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Gli alti momenti di crisi che ho passato quest’estate grazie ai Dejawood

E quest’anno è stata piuttosto dura, posso dirlo? Perchè l’estate scorsa c’era ancora il Covid e allora aveva senso che dicessi di no quando mi proponevano le feste in spiaggia, la discoteca e le cene infinite con tutti i compagni dell’università. Potevo dire che mia madre stava male e che quindi non mi fidavo a farmi vivo ai matrimoni, potevo persino evitare i concerti, quelli che non mi interessavano s’intende, gli amici di amici che suonavano al contest della provincia più inculata che possiate immaginare, e tutte quelle cose collaterali che rendono difficile la vita sociale. Questo mondo non è fatto per gli introversi che si ricaricano stando da soli, le vacanze e l’estate in generale per gli introversi dovrebbe essere un ritiro spirituale, solitario e silenzioso, e invece in vacanza gli introversi finisce che si stancano ancora di più.

Ed eccomi qui invece in quest’estate dannata dove se eviti tutto e tutti non sei responsabile per tua madre che sta male, ma sei un coglione che preferisce passare le giornate ad ascoltare dischi e a scriverne, senza vedere nessuno. Ed eccomi qui, in questa cameretta dove sono cresciuto, mia madre che in realtà è morta nel 2018 quando il Covid non c’era nemmeno, a non fare assolutamente niente. Alti momenti di crisi riempirà la prossima ora immediata, un disco che non avevo avuto tempo di ascoltare quando era uscito, e invece ora posso addirittura lasciare in loop tutto il giorno, perchè da fare non ho assolutamente niente. E non c’è titolo più adatto per segnare quest’estate di rifiuti.

Un disco che contiene i primi due anni del progetto musicale, nato nel più complicato dei periodi, e qui rappresentato dalla focus track “Intrisi”, il primo brano, che racchiude in sè tutte le sonorità dell’album: analogiche ed elettroniche, il sound desertico e quello urban, un racconto di una notte all’eccesso, tra luci ed ombre, in cui i momenti di lucidità si mescolano a percezioni incerte. Influenze diverse che si intrecciano, come gli I Hate My Village ma più accessibili, come il rock che ascoltavo al liceo, ma senza sentirmi un coglione. I Dejawood potrebbero essere la mia band preferita, quella per cui in fondo uscirei anche di casa per andarmela a vedere.

Respirate, perchè potreste ritrovare la voglia di vivere. Io che sono un caso davvero disperato ho avuto qualche dubbio a riguardo, quando mi è venuta voglia di concerti, rave, liceali impazziti e addirittura una sbronza. E’ tantissimo che non mi prendo una sbronza, la cosa che più si avvicina è decisamente questo disco.

SP