Si intitola “Il rasoio di Occam” il nuovo album firmato dai Pì Greco, esperta formazione crossover proveniente da Roma Est. Un disco istantanea che immortala gli ultimi due anni, raccontati da un punto di vista soggettivo, ma è un abito che potrebbe vestire chiunque intenda cimentarsi nell’analisi della propria condizione e dell’altrui stato. Noi abbiamo deciso di incontrarli per farci parlare, come sempre, delle loro cinque cose preferite.
T: La stampa di un pagliaccio comprata per strada a Firenze nel 1994. Mi ha seguito da allora in ogni casa in cui ho dimoroto. Mi ci riconosco a pieno, uno spirito nero e angusto esorcizzato da tendenze giocose e dissacratorie. Da ateo (quale sono) tende a rappresentare quel che un crocefisso (posto sul letto) vuole rappresentare per un credente.

T: La radio dei miei nonni paterni. Quella con cui si narrava della guerra. Quella che spesso si domanda come faccia l’uomo a non ricordare, a non fare tesoro del proprio passato. L’unico cruccio il suo non funzionare più, ma sospetto che un giorno mi dedicherò al suo restauro elettrico.

R: Il grigio colorato quartiere da dove vengo, Tor Bella monaca. Molte delle esperienze che hanno determinato la persona che sono le ho vissute qui. Come tante altre cose che sembrano essere solamente negative questo quartiere nasconde una grande intensità umana e sono felice di averla esplorata a fondo

R: La croce che porto al collo, simbolo che rappresenta la mia fede. Da ragazzo non avrei mai detto che un giorno avrei sentito nascere questo sentimento dentro di me, come tutte le cose più belle mi ha preso alla sprovvista.

R: La prima chitarra sulla quale ho messo le mani, condivisa con mio padre. Ho iniziato a suonare la chitarra all età di 7 anni e senza dubbio questa chitarra è il simbolo del mio legame con la musica. In particolare la chitarra acustica al momento è lo strumento con il quale questo legame si accende di più dentro di me.
