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Pop

Caspio ci consiglia 5 brani atipicamente estivi

Esce giovedì 10 giugno 2021bilico, il nuovo singolo di caspio (tutto rigorosamente minuscolo), fuori per Le Siepi Dischi e in distribuzione Believe, qui caspio manda un chiaro messaggio intergenerazionale: non sprecate la vita sull’orlo di un baratro.

In “bilico” c’è una coppia – giovane o vecchia, poco importa – che non riesce a risolversi, che non riesce ad uscire dal loop delle dinamiche che la stanno avvelenando piano piano. Verrà il momento di prendere una decisione, ma un affetto malato ritarda la scelta. Di giorno in giorno, di anno in anno, fino, quasi, ad odiarsi, a non riconoscersi più. Tutto l’amore che c’è stato e che ancora si percepisce in lontananza, tutta la reciproca conoscenza (“Oggi è un’altra domenica / non t’è piaciuta mai”) si è trasformato in un gorgo di sentimenti negativi da cui sembra impossibile uscire. Recriminazioni, colpevolizzazioni, bugie diventano le caratteristiche di una coppia che non sa affrontare la sfida della solitudine. E qui interviene la voce dell’autore che libera, che lascia andare, cadere, perché a volte l’unica soluzione è quella di buttarsi nell’oscurità di un futuro che non puoi sapere come sarà. Ma che potrebbe anche essere migliore. Perché poi quello che conta è affrontare, sempre e comunque. Scontrarsi con le proprie idee, con gli effetti delle proprie scelte. Buttarsi nel vuoto, se ciò serve a cambiare qualcosa.  Precipitare per ritrovare se stessi.

Visto che ci stiamo avvicinando sempre di più alla fine delle vacanze, gli abbiamo chiesto 5 brani atipicamente estivi.

Ho scelto, con non poca fatica, le mie cinque canzoni atipicamente estive. Le ho scelte perché pur non essendo frizzantine, allegre, solari, come il periodo richiede, sono legati a momenti e situazioni che, invece, lo sono eccome.

GINEVRA – Metropoli
Scoperta durante il primo concerto post-lockdown. Se, quindi, ero già contento di sentire di nuovo musica dal vivo, scoprire questa ragazza piena di talento, in una sera di fine estate, in mezzo ad un vigneto, mi ha fatto ritrovare la fiducia nell’umanità.

The National – Quiet Light
A luglio 2019 ho assistito all’ultimo concertone dal vivo pre-pandemia. I The National sono forse il mio gruppo preferito, quindi, quando li ascolto, sono contento come quando a giugno c’è ancora la riga del sole, sul mare, alle dieci di sera.

Niccoló Fabi, Max Gazzè – Vento d’estate
Nonostante il titolo, è la canzone più atipicamente estiva che ci sia. Parla dell’estate in un modo nuovo: le caratteristiche tipiche che fanno dell’estate la stagione più felice e spensierata, in Vento d’Estate, diventano i suoi difetti.

Phoebe Bridgers – Garden song
La sensazione che mi trasmette è quella che precede l’estate. Potrebbe essere la canzone del mio personale maggio, quando tutto si prepara ad esplodere.

Foals – Exits
Consumata la scorsa estate, è stata la colonna sonora del risveglio. In termini assoluti.

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Comunicato stampa

Sta per arrivare un nuovo album di Pietro Berselli

Esce venerdì 3 settembre 2021 per Dischi Sotterranei il nuovo secondo album di Pietro Berselli, cantautore bresciano adottato dalla scena padovana. Già anticipato dai singoli Nord Europa e Spettatore, Pietro Berselli ci fa finalmente entrare nel suo mondo di limiti e le contraddizioni di un timido cantautore rock.

Il nuovo disco è fatto di contrasti, ci sono canzoni con cui non ho mai fatto pace e altre invece con cui continua un amore sincero. La cosa che le accomuna è stata una ricerca sonora che andasse a ricomporre tutti i pezzi del puzzle degli ascolti musicali di una vita. Il titolo è volutamente ironico, un monito a starsene sempre con i piedi per terra, sennò fai brutta figura.

BIO:
Spera di non essere stucchevole. Viene da Brescia ma ha un passato anche Padovano, insomma sta lì all’altezza della A4, nella nebbia. Pubblica un disco nel 2016, “Orfeo l’ha fatto apposta”, un concept album di canzoni un po’ depre e passivo aggressive che non nascondono un amore per la scena indipendente e non degli anni novanta. Nel 2021 esce un nuovo disco “Evidentemente no” un nome che spera di non essere un programma ma semplicemente un pensiero disilluso, sincero e quotidiano.

https://www.instagram.com/pietro.berselli/
https://www.facebook.com/pietrobersellilive

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Indie Internazionale Pop

Quello che ho capito ascoltando il primo album di Neverbh

Non ho saputo resistere e ho fatto un track by track del primo disco di Neverbh.
zero miracoli è il nuovo album di Neverbh, in uscita il 21 maggio per UMA Records, in distribuzione Sony Music Italy. È stato anticipato dai singoli: moon, vai o resti, ehi dimmi e byebye (feat Tamì) e ora insieme agli altri inediti si presenta come un racconto, ogni canzone è una fotografia di un momento preciso ed è associata a un simbolo, uno storytelling visivo oltre che cantato. Questo disco rappresenta l’ultimo anno di crescita e di ricerca dell’artista veronese, dove ritornelli pop, venature elettroniche e sonorità lo-fi esaltano la sincerità del suo songwriting: autentico, sussurato e delicato.
 
 “zero miracoli ha un doppio significato. Da un lato, quando qualcosa finisce non puoi aspettarti che torni indietro, non devi appenderti con ossessione a un miracolo, ad un ritorno. Quel che avevi è stato perso, e devi andare avanti, nel bene e nel male. Dall’altro, nella vita devi combattere per prenderti i tuoi sogni. Non puoi aspettarti che accada il miracolo. Devi stringere i denti e lottare. Il senso è che spesso credere ai miracoli è limitante, perché ci porta ad avere poca fede in noi stessi, ci sediamo e speriamo che le cose accadano. Invece siamo noi a farle accadere.” Neverbh


Neverbh – nome che sta per Never Boycott Heinz, proprio perché il ketchup dell’Heinz è proprio bono – è un giovane appassionato di salse della marca americana Heinz. Nella vita fa anche l’artista, ma questo aspetto passa in secondo piano: ha provato a far combaciare le due cose e infatti ha pubblicato un album, Zero Miracoli, per sottolineare la pochezza e l’aridità della vita senza salse Heinz. “Ti ho scritto una canzone dimmi che ne pensi”, termina così il primo brano riferendosi al suo panino con mostarda Heinz. Magari i panini potessero parlare, eh.

[ Intro ]

Nella canzone successiva c’è questo rapporto difficile con i prodotti di questo noto marchio, sottolineando come quando Neverbh se ne va dalla sua hamburgeria di fiducia lui comunque pensa sempre a loro, alle salsine Heinz. Anche quando torna a casa, o sulla luna, lui comunque pensa a loro.

[ Moon ]

“La vita un po’ ci odia ma soltanto quando è giorno, che di notte siamo luce che colora questo mondo” qua invece sottolinea che la corretta consumazione della salsa barbecue è preferibile di sera perché durante il giorno può dare acidità. Inoltre, è un po’ affranto qua perché non sai mai se scende o no la salsina dalla bottiglietta: se premi non scende e quindi spesso è giusto arrabbiarsi con questo packaging maledetto che separa il loro amore.

[ Vai o Resti ]

Non a caso, se nel brano precedente Neverbh si incazzava perché non capiva se la salsina scendeva o no dalla bottiglietta, in questo nuovo brano c’è una terribile consapevolezza: la fine della salsina Heinz. Lo struggimento dell’artista si sente tanto, è un grido di dolore che fa un sali e scendi emozionale velocissimo e che purtroppo non può essere fermato ma solo affievolito con parole dolci di ricordo.

[ Ho Pianto Un Fiume ]

Con la canzone successiva, il ricordo diviene nostalgia. “Giuro che mi manchi un po’”, e cos’altro potrebbe dire per affievolire un dolore così atroce, mesto e privato? La perdita di una persona cara fa meno male rispetto alla sensazione che si prova quando finisce la maionese Heinz: questo è quello che cerca di dire Neverbh.

[ Manchi un Po’ ]

Dopo la fase della tristezza, c’è la fase della rabbia. Come è possibile che se ne è andata senza avvertire? Era piena la bottiglietta fino a due giorni fa! Questo è quello che ha pensato l’artista, potevano anche mettere un sensorino sulla bottiglietta che lo avvertisse della dipartita a breve, e invece no. Finita così, senza dire nulla, senza neanche un messaggio, niente.

[ Dirupo ]

Passano i giorni e passa il dolore, la rabbia e tutto il resto. Ormai le salsine Heitz sono un lontano ricordo: adesso c’è una nuova fissa, il digestivo Brioschi. Lui sì che poteva far passare quell’acidità di stomaco causata proprio dalle salsine Heitz. Talmente in fissa che ora Neverbh voleva dire “Never Brioschi’s Hopeless”. Dio mio come è tutto più bello senza quelle merdose salsine Heitz.

Però… Però quel vuoto dentro rimane. E si fa sentire.

[ Calmo – Bye Bye ]

Neverbh sottolinea spesso nei suoi brani come le cose che capitano per caso alla fine si rivelano essere sempre quelle più belle, come gli capitò di rivedere di sfuggita i fagioli Heinz, con la salsina al pomodoro… Dio mio Heinz, quante facce hai? L’approccio timido sugli scaffali del supermercato diviene amore verace una volta a casa. Si è riaccesa la fiamma: fagioli sul forno a microonde, fagioli sul lavandino, fagioli sul tavolo, fagioli sul letto. E tutto questo solo per riassaporare una nuova salsina Heitz, che riempie la pancia e riempie il cuore. Da allora Neverbh tornò con il suo nome originale, Never Boycott Heinz, conscio del fatto che quell’amore sarebbe durato per sempre questa volta.

[ Ehy, Dimmi – Miracoli ]

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Elettronica Internazionale Pop

Quello che ho capito ascoltando il primo album di Lena A.

Ho ascoltato il primo disco di Lena A. e ne ho parlato, traccia dopo traccia, un po’ come viene a me.

Esce venerdì 7 maggio 2021 per Uma Records e in distribuzione Sony Music il primo album di Lena A. dal titolo Nuove Stanze. Un nuovo capitolo definitivo per la cantautrice napoletana che rinnova ancora una volta la sua collaborazione con il produttore Giovanni Carnazza. Benvenuti in un mondo elettronico e malinconico, dove rabbia e amore spesso sono la stessa cosa.

Sono nuove queste stanze, eppure sono sempre esistite. Soltanto che prima avevo gli occhi bendati e non le avevo mai viste: ora le ho davanti e finalmente posso scegliere io di che colore dipingerle. Sono stanze dalle pareti ancora bianche, metri quadri della mente, contenitori di emozioni. Sono le Nuove Stanze di cui scrive Montale; sono i luoghi fisici in cui ho vissuto in questi tre anni: Napoli, Roma, Zaragoza, Santiago; sono il percorso di prime volte che ho tracciato nero su bianco; sono il manifesto della mia salvezza. Dentro Nuove Stanze ci sono sette sguardi diversi, sette identità, sette storie: dal giudizio altrui che piega l’io e lo condanna ad una maschera sociale, alla libertà che dà senso ad ogni azione. Un disco incentrato sull’identità, sull’io e su quanto sia necessario imparare a conoscersi per vivere tra la folla senza disperdersi. Anni fa sembrava impossibile raccontare tematiche come la scelta, la sessualità, la rivalsa di essere donna, la socialità scandita dai media, ma oggi è la quotidianità in cui sono immersa: ho voluto scrivere e cantare cosa hanno visto i miei occhi in questi ultimi anni e mesi, costruendo intorno un universo musicale elettronico ma allo stesso tempo cantautoriale.

Italo Calvino su Il Barone Rampante parla di un giovane ragazzo di origine altolocata che un giorno si stanca della sua famiglia, della sua vita, del suo mondo e decide di passare il resto dei suoi giorni appeso agli alberi. Molti pensano che sia una storia inventata, ma in realtà quello che ha scritto Calvino corrisponde al vero in quanto tutto ciò è stato vissuto e trascritto da una ragazza di nome Alessandra, soprannominata Lena A., divenuta fedele compagna di viaggio di Cosimo, quel Barone Rampante, per un lungo tratto del suo vagare. Calvino non ha fatto nient’altro che ricopiare di pari passo parte dei trascritti di Lena A. e abbellirli aggiungendo personaggi e contesti.

[ Granada ]

Conosciuto sugli alberi di Olivabassa, Lena A. era tra gli esiliati spagnoli costretti a vivere sugli alberi incontrati dal Barone. Calvino sul libro l’ha chiamata Ursula evidenziando quanto lei e Cosimo fossero sincronizzati e innamorati per il semplice fatto che entrambi vivevano sugli alberi. Per motivi narrativi ha deciso di farla apparire per poche pagine, ma in realtà da quell’incontro loro due stettero insieme per molto tempo. Tutto quello che sappiamo su di loro è grazie anche a brevi poesie che lei scriveva per descrivere quello che lei provava.

[ Giugno ]

Una delle poesie più belle parla di quella spensieratezza che loro due hanno sviluppato in quel nomadismo di albero in albero. Non c’era giorno in cui i due si facessero forza, anche perché entrambi alla fine scelsero di stare lontano dalla loro famiglia per creare un mondo loro, una libertà diversa e più matura. Più stavano insieme e più quel rapporto si solidificava: era come se ci fosse una terza persona tra i due, un qualcosa nato dal loro amore, una sorta di personificazione che spiritualmente gli faceva compagnia giorno e notte.

[ Pineta ]

Non riuscirono a quantificare quel tempo insieme, ma in quella solitudine reciproca era prevedibile che a un certo punto arrivassero anche i primi litigi, che non erano nient’altro che il risultato di scelte non condivise: percorsi sbagliati tra i rami degli alberi per scelta o di uno o dell’altra, la disubbidienza nel mangiare un cibo che non doveva essere mangiato, la ribellione nei confronti della conoscenza scaturita dall’esperienza singolare di entrambi. I cosiddetti alti e bassi che ci sono in una coppia, solo che poi quegli alti e bassi viverli sopra a dei rami hanno un sapore tutto diverso, più intenso. L’infelicità in quel contesto può essere pericolosa, mina l’istinto di sopravvivenza.

[ Non Sono Roma ]

E infatti da quei litigi il rapporto non si riprese più. Troppo fu la voglia del Barone di tornare a vagare in solitaria e troppo fu il dolore di lei dopo aver compreso quella consapevolezza. Lena A. se ne stava rendendo conto, descrivendo quella personificazione del loro rapporto non più come un qualcosa di vivo e di solare ma come una sorta di cadavere che entrambi si stavano trascinando e che stava divenendo un peso. Un peso troppo pesante da sopportare. E fu così che le loro strade si divisero.

[ Ecco La Tua Femmina – Adesso Cera ]

Lena A. ritornò dai suoi familiari che erano finalmente riusciti a tornare in Spagna senza più il peso dell’esilio e Cosimo fece la stessa cosa, anche se purtroppo venne a conoscenza della morte del povero padre. Poco dopo l’accaduto, ebbe una nuova storia con una sua vecchia fiamma, Viola, ed è come se a quel punto Lena A. non fosse mai esistita. Lena A. lo venne a sapere anni dopo, con il cuore infranto, quando ormai lui non c’era più, mentre lei per tutto quel tempo non aveva fatto altro che aspettarlo osservando gli alberi.

[ Occhi verdi ]

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Indie Pop

Quello che ho capito ascoltando il nuovo album di Dimeglio

Si pensa che il termine “di bene in meglio” sia stato creato da un linguista lombardo dopo aver ascoltato l’album d’esordio di Di Meglio, “Il Mio Divano”. Infatti, la prima cosa che ha pensato è stata “non c’è meglio di Di Meglio” e da lì ha cercato una locuzione adatta per la sintassi italiana per poter esprimere questo mood. Una volta trovata la frase adatta, l’ha diffusa usandola in contesti casuali in momenti diversi: urlandola in un pub mentre si sgranchiva in maniera falsa la schiena dopo aver giocato a biliardo, in autostrada davanti al casello con una persona fisica riferendosi a quanto fosse bello scambiare due chiacchiere con qualcuno mentre dietro di lui si formava una fila chilometrica, ma anche in maniera sarcastica dopo aver pestato prima una cacca di cane lungo Corso Como di Milano e poi una cacca di umano verso Famagosta lo stesso giorno.

La vita può essere piene di sorprese, così come per quel linguista lombardo che dopo l’ultimo episodio gli andò sempre peggio: un tizio con il monopattino elettrico gli ha sfasciato un braccio che già si era rotto precedentemente mentre sfrecciava sul marciapiede e un quarto d’ora dopo una macchina gli è passata sopra un piede mentre stava per attraversare la strada; andando in ospedale con un taxi, sfrecciando per essere curato il prima possibile, ha tamponato una vecchietta in motorino e si è beccato pure un dolorosissimo colpo di frusta mentre tassista e vecchietta incolumi; una volta arrivato in ospedale tritatissimo ha dovuto aspettare 5 ore e 50 minuti in sala d’attesa al pronto soccorso. Nonostante tutto, usava comunque il termine “di bene in meglio” alla fine di ogni situazione, fino a quando il sarcasmo divenne disperazione.

Dopo le dovute analisi, durante una tac per accertare eventuali fratture ossee, gli è stato ritrovato un aggeggio di metallo lasciato sul suo avambraccio durante l’operazione subita anni prima per risistemargli l’arto che si era già fracassato. Mandato in urgenza in un’ala dell’ospedale per la rimozione, erroneamente gli hanno operato l’altro braccio spappolandogli dei muscoli fondamentali durante la ricerca dell’aggeggio. Riuscirono a toglierglielo successivamente, ma da quell’operazione rimase storpio. Nonostante tutto, usava comunque il termine “di bene in meglio” seppure la disperazione fosse ormai diventata arrendevolezza.

Zoppicante, sfasciato e più di là che di qua, il linguista tornò a casa qualche giorno dopo con la raccomandazione da parte del medico che lo ha seguito di riposare per almeno un mese. Così fece sul suo divano e ciò lo indusse a pensare a come la sua vita fosse cambiata radicalmente da quando iniziò a usare quel maledetto termine. Lo corresse e si disse che la locuzione più adatta da usare in quei contesti in realtà era “di male in peggio”.

In pieno delirio per la sua condizione di malato con poca possibilità di movimento, riascoltò l’album di Di Meglio ma stavolta all’incontrario e ci scovò in messaggio dell’artista rivolto proprio a lui in cui diceva di incontrarlo alle 7 di sera ad Abbiategrasso il giorno seguente. Era tutto programmato, lo sapeva che le sue sfortune non potevano essere casuali o dipendere semplicemente dalle parole “di bene in meglio”. E così fece, si presentò puntuale per vedere se poteva risolvere i suoi guai grazie a lui, ma Di Meglio quel giorno aveva di meglio da fare e non si presentò. “Di male in peggio”, venne da pensare al povero linguista, ma al solo pensiero di quelle parole si sentì un po’ meglio.

foto di Simone Pezzolati

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Pop

Piccoli Bigfoot mi ha portato in giro per Milano

Esce lunedì 21 giugno 2021 (in distribuzione Artist First) il primo EP di PICCOLI BIGFOOT dal titolo Tra Bergamo e il Far WestEcco il capitolo definitivo del cantautore senza volto che gioca con gli stereotipi in mescolando folk e punk e indaga sull’identità di chi, nell’ultimo complicato periodo, si è un po’ perso. 

Tra Bergamo ed il far West ci sono un sacco di maschere pirandelliane, di trappole della quotidianità, di desideri di scappare e di cambiare identità per ritrovare se stessi, in un mondo fatto di slogan, violenze verbali, frustrazioni e stress.

Per l’occasione, mi sono fatto portare in giro per Milano e mi sono fatto raccontare qualche cosa in più.

Partiamo con una presentazione di stampo classico: chi sei, da dove vieni, come descriveresti il tuo progetto artistico a chi ti scopre per la prima volta?

Ciao sono Piccoli Bigfoot, un cantautore mutante folk punk. Sono un personaggio mitologico, mezzo uomo e mezzo bigfoot, la mia identità è segreta, indosso una maschera e vengo dalla provincia di Bergamo. Il mio obiettivo è mangiare i palchi.

Parliamo un po’ del tuo background musicale: quali sono gli artisti che ti hanno maggiormente influenzato e quali sono state le esperienze maggiormente rilevanti nel corso della tua formazione?

Le mie influenze principali sono il punk rock e i cantautori. Potrei azzardare iniziando con dirti: Rino Gaetano, TARM, The Clash, Zen Circus.. ma rischierei di andare avanti all’infinto.. Effettivamente ogni singolo ascolto potrebbe avermi influenzato, in qualche modo… Riguardo alle esperienze rilevanti, una volta ho fatto un concerto, in una bar sperduto in Val Brembana, davanti a due muratori che mi davano le spalle bevendo un amaro. Probabilmente non gliene fregava niente della musica ma io ce l’ho messa tutta lo stesso. L’altra quando ho aperto a Brescia i Tre Allegri Morti in una Latteria Molloy SOLD OUT.

Sono state entrambe esperienze incredibili in cui ho imparato tantissimo.

Come dovrebbe essere secondo te un live perfetto?

Quando persone sconosciute cantano le mie canzoni durante un concerto.

Quali sono, secondo te, i pro e i contro della scena musicale in Italia?

La scena musicale è molto florea. Ci sono un sacco di band di tutti i tipi che meritano e che mettono passione, voglia e condivisione. Parlo della scena che non sta sotto i riflettori, quella scena musicale tutta da scoprire, che ti devi andare a prendere, perché non arriverà mai lei da te. Che è la scena che conosco meglio, in fin dei conti. Poi c’è la scena più mainstream che tende ad essere, più o meno, tutta uguale, con canzoni romantiche tendete al noioso. Ma non ne so molto, ci sarà sicuramente chi si salva. Poi son gusti ovviamente…

Come è nata l’ispirazione per Tra Bergamo ed Il Far West e qual è la situazione ideale per ascoltare questo tuo disco?

“Tra Bergamo ed il Far West” è arrivato strada facendo. Sicuramente è stato influenzato dalla pandemia. Infatti ho aggiunto “La più bella che c’è” una sorta di fotografia della lotta al covid, nata durante la prima distruttiva ondata, che c’è stata a Bergamo. La situazione ideale per ascoltare questo disco è indubbiamente… adesso! Su dai ascoltalo!!! SUBITO!! 😉 😉 😉

Qual è il tuo rapporto con la città?

Vivo in provincia di Bergamo, la città per me è un momento di svago. Ci vado ogni tanto per passare le serate nei miei posti preferiti, per una birretta e un concerto. Grazie mille ragassssss, Ascoltatemi su tutti dispositivi di mondo umano!

Le foto sono di Simone Pezzolati, @lab.731

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Indie Pop

Le 4 cose preferite di Sara Loreni

Il 25 giugno esce EROTICAMENTE, il nuovo singolo di SARA LORENI pubblicato da Uma Records.
Dopo Le buone notizie, singolo uscito nel 2020, la performer, producer e cantautrice – da molti ricordata come la ragazza con la loop station e la erre rutilante tipica della sua città, Parma – torna con un nuovo brano. Un inno alle donne, un invito a credere di più in sé stesse e ad andare oltre i pregiudizi, dandosi valore e smettendo di inciampare nei giudizi degli altri. Questo è il significato del singolo di SARA LORENI, libera, spregiudicata e seducente come le notti estive.
 
In EROTICAMENTE un’elettronica allo stesso tempo audace ed elegante racconta di sessualità e solitudine vissute da un punto di vista femminile, svincolato da cliché ed etichette, lasciando l’ascoltatore in sospeso proprio sul più bello: “ma dopo un orgasmo è tutto più…”

Ecco quali sono le sue cinque cose preferite.


Universo Franco Battiato
Non è una cosa, non è solo un artista, non è solo un essere umano. Franco Battiato è un universo. L’ho amato incondizionatamente dai 3 anni in avanti, quando ho ascoltato per la prima volta “Cuccurucucù”. Questo amore è cresciuto ad ogni frammento di comprensione e fascinazione che ho potuto aggiungere studiandolo e ascoltandolo. L’ho conosciuto durante le prove con l’Orchestra Toscanini e Anohni, ricordo la sua grazia, la bonarietà delle pacche sulle spalle ai musicisti, ma senza troppa indulgenza, mentre chiedeva “Scusate, chi è che sta suonando il mibemolle?”.


Cavalli
Amo tutti gli animali, sono una super fan del regno animale in ogni sua declinazione, tuttavia ho un amore speciale per i cavalli. Forse perché ho cavalcato a livello agonistico dai 9 ai 18 anni e questo mi ha permesso di creare un contatto privilegiato con questi esseri leggiadri. Nel disco che uscirà in autunno c’è un tributo a Millo, un cavallo davvero speciale che mi ha permesso di
diventare campionessa juniores e che mi ha insegnato cos’è la lealtà. E tante altre cose. Andare a correre al mare la mattina presto e poi fare il bagno. Da quando è arrivata la scodinzolante Gina nella mia vita, il mio bioritmo è molto cambiato: da
essere notturno che ero mi sono ritrovata a dormire nella stessa fascia oraria di quando facevo le elementari. E devo ammettere che non mi dispiace affatto. Ho scoperto anche che mi piace correre la mattina molto presto, soprattutto al mare e, quando ancora non c’è nessuno in spiaggia, fare il bagno. Mi piace tantissimo.


Cucinare vegetale per gli altri
Lavorando con una materia impalpabile come la musica talvolta sento il bisogno di concretezza e matericità, forse è per questo che adoro cucinare. Soprattutto per gli altri, perchè se condividi il pasto con le persone a cui vuoi bene è tutto più buono e saporito. Cucinare con prodotti vegetali mi rilassa molto e mi porta a sperimentare in un campo dove il gusto e la vista diventano
protagonisti, inoltre è un’attività che risponde bene a quell’ancestrale bisogno di “pastrocchiare”.


“Io e Annie” di Woody Allen
Non so quante volte l’ho guardato. È il film che guardo quando sono triste. E riesce sempre a farmi ridere.

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Indie Pop

Francesco Danny Martines ci consiglia 5 film per il weekend

Esce venerdì 4 giugno 2021 il singolo di debutto del cantautore Francesco Danny Martines dal titolo Made in America, fuori per Supersugo Dischi. Entrate in questo nuovo mondo di un pop oscuro e cinico, per tutti quelli che hanno vissuto almeno una volta un amore di provincia, per chi è stato solo per tanto tempo, e per chi si mette a confronto (perdendo, ovviamente) con Robert De Niro.

E a proposito di cinema, ecco i 5 film che non dovreste perdervi secondo lui.

Her

Una delle storie d’amore più belle e attuali (complimentoni al genio Spike Jones) che io abbia mai visto in un film , con un Phoenix fantastico che interpreta alla grande il personaggio di Theodore Twombly, al quale penso di assomigliare un bel po’ per attitudine e comportamenti. Mi chiudo spesso dentro di me e sono una persona abbastanza introspettiva oltre che emotiva. Come lui poi, amo scrivere lettere alle persone a cui voglio bene, non mi frega se oggi è demodé. È una cosa che mi piace fare

Il postino

Beh… C’è Massimo Troisi, un puro per eccellenza, ed io amo la gente pura. Ho scelto questo film perché, tra le cose che più mi colpiscono (a parte il candido amore di Mario verso Beatrice) c’è il fatto che Mario passa un sacco di tempo a parlare di poesia con il poeta Neruda. E sapete una cosa? Io cerco questa gente nei bar di provincia ma non la trovo mai. Solitamente si parla soltanto delle vite degli altri, di calcio, culi, tette, soldi, lavoro, etc etc. Nessuno parla di poesia e se devo essere onesto, questa cosa mi rattrista un po’.

The Truman Show

Adoro Jim Carrey e il suo modo di interpretare Truman Burbank. È uno dei miei film preferiti. film che mi ha formato sia in maniera positiva che leggermente negativa… Positiva perché anche qui, mi piace questo personaggio così amabile e gentile verso tutti, e negativa perché a volte ho paura di vivere in un Truman show tutto mio (sarò forse paranoico?😱😆)

La mia vita con John F. Donovan

Illuminante questo film. Tempo fa mi chiedevo quale potesse essere il confine tra la persona e l’artista. Questo film di Xavier Dolan cerca di raccontare in una maniera molto intima e profonda la questione… Consiglio alla grande!

Il grande Lebowski

Non mi stanco mai di rivederlo. Cult pazzesco. Lebowski è un altro di quei personaggi a cui mi ispiro un po’ nella vita di tutti i giorni (anche se so che non c’è poi tanto da esserne orgogliosi in fondo 😆)

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Pop

Cosa ho capito ascoltando il nuovo album di Sacramento

Ho ascoltato il nuovo album di Sacramento dal titolo Latte / The Italian Breakfast, album che segue il disco di debutto Lido. Il nuovo album, fuori per La Tempesta International e per l’etichetta americana SXN. Si tratta di un nuovo capitolo per il progetto solista di Steve Fileti che torna con le atmosfere estive e le rilassate situazioni italo-americane che conquistano sin dal primo ascolto.

Latte / The Italian Breakfast, il nuovo album di Sacramento che segue il disco di debutto Lido. Il nuovo album, fuori per La Tempesta International e per l’etichetta americana SXN, è un nuovo capitolo per il progetto solista di Steve Fileti che torna con le atmosfere estive e le rilassate situazioni italo-americane che conquistano sin dal primo ascolto.

La dottrina cattolica insegna che esistono sette sacramenti, ovvero battesimo, cresima, eucarestia, penitenza, matrimonio, ordine e unzione degli infermi. Non tutti sanno che esiste un ottavo sacramento, ovvero la predica. La predica essenzialmente consiste nel rimproverare qualcuno nel non aver fatto qualcosa di importante, in questo caso la predica che mi preme farvi è quella di ascoltare Sacramento. Non avete mai ascoltato Sacramento? Allora siete dei pazzi scellerati scemi in culo. Sacramento non è una band, è uno stile di vita, un dovere morale e come tale dovete accoglierlo dentro di voi. Il prima possibile, grazie. Cosa non vi convince? Ancora non lo avete fatto? Eh ma allora volete essere menati forte. Vi mando a casa Er Faina, raga, attenti. Lo conosco davvero.

No, non è vero, era solo per farvi paura. Guardate che se non ascoltate il suo nuovo album Latte / The Italian Breakfast vi rovino la vita. A questo punto i più svegli diranno che questa non è una predica ma è una minaccia, al che io rispondo con un sincero “Sì”. È tutto vero. Ebbene, i modi con cui potrei rovinare la vostra vita sono tanti. Voi penserete: ma questo come fa a sapere che ho ascoltato o non ho ascoltato il nuovo album di Sacramento? Bella domanda, grazie per averla fatta. Praticamente vado a cercare gli ascolti effettivi di ogni brano del suo nuovo album su Last.fm, faccio un paio di calcoli riguardo il target effettivo che potrebbe raggiungere Sacramento e mi spulcio profilo per profilo in questa bolla per scovare gli epicurei.

Voi direte: eh ma non tutti hanno il profilo su Last.fm… Avete ragione, infatti chi non lo ha finisce automaticamente nella lista di chi subirà la tremenda punizione divina. Siamo nel 2021 e ancora non usate Last.fm… Ma dove vivete? Non vi vergognate? Io mi vergognerei. In cosa consiste la tremenda punizione divina?

*Momento di suspense, parte la musichetta che usano in ogni reality show con pausa infinita prima di eliminare un concorrente*

La punizione divina consiste all’obbligo intransigente di partecipare legati su una sedia a una cena natalizia infinita con i parenti fasci SENZA ALCUN TIPO DI ALCOLICO A TAVOLA E CON LA BOCCA TAPPATA DA NASTRO ISOLANTE COSÌ NON POTRETE RIBATTERE ALLE CAZZATE CHE SENTITE. Che ne dite? Stare giorni su giorni seduti ad un evento del genere, con parenti interpretati da attori bravissimi che fanno a turno solo per intrattenervi ogni ora fino a quando non vi piscerete addosso. E anche se vi piscerete addosso loro continueranno a parlare e parlare e parlare.

“EEEEEH QUANDO C’ERA LUI”, “NON ESISTONO PIÙ LE MEZZE STAGIONI”, UNA VOLTA TUTTO ERA PIÙ BELLO”. Tutto così, con frasi brevi e fuori contesto. Non avrete neanche la forza per urlare: totalmente assorbiti da questo nulla cosmico, dentro ad un limbo fatto di niente dove l’unica cosa che potete fare è galleggiare e pentirvi per non aver ascoltato il nuovo album di Sacramento.

Vi ho convinto? Spero di sì, altrimenti vi vengo a cercare. Buon ascolto v

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Internazionale

Cosa ho capito quando ho ascoltato il disco di debutto di Vipera

Ho ascoltato il primo EP Tentativo di Volo di Vipera e posso dire che è l’opera più strana sentita di recente? Lo dico. Tra versetti che si alternano tra l’inglese e l’italiano, la cantante prende per la manina gli ascoltatori e li porta in questo mondo fantastico fatto di lucine soffuse e carezze delicate come schiaffi. Schiaffi che fanno male, ma che ricordano quanto la vita sia un battito di ciglia.

Non fatevi influenzare dal nome: Vipera non è velenosa, ma è quell’amica che ti ascolta e ti dice in maniera schietta cosa ne pensa delle tue frustrazioni, non nascondendo parole violente ma solo a fin di bene e per farti capire che sei uno scellerato. Sono quel tipo di parole che fanno stare male e che risultano incomprensibili, ma solo riflettendoci si capisce l’intento. Perché Vipera è un enigma, la coscienza fatta persona, un unicum in grado di sviscerare e svelare ciò che l’inconscio comune nasconde.

In un mondo in cui l’intelligenza artificiale si sta mangiando comunità intere per reperire informazioni da utilizzare in maniera profittevole, Vipera si pone agli opposti come entità: la donna angelo dantesca è la forma che più si avvicina a lei. Ascoltare le sue parole è come ritrovare la chiave per stimolare quella creatività persa dall’uomo e sostituita da percorsi di quotidianità già marcati e consumati.

Rappresenta la sensibilità contro la crudezza del mondo, l’ancora di salvezza per quelle persone con indole autodistruttiva che solo lei riesce a salvare aprendogli le porte della percezione con flussi di coscienza autoindotti. Vipera è irreversibile: non esiste solo per chi non la sa vedere né sentire, e chi la sente lo fa con una intensità talmente densa da venirne sopraffatto e sconvolto.