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Pop Rap

Le 5 cose preferite di Sebaa

Esce giovedì 9 settembre 2021 Happy Gospel di Sebaa (fuori per Waves Music Agency), un nuovo capitolo che ci avvicina all’uscita dell’EP di debutto Butterfly Radio. Ecco i primi minuti di quello che sarà un mondo stratificato e complesso di influenze, rigorosamente senza genere. Sebaa è dunque un rapper atipico: la musica diventa uno strumento per dire la propria, un esercizio di stile per migliorarsi. 

Al giorno d’oggi, anche grazie ai social, sembra siamo obbligati a dire la nostra. Questa sovraesposizione dell’ego mi fa passare la voglia di dare la mia opinione.Non ho l’esigenza di dire cosa penso ma mi compiaccio nel trasformare le mie idee in suono. Un Artista è un individuo la cui attività si esprime e opera nel campo dell’arte. Non vi sembra che sia una parola un po’ troppo inflazionata ultimamente? Mi risento spesso dal dire che sono un artista, per l’appunto come posso definirmi tale davanti a una tela del Mantegna, a un brano di Gaye o un testo di Kendrick. L’arte é sacrificio, e l’artista é colui che studia e dedica il suo tempo a migliorarsi in una gara contro sé stesso, sia che il miglioramento sia effimero e fine solo all’atto tecnico-pratico che il miglioramento sia “nobile” e fine alla volontà di esprime se stessi. Nessuno è un artista perché autoproclamato tale nella bio di Instagram.

Per l’occasione gli abbiamo chiesto quali sono le sue cinque cose preferite.

Swimming – Mac Miller
Negli anni ho sviluppato una vera e propria dipendenza per questo album. Da quando è uscito l’ho ascoltato tantissimo ed è stato fondamentale nella mia crescita personale ed artistica. Must have.

Kung Fu Panda / American Ganster

Non so se tra Frank Lucas e il maestro Oogway ci sia una reale connessione. Resta il fatto che questi due film li ho visti un sacco di volte e li so quasi a memoria. Sono decisamente per occasioni diverse. Kung Fu Panda è un arma segreta per risollevare un periodo no, mentre Denzel è la scelta giusta quando voglio vedere qualcosa che mi metta la grinta per prendermi tutto!

Cd fisici
Ho una modesta collezione di cd fisici e nella mia macchina si ascolta musica solo da quelli. È una passione cresciuta con gli anni. I cd sono oggetti che mi affascinano e ho cominciato a comprarli da ragazzino per il semplice motivo che i vinili costavano troppo.

Gran Crispy McBacon
Un insieme di composti chimici pensati ad hoc e che mangiati assieme sono perfetti.

Hip hop
È una cultura, è fratellanza, competizione e rispetto. Amo quello che faccio. È crescita personale.

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Indie Internazionale

Le cinque cose preferite dei Gemini Blue

Fuori dal 13 agosto “If you change your mind”, il secondo singolo dei Gemini Blue. Il duo ha messo in musica una promessa d’amore. Il sound scelto si muove tra il modern blues e i ritmi tribali. Una melodia particolare ma che permette all’ascoltatore di ricevere subito il messaggio dei Gemini Blue. In “If you change your mind” si parla d’amore riprendendo il tema dell’antichità e della donna fatale con un’invocazione mistica. Il concetto viene espresso egregiamente anche dalla copertina che è stata scelta. 

Un brano dal sapore vintage, vicino al rock’n’roll, e introspettivo. Impossibile rimanere immobili sul ritmo di “If you change your mind” e su quelle chitarre rock che strimpellano e ipnotizzano l’ascoltatore.

Per l’occasione, abbiamo chiesto loro quali sono le loro cinque cose preferite.

Le donne.

La donne per noi sono sempre state delle figure importanti e rappresentano la maggiore fonte di ispirazione e non solo quando si parla di arte! Ci hanno cresciuto e ci hanno reso le persone che siamo ora, spesso ci fanno soffrire, spesso ci fanno un male cane, ma fa tutto parte del segno meraviglioso che rappresentano. Spesso le facciamo soffrire e spesso gli facciamo un male cane e ancora più spesso l’uomo ha l’arroganza di sminuirle, che sciocco questo uomo schizofrenico del 21esimo secolo! É il mistero di fronte al quale ci pongono che ci intriga, è il mistero che impersonificano che ci affascina e nelle nostre menti abbiamo impressi i volti delle persone che ci fanno sentire a casa e spoiler: sono volti femminili.

In questi tempi di lenti e costanti cambiamenti diventa sempre più difficile capire come fare veramente del bene a queste persone, a livello sociale soprattutto. Da musicisti noi non possiamo fare altro che ascoltare e cercare di comprendere e più di ogni altra cosa non voltare mai le spalle. Donne di tutto il mondo e di ogni angolo del nostro cuore, siamo con voi e vi vogliamo bene.

Il fiume.

La natura in generale gioca per noi un ruolo fondamentale, viviamo tra laghi e monti, serpi e cinghiali, ma solo il fiume rappresenta il tempio sacro di tutto questa vita che ci circonda ed è diventato il nostro posto spirituale per eccellenza. Al fiume si riesce a scorrere con il tempo, ad assistere al suo flusso sotto forma di acqua. Ed ecco che l’attimo che prima ci apparteneva ora è perso per sempre con lo scorrere della corrente. Se poi sulle sue sponde ci si giunge con un rullante e una chitarra tutta questa energia prende forma con la musica, così è nato il nostro primo singolo The Mountain. Il fiume è suono primordiale, Il fiume è rifugio, il fiume è comprensione di se stessi, ci riteniamo fortunati ad avere un posto del genere. Ovunque andiamo e ovunque suoniamo cerchiamo di tenere impresse queste sensazioni nella testa e di rendere la nostra musica come le vibrazioni della corrente, ci saprete dire se ci riusciamo.

La luna (Oz).

La luna è il luogo dove costudisco tutti i miei sogni e tutte le mie speranze. Come lei la mia vita e le mie giornate sono costituite da fasi, alcune luminose ed altre molto oscure e negli intervalli tra queste quello che mi rimane addosso è molta stanchezza e solitudine. Alzando lo sguardo nel cielo notturno i miei occhi non l’hanno mai vista come un faro a cui richiedere aiuto o misericordia, ma come una dea che ti spinge a farcela da solo, un qualcosa che non appartiene a questo mondo, un posto da raggiungere. Da lei non avrò mai consolazione, da lei non avrò mai riparo.

È una bellissima spettatrice che col silenzio mi sussurra “ti aspetto”. Eterna fonte di ispirazione.

Le pecore (Jack).

Un amore estendibile agli animali in generale. Le pecore però in particolare: semplici, curiose e simpatiche. Non sempre poi bisogna avere una spiegazione per tutto. Sta di fatto che un po’ come la batteria, ovini e bovini hanno sempre avuto un effetto ipnotico su di me, sono riflessivi. Anche le formiche non son da meno, dedite al lavoro come pochi, per una regina che magari mai vedranno.

Rappresentano un po’ il pessimismo che mi porto dietro: “La più innocente passeggiata costa la vita a mille poveri vermucci, e un passo del tuo piede basta a demolire le faticose costruzioni delle formiche e a schiacciare tutto un microcosmo in una misera tomba. Ciò che mi scava il cuore è questa forza di morte che sta nascosta nell’universa natura; la quale non ha generato nulla che non debba distruggere il suo prossimo e sé.”.

Il temporale.

Il famoso bubbolìo lontano che lascia spazio all’ascolto e alla meraviglia. Sarebbe bello riuscire a riprodurre un temporale con la nostra musica.

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Comunicato stampa

“Anima e colpa” è il singolo di debutto di Rituàl

Esce venerdì 3 settembre 2021 Anima e colpa, il singolo di debutto di Rituàl. Finalmente svelato il progetto solista della cantautrice e musicista Giada Tripepi, che si impone nella scena alternativa italiana dopo un periodo negli Stati Uniti. Quello di Rituàl è un progetto viscerale, emotivo, che non eccede mai, stratificato di influenze musicali. 

Anima e colpa è un canto di liberazione. Rappresenta il superamento di un lutto in senso lato inteso quindi come separazione e perdita. È la difficile e, al contempo, liberatoria presa di coscienza che una fiducia tradita non può essere ristabilita.

BIO:
Rituàl è il primo progetto musicale in italiano della cantautrice cosentina Giada Tripepi. Dopo un’intensa attività live negli Stati Uniti che l’ha vista calcare i palchi di numerosi festival e locali americani, si trasferisce nuovamente in Italia.  Qui viene notata da Grazia Di Michele che la inserisce nel gruppo-progetto “La Nuova Canzone D’Autrice” a supporto delle cantautrici emergenti. In seguito rientra fra i finalisti del contest Supernova indetto da Colorfest, partecipa al Festivalino di Anatomia Femminile di Michele Monina ed è selezionata fra i musicisti che suonano in apertura del concerto di Iosonouncane in occasione della XXV edizione del Meeting del Mare. 

Link ai social media:
https://www.instagram.com/ritual.it/
https://www.facebook.com/ritualufficiale
https://www.youtube.com/c/Rituàl1

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Comunicato stampa

“Mostrati fiera” è il nuovo singolo del progetto Amore Psiche

Esce oggi venerdì 3 settembre 2021 il terzo singolo degli Amore Psiche dal titolo “Mostrati Fiera“, un nuovo capitolo del progetto nato a Milano nel 2018 come canale espressivo per la dolcezza e la nonviolenza. Questo brano è il capitolo definitivo che ci separa dalla pubblicazione del disco di debutto “Scoprire“, in uscita il 24 settembre. Accogliere la solitudine diventa qui un invito sensuale, per chi ha voglia di riconoscere la propria parte più femminile, seduttiva, forte. 

Un arpeggio evocativo di chitarra e la voce spirituale creano un’atmosfera sensuale che evolve grazie alla ritmica e al testo poetico ispirato dallo scritto “Spogliati” attribuito a Che Guevara, ma forse di autore ignoto. Si tratta di un invito ad essere se stessi con le proprie fragilità e paure, a non soccombere all’estetica dominante, a non temere la solitudine, tra i motivi per cui è così difficile essere autentici. Il brano è rivolto alla natura femminile di ognuno, perché sia fiera e potente, come la forza della terra, la forza necessaria per creare una comunità e portare la pace nel mondo. (Amore Psiche)

BIO
Il gruppo Amore Psiche è nato a Milano alla fine del 2018 come canale espressivo per la dolcezza e la nonviolenza. Daniela Grigioni alla voce + synth e Carmelo Mutalipassi alle chitarre, entrambi già parte di una band, danno vita alla nuova esperienza guidati dal comune bisogno di creare uno spazio di protezione e profondità. Partendo da riff di chitarra folk-rock evocativi e arrangiamenti synth, i testi cantati in italiano diventano il perno su cui costruire in modo personale la loro sensibilità. Si rende chiara però la necessità di dare più ritmo alla musica e dopo un’estenuante ricerca ecco l’incontro con Fabrizio Carriero, batterista a tutto tondo che ha il loro stesso spirito di ricerca. Dopo alcuni concerti e buoni feedback decidono di registrare presso Casa Medusa di Milano con Francesco Campanozzi che con la sua supervisione completa e rende al meglio l’atmosfera di ogni brano. All’inizio del 2021 concludono il primo album “Scoprire”.


https://www.instagram.com/amorepsichetrio/
https://www.facebook.com/AmorePsiche-637443346717065

CREDITS
Carmelo Mutalipassi: chitarra acustica ed elettrica
Daniela Grigioni: voce e synth
Fabrizio Carriero: batteria e percussioni 
Testi: Daniela Grigioni
Registrato e Mixato tra giugno e dicembre 2020
da Francesco Campanozzi presso Casamedusa Studio Milano
Masterizzato da Max Lotti 
Produzione Artistica di Francesco Campanozzi

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Internazionale

Le 5 cose preferite di Rituàl

Esce venerdì 3 settembre 2021 Anima e colpa, il singolo di debutto di Rituàl
Finalmente svelato il progetto solista della cantautrice e musicista Giada Tripepi, che si impone nella scena alternativa italiana dopo un periodo negli Stati Uniti. Quello di Rituàl è un progetto viscerale, emotivo, stratificato di influenze musicali in cui ambientazioni a tratti oscure si amalgamano a vaghi richiami al cantautorato italiano femminile. 

Premetto che da un paio di anni a questa parte ho sviluppato una filosofia sempre più minimalista. Ad ogni modo come tutti ho degli oggetti a cui tengo e altri che ritengo utili. Eccone cinque.

Kindle: mi permette di leggere ovunque quello che voglio senza dover pianificare da prima le mie letture. In realtà preferisco di gran lunga leggere su carta ma per chi viaggia e ha affrontato diversi trasferimenti il Kindle è la scelta più logica.

Fedi sarde: Queste due fedi sarde erano di mia nonna materna, che è venuta a mancare un anno fa. Alla sua morte mia madre le ha trovate e me le ha date e da allora le metto sempre. 

Occhiali da sole: Di recente ho scoperto che nella mia famiglia ci sono stati due casi di maculopatia retinica quindi quello che di solito è un semplice accessorio da abbinare per me è diventato un inseparabile alleato di prevenzione.

Il vecchio pianoforte di famiglia: È il pianoforte che suonavano la mia bisnonna paterna e mio nonno ed è quello su cui imparato a suonare io quindi per me ha un gran valore affettivo.

Risale a fine ‘800, è scordato e non si può più accordare ma se provi a suonarci l’intro di “Tango till they’re sore” di Tom Waits resti stupito da quanto venga fuori bene. È perfetto anche per il ragtime.

Pass dei concerti a cui ho suonato: Sono oggetti di cui ovviamente posso fare a meno, ma mi ricordano di gioie e sacrifici e delle varie tappe del mio percorso da musicista.

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Comunicato stampa

“Cicale” è il nuovo singolo di Paul Giorgi

Esce giovedì 2 settembre 2021 un nuovo singolo del progetto lo-fi che porta la firma de Le Siepi Dischi, in distribuzione Believe. Concluse le vacanze, venite a scoprire un nuovo singolo che ci immerge ancora una volta nella giungla a bassa fedeltà che si contamina di indie-rock, in attesa di un disco di prossima uscita. 

Ho scritto Ciccale un po’ d’estati fa…
Era sera, avevo una chitarra classica con 4 corde e il simbolo della pace disegnato col pennarello sopra. Un brano semplice in cui ho raccontato delle cose. Ho registrato i vari strumenti mentre Sebastiano s’è occupato delle batterie. C’è un didgeridoo sul finale, che è stato suonato da Giulia che è anche la ragazza che realizzato la copertina. Il master è del master Marco Vannucci

BIO:
Paul Giorgi nasce il 19 maggio del 1995 ad Ascoli Piceno nelle Marche.
Inizia a fare musica all’età di 5 anni. Esce dalle superiori e, nonostante la passione per la musica, si iscrive a ingegneria. Nel frattempo, però, si diploma anche in chitarra con la Music Academy e un giorno si imbatte per caso in un concorso musicale nel quale vince una borso di studio per autori al Cet di Mogol. Nel mentre, la carriera universitaria va male e la lascia per dedicarsi completamente alla musica nel duplice ruolo di cantautore e produttore per altri artisti della sua città. Nel 2020, rimasto a casa il più del suo tempo per un virus diffuso su scala globale, scrive e registra un album “animalesco” che verrà seguito dall’ennesima etichetta indipendente e che vedrà la luce nel corso di quest’anno.

https://www.instagram.com/paulgiorgi/

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Pop

Ho intervistato Metcalfa, in un cimitero

Da martedì 23 marzo 2021 è fuori ovunque Siolence (titolo che viene dall’incontro tra “silence” e “violence”), il disco di debutto di Metcalfa, già anticipato dal singolo MissingSi tratta del mondo oscuro del progetto solista di Metello Bonanno, primo esponente della hybrid music, che viene finalmente svelato, che presenta un suono che mischia elettronica, influenze jazz, atipiche soluzioni timbriche e ritmiche. Lasciatevi trasportare nel mondo di Metcalfa.

SIOLENCE, un incontro tra le parole “silence” e “violence”. La scelta di questo titolo vuole tradurre in parole quello che succede all’interno del disco e le sensazioni che, si spera, possa suscitare nell’ascoltatore. Attimi di pura quiete affiancati ad elementi più ruvidi, in modo da creare un interessante connubio sonoro. 

Siamo andati a parlarne, in un cimitero.

Cos’è cambiato per te dai tempi della prima quarantena?

Onestamente? Da un lato è cresciuta la voglia di lavorare in compagnia e suonare assieme ad altre persone, mentre sul fronte strettamente personale sto trovando la solitudine estremamente affascinante, purtroppo.

Cosa pensi avrebbe dovuto insegnarci il lockdown, e che invece non ci ha insegnato?

Ad apprezzare quello che abbiamo, a dare un valore a ciò che spesso (ed erroneamente) diamo per scontato.

Questo strano periodo che abbiamo vissuto può essere utile all’ispirazione?

Certamente, la solitudine e la noia sono grandi maestri. Come tutti i limiti, portano necessariamente a vedere le cose da un punto di vista differente.

Tu, come altri artisti, hai pubblicato musica nell’ultimo anno. Come è andata?

Personalmente, bene. Non ero partito con l’obiettivo di raggiungere numeri pazzeschi, non era quello il punto. Ma sono estremamente soddisfatto e feli- ce di aver fatto uscire questo disco. Lo hanno sentito un bel po’ di persone e mi ha aperto delle strade interessanti.

Cosa pensi ci sia oggi nel futuro degli artisti?

Molta indecisione, onestamente. Fare musica seriamente richiede molto im- pegno, dedizione, concentrazione e autodisciplina. Molti purtroppo si avvicinano in modo molto ingenuo. Ma penso ci sia (fortunatamente) anche la pro- spettiva per osare di più, per provare cose nuove.

foto di Simone Pezzolati

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Indie Pop

Intervista a Nicolò Carnesi + Davide Amati

I SANTI è il nuovo singolo di DAVIDE AMATI feat. NICOLÒ CARNESI, in uscita oggi, 9 luglio, per UMA RECORDS PIRATES in distribuzione Sony Music. Questo secondo singolo, insieme a Specchio feat Matteo Alieno farà parte dell’EP in uscita a fine estate, che vedrà quattro canzoni con quattro diverse collaborazioni, svelate una alla volta. In ogni brano Davide ha voluto raccontare una parte di sé, un mood, un suono, un colore che fa parte della sua musica e della sua scrittura.
 
I SANTI è una canzone “suonata”, ricca di momenti musicali dai quali farsi trasportare all’interno di un viaggio dinamico e suggestivo. Introduzione musicale, riff di chitarra, assoli e cambi di scenario improvvisi. Il tutto all’interno della forma canzone con un ritornello da cantare a squarciagola. Il brano è impreziosito dall’interpretazione di NICOLÒ CARNESI, voce inconfondibile e cantautore tra i più apprezzati del panorama. Nel testo si alternano immagini evocative a frasi dirette, taglienti e senza filtri. Nei testi di Davide non c’è mai un’unica chiave di lettura e questa cosa combacia perfettamente con la sua musica.
 
Dopo le prime pubblicazioni (Allunga il passo, Rinascere ogni giorno, Se te ne vai, Lenzuola), in cui il giovanissimo cantautore romagnolo si è presentato al pubblico e ha svelato il suo mondo in cui convivono impertinenti canzoni pop, atmosfere chill e sognanti e malumori universali, DAVIDE AMATI ha contattato quattro artisti, legati alla sua musica da un rapporto di stima reciproca e amicizia, per produrre quattro canzoni che potessero mostrare quattro diversi volti del progetto, che saranno svelati singolarmente, traccia dopo traccia, nei prossimi mesi.

Chi sono i santi a chi fa riferimento il titolo del brano?

Assieme: è stato un flusso di coscienza. Non ho cercato fin da subito un riferimento ma sono partito dall’immagine dei santi come uno sciogli lingua. Un gioco di parole che mi ha dato il la per andare a scrivere la canzone.

Come nasce la vostra collaborazione? Come siete entrati in contatto la prima volta?

Amati: a Nicolò era piaciuta una mia canzone e mi aveva scritto. A distanza di pochi mesi, quando ho deciso di fare questo EP di featuring, ho pensato che “I Santi” sarebbe stato un pezzo nelle sue corde e così è stato. Ci siamo incontrati e ci siamo trovati bene fin da subito.

Che cosa avete in comune musicalmente parlando, e in cosa siete invece diversi?

Amati: ci piace la musica suonata, i cantautori. Nicolò ha un approccio mentale e io muscolare, ci siamo incastrati perfettamente.

Siete stati in grado di influenzarvi? Come?

Carnesi: Nel suonare insieme e nello scambiarci idee in maniera molto spontanea.

Esiste ancora una scena bolognese? Che rapporto avete con la città di Bologna?

Carnesi: Bologna è una città che ti permette di suonare e di incontrarsi tra musicisti e questo permette sicuramente delle contaminazioni che danno il via a delle scene musicali.

x Davide. Prossimi step del progetto musicale?

Per il momento posso dire che usciranno altri due featuring che andranno a completare questo ep.

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Comunicato stampa

Nuova live session in arrivo per Cranìa

Dopo la pubblicazione dei singoli Stomachion e A fondo, la cantautrice bresciana (ma trapiantata a Milano) si svela in una nuova e intima live session, più disturbante e sincera che mai, e ci regala anche l’inedito Cosa è cambiato?. QuiCranìa (con lei sul palco Sidi e Vito Gatto), fragile come le lampadine che la sovrastano, ci porta direttamente nel più freddo degli inverni e si conferma essere una delle voci più interessanti della scena underground che seguono quest’estate atipica. 

BIO: Cranìa nasce in Val Camonica, tra le montagne della provincia di Brescia, e si trasferisce nell’hinterland milanese, dopo la laurea in musicologia del 2017. In seguito all’esperienza ad “Attico Monina” a Sanremo, ad ottobre 2020 esce il primo singolo, Stomachion, apripista di un progetto cantautorale dark a tinte alternative, ambient ed elettroniche. È reduce delle audizioni live di Musicultura 2021, dove ha presentato altri inediti.

https://linktr.ee/crania.francicomi

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Internazionale Pop

Quello che ho capito ascoltando il primo disco di Adelasia

Prendete Malika Ayane, passatele una canna accesa, regalatele tutti gli album di quegli artisti che si sono ispirati a Mac DeMarco e vi verrà fuori Adelasia. Nata dall’unione del nome Adele + Asia, Adelasia è proveniente dall’Italia e non dall’Asia come il nome tende a far pensare. Il suo album uscito da poco, 2021, ha quelle sonorità un po’ pop un po’ psych che fa capire che lei è l’artista perfetta per quegli ascoltatori a cui piace chillare di brutto. No di certo per quei pazzi schizzati che preferiscono rompersi la schiena con il duro lavoro, ‘sti malati di mente folli scellerati. È sicuramente una delle voci femminili più interessanti del panorama italiano, ma anche asiatico se fosse nata in Asia come il nome fa pensare truffaldinamente.

Il suo percorso artistico è iniziato quando una stella è caduta dal cielo una notte di San Lorenzo di tanti anni fa. Vedendola, Adelasia ha espresso il seguente desiderio: “Ti prego stella cadente fammi diventare una stella del cinema”. Purtroppo quel giorno la stella cadente fu piuttosto sorda perché era troppo concentrata a cadere e sentì “Ti prego stella cadente fammi diventare un’asticella del cinema”. Inizialmente le parve un po’ strano come desiderio, ma decise comunque di esaudire quella commossa richiesta. Così una notte Adelasia si svegliò improvvisamente e si accorse di essere diventata un’asticella del cinema, precisamente una barra metallica che poneva un limite di altezza per gli spettatori più alti di due metri e mezzo nella provincia a statuto speciale di Bolzano, dove le persone là sono tutte alte.

La disperazione iniziale per la sua condizione divenne ad un certo punto rassegnazione: era diventata un fottuto oggetto di metallo, cosa mai poteva succederle? Non aveva gambe, non aveva braccia, era bloccata con delle viti, mannaggia. Si era abituata all’idea oramai. Poi accadde l’impensabile: cinema chiusi in tutto il mondo per l’emergenza pandemica, non avrebbe mai visto più nessuno lì dentro e non avrebbe più esercitato la sua funzione per chissà quanto tempo, quindi si disperò nuovamente appena capì che era diventata un fottuto e inutile oggetto di metallo. Una tragedia.

Le lacrime di quei giorni echeggiarono tra le sale vuote del cinema di Bolzano e furono talmente disperate che le immagini delle locandine presero vita. Come in Una Notte al Museo, esatto. Un impietosito Ezio Greggio uscì dalla locandina di Lockdown all’Italiana e si diresse verso quelle urla di pianto disperate chiedendosi “È lui o non è lui? Cerrrrrrto che è lui” pensando di ritrovare Enzino Iacchetti in overdose da coca tristissimo e tritatissimo. E invece no, non era lui, ma Adelasia, l’asticella del cinema che piangeva. Adelasia si calmò non appena vide Ezio Greggio. Ezio Greggio non si fece tante domande, però rimase molto incuriosito da quella barra metallica parlante.

“Ti prego Ezio Greggio aiutami a scendere da qui” ed Ezio Greggio ubbidì, vivamente colpito. Una volta raccontata la sua storia, Adelasia gli chiese di aiutarla per farla ritornare una persona vera ed Ezio Greggio le disse che lo avrebbe fatto volentierissimo. Così, aggrappata da Ezio Greggio, Adelasia venne portata fuori dal cinema. Direzione: l’ospedale. Il piano era quello di farsi collegare al sistema neuronale di un cadavere per riacquisire le capacità motorie di una persona vera. Ce la faranno i nostri eroi?

Purtroppo no, perché Ezio Greggio una volta uscito dal cinema venne investito da un camion e Adelasia rimbalzò sull’asfalto fino a conficcarsi su un cumuletto di terra poco fuori dalla strada. Nessun umano sarebbe mai passato di lì, le macchine procedevano troppo veloce. Ezio Greggio morì sul colpo e sparì con una nuvoletta di vapore espirando con un delicatissimo “Ciao Amici di Striscia…”, mentre Adelasia rimase conficcata per sempre su quel cumuletto di terra. Da allora, ogni volta che il vento la colpisce, produce un suono soave che da asticella del cinema l’ha fatta diventare un’asticella della musica. Fu così che iniziò ufficialmente il suo percorso artistico.