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Le 5 cose preferite dei Malvasia

I Malvasia sono un gruppo Alternative Rock formatosi a Milano nel 2022. Il gruppo è composto da Mario Palmisano (chitarra e voce), Marco Miccoli (chitarra), Matteo Marchetti (basso e cori), Francesco Papale (batteria) e Salvatore Gravina (chitarra, cori e tastiera). Il progetto unisce testi schietti e ritornelli ossessivi, ai riff dal forte impatto ritmico e sonorità distorte, ottenendo così un mix musicale che spazia dall’alternative rock al pop, dal punk rock al cantautorato.

Il loro singolo di debutto si intitola “Fumo negli occhi”, brano registrato presso lo studio Il Cortile, con la produzione di Massimo Caso e successivamente masterizzato presso il 96khz Mastering Studio di Marco D’Agostino. La band alt-rock ci regala un prodotto musicale che è un mix tra le sonorità della vecchia scuola rock italiana e arrangiamenti che strizzano l’occhio all’alternative più moderno. “Fumo negli occhi” è stato premiato dalla Fondazione Estro Musicale tra le migliori composizioni del 2023.

Un progetto musicale agli inizi, ma che sembra avere già ben chiara la sua direzione. Abbiamo quindi provato a conoscere meglio i Malvasia attraverso una lista di tutto ciò che li caratterizza come band. Scopriamo allora quali sono le loro cinque cose preferite:

Le caramelle di Asiel

Asiel gestisce la sala prove dove ormai trascorriamo gran parte del nostro tempo insieme, tra prove, scrittura e briefing sul progetto. È un po’ il fratello maggiore dei Malvasia, perché ci ha visti nascere e crescere musicalmente tra le sue mura. Ci accoglie sempre con un sorriso a trentadue denti, capace di restituire serenità anche in momenti di stress e stanchezza; il suo perenne entusiasmo è riassumibile in una frase che ripete sempre: “l’importante è la carica”, ormai diventata uno dei nostri leitmotiv.
Riconosce ed ammira la dedizione con cui viviamo la nostra dimensione musicale, ed è sempre pronto, con simpatia e discrezione a condividere una buona parola. Ogni volta che usciamo dalla sala prove, spesso stanchi, sudati e visibilmente provati dalle intense sessioni, ci porge la sua magica scatola blu, piena di caramelle buonissime. Quel gesto è in grado di ripristinare in pochi istanti le nostre energie e migliorare l’umore nei momenti più provanti. Abbiamo il sospetto che Francesco (batteria) e Matteo (basso e cori) vengano alle prove unicamente per mangiare quelle caramelle, ma non ne abbiamo ancora la certezza.

Via Borsieri
Via Borsieri, a Milano, è uno dei luoghi nei quali abbiamo costruito i ricordi più belli e significativi del nostro primo periodo insieme. È la via dello studio Il Cortile, dove abbiamo registrato il nostro primo singolo, “Fumo negli occhi”, assieme a Massimo Caso, produttore di grande esperienza e competenza che ha creduto nella nostra musica, offrendoci stimoli e consigli preziosi.
Via Borsieri è anche la via delle cene o delle birrette serali per festeggiare le intense sessioni di prove prima del tour o delle ricche colazioni fatte nei giorni in cui Marco viene a Milano per lavorare insieme al progetto.


Gli esempi di Marco
Si dice che la musica sia un linguaggio universale capace di trascendere le differenze culturali, sociali e linguistiche.

Sembra tutto vero e condivisibile, finché non ti ritrovi a scrivere e comporre musica assieme a musicisti con background completamente differenti: da Salvatore diplomato in violino classico, a Matteo appassionato di prog, da Marco cresciuto a pane e drop D a Francesco con formazione funky e Mario il cui sangue è composto da globuli rossi e versi di Franco Battiato. Se ciò non bastasse, siamo 5 persone appartenenti a generazioni abbastanza distanti, da sentirci, a seconda dei casi, troppo giovani o troppo vecchi per comprendere gli altri.
In questo contesto è stato difficile costruire un linguaggio comune e permetterci l’intesa musicale, che a orecchi esterni sembra quasi scontata. Tra malintesi e incomprensioni, nelle nostre lunghe conversazioni in chat, videochiamata o dal vivo, arrivano inaspettatamente puntuali gli “esempi di Marco”. Articolate allegorie e fantasiose metafore che non riescono mai nell’intento di comunicare in maniera più precisa e comprensibile; ma che hanno il grande merito di alleggerire l’atmosfera e far calare la tensione nei momenti di fatica e/o stress.

La base parte con metronomo, charleston e campanaccio. Ci sono un paio di giri prima
dell’inizio, un giro prima sentirai un primo colpo di rullante, un secondo, e quattro colpi
finali e proprio qui devi partire fratello, devi prendere il volo come una rondine in una strana giornata di Aprile” 

(in foto l’immagine che Marco ha allegato per spiegare a Francesco il timing della traccia che aveva preparato)

 Il mare

“Senza spiegare nulla, senza dirti dove, ci sarà sempre un mare che ti chiamerà”.

Queste parole di Alessandro Baricco, tratte dal libro “Oceano Mare”, raccontano bene il sentimento di appartenenza che i Malvasia nutrono nei confronti di quel posto intimo, accogliente e sicuro che è il mare. Il nostro progetto nasce dall’idea di Mario e Marco, durante una chiacchierata nella loro città natale, Brindisi. Gli ascolti, di molti dischi che sono stati motivo di ispirazione e persino delle prime nostre demo autoprodotte, sono avvenuti in macchina, lungo la litoranea brindisina, che costeggia le bellissime spiagge bagnate dall’Adriatico. Ma ciascuno di noi 5, a prescindere dalla propria città di origine, ama mari diversi, per motivi diversi. C’è chi di noi va al mare per alleviare le tensioni, chi per osservarne le onde per trarne ispirazione e chi per immergersi in acqua in qualsiasi stagione dell’anno e farsi coccolare dalle correnti: cinque esistenze diverse, insomma, accomunate da un richiamo perenne, che si fa sempre più forte ogni volta che si è lontani da quelle acque a noi tanto care.

Un aneddoto particolare risale alla tournée pugliese tenutasi lo scorso dicembre: Salvatore, per ricaricare le energie, vuole a tutti i costi vedere il mare di Brindisi prima di andare a suonare, e riesce a convincere anche lo sventurato Francesco. Non conoscendo la zona, si affidano ciecamente alle indicazioni del navigatore scegliendo sulla mappa il primo punto di contatto con il mare. Dopo 25 minuti di camminata finiscono entrambi nei pressi di una zona militare con divieto assoluto di accesso e con sorveglianza armata. Francesco si è pentito di aver ceduto alla richiesta di Salvatore e soprattutto di non aver chiesto indicazioni a Mario e Marco. In compenso si sono ritrovati senza volerlo nei pressi di uno degli studi di registrazione più importanti del sud italia… ma questa è un’altra storia!

La magia vissuta dal palco
Il nostro habitat naturale è il palco e, in senso lato, ogni luogo in cui abbiamo la possibilità di spogliarci dalle sovrastrutture umane fatte di ansie, preoccupazioni, impegni e pressioni sociali, imbracciando i nostri strumenti. Sul palco abbiamo la possibilità di essere energia, dare sfogo ai nostri istinti artistici e abitare lo spazio scenico con libertà. Abbiamo avuto la fortuna di suonare nei contesti più disparati, calcando palchi differenti per forma, dimensioni e contesto. Abbiamo onorato ciascuno dei palchi sui quali abbiamo avuto la possibilità di esibirci con grande gratitudine e riconoscimento, anche nelle situazioni più spartane e arrangiate. 

Ma la fortuna più grande finora, è stata quella di trovare ad ogni concerto, delle persone pronte ad ascoltarci con attenzione, entusiasmo e trasporto. Tra queste persone ci sono sicuramente alcune della cerchia dei nostri affetti personali – alle quali va tutta la nostra gratitudine per ciò che stanno facendo per i Malvasia – ma anche perfetti sconosciuti che ci hanno mostrato, rispecchiando attraverso i loro occhi curiosi e affascinati, quanto siamo coinvolti e affiatati.
Siamo abituati ad essere insicuri, ipercritici, pessimisti e a non piacerci mai. Ma sul palco qualcosa cambia, e dai loro occhi riusciamo a vedere, anche nei momenti peggiori, quanto ci piaccia essere i Malvasia.