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Indie

Artegiani: “racchiudo le mie emozioni dentro alle canzoni”

Lei 1 Lei 2” è una canzone d’amore e di ripensamenti ed è anche il nuovo singolo di Artegiani, fuori in questo caldo venerdì di luglio.

La prima canzone ad uscire per l’etichetta spezzina Revubs Dischi, un singolo che sicuramente sarà il primo di una lunga serie. Noi ce lo siamo fatti raccontare!

Created with RNI Films app. Preset ‘Agfa Vista 100’
Ciao Artegiani, benvenuto! Raccontati con tre aggettivi, anzi due, per chi ancora non ti conosce!

Bellissimo e bravissimo (ride ndr). No scherzo, ho appena chiesto ai miei amici e hanno concordato gioviale e ironico.

“Lei 1, lei 2” è il titolo del tuo nuovo singolo uscito il 2 luglio per Revubs Dischi, ti va di raccontarcelo?

Assolutamente, “Lei 1 Lei 2” è un pezzo d’amore e di indecisioni, che ho scritto per mettere un po’ a posto le idee e perché quando le persone mi scoppiano dentro spesso mi viene da mettere quelle emozioni dentro alle canzoni.

Ci sono dei generi o degli artisti ai quali ti sei ispirato maggiormente specialmente negli ultimi mesi?

Molti, in Italia in particolare Motta e Vasco Brondi, fra gli emergenti Davide Petrella, Generic animal e Tommy Dali, mentre in generale alcuni artisti che si muovono fra il pop e l’hip hop in un certo modo ibrido e slegato dai canoni usuali mi attirano molto. Per esempio CarlxFranco, Izi, Tauro boys, ma anche Ginevra, Mara Sattei, Bartolini, Venerus.

Oltre alla musica ci sono delle immagini fotografiche, pittoriche e perché no, filmiche, a cui ti ispiri maggiormente?

Alcune in particolare no, ma ci sono delle fotografie o anche delle copertine di film oltre che pellicole vere e proprie che mi catapultano in mondi che mi scaturiscono emozioni e sensazioni fortissime. Sono ispirazioni grandissime quando accade.

Saluta la redazione di Perindiepoi con un messaggio che vuoi lanciare e a cui tieni molto!

Ciao ragazzi e lettori di Perindiepoi, impariamo a stare bene!

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Comunicato stampa

Atterriamo su “Venere” con Antonio Ranieri

Venere” è il nuovo singolo di Antonio Ranieri in featuring con Mene Uturz.

Venere è una canzone che racconta le difficoltà nel vivere una storia per colpa del pregiudizio:

“Purtroppo nella società in cui viviamo tendiamo a giudicare anche l’amore tra persone per via del colore della pelle, per le differenze sociali o per le coppie dello stesso sesso, questo porta ad esasperare il rapporto togliendo la libertà di viverlo liberamente. Venere rappresenta quel posto dove non esistono queste barriere e si è liberi di  essere se stessi” racconta Antonio Ranieri riguardo la canzone.

“Sono un cantautore e amo parlare di tutte quelle emozioni che accompagnano  ciascuno di noi durante la vita quotidiana. La mia musica è un modo per  esprimere i miei sentimenti ed i miei stati d’animo raccontando storie o momenti che possano arrivare ed emozionare chi l’ascolta” continua l’autore.

Il brano, scritto, composto ed arrangiato da Antonio Ranieri, con la partecipazione di  Mene Uturz nella seconda strofa, è disponibile a partire dal 21 giugno in streaming e download su tutte le piattaforme e store digitali, accompagnato dal video sul canale YouTube dell’artista.  

BIO

Antonio Ranieri inizia il suo percorso artistico all’età di 14 anni come bassista.

Dopo la formazione del suo primo gruppo fa e le prime esperienze live nella capitale decide di intraprendere la carriera solista per esprimere emozioni e sensazioni liberamente nelle sue canzoni.

Comincia così l’avventura del cantautore romano, partecipando a diverse  manifestazioni musicali a livello nazionale, tra cui le principali: LiveMi, progetto per il rilancio  della musica emergente in Italia, in collaborazione col Comune di Milano e ATM, con la direzione artistica di Red Ronnie; selezioni di SanRemo Nuova Generazione 2010; YEM® 2010, patrocinato dal Comune di Roma “Assessorato  alle Politiche Culturali e della Comunicazione” e dal Ministero della Gioventù classificandosi al secondo posto ed entrando nella  Compilation “Radio Web Italia YEM® 2010” con il brano “Ossessione”; vince il contest Intesa San Paolo con il singolo “Le mie certezze” distribuito nella compilation Music Flash; apre per Fabrizio Moro nel 2012.

I suoi testi autobiografici parlano di  amicizia, di amore, di sentimenti ed emozioni che accompagnano ciascuno di noi durante la vita quotidiana.

A livello discografico, pubblica nel 2009 “La stanza degli specchi” (etichetta Believe Digital), singolo prodotto insieme a Lele Anastasi, batterista ed autore di successi  come “Benvenuti in paradiso” di Antonello Venditti, collaboratore del noto produttore A. Colombini, Mango, M. Zarrillo, G. Westley.  

Nel 2010 pubblica l’album d’esordio “Le mie certezze” insieme all’omonimo singolo. 

Nel novembre 2020 torna con il singolo “Un attimo di te” seguito nel giugno 2021 da “Venere”. 

LINK

Instagram: https://www.instagram.com/antonio_ranieri_musica/ 

Facebook: https://www.facebook.com/profile.php?id=100062919925308

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Indie Pop

Ttom: “se occhio non vede, il cuore sa”

Ritornato dalla Scozia, ecco che Ttom ritorna in pista e in rotazione con un nuovo singolo, stavolta per l’etichetta Revubs Dischi: “Prendimi la mano” è il canto introspettivo di un autore che riscrive in chiave moderna ed elettropop quelli che sono i sentimenti che hanno da sempre accomunato tutta l’umanità.

Il testo gira intorno al detto “occhio non vede, cuore non duole“, chi non lo conosce?

Magari c’è chi lo conosce ancora meglio perché proprio questo modo di dire è diventano più o meno vero solo dopo essere stato davvero sperimentato sulla propria pelle, sul proprio cuore. Ttom conosce a memoria la sensazione che si prova a fingere di non sapere, anche quando non è l’occhio a vedere, e così ha deciso di dedicare proprio a questa emozione un’intera canzone.

Con lui poi abbiamo parlato anche della sua musica, ovviamente. E in modo particolare di quali siano gli artisti che gli sono stati vicini nei momenti più creativi e anche in quelli più spenti.

Insomma, lasciamo che sia Ttom a poter dare risposta a quelle che sono state le domande lasciate aperte dalla redazione, buona visione!

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Indie Pop

“Divino” come Ian Luis

Si scrive Sebastiano Inturri, si legge Ian Luis, artista classe 1993 che sin da piccolo aveva capito che il suo destino era diventare un cantautore, e così è stato. Dopo il suo ultimo album “Generale paranoia”, Ian Luis torna con un nuovo singolo “Divino”, divino come l’apatia che trasforma magicamente tutto il circostante, divino come tutto quello che non vediamo ma che percepiamo ugualmente.

A continuare questa similitudine lasciamo che sia direttamente l’artista.

Ciao Ian Luis, a proposito di “Divino”, questo è anche il titolo del tuo ultimo singolo, ti va di
raccontarcelo?

Divino nasce con la voglia di mandare un messaggio di speranza, verso tutte quelle persone che magari si sentono sole e sperdute, dentro la loro apatia o la loro solitudine. Oltre questo ‘’Divino’’ è anche quella scintilla, quella ispirazione appunto divina che arriva quando scrivi una canzone, quando dai vita e partorisci un mondo tutto tuo.

Può succedere a tutti di vivere dei momenti di apatia, quando accade a te, qual è la tua “cura” a questa malattia dell’anima?

La Musica, può sembrare una risposta scontata, ma grazie ad essa sono riuscito ad incanalare ogni mia tristezza e ogni cosa negativa in parole, melodia e musica.

Ascoltando il tuo brano “L’amore è come il morbillo” mi viene da pensare che la scelta della similitudine sia stata ben scelta, oltre ai segni dell’amore quello per una persona, ci sono delle cicatrici che ti porti dietro dovute alla tua esperienza nell’ambito della musica?

Fortunatamente ancora no, tutte le cicatrici che mi porto dentro riguardano le persone, credo che comunque qualsiasi cicatrice derivata dalle esperienze musicali sia un modo per cadere e rialzarsi, così da vedere la strada di nuovo in salita, di nuovo in ascesa.

Lasciaci con gli artisti che in questo momento sono stati di maggiore ispirazione per te e
per la creazione dei tuoi brani!

Cosmo, ComaCose, Willie Peyote, Brunori Sas, Miglio, Sirente.

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Comunicato stampa

“What a shame Mary Jane” è il nuovo singolo di Luca Sammartino

Luca Sammartino torna l’11 giugno con What a shame Mary Jane dopo il precedente ed apprezzato singolo Che Sberla! e la suite power folk Farina del mio sacco.

What a shame Mary Jane è un brano in pieno stile pop punk che vuole rappresentare, seguendo il concept di Che Sberla!, il momento in cui si realizza che la festa che credevamo di vivere – i momenti apparentemente tranquilli e positivi che viviamo – forse non è mai iniziata e si fanno i conti con sensazioni e momenti bui.

“In senso metaforico ho voluto esprimere il rapporto con depressione, solitudine e momenti particolarmente difficili che capita di vivere. Talvolta arrivano, si radicano, illudono che tutto vada bene e ci lasciano lì da soli, nel bel mezzo della festa, con l’assurda speranza che ritornino. Come un amore non ricambiato, l’effetto di una di una medicina, di una droga o la semplice sensazione di solitudine che si prova alla fine di un viaggio: emozioni che si radicano in noi fino a diventarne dipendenti” racconta Luca Sammartino riguardo il messaggio del brano.

What a shame Mary Jane – scritta e composta da Luca Sammartino, musicata con “i Fenomeni” Marco Fapani, Christian Anfossi ed Andrea Cattarina, mix a cura di Marco Fapani @ 0371 Music Room, master a cura di Gianmarco Ricasoli @ Nထvola Records – è disponibile in streaming e download online a partire dall’11 giugno.

Bio:

Luca Sammartino è un cantautore, musicista, ufficio stampa e content creator musicale nato a Lodi il 19 luglio 1994.

Principali fonti di ispirazione per il suo sound ed i suoi testi sono artisti internazionali (Green Day, Oasis, The Struts e Bruce Springsteen), italiani moderni ed anni ‘60 (Rocky Roberts, Ligabue, Cremonini, Max Pezzali, Mirkoeilcane) e della vecchia scuola rock ‘n’ roll e folk (tra i tanti, Chuck Berry, Elvis, Johnny Cash e Jerry Lee Lewis).

Si appassiona della musica fin da bambino, esordendo dal vivo nel 2010 come batterista.


Dal 2014 al 2017 è frontman dei RAGAS, con cui pubblica i due EP “Amore & Quant’Altro” (2014) e “I Ragazzi Fan Casino!” (2016).

Nel luglio 2017 decide di dar vita al progetto solista Luca Sammartino, pubblicando a dicembre il singolo benefico “Blu” in memoria di Giorgia Galasso, amica molisana prematuramente scomparsa: il progetto coinvolge l’intera comunità di Agnone (IS), seconda casa dell’artista, vendendo più di 800 copie, raccogliendo più di €9000 devoluti all’AISM e dando vita all’associazione benefica “Amici Di Blu”.

Nel maggio 2020 torna con il nuovo singolo Che Sberla!, accompagnato dalla nuova band di supporto “i Fenomeni” (Marco Fapani alla produzione e batteria, Andrea Cattarina al basso e Christian Anfossi alla chitarra).

Nel 2021 è ospite di Red Ronnie per “We Have A Dream”, in cui riceve l’apprezzamento del noto critico musicale. Pubblica l’inedito “Farina del mio sacco”, omaggio all’omonimo disco dell’amico cantautore lodigiano Marco Fapani, ed il singolo “What a shame Mary Jane” che anticipa l’uscita dell’EP “Frugo nel frigo”.

Sui suoi canali social è attivo come content creator con l’obiettivo di raccontare il viaggio nel mondo della musica indipendente ed informare musicisti indipendenti ed appassionati.

https://www.instagram.com/ls.musica/
https://www.facebook.com/ls.musica.face/
https://www.youtube.com/lucalssammartino
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Internazionale

Abbiamo intervistato Papa Fral

Arriva l’estate e con essa anche i singoli più adatti alla stagione. Non fa eccezione Papa Fral, rude boy capitolino che propone una dancehall decisamente interessante e dal flow unico. “Downtown” è il suo nuovo singolo, recentemente pubblicato per Mitraglia Rec e con il quale l’artista romano non lascia dubbi sulla qualità della sua proposta. Ne abbiamo parlato con lui.

Ciao Papa Fral e grazie per il tuo tempo! Prima di tutto raccontaci com’è fare dancehall in Italia.

Grazie a voi, è un piacere per me!
Fare Dancehall in Italia a volte è tremendo, come per molti altri generi. La fatica principale è quella di riuscire a superare i dogmi dei puristi del genere che spesso storcono il naso quando il loro genere preferito viene mescolato ad altro, cosa che faccio puntualmente.
Ci sono anche numerosi lati positivi, perché essendo un genere poco esplorato nel nostro paese, almeno negli ultimi anni, rimane impresso nella mente della gente che lo sente per la prima volta, vedo questo soprattutto durante i live. È sicuramente una strada in salita, ma si balla, quindi va bene così!

Da persona e da artista, cosa ti lega a questo genere e, più in generale, alla Jamaica?

Sono le emozioni che mi legano a questo genere e quindi alla Jamaica, come ad altri posti.
Adoro quell’isola perché è riuscita a ispirare più di metà della musica mondiale, me compreso.
Dopo essere stato lì ho capito anche l’approccio autentico che la Jamaica ha con la musica e me ne sono definitivamente innamorato.

Passiamo a Downtown, il tuo nuovo singolo. Flow, testo e base pazzeschi per una traccia che potrebbe diventare davvero una hit! Da quale di questi tre elementi sei partito per farla nascere? 

Se dovessi metterli in ordine direi flow, base e testo. Avevo un flow in mente, in maniera molto vaga; quando king The Eve ha composto il riddim il testo è uscito da solo.

Pensi che il 2021 sia l’anno buono per la dancehall in Italia? O reputi si debba ancora fare parecchia strada prima che il genere diventi più main?

La musica in generale dovrà faticare anche quest’anno ovviamente e si dovrà aspettare. Se dobbiamo andare ad una dancehall per stare seduti non ha senso, questo è chiaro!


Con quale artista italiano ti piacerebbe collaborare? Senza distinzione di generi. 

Dipende, adoro fondere il mio stile con altri generi, quindi potenzialmente con quasi tutti gli artisti validi.
Mi piacerebbe sicuramente collaborare con Clementino, i Sud Sound System, Vacca ed altri. Sicuramente una combo con Brusco è uno dei miei sogni nel cassetto da sempre, ma su questo non vi dirò assolutamente nulla per ora…

Per concludere: dove possiamo seguirti per non perderci i tuoi prossimi passi?

Sicuramente sui social, Instagram, Spotify, YouTube…
Ma principalmente dovete venire ai live perché voglio vedervi tutti sotto al palco.
Rimanete in ascolto perché sta per esplodere una bomba!

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Indie Pop

Francesco Pintus resta “Fuori fase” e fuori casa

Nato in Calabria, cresciuto in Campania e vive in Veneto, stiamo parlando di Francesco Pintus, cantautore che ritorna nel mondo della musica indipendente con il suo nuovo singolo “Fuori Fase”, fuori dal 4 giugno.

Il testo nasce da mille domande che affollavano la testa dell’autore in un momento particolare della sua vita, e altrettante sono quelle che gli abbiamo posto. Non perdetevi le risposte!

Ciao Francesco! Sappiamo che non ti piace darti con dei nomi che non sono i tuoi, come i nomi d’arte, ma non possiamo fare a meno di chiederti quali sono le cose che ti mettono fuori fase!

(ride ndr) Ottima partenza! È un concetto molto variabile. Si può essere fuori fase per un motivo in particolare che ti ha creato quella sensazione o per una situazione generale in cui si sta galleggiando. Ti stupirò dicendoti che adesso non mi sento così fuori fase, proprio nel momento in cui scrivo. Più in generale mi mette davvero fuori fase l’incongruenza tra quello che faccio e quello che penso vorrei fare, non penso esista concetto più semplice.

Fuori fase” è anche il titolo del tuo singolo desordio, un singolo che avanza per domande, come nasce dunque lidea del testo?

Nasce proprio per dare concretezza a delle domande che, nel periodo in cui ho scritto la canzone, mi frullavano per la testa. Scrivo spesso quello che penso per centrare meglio le cose, guardarle nero su bianco aiuta, si sa. Quindi il testo era, in realtà e all’inizio, un elenco di domande che mi stavo ponendo e che ogni giorno appuntavo sulle mie note. Poi, come capita delle volte, ho intravisto qualcosa di musicale e ho iniziato a lavorare sulla canzone.

Andando invece alla parte musicale, come è avvenuta invece tutta la parte di produzione del singolo con Fabio Grande e Pietro Paroletti?

Lavorare con Fabio e Pietro è stato interessante e soprattutto super formativo, per chi come me lavora anche alle produzioni dei brani. Sono arrivato in studio con dei provini suonati interamente a casa e da lì siamo partiti, per me era fondamentale partecipare al processo di produzione: volevo suonare personalmente il mio disco (insieme a loro) ma avevo bisogno di una mano vista la mia poca esperienza in studio e così è stato.

C’è un genere” musicale che idealmente riporti anche nella tua musica o la creazione musicale resta totalmente spontanea?

La produzione del singolo è avvenuta contestualmente alla produzione di tutto il mio primo disco, che ancora non so bene quando uscirà, ci vorrà del tempo immagino.

No, in fase di scrittura non ho mai vincolato le canzoni a un qualsiasi tipo di genere o categoria. Preferisco la scrittura spontanea, lasciando magari spazio alle mie influenze musicali in maniera più diretta quando lavoro alle produzioni. Poi credo sia fisiologico che anche nel processo di scrittura confluiscano un po’ di ascolti ossessivi che ho avuto e che ho, ma lascio che arrivino naturalmente.

Lasciaci con tre brani che sono nella tua playlist del momento e che dovremmo assolutamente ascoltare!

Purtroppo, faccio fatica a ragionare per brani e ahimè non ho una playlist personale, quindi vi lascio i tre dischi che sto ascoltando in queste settimane: Xo – Elliot Smith, Zeno – I Quartieri, Smoke ring for my halo – Kurt Vile

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Indie

Blue è il colore primario di Boetti

A una settimana dall’uscita del loro primo album “BLUE“, abbiamo intervistato i Boetti, duo adrenalico e rockettaro che ci racconta nel dettaglio il loro nuovo progetto.

Ciao Boetti, benvenuti! Presentatevi a chi ancora non vi conosce, magari proprio attraverso un’opera dell’artista Boetti!

Siamo un duo, veniamo da Prato. Damiano è penna, voce e chitarra; Meti batteria. Ci piacerebbe lasciarci descrivere da “Alighiero E Boetti”, perché rappresenta il senso di doppio interiore (ma anche di unità binaria) che caratterizza questo progetto. Boetti è un feticcio, un’entità che racchiude entrambi e attraverso la quale possiamo esprimere cose che da soli, come singoli individui, altrimenti non saremmo riusciti ad esprimere. In più si tratta di un’opera visiva, ma che è costituita solo da parole (di qui l’importanza che diamo al testo); una tela realizzata in Persia, dalle ricamatrici e artigiane dei tappeti, e una parte del nostro DNA viene proprio da lì, dall’oriente.

Il 28 maggio pubblicate finalmente il vostro primo album, il vostro umore è ancora blue?

La gioia che stiamo provando, almeno quella potenziale, è qualcosa davvero di inimmaginabile. Ma purtroppo siamo delle persone che ancora non riescono a godersi il “qui e ora” di certi momenti. Questo disco è la base da cui ripartire subito alla conquista dello step successivo. Dentro di noi siamo sempre in viaggio.

Ma andiamo più nello specifico: qual è la motivazione che si trova dietro alla scelta del titolo?

Tutte le canzoni di questo album rappresentano momenti di dolore, fallimento e frustrazione. È una cosa di cui non avevamo troppa coscienza durante la scrittura, ma che abbiamo realizzato praticamente alla fine dei lavori. Per questo, nonostante abbiamo provato a creare una sorta di altalena musicale-umorale anche nella scelta della tracklist, alla fine ci è venuto naturale definire i pezzi per identità e non per differenze.

Qual è secondo voi la canzone che meglio rappresenta l’anima del disco?

Forse “Boetti blue”. È quella che chiude il disco, l’ultima che abbiamo registrato, l’unica che abbia quella consapevolezza complessiva di cui sopra. Rappresenta un po’ la chiusura del cerchio: il suono diventa frastuono, la voce un urlo.

Ora che i concerti sembrano essere possibili, avete già fissato qualche data in cui potremmo venirvi ad ascoltare?

Stiamo lavorando duramente al calendario estivo, anche se sappiamo (e speriamo) di poter guardare con più fiducia al prossimo autunno inverno. Sicuramente non mancherà qualche anteprima, ma per scaramanzia non diciamo nulla. Dita incrociate e aggiornamenti da seguire sui nostri canali social.

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Indie

Videointervista a Federico Cacciatori

Veste di colori” è il nuovo singolo di Federico Cacciatori, artista che cerca di svestirsi, tramite la sua musica di tutti quei pregiudizi e apparenze di cui spesso ci si appropria quando non si riesce ad essere sé stessi nel mondo.

Un singolo strumentale, che sembra essere stato scritto per un film, diventa la perfetta colonna sonora per raccontare la storia di un cambiamento, di una svestizione (se vogliamo) dalle maschere e del raggiungimento invece di una consapevolezza che soltanto quando si riesce ad essere autocritici si può effettivamente raggiungere.

Ma lasciamo che sia l’autore stesso a presentarsi, nell’intervista qui sotto, e a presentarci quella che è la sua nuova uscita che vi consigliamo caldamente di ascoltare, magari ad occhi chiusi e cercando di immaginarsi in luoghi lontani dalla propria routine.

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Indie Pop

“Falchi” è la matrioska di emozioni dei MOCA

Falchi” è la nuova canzone dei MOCA, uscita il 7 maggio per La Clinica Dischi è pronta a farci ballare con la speranza di poterlo fare non solo nelle nostre camerette ma anche dal vivo.

In attesa di poterli vedere cavalcare quanti più palchi in Italia, noi gli abbiamo rivolto qualche domanda!

Ciao ragazzi benvenuti! Il 7 maggio ritornate con un nuovo singolo “Falchi” vi va di presentarcelo?

Certo! Falchi è un pezzo che parla di una storia andata male, una quiete dopo la tempesta che ti permette di realizzare ciò che prima non riuscivi a cogliere, in fondo anche i falchi non riescono ad orientarsi quandoc’è burrasca.

Da cosa nasce l’idea di associare una storia d’amore proprio ad un uccello rapace come il falco?

La metafora è nata da sé con la stesura del ritornello, ci piaceva l’immagine di una zanzariera come vincolo per un volatile e abbiamo pensato al falco.
Questo rapace, oltre a detenere vari record all’interno del mondo animale, è spesso ritenuto anche un animale nobile, un po’ come il sentimento più inflazionato della musica pop.

In un post di Instagram scrivete che “Falchi” nasconde una storia travagliata: vi va di raccontarci il lavoro di produzione che c’è dietro a questo singolo e come ne siete riusciti a venire a capo?

“Falchi” è una matrioska, in origine erano due pezzi che avevano il solito mood e banalmente, avevano a che fare con l’amore.
Entrambi i pezzi però ci sembravano avere dei problemi, funzionavano a sezioni per così dire, se in uno ci convinceva il ritornello, così non era per la strofa e viceversa.
Una sera poi, quasi per scherzo, davanti a due bottiglie di vino e una chitarra abbiamo provato a fondere i due pezzi e ci siamo accorti che funzionavano benissimo insieme!
Poi siamo passati al lavoro in studio in cui è stata aggiunta tutta la magia che oggi potete tutti ascoltare.

Sappiamo che siete soliti coverizzare molte canzoni di artisti che fanno parte di La Clinica o di Revubs, ma se potesse scegliere con chi duettare in un prossimo singolo, chi scegliereste?

Si, ci piace rendere omaggio ai nostri amici, siamo una bella famiglia e quando ci vediamo in sala, oltre che ai nostri brani, spesso suoniamo alcuni pezzi dei nostri compari.
Di nomi quindi se ne potrebbero fare tanti, ma se ne dovessimo scegliere uno vi diremmo Frambo, uno degli ultimi entrati nella famiglia Clinica, ma che da subito ci ha attratto con le sue sonorità, magari ci scappa qualcosa in futuro, chi può dirlo!

Credo che voi siate una di quelle band che se su Spotify riesce ad avere un impatto emotivo molto positivo, dal vivo riuscite a trasmettere una grinta ancora più palpabile: se i tempi ve lo permetteranno avete già in mente delle prime date per i live?

È la componente che manca tutt’ora e che noi reputiamo la nostra linfa vitale.
Siamo sicuri che tutti ormai vogliano tornare a calcare palchi, e noi non siamo da meno.
Stiamo preparando ormai da mesi il nostro spettacolo e se la situazione di questa estate ci permetterà di suonare, noi saremo pronti!