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Cosa c’è nella camera di Marco Cesarini

É in uscita giovedì 18 aprile 2024 su tutte le piattaforme digitali per Nusica, il nuovo album della nuova formazione Marco Cesarini & Henry Mclusky dal titolo “Chi è Antelope Cobbler?“. Questo sarà il primo di due nuovi album che usciranno durante il 2024, il disco è stato mixato e masterizzato da Marc Urselli, fonico storico che vive e lavora a New York (East Side Sound Studios). 

Chi è Antelope Cobbler?” è un disco dalle atmosfere à la David Lynch, artista che è stato una forte influenza e presenza determinante sulla decisione di scrivere questo disco. Tutto è iniziato con un rewatch della serie Twin Peaks, quando Marco Cesarini è arrivato a chiedersi “Qual è la mia definizione di musica noir?” o anche “Come racconterei una storia noir, con la musica?“. Nella musica non c’è un vero e proprio genere Noir, però c’è tanto materiale che ne sperimenta le suggestioni, questo disco forse nasce per l’esigenza di avere dei canoni, una piccola definizione di cosa potrebbe essere un disco noir.

In occasione dell’uscita, nasce quindi il personaggio eteronimo Henry Mclusky, un investigatore il cui scopo è rispondere a delle domande, la prima sulla definizione di un disco noir, la seconda riguarda proprio il titolo “Chi è Antelope Cobbler?“. Intorno a quest’ultima domanda si sviluppa una storia scritta, che insieme alle illustrazioni realizzate apposta dall’artista Aliena Wrobleski (eteronimo di Margherita Baldelli).

Noi siamo stati a casa sua, per conoscerlo meglio e per partire proprio da dove è nato tutto. Ed ecco cosa ci ha mostrato e raccontato lo stesso Marco!

1 – STUDIO/DIPINTI DI MEG:

Lo studio dove la mia compagna Margherita Baldelli dipinge, è una stanza della casa dove viviamo. I suoi lavori sono parte di me e influenzano il mio modo di vedere le cose. Ormai da tempo condividiamo molti interessi della nostra vita, compreso il lavoro artistico. I ricordi più belli che ho di questo disco, insieme a quelli in studio di registrazione con gli altri musicisti, sono le giornate passate a comporre vicino a lei mentre realizza le sue opere, potevamo arrivare fino a sera senza dire mezza parola. Un buon modo per risolvere l’incomunicabilità all’interno della coppia.

2 – LIBRI:

Da lettore accanito i libri sono una mia passione, ma sono anche una cura, come la musica. Questi sono alcuni dei testi che mi hanno accompagnato durante il 2023, anno in cui ho scritto il disco “Chi è Antelope Cobbler?”. Sono stati(insieme al cinema) una grande fonte di ispirazione per questo album, inoltre mi hanno sempre tenuto compagnia, soprattutto nei giorni in cui le note non volevano proprio venir fuori.

3 – IL CANNOCCHIALE “una vita piena di adrenalina”

Di mattina mi sveglio molto presto, vivendo in un borgo vicino a un monte ho l’abitudine di osservarlo dalla finestra con il cannocchiale, tutti i giorni vedo una famiglia di caprioli che fa colazione in un prato. Ho una piccola avventura da raccontarvi, sicuramente non avvincente come quella di L. B. “Jeff” Jefferies il protagonista del film “La finestra sul cortile”, ma con una sua dignità. In una giornata invernale particolarmente piovosa, come tutti i giorni osservavo i caprioli dalla finestra, notai che uno stava fermo accovacciato per terra, mentre gli altri saltellavano a destra e a sinistra, non ci feci tanto caso all’inizio, ma quel giorno le note non volevano saperne di uscir fuori, frustrato e annoiato tornavo spesso al mio hobby di osservatore indiscreto. L’animale era sempre lì, immobile, ormai era passato un pò di tempo e nella mia testa iniziarono a balenare gli scenari più drammatici, mentre gli altri esemplari iniziavano ad andarsene, lui, non accennava a muovere un muscolo. In maniera istintiva mi misi scarpe e giacca e mi fiondai fuori di corsa, mentre correvo mi convinsi che l’animale stesse male e che gli altri componenti della sua banda mancando di mani e pollici opponibili non potessero fare niente per aiutarlo, di conseguenza avrebbero dovuto lasciarlo lì. La natura può essere spietata a volte, ma chi siamo noi per giudicare e moralizzare?. Mentre scendevo nel dirupo ormai tutto infangato pensavo a come avrei potuto salvare il capriolo moribondo, l’avrei caricato in spalla? Oppure avrei dovuto chiamare l’ambulanza? – “Ma che ambulanza, scemo! Il CRAS si occupa di queste cose” – . La pioggia scendeva sempre più fitta, arrivai ad una decina di metri dal capriolo, lui si alzò di scatto mi guardò con un misto di stupore e di spavento, si girò e zampettando raggiunse il resto del suo branco che erano nascosti dietro a degli alberi; ooops!…falso allarme. Ok, ma almeno avevo appurato che stava bene. Il problema era rifare tutta la strada al contrario, vi risparmio il resto del racconto, vi dico solo che non fu semplice e che quando arrivai a casa dopo tre quarti d’ora ero completamente fradicio e con il fango fin sopra i capelli.
Che genio…è?
“Torna a suonare che i caprioli se la cavano meglio di te!”

4 – FORNETTO

Il fornetto elettrico è veramente un’ancora di salvezza, per le giornate in cui lavori forte e non hai voglia di fermarti per mangiare, ma svieni se non lo fai; l’unica alternativa per perdere meno tempo possibile è scongelare la prima cosa che afferri dal frigorifero e poi mangiarla incandescente con una mano mentre con l’altra continui a suonare il piano. Fortunatamente non è sempre così, ma quando succede il fornetto elettrico diventa un tuo grande amico.

5 – LAMPADA DA SCRIVANIA:

Questa lampada me la porto dietro da quando facevo le scuole superiori, è una sorta di portafortuna, è sempre stata nella scrivania del mio home-studio, gli voglio bene, quando è buio e l’accendo mi sento un vero detective intento a scovare la giusta sequenza di note.

6 – VICOLO:

Questo è uno dei vicoli del borgo in cui vivo, mi aggiro di notte in queste strade come un ricercato, come un deragliato, in cerca di che cosa?… Ma è semplice…della Musa, ogni tanto si fa trovare e ogni tanto mi sfugge.

7 – GATTI:

So che dovevano essere degli oggetti, ma i miei gatti(Camomilla & Robiolino) sono parte integrante del mio vivere casalingo, sono anche convinto che qualche nota nelle mie composizioni sia stata scritta da loro. Molto spesso saltano sul piano mentre sono in fase di registrazione, e casualmente(o forse no?) suonano la nota giusta nel giusto momento; perché toglierla a quel punto. Succede di rado, o forse non è mai successo?

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Cosa c’è nella camera di Epoca22

Esce domani venerdì 12 aprile 2024 su tutte le piattaforme digitali il nuovo singolo di Epoca22, in distribuzione Altafonte

Un nuovo capitolo per lo stratificato progetto, che ci accompagnerà verso la pubblicazione di un nuovo album: uno scorcio post moderno raccontato attraverso gli stilemi della new wave: l’arpeggio dell’introduzione, freddo e vacuo, mette in scena la vita “senza senso” del protagonista del brano; i vuoti dei riverberi creano gli spazi in cui si inserisce il racconto. A volte monotona; a volte accorata, la voce fa da narratore esterno alla vicenda; senza giudicare, almeno lei, la sorte dello sventurato Uomo contemporaneo.

Morbosità patologia e asettica razionalità sono le caratteristiche del protagonista del brano – un uomo qualunque; un signor Nessuno della società contemporanea – e sono il risultato dell’ambiente che lo circonda: un mondo fatto di solitudini e dominato dal caso in cui i desideri sembrano scaturire da riviste pornografiche; droghe e voyeurismo. Nella descrizione di questo quadro apocalittico, nell’aridità di questa umanità scarnificata, l’emotività di questo “ultimo sguardo sul mondo” riporta al ricordo di una corsa infantile; alla luce che filtra da una porta finestra di una casa materna prima dell’accecante salto verso l’esterno; verso un “balcone abbacinante” che si fa simbolo di potenza vitale nella sua massima espressione: l’attimo prima della sua cessazione.

Noi, per conoscere meglio Gianluca, ci siamo fatti portare a casa sua, a curiosare tra le sue cose, ed ecco cosa ci ha mostrato.

Chitarrino su sfondo giallo con baby avocado e rivista di agitazione e propaganda: 

Questo quadretto si è andato a formare in casa nel corso del tempo e per puro caso. Quando torno a Roma e vedo questo angolo, mi sento a casa. La prima cosa ad arrivare è stato il mini tazebao Suk!, rivista che ho trovato a un mercatino dell’usato a Roma. Mi colpirono le scritte nere su sfondo giallo e il tono leggero con cui parla di sesso e, nello specifico, della pratica del 69. L’illustrazione centrale è un capolavoro; e io ho un fetish per fanzine, riviste e tutto ciò he è scritto su carta ed è indipendente. Il chitarrino è un regalo di mio fratello; anche questo viene da un mercatino delle pulci. Ha il manico spezzato e riattaccato con la colla; è praticamente impossibile accordarlo, ma la gioia che mi dà strimpellarlo “peripatetico” per la casa è indescrivibile. Ho registrato diversi giri e riff con questo chitarrino; prima o poi regalerà una canzone. 

Foto di Carrara; poster con Johnny Marr e foto con Lennon e Ono

Questo trittico è sopra lo schermo del computer dove registro le demo e mixo. Mi rendo conto ora che c’è una buona parte della mia vita: la piazza principale della mia città, Carrara, in una foto d’epoca. Sono molto legato alle mie origini; questa foto mi ricorda i miei nonni. “I’è ‘n tóc d còr” (è un pezzo di cuore) come si direbbe in dialetto da noi. Johnny Marr è lì come un oracolo: a volte lo guardo e gli dico “Johnny dammi la forza” perché fare il musicista è bello raga, ma è un’altalena emotiva continua. John Lennon e Yoko Ono sono lì perché John Lennon è uno degli artisti che più mi influenzato fin da quando ero ragazzino e Yoko è una tosta. La foglia che fa la “cascamorta” è un’altra grande passione; simbolo di libertà e fratellanza e mi fa simpatia averla lì sopra a dove si lavora. 

Lavagna in sughero con di tutto attaccato: 

Allora, sta cosa delle lavagne su cui attaccare le cose, le foto e i ricordi mi ha anche stufato eh, ma alla fine me la ritrovo in tutte le case in cui vado e alla fine guardarla mi fa simpatia. Ci sono foto; locandine; biglietti dei concerti; testi autografi di mie canzoni che nessuno conosce; messaggini in codice che mi lascia la mia ragazza quando torno la mattina presto dopo il lavoro. Sì: millennials. 

Finestra sul cortile: 

Sono arrivato a Roma a due anni fa e questa vista è il motivo per cui sono venuto a vivere in questa casa. Un giardino (a Roma; al Pigneto…) con un melograno che fa dei frutti rossi grossi come teste d’infante; quelle scale in muratura che portano nel verde… Questo è un angolo che mi trasmette serenità. Vivere in città mi ha fatto rendere conto quanto io sia legato alla natura e quanto mi renda triste starne lontano; per me è sempre stata una madre buona nella quale trovare consolazione e vitalità, quando non c’erano che macerie emotive intorno a me. La città mi ha anche mostrato in che modo noi esseri umani abbiamo violentato e continuiamo a violentare la natura; la distruggiamo  o la releghiamo in un angolo. Così facendo, però, è come se ci violentassimo da soli. Questo sentire, insieme ad altre riflessioni, è alla base del disco che uscirà a ottobre 2024 ed è anticipato dal singolo VISUALIZZARE (che uscirà il 12 aprile 2024) e che ha la forma del concept album. 

Basilico

Io sono di Carrara, che è l’ultima città toscana prima della Liguria. La mia famiglia, da parte di padre, è ligure; originaria di Genova. Il basilico per me è casa. Poi, vabbè, credo di usarlo in quasi tutti i piatti che cucino, così come buona parte degli italiani. Se penso al basilico penso a Genova; al Mediterraneo; alla città di Galata davanti a Costantinopoli; al periodo arabo in Sicilia prima dell’anno Mille. Insomma, mi fa viaggiare nel tempo e nello spazio. 

Chitarre e amplificatore:

Accanto alla postazione di lavoro ho le mie chitarre e il mio amplificatore. A volte mi fisso a guardare questo angolo: il legno dei manici e dei corpi e il suo scintillio alla luce; le cromature. Poi ne prendo una e inizio a suonare; quando perdo la cognizione del tempo, è un buon segno. Il Roland Jazz Chorus è un mio fetish: è il suono della new wave britannica degli anni ’80; l’ampli degli Smiths; l’ampli del primo album degli Epoca22…

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“Gyarados” è il primo singolo dei Jamilla Dischi

Esce venerdì 29 marzo 2024 su tutte le piattaforme digitali il singolo “Gyarados“, debutto discografico del duo musicale e collettivo Jamilla Dischi, una nuova realtà della provincia di Milano nata dalla volontà di Federico Villa (Villa Psicosi) e Dario Bonafè che si impone di aiutare nuove realtà a imporsi sulla scena indipendente. I Jamilla raccontano l’invidia, l’infamia, la caduta e la rivalsa con un mix unico di generi, affondando nell’urban e risalendo verso quella che loro chiamano la nu hybrid hyper – trap.
 

Frate li sento che parlano parlano sì ma la scena sestese la imparano (…)
Che ci vuoi fare compare ho la testa che fa male, io che sto pieno di pare uso la clozapina per…



SCOPRI IL BRANO: 
https://open.spotify.com/intl-it/album/5wKDLcyMFBbbGjJlTD7dN4?si=apTDVZxATPW-KXZeAGyBeQ



Testo e musica: Villa Psicosi, Dario Bonafé
Prodotto da: Villa Psicosi e Dario Bonafé
Eseguito da: Villa Psicosi e Dario Bonafé



BIO:
Jamilla Dischi è un duo artistico, collettivo giovanile e booking indipendente di Sesto San Giovanni, fondato da Federico Villa (Villa Psicosi) e Dario Bonafè. La mission è quella di aiutare nelle produzioni e nel booking i nuovi giovani che si vogliono approcciare al rap e alla musica in generale. I due ragazzi portano in Italia un genere crossover: la nu hybrid hyper – trap. Attraverso testi sconnessi, vogliono trasmettere il no-sense della vita, che tanto ti bastona quanto ti limona. L’accettazione e la lotta sono la chiave di tutto. “Gyarados“, traccia autoprodotta, è il loro primo singolo. I Jamilla narrano dell’invidia, dell’infamia, della caduta e della rivalsa. Spleen et Ideal.

https://www.instagram.com/jamilladischi/

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Cosa c’è nello studio degli Sneer

É uscito venerdì 8 marzo 2024 su tutte le piattaforme digitali (per Record Y) “Flattener”, il primo singolo del trio Sneer, un brano che racchiude in breve lʼestetica della band: con un tempo serrato a 160 bpm, un sax ripetitivo alla melodia e il basso sintetizzato, il pezzo si evolve in 2 parti principali, presentando la vena compositiva del trio. Pochi riff cantabili e apertura allʼimprovvisazione sorreggono una dose di groove ben dichiarato e martellante, il tutto con unʼattitudine lo-fi.

Noi ci siamo fatti invitare nello studio di uno di loro, Michele, ed ecco che cosa ci ha raccontato a riguardo.

Ciao! Il luogo che abbiamo scelto è il mio studio (Michele) dove abbiamo registrato e io successivamente prodotto e mixato il nostro prossimo disco in uscita, anticipato da il singolo Flattener. Lo “studio” (è un soppalco di una sala prove) è stato chiamato da me T.I.A. che significa “Triumplina in azione” in onore di una vecchia crew di writers attiva nei primi del 2000 a Brescia. E’ un luogo, piccolo, accogliente ma dalle mille sorprese.

Mi piace collezionare oggetti e strumenti inusuali che ho proposto subito ai ragazzi, da usare nel disco e anche live. Eccoli qua.

La madonnina. La madonnina l’ho recuperata in una delle tante mie peripezie nei negozi dell’usato. Ha un carillon interno e s’illumina al buio. L’abbiamo usata nell’apertura del video live in studio ad Altre Frequenze di Brescia, che ci ha gentilmente registrato la nostra prima performance live. Cosa c’è di più cringe? Level max.

Yes & No. Questi 2 fantastici pulsanti sono stati campionati e inseriti in un brano dell’album. Contengono varie voci che dicono “Yes” or “No”. Come fare a resistere al fascino di un “no” detto secco? O un “Yes” implorante di proseguire?

Tastierina. La tastierina l’ho trovata fuori da un cassonetto, immacolata con le pile ancora funzionanti. Fa tutti i suoni degli animali, i tasti non sono intonati secondo il sistema temperato e ha anche dei sample di batteria. Devo aggiungere altro?

Soundcraft. Benché dalla sua apparenza sia vetusto, il suono di questo banco ha contraddistinto tutti i suoni di batteria compressi e distorti che potete (e potrete) sentire nel disco di prossima uscita. Blu come le distorsioni più profonde 😉

Ableton. Non è un oggetto bensì un iperoggetto… Ableton! Presente in quasi tutti gli studi da bedroom producer (in questo caso loft producer) Ableton è lo strumento ideale per sentirsi produttori girando pomelli a caso, fino a che il suono non ha trovato la forma a proprio piacimento.

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“Pistole scariche” è il singolo di debutto di Perenne

Già produttore musicale e autore di musica per l’audiovisivo, e già collaboratore di Franco126, PERENNE fa il suo esordio come cantautore con Pistole scariche, in uscita giovedì 29 febbraio e distribuito da ADA Music Italy.

Scritto, composto e prodotto da Perenne, “Pistole Scariche” richiama le sonorità city pop e indie, racchiudendo in sé il senso di vuoto che si prova quando un amore giunge al capolinea. Esprime la difficoltà nel riuscire ad archiviare il passato e la frenesia dei pensieri ingabbiati nella mente, da cui si vorrebbe fuggire:

“Ora che son solo
Vorrei sprofondare in un sonno
Archiviarti al più presto
Fingere di star bene ma
Disordini e squilibri scuotono le sinapsi dentro la mia testa
Un Mare in tempesta
Onde celebrali in rivolta”

(Pistole scariche – Perenne)


Perenne è il ricordo continuo di un sorriso affettuoso è l’irriverenza istintiva di ogni scelta.
Perenne è nostalgia del futuro.
Perenne accoglie ed amalgama varie sonorità derivanti dal funk, elettronica, synth pop e library music, tutto arricchito ed orchestrato grazie ad innumerevoli interventi e scherzi musicali che contraddistinguono le sue produzioni.

Perenne è Danilo de Candia, polistrumentista classe ‘95, produttore musicale e autore di musica per l’audiovisivo, già collaboratore di Franco126, è al suo esordio assoluto nonostante un intervento come feat nella traccia “Fermo per un po’” di WISM.


IGhttps://www.instagram.com/perenne_mente/

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Gli YNGST presentano il palinsesto della loro 95.9 FM

95.9 è il titolo del nuovo singolo degli Yngst. Un brano che prende da generi come lo shoegaze, il grunge e l’emo per creare un sound sporco e aggressivo ma capacissimo di generare un ritornello orecchiabile. 95.9 è una radio fittizia che il cantante, Noah, tirava in ballo durante le prove in saletta, ma abbiamo chiesto alla band di delineare un piccolo palinsesto per 95.9 se fosse una vera radio -forse un po’ sui generis. Ecco cosa ne è uscito!

5 min di puro jazz con K

Chilling mentre ti fumi una canna. È mattina, non hai certo voglia di metterti a spadellare o a fare le pulizie in casa, o qualsiasi altra attività che preveda l’alzarsi dal divano. Accendi 95.9 FM, accendi una canna ed entri nel chill con il jazz selezionato dall’attento DJ K. Oggi K propone questo pezzo.

Good Morning Vietnam

Stai tutto fatto di domenica mattina dopo che ti sei spaccato nel weekend. Serve qualcosa che ti faccia iniziare la giornata in maniera tranquilla senza farti venire ancora più mal di testa di quanto tu non abbia di già. Good Morning Vietnam ha la selezione musicale perfetta per questi momenti, con brani delicati ma on point come questo.

Fuori dal colon. Consigli nutrizionali con il Dr. Stefanini

Devi mangiare ma sei celiaco e non sai che cazzo farti. Ci pensa il Dr. Stefanini a consigliarti su tutti i tuoi dubbi e le tue ansie fisico-medico-mentali, anche a colpi di musica. Siccome gli argomenti possono essere spinosi, il Dr. Stefanini sa che ci vogliono pezzi di un certo livello di fotta.

Up All Night

Sei in macchina mentre vai alla serata e ti devi caricare. Ti sei ripreso, in qualche modo, dai bagordi del weekend e sei pronto a uscire di nuovo. Sei preso bene e vuoi ascoltare qualcosa che ti faccia venire voglia di spaccare tutto anche se stai andando al baretto di quartiere dove i clienti sono il settantanovenne Gianfranco al quarto bianchino della serata e una tavolata di maranza che urlano fastidiosamente. Up All Night ti mette addosso lo stesso la carica con pezzi come questo.

Fuma / Prega / Ama

Sei alla serata e vuoi solo tornare a casa a chillare e fumarti una canna. Che fatica uscire, soprattutto se la serata è una merda. In questo momento ti manca il divano di casa tua, odi tutte le persone che hai intorno e alla radio senti i Brutalismus 3000: è 95.9 FM, baby.

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Le 5 cose preferite degli In June

“Work in progress” è il nuovo singolo degli In June, un primo passo di avvicinamento verso il prossimo disco della band, romana di nascita ma internazionale per vocazione, molto amata soprattutto in ambienti di rock alternativo. Ecco le loro cinque cose preferite!

Gli animali

Tutti e tre condividono la passione e il rispetto per gli animali e la natura. Dan ama le passeggiate con la sua cagnolina Amy, passeggiate che più di una volta hanno ispirato i testi delle sue canzoni. Pierpaolo non vede l’ora di tornare a casa dal suo adorato Sirio, un gattino nero trovatello molto dispettoso! Mara ama le tartarughe.

Il cibo orientale

Educati ad una cucina raffinata dalle capacità culinarie di Pierpaolo, a cena gli In June vanno a mangiare spesso e volentieri  in ristoranti orientali, di cui amano sia il vibe che il gusto esotico. 

I concerti

Sicuramente i concerti sono la cosa preferita di tutti e tre. Non solo farli ma goderseli tra il pubblico! A volte anche intraprendendo dei viaggi impegnativi pur di vedere i loro artisti preferiti.

I videogiochi

Gli In June, specialmente Pierpaolo trascorrono spesso il loro tempo liberi sui videogiochi. Li accomuna l’amore per The Last Of Us.

Le montagne

Nonostante Mara e Pierpaolo provengano dalla Calabria, nota per le località marittime e Daniela sia nata e cresciuta in una città caotica come Roma, tutti e tre  amano l’odore e le atmosfere dei boschi di montagna.    

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Le 5 cose preferite di Ambradea

“Statue di cera” è il nuovo singolo di Ambradea, giovane artista piuttosto fantasiosa, che a marzo pubblicherà il proprio nuovo disco, “esSenza”. Le abbiamo chiesto quali siano le sue cinque cose preferite: ecco le sue risposte. 

Londra

La mia seconda casa anche se manco da un po’. Ci andai per la prima volta per una vacanza studio a 13 anni. Da lì me ne sono innamorata così tanto che nel 2009 mi ci sono trasferita per un po’. Adoro l’odore di fast food per le strade, i pub in legno scuro, le case in stile vittoriano, e il mood soprattutto. Mi si smuove sempre qualcosa dentro ogni volta che metto piede in quella città. Se fossi una città sarei Londra. Probabilmente in una vita passata ero il migliore amico di Charles Dickens.

 Fare colazione 

Non sto scherzano se dico che la mia giornata cambia in base a se faccio o no colazione. Anche in base al tipo di colazione. Da anni ormai la mia è composta da due fette di pane tostato con burro e marmellata, latte e caffè. Se mancasse almeno una di queste cose a casa potrei uscire alle 3 di notte e cercare un supermercato aperto per averle la mattina dopo. Per me quello è il momento più bello della giornata, quello in cui sono da sola e penso. La mente fresca mi fa rimpicciolire quei pensieri giganti che ho fatto la notte prima e tutto si ridimensiona. Ah, la marmellata è sempre, rigorosamente, ai frutti rossi.

 Dipingere

Dipingere è un’altra delle passioni che mi porto dietro da quando sono piccola. Mi è sempre piaciuto disegnare cose astratte principalmente. Sono molto simbolista e cerco sempre di trasformare un concetto in immagini. Credo che un’immagine sia in grado di smuoverti qualcosa dentro, come la musica d’altronde. Dipingo quando sono ispirata e soprattutto quando ho bisogno di schiarirmi le idee. Faccio molta attenzione ai dettagli e quando lavoro su progetti musicali, anche l’immagine deve avere la sua parte. Soprattutto nelle copertine e nei videoclip. Spesso disegno qualche schizzo prima di formulare un’idea. Poi lo passo al mio team che si occupa di elaborarla ed esaltarla al meglio per come la ho pensata. 

Il bicchiere di vino delle 18:00

 Non importa in che paese mi trovi, con chi sia o dove sia, ma dalle ore 18.00 in poi devo bere un bel bicchiere di vino che scioglie tutte le tensioni avute durante la giornata. Questa regola dell’orario me la sono data durante la pandemia in cui si era perso un po’ il senso del tempo e rischiavo di confondere la mattina con la sera. Da lì ho deciso che dalle 18.00 in poi potevo dare il via alle danze. La mia mente si attiva in tardo pomeriggio, sono decisamente più nottambula che mattiniera. La sera la mia creatività triplica, sono più sensibile alle emozioni e con un bicchiere di vino, buono e rigorosamente bevuto in calice, riesco ad enfatizzare il tutto e lasciarmi andare alla creazione. 

I byopic

 Mi piace prendere ispirazione dalle storie della gente. Mi piace ascoltare le storie, vedere come i protagonisti riescano a cambiare le cose, come chi ha chiaro un obiettivo venga attirato sempre di più dal desiderio di renderlo reale. Mi piacciono le storie di rivalsa, le storie di chi prende la vita di petto, di chi la cambia anche a cinquant’anni. Mi piace scoprire i diversi processi che portano le persone a realizzare i loro sogni. Questo genere di film, se fatto bene, mi lascia sempre qualcosa su cui riflettere e alimenta sempre di più le mie convinzioni sul “tutto è possibile”. Mi lascia la scia per giorni interi.

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Cosa c’è nella camera di LSKA

Venerdì 2 febbraio 2024 è uscito per Record Y su tutte le piattaforme digitali “Ephemeral“, il nuovo disco del progetto LSKA già anticipato dal singolo “Solid State Spirit“.

Un album che è nato in un periodo di grande cambiamento e che riflette la ricerca di uno spazio sicuro in cui potersi abbandonare. Tutti i brani sono stati composti in pochissimo tempo, ma sono frutto di riflessioni durate anni sulla ripetizione, l’astrazione e l’inserimento di elementi casuali nel processo di composizione. La scintilla che ha permesso alla macchina di rimettersi in moto è stato l’invito a partecipare esattamente un anno fa alla rassegna di musica sperimentale Deragli presso il Caracol Olol Jackson di Vicenza che non potrò mai ringraziare abbastanza.

Noi, come spesso accade, eravamo curiosi di conoscerlo meglio, e ci siamo fatti invitare a casa sua. Ecco cosa ci ha mostrato!

Un “santino” di Franco Battiato, mio nume tutelare e mito assoluto, comprato da un laboratorio artistico vicino a piazza Bellini a Napoli.

La mia amata moka che resiste all’assedio di cialde e macchine espresso e mi aiuta a trovare la lucidità.

Vivo a contatto con i computer fin dall’infanzia, in tempi in cui non era così scontato. Sono stati per me fonte di grande divertimento e stimolo per la mia curiosità vorace: ci ho giocato, li ho smontati e rimontati, li ho fatti impazzire in tutti i modi possibili. Sono diventati il mio lavoro per un certo periodo e possono essere una schiavitù e un’enorme fonte di stress. Allo stesso tempo mi permettono di esprimermi creativamente con la musica e non solo. Quando mi chiedono: “Che strumento usi?”, a volte rispondo semplicemente: “Il computer”.

La lettura è il mio spazio sicuro. Amo i libri non solo per il testo ma anche per le loro forme e consistenze. La mia compagna e io ci siamo trasferiti nella nuova casa da più di un anno e non abbiamo ancora una libreria e quindi gran parte dei libri giace tristemente negli scatoloni. Questa cosa ci fa soffrire entrambi, ma attendiamo di trovare quella giusta.

Il mio consuntissimo zaino: sempre pieno e pesante all’inverosimile, inseparabile compagno di tutti i miei spostamenti in giro per i teatri di mezza Europa. Ho sempre molta ansia, prima di partire. Per questo c’è sempre qualche cosa in più “perché non si sa mai”.

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Intervista in anteprima con i Miqrà

Abbiamo intervistato la band siciliana Miqrà, un progetto affascinante che mette la poesia e la bellezza al centro di tutto. Il loro ultimo singolo arriverà a fine Febbraio in concomitanza con il loro secondo album. Li abbiamo intercettati in anteprima e questo è il risultato della nostra chiacchierata!

Ciao ragazzi, benvenuti cominciamo subito col dirvi che abbiamo apprezzato il vostro sound ed il vostro nuovo singolo. Ci piacerebbe però ripercorrere un po’ la vostra storia dall’inizio. Chi siete!?

Ciao, grazie. Questa nuova esperienza discografica è, per noi, una grande scommessa. Noi siamo a tutti gli effetti un collettivo musicale, fatto di anime che orbitano attorno ad un nucleo fisso di quattro teste lontane anni luce tra loro.

Dopo gli anni della musica live negli ambienti underground siciliani, nasciamo discograficamente nel 2018 con il disco “Ultimo piano senza ascensore”, poi sono seguiti anni indecifrabili fatti di partecipazione ai festival e di riconoscimenti, con la produzione di alcuni singoli (Futuro – Ti sveglierò in Aprile – Aretusa), ma con la costante sensazione di attesa per qualcosa di più grande. Così abbiamo passato l’ultimo anno chiusi in studio a registrare un nuovo disco, per trovare qualcosa che racchiudesse i nostri diversi universi e raccontasse i chilometri percorsi negli ultimi anni.

Le parole sono molto importanti nella vostra musica, pensate che ci sia poco spazio per la poesia e per gli artisti come voi visti i tempi? A chi vi ispirate maggiormente?

Le parole sono fondamentali nel nostro mondo musicale, nasciamo con l’idea di provare a raccontare storie in musica. La comunicazione cambia, lo ha sempre fatto nella storia, trovando il modo più diretto ed efficace ad arrivare a quante più persone possibili, ecco, nel nostro caso il numero di persone da raggiungere ci interessa poco, proviamo a far provare qualcosa alle persone a noi affini.

Come se, a tutti gli effetti, si trattasse di una forma musicale di “affinità elettiva”. Per cui credo che lo spazio alle parole ci sia sempre, forse in modo diverso, perché i grandi numeri raccontano di “tormentoni” da ascoltare quasi lobotomizzati, però, se si ha la pazienza e la cura di cercare, si possono scovare molte realtà interessanti da un punto di vista della narrazione. Ognuno di noi, individualmente, ha tante tendenze di ascolto che spesso si rispecchiano nella stesura dei brani, però proveniamo da mondi diversi per cui, onestamente, è difficile individuare una fonte d’ispirazione.

C’è sicuramente parte del mondo cantautorale, ma strizziamo l’occhio anche alle sonorità ruvide fatte da muri di suoni.

Parlateci di com’è nata “La catastrofe in me”.

Nasce dalla paura di farsi male, da quella tendenza fatalmente troppo umana di ricercare delle forme di dipendenze. Dal bicchiere a cui ci si aggrappa la sera, fino alla più insidiosa di tutte, la dipendenza da altri esseri umani. Ma, attenzione, non è affatto una critica alle dipendenze di questo genere, perché il ruolo giudicante non spetta di certo a chi fa musica, quelli come noi hanno il ruolo di provare a raccontare sensazione più o meno forti, più o meno vere.

E tutte le vicende umane, anche le più complesse, possono portare a vivere, a far sentire vivi. Per cui questo brano è come quel dolore che, senza spiegartene il motivo, ti trasmette una sensazione di piacere.

Cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo album? Quali le differenze significative col primo?

Il punto di vista dal quale raccontiamo tutto è sempre lo stesso, quello dei personaggi sullo sfondo, delle storie nascoste in piena vista. Però musicalmente parlando abbiamo voluto osare, provando a crescere e metterci in gioco, approcciando seriamente componenti di elettronica e soprattutto di parti orchestrali registrare dal vivo da una piccola orchestra che ha suonato solo per noi. Quindi ci saranno sonorità diverse, per alcuni versi più complesse ma, forse, troverete anche qualche brano totalmente “nudo” nel disco.

Cosa farete appena il vostro disco sarà pubblicato? Avete in mente un giretto per la penisola?

Si, stiamo lavorando proprio in questi giorni all’organizzazione di un tour in giro per lo stivale. Del resto la cosa che più fa sentire vivo un musicista è proprio la musica live.

Seguirete Sanremo? Pensate che un giorno possa dare spazio ad artisti come voi?

Per il bene della nostra salute mentale non viviamo nella stessa casa, per cui non saprei dirti se tutti lo vedremo. Di certo qualcuno lo farà, chi per la musica, chi per il fantasanremo e qualcuno magari perché, così come per le partite dei mondiali, ci si ritrova ad assistere. Negli ultimi anni l’universo musicale del Festival si è diversificato parecchio, allontanandosi dallo standard storico, approcciandosi invece a realtà sempre diverse tra le quali qualcuna proveniente dal mondo della musica alternative, quella dei musicisti formatisi in giro per i live club di tutta Italia.

Per cui, se la direzione si confermerà questa, non mi sorprenderebbe vedere il panorama dell’underground ricavarsi sempre più spazio sul palco dell’Ariston.

Vi ringraziamo per la vostra disponibilità e vi chiediamo di salutare i nostri lettori con qualcosa di originale! Stupiteci!

Più che stupirvi a parole o con frasi ad effetto, essendo presuntuosi, siamo sicuri che lo faremo con il nostro nuovo disco. Per cui restate nei paraggi, arriva a breve. A presto!

Presalva il singolo qui: https://music.imusician.pro/a/FccSkB5L