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Le 5 cose preferite di Tommaso Tam

Nel vasto panorama musicale italiano emerge con forza e originalità il quinto album di Tommaso Tam, intitolato “Isola di Tam”, in uscita il 12 gennaio per Manita Dischi.

Anticipato dal singolo omonimo, questo lavoro si distingue per la sua natura narrativa e distopica, trasformando l’esperienza d’ascolto in un viaggio avvincente attraverso mondi sonori inediti. Tam dimostra una continua voglia di esplorazione e innovazione, arricchendo ogni traccia con arrangiamenti curati e contrasti potenti tra melodia e ritmo.

La sua voce, precisa e penetrante, si fa portavoce delle contraddizioni che permeano la nostra esistenza quotidiana, regalando all’ascoltatore un’esperienza emotiva e riflessiva senza precedenti.

Noi gli abbiamo chiesto di raccontarsi attraverso le sue 5 cose preferite!

TASCAM PORTA ONE

Quando ero adolescente, avevo escogitato un modo per registrare sovraincidendo da solo più strumenti, utilizzando due radio  registratori a cassetta. Registravo qualcosa sul primo, poi riavvolgevo il nastro e lo facevo ripartire mentre premevo il tasto  REC sul secondo registratore. Dopo svariati passaggi, ovviamente il fruscio di sottofondo diventava insopportabile, ma a quel tempo era l’unico modo “ fai da te” per riuscire nell’impresa. 

Qualche anno dopo scoprii che esistevano dei registratori a cassetta multitraccia, i cosiddetti 4 piste, a un prezzo abbordabile. Acquistai il TASCAM Porta One. E imparai ad usarlo molto bene, tanto che ci ho registrato i miei primi tre album, Girare, Misogenio e Meccanismo base.Aveva anche una tracolla che permetteva di portarlo in giro e per questo motivo era il Santo Gral dei rumoristi ( gente che va in giro a registrare suoni di ogni tipo).

La comodità di averlo in casa invece, mi consentiva di registrare al momento qualunque idea volessi buttare giù, semplicemente collegando lo strumento o il microfono e schiacciando il tasto Rec. Immediato e diretto. La difficoltà principale era quando le 4 tracce non ti bastavano più. Per sovrapporne delle altre il metodo, chiamato “Ping Pong”, consisteva nel passare tre tracce sulla quarta vuota. A quel punto il mix delle prime tre doveva essere perfetto perché una volta riversate sulla pista libera, sarebbero  state definitivamente cancellate  in un secondo momento, per consentire la registrazione di nuove sovraincisioni.

Il processo non perdonava errori, per cui doveva essere un lavoro molto accurato. Oggi con le svariate Daw al computer, hai accesso a un numero di centinaia di sovraincisioni, e con l’ editing puoi fare miracoli, per non parlare del digital recording. Ma io sono rimasto per oltre due decenni, fedele al mio TASCAM a cassetta. E devo dire che il suono era molto  interessante seppur in qualità lo fi. Ho provato a registrare una seconda volta dei brani in studio, sperando venissero meglio che sul Tascam, ma dovetti ricredermi.

La magia dell’estemporaneità e dell’approccio analogico diretto, aveva una marcia in più nonostante la qualità audio inferiore. Adesso sembra una follia, ma perfino i Beatles registrarono Sgt Pepper nel 1967 su uno Studer  4 tracce a nastro, riversando poi le 4 tracce su un’unica traccia di un  secondo Studer per dare spazio a nuove sovraincisioni.

FILOSOFIA 

Nietzsche considerava la musica espressione dello spirito dionisiaco, totalmente autosufficiente; ovvero non ha bisogno di unirsi a immagini e concetti, perché possiede dentro se stessa le chiavi del mondo. Tra i filosofici che più mi hanno influenzato c’è Alan Watts. 

Sosteneva che ciò che non è definibile a parole o per concetti non esiste per noi, pur essendo lì, proprio di fronte ai nostri occhi, ciò che non riusciamo a controllare è ostile, e pertanto va combattuto, anche se è parte di ciò che siamo. Questo è il punto di partenza medio di ogni persona nell’età moderna: la separazione da noi stessi, il cosmo, le altre persone. Ho scritto “Cosmoillogico”, il mio quarto album, riflettendo proprio su questi concetti. La percezione dello spazio vuoto tra una cosa ed un’altra, inteso come separazione invece che come connettivo, ci porta a sentirci anziché uniti al tutto, disconnessi dal tutto.

In realtà lo spazio è tanto necessario quanto ciò che lo riempie, e viceversa, proprio come gli intervalli nelle note sono tanto fondamentali ad una canzone quanto le note che la compongono. Senza una di queste due cose non ci sarebbe melodia. La separazione tra noi e il tutto, compreso noi stessi, parte quindi da questa errata concezione del vuoto come inesistenza e separazione. Negli anni, ho anche imparato a togliere le  note, più che ad aggiungerne.

Deve essere tutto al servizio del brano che si sta scrivendo. I virtuosissimi li lascio nei live che faccio con le varie band in cui suono.

THE BEATLES

I Beatles li ho scoperti a cinque anni, perché mio padre aveva nella sua auto, tre musicassette tra cui una raccolta dei loro brani dal 1962 al 1965. Grazie a loro mi sono avvicinato alla musica. Ho cominciato con la chitarra e poi crescendo, ho imparato a suonare la batteria e il piano. All’inizio i miei mi comprarono degli strumenti giocattolo. Mi ricordo ancora una batteria fatta di cartone e plastica che venne prontamente sfondata  poco tempo dopo. A mia richiesta, ogni tanto mi regalavano un’altra cassetta dei fab four, e mi ricordo che rimanevo sempre meravigliato dalla bellezza della musica che ascoltavo, pur rendendomi conto che c’era un abisso tra il sound di Revolver(1966) e un album come Hard day’s night (1964), nonostante solo due anni di differenza.

Anche il loro aspetto fisico era molto diverso negli anni. Guardate una foto di Lennon nel 1965 e una nel 1968! Ero talmente affascinato, che per capire i testi delle canzoni, imparai molto presto l’inglese (10 anni), che ancora oggi è una delle mie passioni. Questa mia passione ha avuto il culmine qualche anno fa, quando sono riuscito a trovare e a mettere insieme 3 matti come me, per creare una Beatles tribute band. Ancora oggi, The Menlove Beatles tribute, mi portano sui palchi di tutta Italia e all’estero, prevalentemente nord Europa.

MONDO INVISIBILE 

Sono sempre stato una persona  abbastanza razionale; ho studiato scienze naturali all’Università e  per quasi 38 anni ho creduto che l’uomo fosse nato semplicemente per crepare.Poi una serie incredibile di eventi sincronici susseguiti da varie esperienze dirette di fenomeni particolari, che molti definirebbero “paranormali “, osservazione di energie sottili, e alcune mie avventure extracorporee, mi hanno preso a schiaffoni in faccia,catapultandomi senza ritorno verso una visione diversa del tutto.

Il Tommaso di 12 anni fa non riconoscerebbe affatto il Tommaso di oggi. Negli ultimi dieci anni, inoltre, mi sono appassionato e interessato alla fisica quantistica, allo studio del subconscio, agli UFO e a tutta la letteratura del settore esoterico. Niente é come prima. La ricerca e la sperimentazione su me stesso, continua.

ANIMALI

Sono cresciuto in un paesino della Carnia ( Friuli) in mezzo alle montagne, i contadini, tra covoni di fieno, vacche, galline, maiali e cavalli. E fin da piccolo trovavo ingiusto e aberrante, vedere come venissero sfruttati, maltrattati, e uccisi meramente a scopo culinario. Dal punto di vista biologico, uomo e animali sono parte dello stesso regno ed hanno le stesse necessità fondamentali: mangiano, dormono, si accoppiano, si difendono. E soffrono.

In questo non c’è differenza. Da molti anni ho scelto una dieta vegetariana proprio per questa mia sensibilità nei loro confronti. Ma non sono un rompi scatole nei riguardi di chi non la pensa come me. Anni fa scrissi una bella canzone intitolata “Lo zoo” che fa parte del mio terzo album “Meccanismo base”; è un brano a cui sono molto affezionato ed è molto rappresentativo  di questa tematica.