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Cosa c’è nella camera di Angelo Romano

Esce venerdì 26 aprile 2024 su tutte le piattaforme digitali il nuovo singolo di Angelo Romano, musicista e cantautore itinerante che ha dedicato un brano al sentimento della noia, una canzone che parla di noia, ma che non vuol essere noiosa. Un nuovo capitolo che ci avvicina alla pubblicazione di un nuovo disco, e che ci svela uno spaccato di vita autobiografico dello stesso Angelo che racconta che “La noia” è stata ispirata “… da una relazione nella vita reale con una partner che trovava molte cose nella vita “noiose”, me compreso probabilmente.”

Angelo Romano è un cantautore dalle numerose influenze, poliglotta ed eclettico, canta in inglese quando vuole farsi capire da tutti, per rifugiarsi nel “suo” siciliano quando non ha voglia di esporsi, mentre l’italiano è una sentita via di mezzo che vedremo anche nel disco in uscita. La sua è una vita in movimento, e la sua musica si bassa su elementi di folk e post-punk, ricordando artisti come Tom Waits o Nick Cave, passando per Rino Gaetano.

Noi come sempre volevamo conoscerlo meglio, e per farlo ci siamo fatti portare a casa sua per conoscere la storia di cinque oggetti che potessero rappresentarlo.

LA LASTRA DEI DENTI
Giugno 2014. A tre giorni dall’inizio di un tour europeo in duo con un amico trombettista, mi ritrovo nello studio della dentista a Berlino con un terribile mal di denti. Lei, in italiano ma con fare minaccioso, mi fa: “Questo dente va tolto immediatamente, ne va della tua salute.” Mi adeguo.
Mi sottopongo ai raggi X per fare la lastra e poi poter procedere all’estrazione. 48 ore dopo mi ritrovo su un treno per Colonia, in giro per l’Europa con un dente in meno e troppi punti di sutura. La cosa mi costringe a rinunciare ad alcol e cibi solidi per due settimane. Due settimane dopo, per l’ultima data a Varsavia, mi ritrovo sul palco con una decina di chili in meno.
Un paio di mesi dopo, ospito un amico artista italiano nel mio bilocale a Berlino, che fa tanto Germania Est con doccia in cucina e bagno microscopico; vendendo la lastra, mi consiglia, tra il serio e il faceto, di conservarla e, perché no, usarla in futuro come copertina per un album.
E niente, anno 2021: la lastra diventa la cover art di “The New New Normal”. Il mio album “pandemico”, e no, non è un caso.

IL POSTER DI LEONARD COHEN
Berlino, 2013, Zitadelle Spandau. Un canadese di quasi ottant’anni si presenta sul palco e, con un’eleganza mai vista, canta e scherza col pubblico per oltre due ore di concerto. Non avevo mai visto niente di così perfetto: così piccolo ma così immenso nel tenere migliaia di persone sul palmo della sua mano, fino a fare esploderle in quella che ancor oggi ritengo la più grande ovazione mai fatta a un artista, al momento di suonare “First We Take Manhattan” – “…then we take Berlin”. E Berlino se l’era presa davvero. Avevo appena assistito a una masterclass su come fare il concerto perfetto. Di tutti i poster che ho in casa, questo è quello che davvero conservo come una reliquia.

L’ORARIO DEI TRENI OLANDESI
Anno 2017, suono in un locale ad Amsterdam in formato duo con violoncellista al seguito. Rientriamo in quel di Utrecht, dove una amica fotografa italiana ci sta ospitando; all’arrivo alla stazione dei treni di Utrecht, vedo che stanno fisicamente sostituendo gli orari dei treni. Scherzando ma non troppo, mi avvicino a uno degli addetti e gli chiedo se posso prenderne uno e portarmelo a casa. Lui, serissimo, mi risponde che se voglio, me li posso pure portare via tutti! Alla fine scelgo questo in particolare, perché qui ritrovo Groningen e Utrecht, ossia due delle tre città in cui ho vissuto nei Paesi Bassi. Questo cartellone pesantissimo in plastica rigida rientra insieme a me dalla terra dei mulini ed ora si ritrova qui in bella vista nella mia camera degli ospiti, a ricordare (e ricordarmi) che nessun posto è definitivo, e che i treni rappresentano una bellissima metafora della vita.

LA COLLEZIONE DI CAPPELLI
Ho sempre avuto l’ossessione dei cappelli fin da quando ero minorenne. Credo di aver iniziato per farmi notare, per emergere dalla massa; poi credo di aver continuato per rimarcare la mia provenienza, la mia identità di siciliano prima nel continente, poi all’estero. Oggi è più una necessità, almeno fin quando non potrò forse permettermi “quel viaggio a Istanbul” per risolvere i miei attuali problemi tricologici.

LA CHITARRA OVATION
Con un mio amico di università in quel di Pisa ci capitava a volte di prendere un autobus e andare a un grosso negozio di strumenti musicali in un paesino limitrofo.
Un giorno lui vede questa bella Ovation esposta, che costa una cifra che nessuno di noi due poteva giammai permettersi, e mi dice che, però, sarebbe stata una gran bella chitarra da acquistare e suonare.
Tanti anni dopo, dopo aver cambiato chitarre con una regolarità estrema, decido di seguire il suo consiglio e finalmente comprarmi l’Ovation in foto. Ora sono oltre sette anni che, imperterrita, lei continua ad accompagnarmi in giro per l’Europa, anche adesso che questo mio amico non c’è più. Non ha mai purtroppo potuto vedermi suonarla, ma mi sento dire che sì, aveva davvero ragione lui.