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Cosa c’è nella camera di Epoca22

Esce domani venerdì 12 aprile 2024 su tutte le piattaforme digitali il nuovo singolo di Epoca22, in distribuzione Altafonte

Un nuovo capitolo per lo stratificato progetto, che ci accompagnerà verso la pubblicazione di un nuovo album: uno scorcio post moderno raccontato attraverso gli stilemi della new wave: l’arpeggio dell’introduzione, freddo e vacuo, mette in scena la vita “senza senso” del protagonista del brano; i vuoti dei riverberi creano gli spazi in cui si inserisce il racconto. A volte monotona; a volte accorata, la voce fa da narratore esterno alla vicenda; senza giudicare, almeno lei, la sorte dello sventurato Uomo contemporaneo.

Morbosità patologia e asettica razionalità sono le caratteristiche del protagonista del brano – un uomo qualunque; un signor Nessuno della società contemporanea – e sono il risultato dell’ambiente che lo circonda: un mondo fatto di solitudini e dominato dal caso in cui i desideri sembrano scaturire da riviste pornografiche; droghe e voyeurismo. Nella descrizione di questo quadro apocalittico, nell’aridità di questa umanità scarnificata, l’emotività di questo “ultimo sguardo sul mondo” riporta al ricordo di una corsa infantile; alla luce che filtra da una porta finestra di una casa materna prima dell’accecante salto verso l’esterno; verso un “balcone abbacinante” che si fa simbolo di potenza vitale nella sua massima espressione: l’attimo prima della sua cessazione.

Noi, per conoscere meglio Gianluca, ci siamo fatti portare a casa sua, a curiosare tra le sue cose, ed ecco cosa ci ha mostrato.

Chitarrino su sfondo giallo con baby avocado e rivista di agitazione e propaganda: 

Questo quadretto si è andato a formare in casa nel corso del tempo e per puro caso. Quando torno a Roma e vedo questo angolo, mi sento a casa. La prima cosa ad arrivare è stato il mini tazebao Suk!, rivista che ho trovato a un mercatino dell’usato a Roma. Mi colpirono le scritte nere su sfondo giallo e il tono leggero con cui parla di sesso e, nello specifico, della pratica del 69. L’illustrazione centrale è un capolavoro; e io ho un fetish per fanzine, riviste e tutto ciò he è scritto su carta ed è indipendente. Il chitarrino è un regalo di mio fratello; anche questo viene da un mercatino delle pulci. Ha il manico spezzato e riattaccato con la colla; è praticamente impossibile accordarlo, ma la gioia che mi dà strimpellarlo “peripatetico” per la casa è indescrivibile. Ho registrato diversi giri e riff con questo chitarrino; prima o poi regalerà una canzone. 

Foto di Carrara; poster con Johnny Marr e foto con Lennon e Ono

Questo trittico è sopra lo schermo del computer dove registro le demo e mixo. Mi rendo conto ora che c’è una buona parte della mia vita: la piazza principale della mia città, Carrara, in una foto d’epoca. Sono molto legato alle mie origini; questa foto mi ricorda i miei nonni. “I’è ‘n tóc d còr” (è un pezzo di cuore) come si direbbe in dialetto da noi. Johnny Marr è lì come un oracolo: a volte lo guardo e gli dico “Johnny dammi la forza” perché fare il musicista è bello raga, ma è un’altalena emotiva continua. John Lennon e Yoko Ono sono lì perché John Lennon è uno degli artisti che più mi influenzato fin da quando ero ragazzino e Yoko è una tosta. La foglia che fa la “cascamorta” è un’altra grande passione; simbolo di libertà e fratellanza e mi fa simpatia averla lì sopra a dove si lavora. 

Lavagna in sughero con di tutto attaccato: 

Allora, sta cosa delle lavagne su cui attaccare le cose, le foto e i ricordi mi ha anche stufato eh, ma alla fine me la ritrovo in tutte le case in cui vado e alla fine guardarla mi fa simpatia. Ci sono foto; locandine; biglietti dei concerti; testi autografi di mie canzoni che nessuno conosce; messaggini in codice che mi lascia la mia ragazza quando torno la mattina presto dopo il lavoro. Sì: millennials. 

Finestra sul cortile: 

Sono arrivato a Roma a due anni fa e questa vista è il motivo per cui sono venuto a vivere in questa casa. Un giardino (a Roma; al Pigneto…) con un melograno che fa dei frutti rossi grossi come teste d’infante; quelle scale in muratura che portano nel verde… Questo è un angolo che mi trasmette serenità. Vivere in città mi ha fatto rendere conto quanto io sia legato alla natura e quanto mi renda triste starne lontano; per me è sempre stata una madre buona nella quale trovare consolazione e vitalità, quando non c’erano che macerie emotive intorno a me. La città mi ha anche mostrato in che modo noi esseri umani abbiamo violentato e continuiamo a violentare la natura; la distruggiamo  o la releghiamo in un angolo. Così facendo, però, è come se ci violentassimo da soli. Questo sentire, insieme ad altre riflessioni, è alla base del disco che uscirà a ottobre 2024 ed è anticipato dal singolo VISUALIZZARE (che uscirà il 12 aprile 2024) e che ha la forma del concept album. 

Basilico

Io sono di Carrara, che è l’ultima città toscana prima della Liguria. La mia famiglia, da parte di padre, è ligure; originaria di Genova. Il basilico per me è casa. Poi, vabbè, credo di usarlo in quasi tutti i piatti che cucino, così come buona parte degli italiani. Se penso al basilico penso a Genova; al Mediterraneo; alla città di Galata davanti a Costantinopoli; al periodo arabo in Sicilia prima dell’anno Mille. Insomma, mi fa viaggiare nel tempo e nello spazio. 

Chitarre e amplificatore:

Accanto alla postazione di lavoro ho le mie chitarre e il mio amplificatore. A volte mi fisso a guardare questo angolo: il legno dei manici e dei corpi e il suo scintillio alla luce; le cromature. Poi ne prendo una e inizio a suonare; quando perdo la cognizione del tempo, è un buon segno. Il Roland Jazz Chorus è un mio fetish: è il suono della new wave britannica degli anni ’80; l’ampli degli Smiths; l’ampli del primo album degli Epoca22…