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Intervista a Emma Nolde: approfondimento della sua nuova collaborazione artistica con Generic Animal

Alla vigilia del suo mini-tour in quattro date insieme all’amico Luca Galizia, in arte Generic Animal, abbiamo incontrato Emma Nolde e già vi anticipiamo che è stato super interessante. 

Emma nasce in quelli che Vasco Brondi definirebbe “anni ‘00” a San Miniato, un paese di poco meno di trentamila anime nella provincia di Pisa. Un’artista che mescola il rock, le tinte soul e una scrittura intima, il tutto condito da estrema eleganza e finezza derivanti dai suoi studi al Conservatorio. Il suo album d’esordio Toccaterra uscito a settembre dello scorso anno è piaciuto al pubblico ed ha strabiliato la critica. Pochi giorni fa è uscito il suo nuovo singolo in collaborazione con Generic Animal, dal titolo Un Mazzo di Chiavi, un Ombrello, Lì in Mezzo. I due hanno coronato la loro collaborazione artistica in quattro tappe: dal Bronson (Ravenna) al Locomotiv (Bologna) passando per l’Off (Modena) e il Circolo Kessel (RE). In queste due chiacchiere con Emma gli abbiamo chiesto del passato, del suo tour e del futuro, ma non siamo per gli spoiler.

Ciao! Innanzitutto, come nasce questo nuovo singolo? Ma soprattutto, come è scaturita la collaborazione con Generic Animal?

Ho iniziato a scrivere questo pezzo a casa al pianoforte, sapevo di cosa volessi parlare: avevo da poco perso un rapporto molto importante con un amico stretto, che però in qualche modo sapevo dovesse finire perché non era più sano. Sono una persona che perde sempre le cose, gli oggetti, chi mi sta vicino lo sa, e quindi volevo cercare di descrivere il posto dove si ritrovano accumulate tutte le cose che ho perso. 

Appena mi sono accorta che nel testo avevo iniziato a usare parole molto concrete e materiali mi è venuto in mente Luca (Generic Animal), che ha un modo di scrivere estremamente materiale. 

Usa parole di tutti i giorni inserite in contesti diversi. Già ci eravamo conosciuti, gli ho mandato il pezzo, gli è piaciuto e lo abbiamo finito insieme.

Da studente di marketing e comunicazione d’impresa salta subito agli occhi il titolo: Un Mazzo di Chiavi, un Ombrello, Lì in Mezzo. È un titolo “tecnicamente anticomunicativo”: Da dove arriva? E perché?

È un’idea di Generic Animal, si è ispirato ai titoloni lunghi dei pezzi post rock anni ‘90. Quando me lo ha proposto io invece mi sono immaginata un romanzo, il titolo di un libro di narrativa, e mi sembrava perfetto per una canzone che secondo me racconta una storia ben precisa, che si apre e si chiude. Una sorta non solo di capitolo, ma proprio di storia a parte, che sapevo di non voler inserire nel disco a cui sto lavorando.

Riguardo la scrittura del testo, ognuno ha scritto la sua strofa oppure oppure è stato una sorta di “mashup narrativo”? 

Ognuno ha scritto la sua strofa, il finale lo abbiamo scritto insieme mentre registravamo a Milano le voci di Generic Animal.

Passando al “mini tour” che inizierà il 4 novembre al Kessel di Cavriago, cosa dobbiamo aspettarci? Come dividerete il palco tu e Luca?

Aspettatevi caos (ride), suoneremo l’uno i pezzi dell’altro, ci scambieremo chitarre, ci alterneremo tutto ciò in tre metri di palco nei club, sarà divertente e vivo. 

Già nel 2019 eri nei CBCR di Rockit e il tuo album Toccaterra del 2020 è stato riconosciuto come uno dei miglior album italiani dell’anno appena concluso. Quando hai scoperto la tua passione per la musica? E che influenze musicali hai avuto?

In modo più serio l’ho scoperta a circa 15 anni, a quell’età ascoltavo  

Ed Sheeran e basta (ride), poi ho scoperto Damien RiceLauryn Hill, poi i RadioheadJames BlakeBon Iver, Ben Howard.

Nel film Begin Again con Mark Ruffalo c’è una frase che dice: “Puoi capire tante cose da una persona dalle sue playlist.” Cosa c’è nelle playlist di Emma Nolde?

In questo momento soprattutto Phoebe BridgersLittle SimzAquiloMicheal KiwanukaFleetwood Mac.

Quali sono i tuoi progetti futuri a livello musicale passato questo mini tour?

Finire di registrare il nuovo disco e poi farlo uscire con un immaginario forte e che lo rispetti e rispecchi.

Dove speri di vederti artisticamente a 25 anni? 

Spero di crescere artisticamente, di saper suonare meglio, di essere molto consapevole del mio suono ma di sperimentare sempre tanto. Spero che questa ricerca di parole e di suoni sinceri mi porti a costruire un pubblico che rimanga nel tempo.

Intervista di Davide Vagnarelli  

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