É in uscita venerdì 3 marzo 2023 il nuovo singolo di Irene Mrad, voce della scena underground del milanese, classe 2003. Il brano, dal titolo “Baciami”, è un capitolo intimo e ossimorico, triste e allo stesso tempo sfacciatamente pop, che parla di una relazione ricca d’amore, ma che attende di sbocciare. “È una struggente richiesta di amore avvolta in una melodia dolce ma al contempo aggressiva“, racconta Irene, “… con uno stile indie-pop, la canzone vuole raggiungere chi è innamorato, e chi crede in quello che sta facendo e realizzando, ed è disposto a tutto pur di salvare le relazioni a cui tiene“
– Arrangiamento, mix, master e produzione: Matteo Maltecca
BIO: Irene Mrad, classe 2003, è una giovane cantautrice italo-libanese.
Ha iniziato a scrivere a soli 16 anni, inizialmente per sé stessa, come valvola di sfogo. Nel febbraio 2020 è uscito il suo primo singolo “Ragione” prodotto da IL METZ. A dicembre dello stesso anno ha collaborato con lo studio torinese RKH dove ha prodotto il suo primo EP “Resilio“. Ad aprile 2022 è uscito il suo nuovo singolo “Riparo”. Il suo stile si ispira all’indie-pop italiano, ricco di introspezione ed emozioni suggestive.
It Will Be Nice è il nuovo singolo di Black And Blue Radio, il progetto musicale del doppiatore e musicista Davide Albano, disponibile da venerdì 24 febbraio e distribuito da UMA Records/Sony Music Italy. Spesso si tende a cercare la soluzione dei propri problemi negli altri, mossi dalla convinzione che stare in mezzo alle persone ci faccia sentire meno soli. Sulle note folk rock d’oltreoceano, It Will Be Nice parla di solitudine come scelta, come qualcosa che non deve far paura ma da cui si può imparare e che può dare un senso di libertà che è difficile trovare altrimenti.
Star soli non vuol dire non essere in grado di amare. Al contrario, quando si raggiunge tale livello di armonia con se stessi si è in grado di non proiettare le paure e le insicurezze con cui dobbiamo fare i conti ed apprezzare le piccole cose che si rivelano essere, poi, le più importanti.
Abbiamo deciso di farci invitare a casa sua. Ecco cosa abbiamo visto!
CHITARRA MARTIN JOHNNY CASH SIGNATURE
Questa chitarra è un pezzo fondamentale della mia vita e della mia musica. Nel novembre 2019 sono partito, da solo, per New York, preparando il viaggio con sole 2 settimane di anticipo. Per una serie di coincidenze fortunate sono riuscito ad organizzarmi con il lavoro (spesso nel doppiaggio capita che una serie segua la contemporaneità della messa in onda originale per cui si lavorano le puntate di settimana in settimana) e trovai un biglietto aereo a un prezzo bassissimo, come se lo avessi prenotato con un anno di anticipo. Idem per il pernottamento.
L’idea era partire e provare a trovare una risposta ai dubbi che avevo sulla mia musica. Volevo girare dei locali, trovare contatti per suonare, cose così. Non sapevo che cosa fare. Volevo partire e poi una volta lì sperare in un colpo di fortuna. Probabilmente non avevo nemmeno un piano da mettere in atto. Comunque parto, arrivo e, una volta in città, comincio a pensare di aver fatto una cazzata.
Ok, mi sarei goduto la vacanza, ma non partito per una semplice vacanza. Avevo in ballo un nuovo disco, c’erano delle idee ma non sapevo che farmene. Il disco d’esordio era andato discretamente bene dal punto di vista della visibilità, malissimo dal punto di vista commerciale ma non era quello il mio obiettivo. Sono circa le 23 della mia prima sera newyorkese, piove e mi trovo nel cuore di Manhattan, vicino al Madison Square Garden e sono completamente solo.
Sembra la scena di un film.
Penso che ho buttato via il tempo, che forse non è la musica la risposta , che basta, non ha senso a 39 anni cercare ancora una motivazione. Rimango una decina di minuti a fissare il vuoto cercando di trovare una scusa per tirarmi su di morale e non pensare di avere fallito su tutta la linea. Esattamente come in un film, alzo lo sguardo e dall’altra parte della strada vedo uno dei più grossi Music Store di New York, SamAsh.
Attraverso e in vetrina ci sono delle chitarre spettacolari. Una su tutte: La Martin Johnny Cash Signature. Ma chissà quanto costa. Questa visione comunque mi trasmette un po’ di fiducia. Torno in camera e passo la notte a scrivere e a fare mille mila viaggi mentali. Il giorno dopo, senza aver chiuso occhio, mi precipito al negozio pensando che se la Martin dovesse costare un patrimonio, potrei prendere un ‘rottame’ qualunque e comunque farci qualcosa.
Entro e vedo che il prezzo è assurdo: circa 400$ scontata (è la versione economica, l’originale costa tipo 20 volte di più). La provo. La prendo.
Esco e comincio a cercare su internet tutti i locali dov’è possibile potersi esibire nelle serate openmic. Passo le giornate a camminare, cercare i locali, tornarci la sera, suonare e tornare a casa di notte come se avessi fatto soldout al MSG.
Ogni sera suonavo dalle 2 alle 5 canzoni e la cosa meravigliosa era l’attenzione della gente. Ho capito che non potevo essere finito lì per caso. Tra le follie successe: una sera dopo aver suonato in una location dietro Times Square, mentre torno in albergo, per strada trovo una DeLorean con un tizio che ti permetteva di salirci e ‘provarla’.
Ecco, questa chitarra è stata un nuovo inizio e la compagna di un’avventura indimenticabile.
PASS DI ROGER WATERS
Il concerto di Roger Waters al Circo Massimo è stato uno degli eventi più incredibile a cui abbia mai assistito. L’evento era soldout e tramite un amico riesco a farmi assumere per la giornata come barman. Più precisamente addetto alla spillatura delle birre.
Ci dobbiamo trovare lì molto presto, rispetto all’orario d’inizio. Fa caldissimo. E l’idea di rimanere sotto quel sole è da matti.
Ok,m eravamo riparati ma non si poteva resistere.
Comincia il lavoro, sistemiamo i fusti, le bottiglie varie e prepariamo la postazione all’assalto che sarebbe cominciato da lì a poco.
Ad un certo punto sentiamo degli strumenti suonare e una voce inconfondibile: era iniziato il soundcheck.
“Wish you were here” è il brano scelto come prova generale.
Surreale. Non trovo altro termine per definire quel momento.
Il sole cocente, il Circo Massimo, le auto e il caos della giornata che per la maggior parte delle persone è una delle tante. Per noi lì presenti invece è un momento indimenticabile: una delle più grandi rockstar viventi sta cantando una delle canzoni più importanti della storia della musica, per qualche decina di persona. In una normale, calda, giornata romana.
Inizia ad arrivare la gente.
Una marea di persone che sin da subito combatte il caldo a suon di bicchieri di birra. Cominciamo a un ritmo forsennato che non smetterà se non dopo ore. Arriva la sera e comincia il concerto. Scenografia straordinaria, Roma come cornice, una marea indescrivibile di gente e ‘quelle’ canzoni.
Il delirio.
La nostra postazione si trova in prossimità del palco. Si vede e si sente meravigliosamente. Intanto non abbiamo un attimo di tregua, la gente beve qualunque cosa ininterrottamente. Ad un certo punto però finiamo tutto: birra, acqua, bevande…non rimane più niente. E non arrivano rifornimenti.
Che cosa succede?
Il punto si blocca. Si ferma per mancanza di ‘materie prime’ in attesa che qualcuno porti qualche scorta. Nel frattempo parte l’intro di “Wish you were here”. Da quella posizione si può cogliere anche un respiro. Il tempo si ferma. Mi sembra di aver trattenuto il respiro fino alla fine del concerto.
SCARPE DA CORSA
Sono un corridore molto scarso. Vado a correre perché mi fa stare bene, mi aiuta a scaricare le tensioni del corpo, ascolto tanta musica e spesso riorganizzo idee e ne vengono fuori di nuove.
Non faccio gare, non ho piani di allenamento e si, mi piacerebbe correre una maratona ma non ho la costanza.
Vado a correre sempre e solo la mattina presto, d’estate anche verso le 5.30 perché la giornata inizia con una bella dose di energia: subito dopo una corsa mi sento come se avessi bevuto 10 caffè.
Durante le mie sessioni da runner ho spesso trovato le parole per chiudere una canzone o la strofa che non riuscivo a mettere per iscritto magicamente spuntava fuori al Km 3, per dire. Andando sempre col telefono mi è facile scrivere o registrare una nota vocale.
Durante la corsa ho scritto mentalmente e per intero il video di “Untitled Black And Blues”, un brano del mio primo disco, ho avuto l’idea del teatro e delle maschere per il video di “Monsters” (il cui video fu presentato in anteprima su Rollingstone Italia) e mi venne l’idea di realizzare un video in soggettiva per il video di “Just Like Water” senza però che la storia riguardasse me. Compaio solo alla fine del video e quella scena è la serata in cui abbiamo presentato proprio questa canzone come singolo del nuovo disco a cui stavo lavorando. Era novembre 2019. Nel giro di pochi mesi la pandemia avrebbe completamente stravolto tutto.
Nuovo disco compreso.
LIBRO DI HEMINGWAY
Uno dei miei film preferiti è “Midnight in Paris”. Non tanto per l’ambientazione meravigliosa e magica ma per la storia in sé: ritrovarsi nei locali e poter parlare di musica, arte, poesia, cinema, con i propri eroi.
Mi capita spesso di andare da solo in un bar, portarmi uno dei miei quaderni e scrivere. Guardarmi intorno e prendere spunti. Parlare con estranei, farmi raccontare delle storie e poi raccontarle a modo mio, prenderne spunto per una canzone o un racconto.
Mi capita più facilmente quando vado all’estero.
Viaggio spesso da solo e fuori dall’Italia è più facile ritrovarsi a parlare con estranei. Senza per forza dover affrontare chissà quali argomenti. Anche i più banali. Ma vedo che è meno complicato interagire, cercare un dialogo che da noi, a volte, tra le persone manca.
Succede, ma è più complicato.
Immagino spesso come Verdone (ad esempio), che su questo ha costruito tutti suoi iconici personaggi, potesse accogliere con entusiasmo tutta una serie di individui davvero bizzarri. E come poi sia riuscito a raccontarli in quel modo malinconico ma allo stesso tempo straordinariamente ironico.
Mi meraviglio sempre di come la gente, quando si sente a suo agio, abbia quasi il bisogno di raccontarsi. E non è necessario per forza ricavarne un qualcosa. A volte ascoltare e tornare a casa con delle storie quasi surreali è il più bel motivo per aver deciso di affrontare la giornata in questo modo. Per aver deciso di affrontare la vita, in questo modo.
La sera tardi e la notte sono i momenti migliori. In settimana, quando in giro non ci sono tante persone. E nei bar del centro trovi poche persone, che magari sono non so a quale numero di birra,, drink. Magari in quel locale quella sera suona un artista ma la gente è poca. Magari un poeta legge le sue poesie e nel pubblico si contano tre persone.
Per le strade non c’è nessuno. Finita la performance ci si ferma a raccontarsi, a dire il perché ancora si crede a quello che si fa nonostante tutto. E il sogno comincia lì.
Purtroppo, dopo la pandemia è più difficile trovare situazioni come queste.
L’unica sarebbe girare l’angolo e trovarsi in un’altra epoca. Per sentirsi raccontare in prima persona la storia di un vecchio pescatore.
DOC E MARTY
Sono un grandissimo appassionato di Ritorno al Futuro. Forse la trilogia migliore di sempre.
Mi ricordo di averli visti al cinema e soprattutto ho un ricordo vivido del secondo quando ai titoli di coda apparve il trailer del terzo capitolo della saga in lavorazione.
Il mio primo disco ho deciso di chiamarlo “Out of time” anche e soprattutto per Marty e Doc.
Non so spiegare per quale motivo mi ci senta così affezionato. Non lo so. Non credo di poterlo spiegare talmente la cosa è così legata ai sentimenti più che alla razionalità.
Tra le mille citazioni possibili, ne scelgo una che forse è la meno interessante ma per me quella che mi emoziona ogni volta.
Penso che la foto di Doc e Marty appoggiati al grande orologio, quella che si vede nel terzo capitolo ambientato nel Far West, ecco…quella per me è Ritorno al Futuro. In quella foto ci vedo l’amicizia, l’affetto vero, un ipotetico rapporto padre/figlio che supera i confini spazio temporali.
E infatti quella foto sarà il regalo di Doc a Marty alla fine di tutto, poco prima di partire con la locomotiva del tempo e spiegare a Marty e Jennifer che il futuro non è scritto, ma sono loro a deciderlo.
Mi emoziona ogni volta.
Pochi mesi fa sono stato a Londra e ho visto anche il musical. Meraviglioso. Per i fan della saga è assolutamente da vedere.
In Ritorno al Futuro c’è l’amore, la famiglia, l’amicizia, la musica, la voglia di non arrendersi, la volontà di cambiare le cose per renderle migliori. Sono le cose semplici. Le più importanti. Che durano nel tempo.
Sono le stesse cose che provo a mettere nelle mie canzoni.
Fuori da venerdì 3 marzo 2023 per Formica Dischi (distr. Artist First) il nuovo singolo di Deste dal titolo Come Mi Vuoi. La cantautrice calabrese ci fa dono di un brano intimista, in chiave acustica, che vuole “accarezzare” l’ascoltatore fino alla fine, ricordandogli che non c’è niente di sbagliato nell’essere come si è. Spogliamoci di ogni involucro e viviamoci di più.
“Il brano nasce dal bisogno di ricercare la mia vera identità e le mie emozioni per dare un nome a cosa sono e cosa sento. È stato scritto in un momento di totale smarrimento e voglia di ritrovamento, di accettazione personale, senza fingere di essere ciò che non sarò mai. Esprime la voglia di ricomporre, frammento dopo frammento, un’immagine che combaci con la mia vera essenza, con i miei desideri, senza reprimere quella voce interiore che tendo spesso ad ignorare per compiacere qualcuno. Ascoltiamoci di più, prendiamoci cura dell’unica persona con cui staremo insieme per tutta la vita ed impariamo ad amare anche il peggio di noi. Con questo brano ho messo da parte il mio lato più razionale per lasciarmi cullare dalle emozioni.”
Chiara De Stefano, in arte Deste, nasce a Reggio Calabria nel 1996 e sente già da bambina il bisogno quasi viscerale di esprimersi attraverso la musica, come se fosse un rifugio dove poter ritrovare se stessi per risollevarsi dai momenti di sconforto. Inizia ad approcciarsi alla tastiera e alla chitarra da autodidatta per poi consolidare la sua passione attraverso il canto e la scrittura. Parallelamente decide di intraprendere un percorso di studi che si discosta dalla sua passione più grande, per dare spazio anche all’amore per la scienza: si laurea in scienze biologiche a Messina per poi trasferirsi a Bologna dove completerà gli studi con la magistrale. Da subito si innamora della città e del calore che le trasmette, tanto che spera di poterci tornare definitivamente per far coincidere il lavoro con la musica. Ama la vecchia musica tanto che fatica ad adattarsi al nuovo senza le influenze del passato.
Fuori dal 2 marzo “Riptide”, il nuovo album di Silvia Furlani. Otto brani di musica elettronica ambient che spazia da suoni più dolci a pezzi intensi, tutti da ballare. “Riptide” è un disco molto intimo, nato durante la pandemia raccoglie dentro di sé emozioni differenti. Il disco è come un viaggio attraverso queste emozioni. Un percorso di crescita e comprensione che porta fino all’ultimo brano “Watch the sky”, il pezzo più delicato e introspettivo del disco.
“Era un periodo in cui sentivo una marea (da lì “Riptide”) di emozioni confuse, contrastanti, profonde, angoscianti a volte. E nel cercare di dare un senso a tutto mi sono messa a fare l’unica cosa che mi è di terapia: la musica. Mi sono approcciata ad ogni brano con il desiderio di sviscerare ogni nodo e sperando di arrivare a una conclusione mano a mano che il brano si componeva. Ogni pezzo quindi è come se fosse una domanda o una sensazione che avevo e a cui volevo dar spazio.
Nel dicembre di quell’anno è nato l’ultimo brano di “Riptide” che è “Watch the sky”. È nata in una giornata in cui nevicava moltissimo, mi sono messa al piano guardando fuori dalla finestra e mi sentivo leggera e serena. Il pezzo è nato da solo, spontaneamente e lì ho capito che tutte le sensazioni e tormenti che avevo quando ho iniziato a scrivere il primo brano, non c’erano più. Ed è anche il motivo per cui ho inserito “Watch the sky” come ultimo pezzo”, così Silvia Furlani racconta “Riptide”.
Noi volevamo decisamente saperne qualcosa in più. E le abbiamo chiesto quali fossero le sue cinque cose preferite.
Il Guatemala e il Lago Atitlan
Ci ho vissuto per 6 mesi una volta e 2 mesi un’altra. Ho metà del mio cuore lì. È il mio piccolo Paradiso, sia per i paesaggi, sia per la beatitudine e pace che mi fa provare ogni volta che ci metto piede. È il posto in cui posso dire di essere stata felice davvero, con ogni molecola del mio essere. E ho un piano B nella mia vita che, in caso, mi riporterà lì.
I miei strumenti musicali
Mi sono costruita il mio piccolo home – studio, la maggior parte del mio tempo lo passo lì, nel mio spazio creativo, non c’è molto da aggiungere, è praticamente un prolungamento di me.
Le mie gatte
Ero tra quelle persone che non capiva i gatti e non li consideravo animali affettuosi e con cui legare come lo possono essere i cani. Invece mi sono dovuta ricredere totalmente. Mai avrei pensato che il legame con un gatto potesse essere così forte e profondo. Non potrei farne a meno.
Prendermi tempo per me
È una cosa a cui non posso rinunciare. Amo la solitudine, il silenzio, il potermi coccolare con quello che mi fa star bene, della buona musica, un bicchiere di vino, una buona cena, una passeggiata. Quasi ogni giorno devo avere un po’ di tempo solo per me.
Viaggiare
Può sicuramente sembrare scontato ma amo viaggiare, sentirmi insicura e piccola, avere cose da scoprire e imparare. Mi intristisce la presunzione che nasce dall’aver vissuto in un solo posto e conoscerlo talmente bene da sentirsene i padroni. Viaggiare rende umili e curiosi. Amo questo.
É uscito venerdì 24 febbraio 2023 su tutte le piattaforme digitali “Ana“, il nuovo singolo del progetto Fallen Noise dal titolo “Ana“. Un nuovo e intimo capitolo per il giovane produttore che si muove tra trap ed hyperpop, militando nella scena romana underground. Un brano che vuole affrontare i problemi di ansia e d’autostima e la tendenza ad un perfezionismo tossico, dopo particolari eventi emotivi.
“Dopo anni passati appresso ad un disturbo ho deciso di gettare fuori tutto quel marcio che mi consumava, di rendere vero tutto quel che ho soffocato dentro di me per molto tempo“. Un testo metaforico in cui la protagonista gode del nome, del tormento e della sofferenza, incarnando la figura del disturbo stesso. Un testo accompagnato da una chitarra nostalgica e da sonorità aggressive, distorte e ‘rotte’, per ricreare lo stato d’animo anche attraverso la musica.
Era il 2017 quando approdò sulle piattaforme musicali un duo alternative trap metal (Twins Garden Sedated) costituito da una coppia di adolescenti intenzionati alla sperimentazione in generi non molto seguiti in Italia, soprattutto nell’ambito dell’avanguardia elettronica new age. Il progetto durò il tempo di quello che era il legame sentimentale che legava i due ragazzi, pubblicando singoli decorati da un estetica horror underground, arrivando fino alle selezioni del Lazio Sound 2019.
Al termine di quella che sembrava essere la svolta del progetto il duo si è andato perdendosi, lasciando così colui che si occupava del lato tecnico della produzione dei pezzi solo, non di certo però demoralizzato all’idea di poter ancora sperimentare nuova musica. Nello stesso 2019, infatti, sboccia una nuova entità nell’underground romano, sotto il nuovo nome di Fallen Noise. Il nome del giovane produttore trap/ hyperpop / alternative electronic nacque da una parallela collaborazione in un collettivo emergente (Neuro Noise), personalizzandone “l’etichetta” con il termine Fallen, già dando quella che sarà l’impronta emo che caratterizzerà sempre più il variegato dei vari singoli pubblicati nell‘arco di 4 anni di musica solista.
Nel 2021 si fonde poi anche con un nuovo duo (Midnight Soul) rivelando un lato più progressive metal, senza però mai completamente distaccarsi dalle influenze trap metal e sperimentali. Dedicandosi dunque ai due progetti (nel duo con tre singoli e un videoclip e da solista con un Ep, anch’esso con una prima videoclip, di inediti che approfondiscono al massimo la sua evoluzione emo trap e hyperpop) ha tirato fuori già molto di quello che potrebbe essere il suo sempre maggiore potenziale, dalle atmosfere ai testi evocate nei suoi brani, ma certo ancora ben poco rispetto a ciò che può ancora dare.
Una bomba che esplode e lascia senza forze, ma anche un riscatto da ottenere con tutte le forze dei diciott’anni: SETTEMBRE è il singolo d’esordio di CIDIBI, pseudonimo di CHIARA DE BENEDITTIS, giovanissima cantautrice che mette tutta la freschezza di cui dispone nel brano d’esordio.
“SETTEMBRE” – racconta CIDIBI – è un pezzo che ho scritto di getto a inizio ottobre, presa da un bisogno di raccontare che mese assurdo fosse stato quello di settembre. Un mese contraddittorio, partito con una grande prova da affrontare che ero sicura mi avrebbe abbattuta, e che alla fine si è rivelata una grande crescita.
Infatti, apro la canzone dicendo: “Mi hai fatto male/te l’ho permesso un’altra volta” riferendomi a questa delusione, personificandola. Ma poi, nel secondo ritornello, c’è una svolta. Scrivo: “E la migliore cosa in tutto ciò resta la stessa, anche da sola riesci sempre comunque sei messa”.
Ho cercato quindi di rispecchiare il percorso di consapevolezza vissuto durante il mese, oltre che con le parole, anche con la struttura tecnica della canzone.
Passo quindi dalla convinzione che il male sia soltanto male e possa solo generarne altrettanto, alla consapevolezza che il bene possa nascere dovunque, anche dal male.
Il testo di SETTEMBRE l’ho scritto da sola, perché tendenzialmente non mi piace farmi aiutare nella stesura. Quando scrivo, paragono la mia scrittura a una sorta di immersione nella parte più profonda di me, quella che D’Avenia chiama “l’ultima stanza del cuore”, dove a mio parere nessun altro può arrivare.
La musica del brano, invece, è composta interamente da GIULIO GIANNI, mio caro amico e collega in musica, anche lui diciottenne. Abbiamo lavorato a SETTEMBRE per tre mesi e credo sia curioso sapere che è stato tutto fatto nella mansarda di casa sua. Questo aspetto mi ha sempre affascinata perché mi ha tenuta con i piedi per terra e soprattutto mi ha dimostrato che si possono fare cose “grandi” anche con i piccoli strumenti che si hanno a disposizione. L’importante è crederci”.
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BIOGRAFIA
CHIARA DE BENEDITTIS, in arte CIDIBI, è una ragazza di soli 18 anni che vive a Inverigo, in provincia di Como. Frequenta la quinta del liceo scientifico a Carate e il suo tempo libero lo dedica interamente alla musica, alla lettura e scrittura, e allo sport.
A 6 anni si è appassionata al pianoforte, e da quel momento non l’ha più lasciato. Ha svolto le lezioni nelle tre scuole di Inverigo, Oggiono e Seveso fino ai 17 anni, finché ha capito che il solo studio della musica classica non la soddisfaceva più: aveva bisogno di suonare un genere più moderno e vario, e soprattutto voleva farlo con altri musicisti.
Così decide, nel settembre del 2021, di formare una band. Sono in nove, gruppo molto numeroso, e suonano ogni settimana per un anno, esibendosi in bar, oratori, piccoli festival e ristoranti. Nella band Chiara ha il ruolo di tastierista e talvolta di seconde voci.
Però, nel frattempo inizia a comporre sua musica e scrivere testi di diverse canzoni, e capisce che anche la band non le basta: ha bisogno di uno spazio tutto suo dove far emergere la voce che per tanto ha tenuto nascosta.
CIDIBI suona ancora con la band occasionalmente, ma a oggi il progetto più importante in termini musicali è per lei la pubblicazione dei suoi singoli, a cui dedica la maggior parte del suo tempo libero.
Il 23 febbraio 2023 riesce finalmente a pubblicare il suo primo brano su tutte le piattaforme digitali: SETTEMBRE, e spera sia soltanto l’inizio di un lungo percorso.
É in uscita venerdì 24 febbraio 2023 “L’Abbraccio di Pompei“, il nuovo singolo di PIER.
Nato in un pomeriggio di amore cosmico, il testo è ispirato a un evento realmente accaduto: durante un’eruzione del Vesuvio avvenuta più di 2000 anni fa, due persone si sono strette in un abbraccio e ancora oggi, dopo secoli, i loro corpi sono in quella posizione, immortalati nel loro amore come due statue forgiate dal fuoco. Non si conosce più la loro identità o il loro nome, ma è il loro amore rimarrà eterno. Ispirandosi a questa immagine, la canzone racconta la follia di baciarsi anche quando intorno c’è una catastrofe. Dedicato a chi vive l’abbraccio di Pompei in tempi di guerra.
PIER è un cantautore e produttore polistrumentista.
All’età di 5 anni comincia a suonare il pianoforte, e successivamente la passione per la musica si estende alla chitarra e al basso e all’età di 12 anni acquista la sua prima scheda audio, col sogno di poter registrare i propri album suonando tutti gli strumenti. Da sempre eclettico e musicista multi-genere, è diplomato al Conservatorio col massimo dei voti e menzione speciale prima in Pianoforte Classico, poi in Composizione Pop. Successivamente vince una borsa di studio per il CET di Mogol, dove scrive le sue prime canzoni. Qui conosce gli artisti emergenti Moscardi, marasmo, foreman, Imperatore, Stanislao, e si cala per loro nei panni di arrangiatore/produttore utilizzando lo pseudonimo Labbè: così comincia ad avverarsi in piccola parte il sogno di produrre musica suonando tutti gli strumenti. Estende le collaborazioni ad altri cantautori emergenti. Col tempo viene ingaggiato anche da artisti più noti come Arisa, per la quale orchestra e dirige gli archi nel brano L’Arca di Noè scritto da Giuseppe Anastasi; è arrangiatore d’orchestra per alcuni concerti di Morgan, Giuliano Sangiorgi, Serena Brancale, Karima ed altri, collaborando con la Medit Orchestra di Angelo Valori, che accompagna questi artisti. Svolge da sempre tante attività in ambito musicale, tra corsi, live, studio di registrazione. Dal 2022 decide di pubblicare brani personali che parlano di amori cominciati e finiti, crisi di panico, dubbi esistenziali, sesso, introspezioni. L’esigenza di esternare totalmente le proprie emozioni da vita ad un progetto che porta un nuovo nome, PIER, il suo da sempre. Diversi brani di sua produzione (sia tra quelli personali che tra quelli per altri artisti) sono stati selezionati per diverse playlist editoriali di Spotify, Amazon e Apple Music (New Music Friday, Scuola Indie, EQUAL, Caleido ed altre).
Disponibile da venerdì 24 febbraio “Branchie”:il nuovo singolo di PON¥, fuori per La Valigetta, anticipa il primo album in uscita venerdì 10 marzo, una nuova avventura nel cantautorato lo-fi indipendente dal titolo “CANZONI MOSTRI”.
In “Branchie”, chiudendo gli occhi, si viene trasportati dalle onde del mare blu – “dove l’acqua è purissima” – di PON¥: la musica del talento de La Valigetta incanta, creando un senso di intimità e di pace nell’ascoltatore, che entra in punta di piedi nel suo mondo lo-fi, fatto di sonorità essenziali ed eteree, di poche ed evocative parole, molti riverberi, dove i silenzi giocano un ruolo importantissimo, offrendo un rifugio sicuro in cui nascondersi e sentirsi protetti.
Noi siamo stati a casa sua, ed ecco cosa ci ha mostrato.
Abito in un bilocale pieno di piante e cianfrusaglie, e il frigorifero non fa differenza: pothos e adesivi sparsi, un vecchio orologio in legno minuscolo ma funzionante e una foto di Jack Nance in Eraserhead a sovrastare il tutto. Ovviamente il frigo è sempre vuoto, ça va sans dire.
Qui è dove tengo libri, dischi e dvd. Le piante come sempre sono ovunque e la scritta “Viva la merda” la fa arrogantemente da padrone. Quando sono nervoso guardo i vinili di Nico, Iggy e Tom Waits e mi calmo. Se metto su Abbey Road quasi sorrido.
Questo angolo non so se può apparire più pacchiano o creepy. È una specie di piccolo mausoleo nonsense al mio gatto morto a ottobre. Era il mio migliore amico, lo è stato per tredici anni ed è l’essere più dolce che io abbia mai incontrato. Comunque non smette di guardarmi male nemmeno in foto.
Io sopra il letto ho Laura Palmer, a vegliare su me e Nikolaevka, la mia Maine Coon di quasi sedici anni. Ognuno ha i santi che si merita.
Questa è una locandina originale del 1982 de La Cosa di Carpenter. Non credo di dover dire altro. Dio è qui.
É uscito venerdì 24 febbraio 2023 il nuovo singolo del progetto solista di Niccolò De Santis. Il brano, dal titolo “Grazie“, in distribuzione Artist First, è un brano che nasce dal risentimento, uno scontro interiore che ritrova però una risoluzione, dove scontro e gratitudine possono diventare la stessa cosa. De Santis, nuova voce nella scena underground di Milano, ci accoglie con un brano intimo e con la parola più semplice e potente del mondo: grazie.
Ho scritto “Grazie” in preda al risentimento, ma non volevo che la rabbia fosse l’ultima parola o che la canzone fosse uno sterile rigurgito adolescenziale. È un brano che parla dello scontro/incontro atavico e necessario tra generazioni. Alla base del conflitto c’è la paura: forse i nostri temono di non sentirsi più utili in una società che cambia troppo rapidamente, che minaccia di scartarli una volta raggiunta la vecchiaia. Noi invece a volte ci sentiamo soffocati dalla loro presenza ingombrante e attaccati dalle loro sparate ingiuste e gratuite oppure siamo insofferenti e sordi ai loro consigli. Chissà. Forse la gratitudine, la pazienza e l’umiltà da parte nostra e la fiducia in noi da parte loro potrebbero fare breccia in questo muro di Berlino. Io nel mio piccolo incomincio a smuovere il primo mattone con una semplice parola: grazie.
– Niccolò De Santis: voce, testo, musica, produzione – Elia Grassi: pianoforte, arrangiamento fiati – Giuseppe Bonifacio: tromba – Martina Campi: sax tenore e trombone – Emanuele Sacchi: chitarra elettrica – Terence Strambini: basso elettrico – Pietro Gregori: batteria – Stefano Barzan: master – Massimo De Ceglie: foto copertina
Registrato presso i Nebula Studios di Bollate Si ringrazia Giovanni Liberatore e Rosarita Crisafi per la gentile partecipazione
BIO: Niccolò De Santis, nato a Milano, classe 1995.
Milito in diverse formazioni eterogenee, ma mi sono specializzato in Canto Jazz presso la Civica di jazz. Ho collezionato numerose esperienze, principalmente live, in studio di registrazione e saltuariamente sul piccolo schermo in qualità di solista e di corista. Sono un grande appassionato di letteratura oltre che di musica, infatti mi sono laureato in Lettere Classiche presso l’Università Statale di Milano.
It Will Be Nice è il nuovo singolo di Black And Blue Radio, il progetto musicale del doppiatore e musicista Davide Albano, disponibile da venerdì 24 febbraio e distribuito da UMA Records/Sony Music Italy.
Spesso si tende a cercare la soluzione dei propri problemi negli altri, mossi dalla convinzione che stare in mezzo alle persone ci faccia sentire meno soli. Sulle note folk rock d’oltreoceano, It Will Be Nice parla di solitudine come scelta, come qualcosa che non deve far paura ma da cui si può imparare e che può dare un senso di libertà che è difficile trovare altrimenti.
Star soli non vuol dire non essere in grado di amare. Al contrario, quando si raggiunge tale livello di armonia con se stessi si è in grado di non proiettare le paure e le insicurezze con cui dobbiamo fare i conti ed apprezzare le piccole cose che si rivelano essere, poi, le più importanti.
“And it will be nice to be alone, be alone with you and I know that life will be bright we both know this truth”
CREDITI Autore/Compositore/Produttore: Davide Albano Arrangiamento: Davide Albano, Joey Tassello, Emiliano Esposti Distribuzione: UMA Records/Sony Music Italy Foto cover: Marzo Garzia Foto: Roberta Rustico
BIO Black And Blue Radio è Davide Albano. Doppiatore (tra le altre, voce di Theon Greyjoy del Trono di Spade e Stan Marsh di South Park), attore e musicista dalle passioni più disparate: lettura, mixology, calcio, zombie – ha prodotto, scritto, interpretato e realizzato la colonna sonora di un cortometraggio a tema intitolato “Zombie Hunter” – l’Inghilterra e Noel Gallagher. È cresciuto circondato dalla musica e dalla radio che ha contribuito ad alimentare la passione non solo per i diversi generi musicali, dal soul al rock americano al cantautorato italiano, ma anche al mondo del doppiaggio. Durante l’università porta avanti queste passioni e si divide tra vari lavori – per potersi permettere il corso di dizione – musica ed il suo primo programma radiofonico. Dopo anni tra Torino e Milano si trasferisce a Roma, non con poche difficoltà, per portare avanti la sua carriera. Nel 2017, al ritorno da New York, pubblica il primo EP “Out of Time” con il nome di Black And Blue Radio: Black come il colore preferito di Johnny Cash, la musica soul, il nero della notte e dei momenti bui prima della rinascita; Blue come il blues e l’espressione di Neil Young nella famosa canzone “out of the blue and into the black”. Nel 2019, in seguito ad una breve pausa, torna a New York e dopo essersi esibito in varie serate open mic ritrova l’ispirazione e produce nuovi tre brani e, più tardi, completa il nuovo album. Dopo tre anni di stop “It Will Be Nice” è il primo singolo pubblicato che anticipa l’album previsto per la primavera del 2023.