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Jali Babou Saho ci ragala “Tamalla”, che per noi può essere la fine della più dolci delle estati

Non smetterò mai di dirlo: in estate si crea questo strano limbo bellissimo dove si ha l’illusione di avere tempo per fare tutto, e io mi tengo stretta l’illusione di avere il tempo di leggere tantissimo, di ascoltare tutto ciò che voglio, con la concentrazione che mi merito e il vento del mare che mi attacca il sale alla pelle. Voglio le docce infinite e le mattine con i caffè che durano più di una conversazione spicciola con la mia ragazza, non riuscirò ad adeguarmi facilmente, e di nuovo, alla doccia pre ufficio e ai ciao distratti di Emilia che neanche si ricorda della mia esistenza talvolta. Settembre non è mai un nuovo inizio, ma una carneficina dell’ispirazione. A settembre io perdo tutto, il tempo di ascoltare e la voglia di fare qualsiasi cosa.

Ed in questo clima, di libertà estrema e calda prima di una nuova fine, ho scoperto Jali Babou Saho, scavando in chili di mail che mi arrivano tutti i giorni e che prontamente ignoro c’era custodito questo piccolo capolavoro dal titolo Tamalla. Un disco che nasce per un’urgenza artistica dopo l’incontro con il chitarrista Francesco Mascio e che vanta la produzione eccezionale di Riccardo e Daniele Sinigallia. Sei tracce originali, registrate in presa diretta con Maurizio Loffredo, Daniele e Riccardo Sinigallia, presso gli Artigiani studio di Formello; le canzoni spaziano nell’ambito dell’ afro-blues, afro-jazz e world music. Un intreccio di sonorità elettriche e acustiche, in cui le radici della musica mandinka, evolvono in una visione moderna, dando vita ad una interpretazione dell’artista del tutto personale. 

Baboucar Saho, in arte Jali Babou Saho, nasce a Banjul, in Gambia, nel 1983. Inizia a suonare la kora fin dalla tenera età, grazie al suo primo maestro, suo padre Jali Jankuba Saho, musicista di fama internazionale, il quale gli trasmette i primi insegnamenti della tradizione dei griot (cantautori dell’Africa).  Seguendo le orme paterne, inizia molto presto a esibirsi in numerose occasioni, girando molto sia nel suo paese, che nei paesi vicini come il Senegal.

E quindi eccomi qui, nella mia macchina, immobile nel cuore di agosto, ad ascoltare questo disco che proviene da terre inespolarate, una commistione di suoni e sapori che esplodono e arrivano, come universali, a chiunque. Un portale di relax che si infiltra nel mio petto, e che mi pento di non aver scoperto prima, perchè sarebbe stata una preziosa compagnia in tempi bui. E spero che lo sarà ancora, una volta che arriverà settembre.

CR