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Intervista

I Flowers For Boys ci hanno raccontato il nuovo singolo “Fragile”

“Fragile” è il nuovo singolo dei Flowers For Boys, pubblicato sul finire del 2024 per Mosho Dischi.
Il nuovo brano esprime il forte senso di disagio che si prova mentre si ricerca un’identità solida in un mondo in continuo mutamento, dove spesso ci si sente fragili e vulnerabili. Il singolo è un dialogo con se stessi che esplode nella voglia di urlare la propria personalità e la propria diversità, a comprenderla, accettarla senza aver bisogno che lo facciano gli altri.
Ci è sembrata l’occasione giusta per scambiare qualche domanda alla band barese e farci raccontare di più sul loro percorso artistico.

Il vostro nuovo singolo “Fragile” esplora il tema del disagio e della ricerca di identità: come descrivereste il percorso che vi ha portato a scrivere una canzone così introspettiva e personale?
Ci siamo accorti che è l’età che stiamo vivendo che ci porta ad essere fragili. Siamo tutti e quattro più o meno della stessa età, e rendersi conto del fatto che 30 anni sono l’età giusta per avere un discreto passato e non sapere nulla di certo sul tuo futuro da un lato atterrisce, dall’altro incuriosisce. Dal punto di vista musicale, tutto questo si è tradotto in una sorta di crisi d’identità, dalla quale siamo usciti decidendo di non mascherarci più dietro ad un genere, ma di avere il coraggio di mettere tutto quello che siamo, compresi i nostri contrasti.

Nel brano si percepisce un contrasto tra rabbia e malinconia, anche nella linea vocale. Come riuscite a bilanciare queste emozioni contrastanti nella vostra musica?
È relativamente facile, l’una è il motore dell’altra e viceversa. Questa oscillazione è una dinamo che si carica da sola, per questo c’è la necessità di esplodere, poi, e una valvola è appunto la musica.

Il vostro nuovo singolo fonde alternative rock e sonorità emo, con l’aggiunta di suoni sintetici. Quali reference musicali vi hanno guidato nella creazione di questo brano e quali sono le vostre diverse formazioni?
Tutto il panorama alternative contemporaneo. In fase compositiva abbiamo divorato gli ultimi lavori dei Fontaines D. C., degli Idles, i Death Poet Society, ma anche da realtà più “locali” come i Cabrera, i Gazebo Penguins. Diciamo che ovviamente, ognuno di noi ha la sua formazione e i suoi gusti principali, che rispecchiano i loro percorsi: dal funk di Fede al rock avant garde di Nico, dal synth rock di Ric al pop di Marco. I synth poi sono un po’ il marchio di fabbrica del nostro fratello, Diego Ceo, produttore del brano.

La fragilità e la forza coesistono nella ricerca di sé: in che modo questa dualità si riflette nel vostro processo creativo e nella musica che componete?
Ogni volta che parte un processo creativo mettiamo a nudo la nostra forza e contemporaneamente la nostra fragilità. Essere in una band è meraviglioso, ma può essere un equilibrio complesso, soprattutto quando, in fase compositiva, proponi qualcosa che magari ritieni possa essere una delle migliori idee per un brano, ma poi gli altri non la pensano così. È qui che si manifesta la forza nell’accettare il parere altrui, la forza di comunicare senza ferire l’altro, ma anche la fragilità, l’esposizione totale in un momento di vulnerabilità come è quello creativo.

Il brano parla di rifugiarsi in soluzioni di comodo che alla fine non portano a un vero equilibrio. Qual è il messaggio che volete trasmettere ai vostri ascoltatori?Rompere i propri limiti fa male, è spaesante, è un urlo ed è sofferenza, che il più delle volte può essere incompresa o fraintesa da chi ci circonda, anche da chi ci vuole bene. Ma alla fine, è l’unica cosa necessaria per poter continuare a crescere, evolversi, non sedersi. È come rinascere, costantemente rinascere.

Come vi approcciate alla dimensione live? Avete qualche concerto in programma? Cosa vi riserverà il futuro?
Viviamo per i live, siamo assuefatti da tutto ciò che comporta il live: il viaggio, lo stare insieme, pesino il soundcheck. Ne abbiamo fatti molti negli scorsi anni e non vediamo l’ora di riprendere a farli. Al momento, però, stiamo ancora lavorando a nuovi brani, frutto non solo di questo nostro cambiamento, ma anche delle esperienze, delle storie e dell’energia accumulata durante un intero anno intenso di live alle spalle. Non vediamo l’ora di restituire tutto questo al più presto, nella seconda parte di questo 2025 di rinascita per noi.

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Fonte: RC Waves

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Comunicato stampa Indie Pop

L’EP di Derri contiene un’ampia gamma di colori

“L’illusione di qualcosa d’importante” è il nuovo EP di Derri, uscito venerdì 10 gennaio 2025. Come un affreschista navigato, il cantautore monzese attinge a una tavolozza ricca e brillante dando vita alla propria armonia cromatica e realizzando un disco d’esordio versatile, segnato tanto dalla vocazione alla melodia catchy quanto dalla ricerca di un sound personale.

Foto: Vincent Navarro

Queste le parole con le quali il cantautore presenta il disco:
«Il disco ricalca un periodo che ha portato Derri a cambiamenti importanti oltre che a collaborare con studi e figure del mondo della musica di tutto lo stivale, stabilendo la propria identità ed esplorandone i confini allo stesso tempo. Lo scorrere del lavoro lo vede cambiare vesti e adottare registri e stili differenti tra loro, oscillando tra pop, indie ed elettronica, sempre mantenendo centrali la voce e il racconto. I temi affrontati sono quelli dell’amore, della solitudine, dell’incomprensione ma, soprattutto, del cambiamento e della fiducia in sé e negli altri, sempre in una cifra verosimile e mai esasperata, per quanto pittoresca. L’illusione di qualcosa d’importante si manifesta su molti livelli: è quella al centro delle vicende raccontate, dove le aspettative vengono disattese fino all’accettazione finale. La vera libertà è quella portata dai brani che, sotto alla musica elaborata, nascondono esperienze molto comuni, come le sfere che nascondono il volto di Derri nella copertina; è quella degli artisti chiamati ad approcciare sempre il proprio progetto come se fosse più importante di quello che è. È quell’illusione che spinge in avanti e alla quale ricorriamo per trasformare le nostre vite ordinarie in esperienze avvincenti e particolari, ma anche quella che alle volte le sminuisce confrontandole con altre apparentemente più importanti delle nostre.
Il primo EP di Derri è l’impronta del suo cammino negli ultimi due anni, in cui il progetto si è trasformato da personale e confinato ad esteso alla collettività e più nomade: è un cammino partito da un provino per Sanremo Giovani, passato da un periodo più sperimentale connesso a Roma e alla Sardegna e concluso con la formazione di una squadra con l’obiettivo di sfornare hit, pronte a costellare il futuro del cantautore.»

Puoi ascoltare l’EP qui:

BIO
DERRI è un cantautore per necessità. Crede che la vita ordinaria sia psichedelia, che dentro alle cose di tutti i giorni ci sia tutta la poesia e il dramma di cui abbiamo bisogno.
Abbracciando un ampio spettro di generi e influenze e attingendo dalle esperienze personali più diverse, ha sempre cercato, come un alchimista, il giusto equilibrio tra canone e follia, tra pensiero ed emozione, senza mai rivelare del tutto quanto ci fosse di suo in quanto veniva raccontato. Canta in modo distintivo testi vividi, di fronte a interi panorami sonori per un’esperienza pop che è tutto fuorché plasticosa, pur mantenendo il carattere da hit. I suoi brani immortalano le affascinanti stranezze e le contraddizioni dell’esperienza in uno sfondo animato e ricco di dettagli.

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Fonte: Costello’s Agency

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Pop

Cosa c’è nella camera di Bandit

Torna Bandit con un singolo disponibile da venerdì 3 gennaio 2025 su tutte le piattaforme digitali per Bradipo Dischi (in distribuzione Believe): un nuovo brano dal titolo “Zarathustra“, che segue i precedenti singoli “Camerata” e “La nostalgia“, pubblicati a novembre e dicembre 2024. I due brani arrivano dopo una lunga assenza dalla pubblicazione di un piccolo cult della scena indipendente: nel 2011 uscì infatti clandestinamente il primo album di Bandit “Quando la luce grande della discoteca“, pubblicato poi ufficialmente in versione restaurata nel 2023, che fu un inconsapevole manifesto generazionale irriverente e dolce-amaro.

Attraverso una prospettiva olistica, partendo dagli orrori dell’overtourism contemporaneo, passando per i social e l’idolatria degli influencer, questo brano è l’urlo disperato di una umanità schiacciata da ogni parte e soffocata dal proprio stesso status, dal proprio stesso bisogno di apparire, che per converso si tramuta nello scomparire dei propri bisogni profondi dietro la maschera di un falso sé. L’amore autentico sembra l’unica salvezza da questa morsa autodistruttiva.



Per conoscere meglio Paolo, e questo suo mondo ironico e surreale, non potevamo che introfularci in casa sua e farci la raccontare la storia di cinque dei suoi oggetti preferiti.

Busto di Lenin fuxia: Quando il mio migliore amico ha acquistato una stampante 3d la prima cosa che ho fatto è stato andare a casa sua e farmi realizzare istantaneamente un busto di Lenin di un colore fluo.

Ma è solo l’oggetto più rappresentativo della mia enorme collezione di cose sovietiche.

Porta-smarphone comunista: Intantolui stesso come prima cosa aveva pensato di fabbricarmi invece questo grazioso appoggia-smarphone a forma di falce e martello.

Guida di Sarajevo: Quello in Bosnia è stato il viaggio più bello che ho fatto in vita mia, nonostante sia stato in luoghi più remoti. E’ qui dietro l’angolo ma è veramente un luogo assurdo, malinconico e magico, e consiglio a chiunque di farcisi un giro.

Mazinga: Adoro i robottoni giapponesi della prima era, e ne ho molta nostalgia perché esprimevano una fiducia nel futuro molto rassicurante.

CASIO VL-1: Questo coso è un sintetizzatore con calcolatrice della Casio, molto famoso negli anni 80. La cosa più bella è che si modificano i suoni inserendo cifre dalla calcolatrice. Ci ho suonato alcune cose nel mio nuovo album Grigia.

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Pop

Le 5 cose preferite di Alice June

Fuori dal 27 dicembre “Hey”, il nuovo singolo di Alice June disponibile su tutte le piattaforme digitali. Seconda uscita del 2024 insieme a “Battery Park” e sesto inedito dell’artista. “Hey” segna la chiusura di un ciclo artistico iniziano nel 2021 e contemporaneamente apre la strada a nuove idee. Il brano si fa notare soprattutto per la voce incredibile di Alice June: profonda e carica di energia, ma allo stesso tempo capace di toccare le corde giuste per far vibrare l’anima. Una voce che si può inserire nel panorama delle grandi cantanti internazionali come Dolores O’Riordan.

Il brano inizia in maniera soft per poi coinvolgere l’ascoltatore sempre di più, un climax crescente di emozioni che si riflette sia nel testo che nella melodia. “Hey” descrive la sensazione di sentirsi in bilico tra il voler fare e il non volere; tra la volontà di lanciarsi in qualcosa di nuovo e il desiderio di rimanere immobili. Tra il fare o il non fare quella telefonata che a volte toglie il respiro. E’ la sensazione di trovarsi in cima ad una scogliera: il desiderio di respirare a pieni polmoni l’aria del mare e quello di indietreggiare per sentire la certezza della terra sotto i piedi.

L’oceano che è lo sfondo figurativo della canzone. Simboleggia l’essere trascinati da vortici emotivi, dagli alti e bassi delle nostre giornate, come fossero le onde, fino a che poi, finalmente, riusciamo a cavalcarle e ritroviamo equilibrio e serenità.

Per conoscerla meglio, le abbiamo chiesto le sue cinque cose preferite.

La mia chitarra nera

Un’Ibanez acustica nera, l’ho comprata quando avevo 15 anni con i miei risparmi, ha cambiato case e viaggiato con me, con lei ho scritto tutte le mie canzoni.

Il mare

Mare e oceano, scogliere a picco o lunghe spiagge, c’è qualcosa di misterioso nel mare che attrae. Non a caso l’oceano e le scogliere hanno ispirato “Hey”, il mio ultimo singolo.

I vestiti

Vestiti e accessori con determinate linee, tagli, colori, tessuti, scelgo ogni volta quello che mi rappresenta di più, in base all’occasione.

I vinili

Sono un collegamento col passato e rappresentano la musica “fisica”, quella che si può ancora “toccare” e collezionare.  

La musica dal vivo

C’è sempre qualcosa di unico quando si ascolta un artista dal vivo, che sia un concerto o un piccolo locale non importa, le emozioni circolano e arrivano, anche se in modi diversi. 

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Pop

Tra introspezione e poesia: Alfiero racconta La guerra dei pensieri

Alfiero, cantautore capace di mescolare poesia e musica, torna a farsi sentire con il suo nuovo album, La guerra dei pensieri. Un titolo evocativo per un lavoro che si addentra nei conflitti interiori dell’animo umano, tra dubbi, desideri e una costante ricerca di equilibrio. Con il suo stile inconfondibile, Alfiero riesce a fondere tradizione e modernità, attingendo tanto al cantautorato italiano classico quanto a sonorità più contemporanee.

L’album è un viaggio emozionante attraverso dieci tracce che si interrogano su temi universali come l’amore, la solitudine, il tempo che scorre e la speranza di un cambiamento. Ogni brano racconta una storia, una piccola guerra interiore fatta di pensieri che si scontrano e che, alla fine, trovano una sintesi nelle note e nelle parole.

In questa intervista esclusiva, Alfiero si racconta a cuore aperto: dai retroscena che hanno accompagnato la nascita del disco alle ispirazioni che lo hanno guidato, fino alle emozioni che spera di trasmettere al pubblico. Un’occasione per scoprire non solo l’artista, ma anche l’uomo dietro le canzoni, con le sue fragilità e la sua forza creativa.

Ciao Alfiero, raccontaci da che tipo di ispirazioni nasce il tuo nuovo disco, “La guerra dei pensieri”

Questo album è stato concepito in 5 anni, dove sono successe molte cose, ci sono stati dei cambiamenti interiori ed esterni. Mi sono accorto che in questo periodo ho pensato, ho avuto momenti stressanti e attimi di gioia. Tutto questo ha creato pensieri nella mia testa che appunto hanno creato una battaglia per uscire fuori e diventare canzoni. 

Quale traccia dell’album senti più vicina al tuo cuore?
Forse di getto direi “Ai tuoi occhi”, una canzone scritta per mio figlio. Capire se posso essere considerato un buon padre e vedermi attraverso i suoi occhi. Forse tra qualche anno avrò delle risposte più precise da lui stesso. Il mestiere del papà ti porta a vedere le cose in modo diverso, io personalmente ho difficoltà a perdermi ogni attimo della sua crescita. Ogni momento passato insieme è importante, per me e spero anche per lui. 

Puoi raccontarci qualcosa di più sul tuo processo creativo?
In questo disco sono stato più attento ai testi, alla produzione e ai suoni. Rispetto a qualche anno fa ho cercato di essere meno impulsivo e ho cercato di dare un filo logico alle 10 tracce scelte. Scrivo in modo autobiografico, non curandomi di cosa può piacere o meno a chi ascolterà. Di solito scrivo prima il testo, quasi di getto. Poi mentre gli do una melodia posso modificarlo e cercare parole più adatte. Però non sempre è così, dipende dai momenti e dal tipo di canzone. 

Puoi parlarci dell’ispirazione dietro “Un vinile di Dalla”?
“Un vinile di Dalla” è una canzone d’amore. Racconta di avventure e difficoltà che si possono trovare in una relazione, lasciarsi trasportare anche attraverso le canzoni e non farsi travolgere dalle paure. L’ho scritta un annetto fa, ho deciso di inserirla nel disco perché sembrava in linea con le altre 9 canzoni. Sono soddisfatto anche di questo brano. 

A sensazione, quale sarà la traccia dell’album che ti piacerà di più fare dal vivo?
Direi “Andalusia” perché ho voluto che fosse proprio in questo modo. L’arrangiamento è partito proprio dal tipo di batteria che avevo in mente.

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Pop

Ramo: il cantautore che racconta la rinascita con semplicità e autenticità

Con il suo album d’esordio omonimo, Ramo si presenta come una voce che esplora il pop acustico con un approccio autentico e senza artifici. Le sue canzoni, radicate nella tradizione del cantautorato italiano, parlano di rinascita, di resilienza e della bellezza che si può trovare anche nei momenti più complessi della vita.

Nato nel 1994, Ramo ha coltivato la sua passione per la musica fin da bambino, trasformando esperienze di vita quotidiana in testi che toccano corde emotive universali. Dopo un percorso che lo ha visto protagonista della scena musicale milanese con diverse band, ha deciso di intraprendere una carriera solista che mette al centro la sua sensibilità artistica.

Un viaggio attraverso emozioni sincere
La musica di Ramo si caratterizza per la centralità della chitarra acustica, che diventa il filo conduttore delle sue composizioni. Le melodie essenziali e calde sono il perfetto accompagnamento per testi che esplorano temi come relazioni, crescita personale e la ricerca di nuovi inizi. Ogni brano è una piccola storia che riflette frammenti di vita, raccontati con una semplicità disarmante e un’attenzione particolare ai dettagli.

Tra i brani più rappresentativi dell’album troviamo “Ricomincio da qui”, che segna l’inizio del suo viaggio da solista, e altri pezzi come “Ortoressia” e “UNA VITA DIVERSA”, che affrontano argomenti complessi con delicatezza e profondità. Le sue canzoni sembrano quasi pagine di un diario personale che si aprono all’ascoltatore, creando un dialogo intimo e coinvolgente.

L’album “Ramo”: un’esperienza da vivere
Il progetto discografico di Ramo è pensato per essere più di un semplice insieme di canzoni: è un viaggio. La scelta di presentare l’album in due versioni, una con l’ordine cronologico di uscita dei brani e un’altra che segue una narrazione emotiva, è una dimostrazione della cura con cui l’artista ha costruito questo lavoro. È un invito a vivere un’esperienza musicale completa, che cambia a seconda del percorso scelto.

Un pop classico ma mai scontato
Pur muovendosi nel solco del pop acustico tradizionale, Ramo riesce a rendere il suo stile unico grazie a una produzione attenta e raffinata. I suoi arrangiamenti, curati da Antonio “Naba” Martini, sono sobri ma mai banali, arricchiti da dettagli che danno profondità al suono senza mai rubare la scena alla voce e alla chitarra.

Un cantautore che parla al cuore
Ramo non cerca di stupire con effetti speciali o di reinventare il genere: la sua forza sta nella sincerità. La sua musica è un rifugio per chi cerca autenticità e storie che parlano al cuore. Con il suo album d’esordio, Ramo dimostra che il pop, anche nella sua forma più essenziale, può ancora emozionare e raccontare qualcosa di vero.

L’album “Ramo” è disponibile su Spotify. Lasciati trasportare dalla sua voce e dal calore delle sue melodie.

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Comunicato stampa Indie Pop

“TARDA GIOVINEZZA” è il nuovo anthem dei LEGRU

“TARDA GIOVINEZZA” è il nuovo singolo dei LEGRU, uscito martedì 10 dicembre 2024. Versi taglienti a pieno ritmo per un anthem crepuscolare che parla a chiunque si senta fuori posto.

Foto: Manitu Studio

Queste le parole con le quali il trio presenta la canzone:
«”Tarda Giovinezza” esprime la frustrazione di una generazione disillusa, immaginando un ribaltamento ironico dei valori in cui il disagio si trasforma in un atto di decrescita. È un inno alla decadenza e alla ricerca di un senso, lontano dai canoni imposti dalla società.»

Puoi ascoltare il brano qui:

BIO
LEGRU è un progetto nato nel 2022 a Como e formato da Nick, Teo e Alba.
Il loro sound è un mix di sonorità elettroniche, tappeti ritmici ed effetti voce: anima pop, cuore punk, atmosfere urban.
Dopo una prima fase di scrittura ed attività live nei dintorni di provincia, nel 2023 la band inizia la produzione e registrazione a Livorno del primo LP insieme al producer Andrea Pachetti (Zen Circus, Emma Nolde, Brunori Sas, Dente).
Nel 2024 la band entra a far parte del roster di Costello Agency.
Nel 2025, dopo aver pubblicato quattro singoli, la band presenta il suo primo LP “COMFORT”, un album eclettico di 8 tracce in cui l’indie pop si fonde con la tensione del punk e la fluidità dell’elettronica.

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Fonte: Costello’s Agency

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Pop

Le 5 cose preferite di Temperie

Fuori dal 29 novembre “Sarajevo”, il primo album di Temperie disponibile su tutti i digital store. Un disco che raccoglie tutti i singoli pubblicati nell’ultimo anno e due inediti: “Questo tempo basterà” e la title track “Sarajevo”. Nove canzoni d’amore, bellezza e conoscenza, in equilibrio tra il suono e il senso, che cantano la bellezza e la complessità delle relazioni umane, intrecciando romanticismo e resilienza. L’album coniuga l’atmosfera romantica di quando ci si innamora e il potere di rinascere dalle proprie ferite.

Temperie raccontano l’amore in chiave pop facendoci sognare. Il loro stile ricorda un po’ gli Zero Assoluto in canzoni come “La parte migliore” e Cesare Cremonini in brani come “Io ci sarò”. Nonostante questi richiami il loro sound è inconfondibile e canzone dopo canzone ci si innamora di questo duo.

Noi abbiamo voluto chieder loro quali fossero le loro 5 cose preferite.

La musica.
Perché quando tutto perde senso, la musica c’è sempre a ricordarti che ne vale la pena; perché è la pietra angolare della nostra identità sociale; perché nulla ha la qualità emozionale di certe canzoni. Perché certe cose le sappiamo dire solo grazie a lei.

Le relazioni umane.
Le relazioni umane sono il luogo in cui l’amore ha giurisdizione. Sono tutto ciò che conta, fino ad un attimo prima di morire. 

I libri.
Un libro è un modo per vedere i propri punti ciechi, è un’elaborazione del proprio mondo interiore. Un libro crea connessioni sentimentali intergenerazionali, affinità elettive tra paesi stranieri, una corrispondenza di amorosi sensi che trascende la morte. 

I doni.
Ti penso anche quando non ci sei. Attraverso il gesto di donare ti mostro cosa vedo e amo di te.

Il ritardo ad una festa della persona che ci attrae.
In quella sospensione del cuore c’è tutto il brivido delle attese che nutrono il desiderio, della mancanza che diventa lettera d’amore, dei sospiri che solo i poeti sanno dire.

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Comunicato stampa Indie rock

Adult Matters spacca anche in acustico

“Corrupt Bastards” è il nuovo singolo di Adult Matters, uscito venerdì 6 dicembre 2024 via Costello’s Records / Wires Records. Addentrarsi nel mondo di Luigi con un pezzo così intimo, dall’arrangiamento nudo e crudo, è davvero emozionante. Adult Matters spacca anche in acustico, anche se non necessitavamo certo di prove. Speriamo ci sia modo di ascoltarlo live presto!

Foto: Simona Catalani

Queste le parole con le quali l’artista presenta la canzone:
«“Corrupt Bastards” è il secondo singolo estratto da “A Modern Witch”. È un brano acustico, l’ultimo che Luigi ha scritto per questo disco.
“L’ho scritto nel mio monolocale dove vivevo a Roma. Ero esausto dal lavoro che non mi lasciava un attimo di respiro. Mi sentivo solo, mi mancava casa mia. Non riuscivo più a suonare in giro, non avevo le energie sociali che la musica richiede, vedevo tutti i miei amici buttare fuori musica in maniera velocissima ed io ero bloccato con la mia ipocondria, ansia, disturbo ossessivo compulsivo e i miei disturbi alimentari. Pensavo che scappare in una città grande mi avrebbe salvato e invece tutto era uguale a prima: i miei comportamenti disfunzionali erano venuti a Roma con me. In questa canzone parlo agli sconosciuti che ho incontrato solo per sesso o per un drink e che non mi hanno dato un briciolo di amore e che mi hanno lasciato sempre vuoto e insoddisfatto.
L’ultima strofa è dedicata ad una persona in particolare che penso mi abbia davvero salvato la vita:

Hai separato la luce dall’oscurità e la vita dalla morte
Sei venuto da me da una nuvola calda
Hai preso a calci tutti i bastardi corrotti

“Questa persona è arrivata in un momento cruciale. I miei nonni si sono ammalati, mi sembrava come se con loro se ne stesse andando via tutta la mia infanzia. Il suo arrivo ha rimesso in ordine un bel po’ di cose, e soprattutto mi ha insegnato a volermi bene. Merito amore, basta farmi spezzare in due dagli sconosciuti o mettermi alla prova usando letteralmente tutti gli uomini con cui sono uscito per scappare via dalla mia testa e dalla realtà. La realtà purtroppo è una e nessuno scappa dalla sofferenza, dall’ingiustizia, dalla morte e dalla malattia”.»

Puoi ascoltare il brano qui:

BIO
Adult Matters è il progetto solista di Luigi Bussotti.
Chitarre 90’s, testi onesti e brutali. La sua musica è il diario segreto di una persona queer non binaria.
Luigi cresce con l’indie rock degli anni ’90, Elliott Smith e le cantautrici americane, influenze che segnano profondamente il suo percorso artistico e gli offrono la possibilità di comunicare le proprie emozioni senza filtri. Inizia a scrivere fin da piccolissimo per scappare dalla realtà di provincia, e successivamente si dedica allo studio della chitarra da autodidatta (“ho imparato a suonare la chitarra guardando i live delle mie band preferite su KEXP”).
Nel 2016 registra il suo primo album “Endings” in un home studio. Questo disco, che porta in giro per l’Italia in power trio, gli permette di ritagliarsi un piccolo spazio nella scena bedroom-pop italiana. Nel 2021 esce “Flare Up”, il suo secondo disco, un lavoro di natura lo-fi che suona ininterrottamente in tour per 2 anni con oltre 50 date italiane.
II 21 febbraio 2025 è in uscita il suo terzo disco, pubblicato da Wires Records e Costello’s Records, registrato e suonato al VDSS studio insieme ad un team di musicisti: Anton Sconosciuto, Cecilia Pellegrini, Konstantin Gukov Borisovich, Adele Altro, Beatrice Miniaci e Marcello Rotondella.

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Fonte: Costello’s Records

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Comunicato stampa Pop

L’armatura di SONORUGGIERO

“Armatura” è il nuovo singolo di SONORUGGIERO, uscito venerdì 13 dicembre 2024 (FUTURE LABEL / distribuzione Believe). ​Una traccia che dipinge i chiaroscuri della vita, sovrapponendo con grazia ombre e luci, come un pittore dell’età dell’oro olandese. Tramite un elegante pop/contemporary R&B​ confidenziale SONORUGGIERO tira fuori una prova di grande intensità. 

Foto: Antonio Nelli
Edit: Antonio Nelli, Antonio Bonasia

Queste le parole con le quali il cantautore presenta la canzone:
«In questo brano è centrale la metafora dell’armatura, simbolo della difesa che costruiamo per proteggerci dal dolore, ma che finisce per isolare. Il testo nasce da una lettera scritta a mio padre quando avevo 15 anni, rivelando il complesso rapporto tra noi. L’armatura rappresenta una corazza indossata per affrontare le tensioni che mi tormentavano in quel periodo. Si alternano immagini di freddo e solitudine a momenti di ricerca dell’intimità perduta, tra il desiderio di esprimere i sentimenti e la paura di essere feriti. Questa tensione emotiva crea un’atmosfera di profonda introspezione e malinconia, che emerge anche nella produzione musicale.»

Puoi ascoltare il brano qui:

BIO
SONORUGGIERO, all’anagrafe Vincenzo Ruggiero, nasce a Bari il 5 Marzo del 2001.
Fin da piccolo il suo legame con la musica è viscerale; inizia a scrivere all’età di quindici anni raccontando le sue verità più intime e cupe e parlando di temi familiari e sentimentali.
Negli ultimi due anni inizia ad avere le prime esperienze live e, dopo alcuni anni di scrittura e ricerca, pubblica il suo primo brano “MATTO DA LEGARE” nato dalla fusione con David Ice, producer della scena Rap e Urban Italiana, ottenendo l’ingresso in top 100 di EARONE della classifica radio.
Successivamente rilascia il brano “Cabriolet” – che vede sempre la direzione artistica di David Ice – grazie al quale riceve diversi apprezzamenti e consolida il suo status nella stampa di settore.
Nel 2024 presenta i suoi brani sul palco di Spaghetti Unplugged a Milano, dove conquista il consenso del pubblico e si aggiudica la prima posizione nella serata.
La scorsa estate pubblica il singolo “SOLO TONIGHT” (sempre con il fido David Ice) che è tuttora nella playlist “Tendenze R&B” di Apple Music.

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Fonte: Costello’s Agency