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Cosa ho capito quando ho ascoltato il disco di debutto di Vipera

Ho ascoltato il primo EP Tentativo di Volo di Vipera e posso dire che è l’opera più strana sentita di recente? Lo dico. Tra versetti che si alternano tra l’inglese e l’italiano, la cantante prende per la manina gli ascoltatori e li porta in questo mondo fantastico fatto di lucine soffuse e carezze delicate come schiaffi. Schiaffi che fanno male, ma che ricordano quanto la vita sia un battito di ciglia.

Non fatevi influenzare dal nome: Vipera non è velenosa, ma è quell’amica che ti ascolta e ti dice in maniera schietta cosa ne pensa delle tue frustrazioni, non nascondendo parole violente ma solo a fin di bene e per farti capire che sei uno scellerato. Sono quel tipo di parole che fanno stare male e che risultano incomprensibili, ma solo riflettendoci si capisce l’intento. Perché Vipera è un enigma, la coscienza fatta persona, un unicum in grado di sviscerare e svelare ciò che l’inconscio comune nasconde.

In un mondo in cui l’intelligenza artificiale si sta mangiando comunità intere per reperire informazioni da utilizzare in maniera profittevole, Vipera si pone agli opposti come entità: la donna angelo dantesca è la forma che più si avvicina a lei. Ascoltare le sue parole è come ritrovare la chiave per stimolare quella creatività persa dall’uomo e sostituita da percorsi di quotidianità già marcati e consumati.

Rappresenta la sensibilità contro la crudezza del mondo, l’ancora di salvezza per quelle persone con indole autodistruttiva che solo lei riesce a salvare aprendogli le porte della percezione con flussi di coscienza autoindotti. Vipera è irreversibile: non esiste solo per chi non la sa vedere né sentire, e chi la sente lo fa con una intensità talmente densa da venirne sopraffatto e sconvolto.