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Milano 84 e la colonna sonora di un club sommerso

Monochromatic è il disco di debutto dei Milano 84: un mondo di synth nostalgici, una raccolta di hit che sembrano la colonna sonora di un club anni Ottanta, un ipotetico locale dove si riunivano sicuramente i disadattati cittadini, le ragazze più magnetiche che potreste immaginare, Dario Argento e la sua cricca, ogni tanto la gente si moltiplicava per le feste a tema, dove ci si vestiva tutti di rosso e nero, e si proiettava Suspiria sui muri, ballando fino a mattina. Dentro Monochromatic c’è un mondo dimenticato, di sfarzi ed italodisco, lussuria e svago, un mondo di superficialità notturna che s’è insinuata nelle onde cerebrali collettive, creando un immaginario ben preciso che non è facile evocare. I Milano 84 ci sono riusciti.

Dopo la pubblicazione in vinile, esce finalmente con distribuzione digitale Believe per Lost Generation Records,  Monochromatic, il primo album dei  Milano 84. Da venerdì 1 ottobre 2021 troverete su tutti gli store digitali un nuovo disco che nasce dal desiderio e dalla curiosità di manipolare il sound degli anni 80 con consapevolezza e leggerezza, la scelta audace di un duo che oscilla tra italodisco e synthpop con eleganza e groove. Monochromatic vanta collaborazioni del calibro di Vincenzo Salvia (Stranger Things) e Fabio Liberatori (Dalla, Stadio), alternando le mille sfaccettature dei vocalist ai remix che miscelano il tutto con un tocco contemporaneo. 

L’italodisco che torna a casa, con il coraggio di un disco fuori da ogni moda musicale, fuori da ogni logica di Spotify, a costo di suonare vintage (e spoiler, non suona per niente così, anzi è un’appassionante scoperta per chi gli anni Ottanta li ha vissuti solo su Netflix), arrivando ad essere persino scomodo. Perchè Monochromatic non si può spiegare o classificare, si muove tra l’italiano e l’inglese, tra un ondeggiare distratto con un cocktail in mano ad una danza disperata e malinconia. Monochromatic è stata la mia colonna sonora durante un viaggio in aereo, quasi per tornare a casa (dico quasi perchè in realtà non stavo tornando a casa, ma a trovare qualcuno) e m’ha preso una sensazione come di sconforto, come finire rapita da Doctor Who, ancora una volta, come dentro un episodio di Twilight Zone, come se i Milano 84 mi avessero afferrato per un braccio per trascinarmi a forza fuori dalla mia confort zone: che forse tra tutti i Miami e club berlinesi del caso, mi ero scordata come poteva essere ritrovarmi qui: synth e ritmiche serrate, italodisco e una notte intera a ballare con gli occhi sbarrati.

Un ottimo disco, per tutti, soprattutto per i russi che probabilmente ucciderebbero per avere di nuovo un disco di nuovo fatto da italiani. Un disco per chi vuole infilarsi in un tunnel di luci stroboscopiche e voci femminili bellissime, quasi a volerti accompagnare per mano verso la follia. Una scoperta che non scoderò facilmente, da non perdere.

CM