con nostalgia.