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Pop

Le cinque cose preferite di Elia Turra

Fuori dal 22 marzo “Punk di quartiere”, il nuovo singolo di Elia Turra. Il brano fa parte dell’EP “Trilogia di quartiere” anticipato dal singolo “LSB”. Un concept di tre canzoni che raccontano la vita del cantautore attraverso le zone di Verona che hanno segnato la sua crescita. Il primo brano parlava delle case popolari di San Bernardino, dove Elia è nato e ha trascorso la sua infanzia. Invece in “Punk di Quartiere”ci spostiamo nel cuore di Veronetta dove l’adolescenza del cantautore è esplosa.

Il titolo potrebbe far pensare che ci troviamo di fronte un brano punk, ma non è così.Abbiamo tonalità indie rock insidiose, frizzanti e cariche di vitalità, ma l’appellativo non è riferito al genere quanto allo spirito. Un momento della vita in cui si vuole spezzare le catene della società per trovare se stessi.

E per conoscerlo meglio, abbiamo deciso di farci raccontare le sue cinque cose preferite.

LA MIA PRIMA CHITARRA ACUSTICA:

E’ stato il mio primo acquisto, con cui ho iniziato a “farmi i calli” sulle dita seriamente e con cui ho esordito suonando dal vivo. Oltretutto, il 29 novembre del 2023 è stata firmata dal songwriter inglese Pete doherty (Frontman dei The Libertines e Babyshambles) che ho avuto occasione di conoscere all’Apollo di Milano, e quell’incontro mi ha portato a suonare la stessa sera in sua apertura, presentato sul palco da lui in persona. ESPERIENZA INCREDIBILE, e ogni volta che guardo la mia chitarra, quella firma mi riporta su quel palco.



IL MIO BOOSTER 50 SPIRIT:

Il mio fedele compagno di viaggio, che mi permette di spostarmi dalla periferia/quartiere alle strade di città senza rimanere imbottigliato nel traffico, cosa che invece accadrebbe sempre qualora fossi in auto. E’ pratico e comodo da guidare, e poi è un modello storico, di cui ho bei ricordi sin da piccolo, quando era molto in voga nel mondo underground dei giovani rapper.


IL MARE:

Per mare non intendo quello di sottomarina o di Riccione, dove le spiagge sono affollate e caotiche e l’acqua è terribile, ma quello dove l’azzurro dell’oceano ti fa sentire al sicuro e dove puoi respirare aria di pace e libertà a pieni polmoni. Nella foto mi trovavo a Cabo da roca, dove la terra finisce e l’oceano comincia.

SUONARE DAL VIVO:

Fin dal mio primo concertino live ufficiale, in un’osteria del mio quartiere, mentre stavo suonado live le mie canzoni ho percepito una bellissima sensazione, che poi si sarebbe resa sempre più intensa con l’aumentare dell’esperienza e della consapevolezza.
Suonare le mie canzoni davanti ad un pubblico (soprattutto se partecipe) mi fa sentire libero, sprigiona in me una scarica di endorfine, e quando finisco i miei set, mi sento bene come se avessi appena finito una corsa sportiva in riva al mare, per l’appunto.



LE PASSEGGIATE IN CAMPAGNA COL MIO CANE :

Ho sempre abitato in quartieri del centro storico, e quindi a portata di traffico e smog.
Ora che mi sono trasferito da un paio d’anni in zona “Oltre Adige” di Verona, in mezzo al verde, le passeggiate col mio cane nei tanti campi vicino a casa mia sono all’ordine del giorno:
Sono spesso delle occasioni liberatorie, in cui posso rilassarmi, ascoltando un po’ di buona musica nelle cuffie, o dove posso pensare liberamente alle mie cose. E lo stesso vale per il mio cane ovviamente 🙂

“Otre Adige” sarà tra l’altro il mio prossimo singolo, in uscita verso metà maggio, e chiuderà la mia TRILOGIA DI QUARTIERE.

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Indie

“Luci di ghiaccio” di Satellite è la perla da ascoltare oggi

“Luci di ghiaccio” è il singolo d’esordio di Satellite. Un grido di libertà che squarcia il buio, giunto attraverso l’approdo ai territori della consapevolezza.

Foto: Marco Pellegatta

Queste le parole con le quali il cantautore milanese presenta la canzone:
«Quando guardi in faccia ancora una volta i tuoi demoni ormai familiari, che possono persino cullarti durante la notte, una musica ti trasporta verso terre lontane: fredde terre di ghiaccio, dove non c’è più né tempo né spazio, e dove finalmente sei libero. “Luci Di Ghiaccio” parla di presa di coscienza, di fuggire per non tornare più indietro.»

Puoi ascoltare il brano qui:

BIO

Giacomo Maria Colombo, in arte Satellite, è un cantautore nato a Milano nel 1998. Con il suo progetto solista intende parlare al lato intimo dell’animo umano, toccando le corde dell’emozione quando ci sentiamo vulnerabili. I suoi brani parlano a coloro che si sentono soli, abbandonati e che desiderano scappare. Satellite vuole offrire un rifugio emotivo attraverso la sincerità della sua musica.

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Fonte: Costello’s Agency

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Pop

Cosa c’è nella camera di Lidia Vitrano

Dopo essersi laureata in canto Pop Rock al CPM Music Institute, la cantautrice siciliana Lidia Vitrano pubblicherà il suo nuovo singolo “STANZA VIOLA“, in uscita venerdì 15 marzo e distribuito da The Orchard. “Stanza viola”, racconta la storia reale di una ragazza che per anni ha sofferto di disturbi alimentari. Una ragazza, ormai donna, cresciuta troppo in fretta. Una ragazza che non ha mai provato su di sé la spensieratezza di essere soltanto una bambina e per questa ragione sfogava le sue frustrazioni nel cibo.

Per conoscerla meglio, abbiamo deciso di farci invitare a casa sua, ed ecco cosa ci ha mostrato.

Disco “Mind How You Go” di Skye:

Se mi chiedessero quale album ha segnato la mia infanzia penserei sicuramente a “Mind How You Go” di Skye. Non ricordo cene tra amici organizzate dai miei genitori senza la voce di questa magnifica cantante brittanica come sottofondo. Ringrazio mio papà per avermela fatta scoprire e apprezzare negli anni.

Il diario segreto di Lidia:

Tra i tesori più preziosi che conservo gelosamente nella mia casa c’è senza dubbio il diario dentro al quale conservavo pensieri, stralci delle prime canzoni, poesie. Come si può notare dalla scrittura ero davvero piccola quando ho iniziato a mettere su carta le mie emozioni, ed è sempre emozionante rileggere certe parole.

L’amico pianoforte:

A casa non può di certo mancare il mio compagno di viaggi. Ne ha viste di tutti i colori: pianti, urla, risate isteriche.

Poesia “Zagara per fanciulla”:

L’amore per la scrittura l’ho, senza alcun dubbio, ereditata inconsciamente da uno zio di mia mamma che si dilettava a scrivere poesie. Questa poesia in particolare l’ha scritta in occasione del matrimonio dei miei genitori. Il regalo più bello che potesse far loro.

Il magnifico lettoremp3:

Sono scesa in Sicilia per le vacanze di Pasqua e ho ritrovato a casa questo meraviglioso lettore mp3. Non mettevo piede fuori casa senza di lui con in cuffia la queen Madonna. Ho sbloccato dei ricordi incredibili.

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Pop

Le 5 cose preferite di Mica

Fuori dal 29 marzo “Nascosta”, il singolo di debutto della cantautrice Mica. La passione per la musica è stata il fil rouge della sua vita, ma è rimasta sempre nascosta fino a quest’anno. Un segreto che ha custodito e che ora ha trasformato in una canzone. “Nascosta” si muove su melodie r’n’b e una spolverata leggera di pop elettronico, elementi che rendono il brano sensuale, emozionante ma soprattutto molto accattivante. Strofe delicate che trovano il loro apice in un ritornello orecchiabile e su cui è impossibile restare immobili.

Questa canzone è il risultato di un lungo e significativo percorso interiore in cui vengono riconosciuti i propri limiti e le proprie insicurezze.

Il nostro modo di conoscerla meglio è stato chiederle quali fossero le sue cinque cose preferite.

MICROFONO

Da buona aspirante cantante, il microfono non poteva mancare.  Il microfono sin da piccola ha rappresentato per me un oggetto del desiderio, che bramavo ma non avevo il coraggio di usare. O di ammettere di voler usare. Ad oggi rappresenta una rivalsa personale, nonché lo strumento che mi permette di fare ciò che amo, quindi ha molteplici significati profondi ed importanti.

LA SOLITUDINE

Amo la Notte, la luna, mi ricordano quant’è bello restare soli.
La solitudine non va sofferta, va goduta. Se nella solitudine c’è sofferenza, significa che va esplorata più approfonditamente. Non è sentirsi soli, ma è stare da soli. Riflettere, conoscersi, esplorare, capire.  E’ un momento molto intimo che ogni tanto mi obbliga a risultare asociale agli occhi di chi non capisce che stare in compagnia è tanto importante quanto saper stare da soli. Dobbiamo saper riconoscere che la nostra energia sociale può avere un limite che non siamo costretti a superare (per nessuno).



IL BRICOLAGE

Amo creare, in ogni form. Spesso capita che in occasione di compleanni o feste di amici cari o familiari, una parte dei miei regali possa consistere in qualcosa fatto da me: peluches, letterine, acchiappasogni, adesivi… Tendenzialmente realizzati con oggetti che altrimenti butterei. Insieme al bricolage, amo scrivere lettere e bigliettini. È gratificante vedere che oggetti sconnessi tra loro prendano forma e realizzino qualcosa con un senso. 

SOLE

Il sole mi trasmette una pace che sarebbe inarrivabile senza. Dall’alba al tramonto.
Il sole ravviva l’ambiente, ricorda la bellzza della natura, rende belle cose che altrimenti non si vedrebbero neanche. Colora la vita.
Quando il sole entra a contatto con la mia pelle. sento tutti i pianeti dentro di me allinearsi (sotto i 30° però).  Se poi il sole ti scalda durante il freddo, oppure è abbinato al profumo del mare, o ancora alla leggerezza del vento, non c’è nessun’altra sensazione che possa pareggiare questa pace dei sensi.

RIDERE

Sorridere, ridacchiare, ridere fino alle lacrime e non respirare più!  Ridere sinceramente coinvolge necessariamente la presenza di qualcuno con cui si condivide un momento memorabile. È la cosa più preziosa che c’è. Non riuscire a smettere di ridere è in assoluto la condanna che preferisco. Dopo aver riso di gusto, mi rendo proprio conto che il mio corpo si alleggerisce, la testa si svuota e gli occhi sono tremendamente felici. Io mi rendo proprio conto che il mio corpo si alleggerisce dopo aver riso di gusto, la mia testa si svuota e gli occhi sono tremendamente felici. È la terapia migliore di tutte : ridere è lasciarsi andare. 

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Indie Pop

Il nuovo singolo di Simone Matteuzzi celebra la potenza elettrica della creatività

“Elettrico” è il nuovo singolo di Simone Matteuzzi, uscito il 22 marzo 2024 via Zebra Sound con distribuzione Virgin Music Italia. Un mantra di esplorazione dell’irrazionale e dell’ineffabile.

Queste le parole con le quali l’artista milanese presenta la canzone:
«Nata da una rielaborazione di una poesia di Dino Campana, “Elettrico” si articola come un esercizio di stile sulle allitterazioni e consonanze fonetiche delle parole.
Partendo da questo pretesto nasce quindi senza significato, senza una vera idea. Piuttosto, come ogni buona accozzaglia d’arte futurista, trova il suo significato nella sua autocelebrazione, nell’essere sfacciatamente no-sense. Celebriamo il non senso, che è evocativo del vero ultimo senso.»

Puoi ascoltare il brano qui:

BIO

Simone Matteuzzi, cantautore e musicista della nebbiosa provincia di Milano, classe 2001, scrive e realizza le sue canzoni sonnecchiando qua e là tra accordi, profumi, sillabe e impressioni; forse con grande acutezza e sensibilità, o forse con un’ironia agitata, brulicante. Sin da bambino è innamorato della black music, suggestione che completerà negli anni del liceo con la scoperta e lo studio del jazz, della classica, del cantautorato e di vari generi sperimentali.
Suona in numerosi locali di Milano e hinterland con progetti jazz e cantautorali. Nel 2022 vince il Premio“Ricerca e Contaminazione” della Pino Daniele Trust Onlus, con la quale partecipa successivamente come artista e tastierista all’evento “Qualcosa Arriverà”, audiovisual performance nella Galleria Umberto I di Napoli. Nel 2022 inizia a collaborare, come artista e produttore, con Zebra Sound, società di produzione ed edizione musicale di Milano, con la quale produce il suo progetto d’esordio. Con il suo singolo “Ipersensibile” è tra gli otto vincitori dell’edizione 2023 di Musicultura, Festival Della Canzone d’autore e della canzone popolare in lingua italiana e tra i finalisti di Jazz the Future, concorso indetto da JazzMI e Volvo Studio Milano. Nel 2023 inizia la sua collaborazione come artista con Costello’s Records.

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Fonte: Costello’s Records

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Pop

Cosa c’è nella camera di Errico Canta Male

É uscito giovedì 21 marzo 2024, il primo giorno di primavera, il nuovo singolo di Errico Canta Male, un nuovo capitolo estratto dal disco “Elèison”, di prossima uscita. Quello di Errico è l’alter ego musicale di Angelo Mossi, che dopo aver militato nella scena indipendente di Torino, torna con una nuova creatura che chiama Errico Canta Male.

Anni dopo il suo primo EP, contenente il brano “Vanchiglia“, una canzone diventata nota negli ambienti politici antagonisti, Errico ritorna con un disco che tocca tematiche più personali ed intime. “Elèison“, questo il titolo del nuovo EP in uscita ad aprile, sarà un mondo subacque e ipnotico, l’elaborazione di un trauma in formato musica, partendo dal titolo che è una parola greca che vuol dire pressappoco “pietà”. La traduzione è incerta, e anche nel rito cattolico latino la parola era lasciata in greco, per mancanza di parole adatte. 

Questo brano, in particolare, che anticipa il nuovo disco, è un dialogo impossibile tra un frangiflutti e uno scoglio. Il tema è uno dei più cari alla canzone popolare di tutte le latitudini. Qui ci sono due affetti (e non per forza due amanti, racconta Errico) separati da una distanza apparentemente incolmabile. “Rocce” è nata periodo pandemico e iniziata a registrare con mezzi di fortuna per poi essere perfezionata grazie all’aiuto di Federico Bertaccini.

Ci siamo fatti invitare a casa sua, curiosi delle sue cose e delle sue storie.

Chitarra
Eleison nasce con la registrazione, durante il lockdown di “Rocce”. Rocce è stata registrata con questa chitarra. Questo strumento ha una storia particolare, in quanto è una specie di frankenstein salvato dai rifiuti e messa a posto dalle abili mani di Amedeo, mio grande amico, e, ai tempi della registrazione, coinquilino. Il suono è particolare, con poco corpo ma molto carattere. L’abbiamo preferita, anche nel resto del disco, a chitarre più blasonate.

Occhiali da sole
Il secondo oggetto è il primo esemplare della mia personale collezione di occhiali strani.
L’ho trovato all’Outcider, fantastico festival in Inghilterra dove ho avuto l’onore di suonare con i Dirty Artichokes, gruppo punk folk dove milito da anni.
Da lì è iniziata questa mia passione di collezionare occhiali da sole brutti e stravaganti. Regole? Mai pagare più di 5 euro.

Autografo di Wallis Bird
Maglia del Merchandise del mio primo disco “Quartieri: volume 1”, autografata da Wallis Bird e dalla sua band. Raramente capita di incontrare artisti e persone del suo calibro. Ho avuto l’onore di farle da backliner, da apertura, da cuoco. Per lei, andrei in capo al mondo.

Scrivania
Tornando a Rocce, la registrazione del brano è avvenuta su questa scrivania. Non avevo aste, quindi ho dovuto incastrare un microfono in maniera molto approssimativa nel cassetto e tenere la chitarra ad un’altezza non usuale.
Quando si ascolta Rocce, si percepisce rilassatezza, ma posso assicurare che non è stato per niente rilassante registrare decentemente quell’arpeggio.

Trapano/martello demolitore
Tecnicamente non è un mio oggetto, ma della ditta dove lavoro. Nell’estate 2022, avevo appena iniziato questo lavoro e sono stato messo a fare delle demolizioni.
La totale assenza di formazione e abitudine, ha fatto sì che sviluppassi in sole 3 settimane una tenosinovite alle mani. Questa malattia professionale, di solito, i muratori la riscontrano dopo 30 anni di lavoro.
Io ci ho messo solo 3 settimane.
Questa sfortuna ha fatto sì che, per un paio di settimane, non ho potuto usare le mani: non potevo cucinare, non potevo scrivere e soprattutto non potevo suonare.
É in quel momento che ho iniziato a mettere le cose in prospettiva: ho deciso che Eleison avrebbe visto la luce.
Bisognava solo da stringere i denti, mettere soldi da parte e, soprattutto, far ripartire l’inossidabile Federico Bertaccini, che aspettava solo quella mia chiamata.

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Indie Intervista Pop

Il nuovo EP notturno di Simone Porreca. L’intervista al cantautore lodigiano

Il 26 marzo 2024 è uscito “Blue”, l’EP d’esordio di Simone Porreca con distribuzione Artist First. Abbiamo colto l’occasione per fare qualche domanda al cantautore.

ph: Stella Giulia Casarin, ad: Facciocosepunto

Ciao Simone, complimenti per il tuo freschissimo EP. Come ha vissuto un ragazzo nato sotto il segno dei Pesci questo esordio discografico?

Ciao! Innanzitutto vi ringrazio della bellissima opportunità. Penso che tutti sappiano quanto siano ‘altalenanti’ le emozioni e l’umore di chi nasce sotto questo segno particolare dello zodiaco. Ma tutto sommato questo esordio l’ho vissuto particolarmente bene, anche perché ho lavorato con persone meravigliose. Tendo ad essere molto rigido con me stesso e voglio che tutto sia perfetto e studiato nei minimi dettagli quando si tratta di una cosa a cui tengo particolarmente, con ‘Blue’ mi posso ritenere abbastanza soddisfatto.

“Blue” contiene al suo interno diverse tematiche che vanno a comporre il tuo personale “sussidiario illustrato della giovinezza”. C’è molta voglia di esplorare i sentimenti umani in tutte le sue forme e molta consapevolezza sulle sofferenze e le zone d’ombra presenti nelle vite di tutte le persone. Di notte è più semplice indagare queste emozioni profonde?

Esatto, “Blue” vuole rappresentare un po’ la ‘tipica vita dei ragazzi ventenni’ con tutto l’amore e dolore, anche in questo caso altalenanti, che si provano. La notte, quando tutti i rumori intorno a te iniziano a svanire e sei veramente solo con i tuoi pensieri, la ritengo una delle parti più importanti della giornata. Esce la vera versione di ognuno di noi, ed è come se tutte le emozioni si palesassero davanti ai tuoi occhi. Così ne approfitto per scrivere e comporre brani di vicende che vivo ogni giorno e plasmarle in situazioni in cui ogni persona si può riconoscere. 

Un’altra cosa interessante del disco è il lavoro che è stato fatto sul suono e sugli arrangiamenti: ci sembra abbiate operato un’ottima sintesi tra una sorta di chamber pop moderno e un uso minimale dei synth che ben si addice al tuo sincero songwriting notturno. Ci racconti com’è andata in questo senso la collaborazione col produttore milanese Giacomo Carlone?

Lo dico adesso e lo dirò per sempre, lavorare insieme a Giacomo è stata come una rivelazione per me. Insieme a lui ho scoperto strade (e synch) che non pensavo minimamente potessero appartenermi. Abbiamo esplorato e viaggiato come in mezzo a mari d’idee ed abbiamo studiato in ogni minimo dettaglio ogni particolare dei brani. Abbiamo anche portato a casa in una sola mattinata il brano “Parliamo Di Sogni” – lui era subito entrato in feeling con il testo ed era super entusiasta di cominciare con quella canzone. Abbiamo poi reso tutto il più ‘cupo’ possibile con “A Te Fa Male?”, che vuole rappresentare la fine di una relazione. Abbiamo cercato suoni che richiamassero allo scintillio delle stelle, per soddisfare la mia richiesta in particolare e per stare coerenti con il titolo del brano “Le Promesse Fatte Alle Stelle” – da cui poi è nato, grazie ad esperimenti di riarrangiamenti, anche un sound che richiama un po’ gli anni ‘80. Per poi finire con sonorità quasi sospese e senza un vero punto d’arrivo per “Film” – che racconta invece il termine di un’amicizia a me cara.

Cosa offre la scena musicale lodigiana? Hai avuto modo o vorresti lavorare assieme a un* artista del tuo luogo d’origine?

Ci sono moltissimi ragazzi nel lodigiano che vivono o si divertono con la musica e questa cosa mi rende molto felice, ne conosco alcuni in particolare, tra cui mia sorella stessa. Ho collaborato attivamente con qualche produttore della mia zona e parlato con qualche cantautore, ma non ho ancora avuto modo di lavorarci su un brano o qualche arrangiamento, anche se la cosa non mi dispiacerebbe affatto!  

Ti ringraziamo e ti salutiamo con un’ultima domanda: cosa bolle in pentola nel futuro di Simone Porreca?

Una cosa che amo fare è sperimentare e reinventarmi in continuazione. Credo però che la notte, la luna e le stelle abbiano ancora molto da darmi. Sto già lavorando a nuovi brani per ampliare il mondo di “Blue” e creare un progetto un po’ più sostanzioso. Ho già tutto pronto nella mia mente, ora devo solo procedere alla realizzazione di tutte le mie idee.

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Indie Pop

Il nuovo singolo degli Wabeesabee spacca davvero

“Bruciasse davvero” è il nuovo singolo degli Wabeesabee, uscito il 18 marzo 2024 via Pulp Dischi. Atmosfere groovy per contrastare la banalità del male con stile.

Queste le parole con le quali il duo spoletino presenta la canzone:
«“Bruciasse davvero” è il terzo singolo estratto dal nostro album, “Isole”; un pezzo che nasce dal desiderio di poter tornare su delle tematiche che tocchino il nostro paese in modo scomodo. Lo dedichiamo di fatto a tutti gli immigrati, che si vedono negare il loro futuro sulla base del potenziale, scandendo la loro vita in base al principio “ringrazia che ti trovi qui”. Vogliamo inoltre dedicarlo a tutte le giovanissime vita strappate sul posto di lavoro negli ultimi anni.»

Puoi ascoltare il brano qui:

BIO

Andrea (batteria e cori) e Saverio (chitarre, tastiere e voce) si conoscono da parecchi anni ed insieme hanno condiviso la passione per la musica con diversi progetti, stabiliti però solo con quest’ultimo: Wabeesabee.
Il nome nasce da “Wabi-sabi” (侘寂), visione del mondo fondata sull’accoglimento della transitorietà delle cose. Partendo da questa prospettiva, il duo vuole comunicare le esigenze personali sotto il comune tetto della black music, caratterizzata da sonorità R&B e influenze gospel, celebrando l’intimità che porta al confronto con sé stessi.
Nel 2021 si esibiscono per la prima volta al format Fra(m)menti, organizzato da Pulp Dischi in esclusiva per Rolling Stone e pubblicano poco dopo il primo disco, “Muktada” (Pulp Dischi/Artist First). Il disco è un omaggio alla musica in primo luogo, un viaggio sonoro tra diverse istanze che si occupano principalmente di errori, o fare i conti con sé stessi. Questo lavoro è promosso attraverso alcuni dei palchi più suggestivi dello Stivale come quello del Meeting Del Mare di Marina di Camerota, della Darsena, del Mare Culturale Urbano di Milano, aprendo a Venerus e Joan Thiele fra gli altri.
Successivamente al tour estivo rilasciano un singolo, “Mandorla”, uscito a dicembre 2021 tramite Pulp Dischi in contemporanea con la prima stampa del vinile “Muktada” edito in due versioni (una “classica” e una in tiratura limitata esclusiva).

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Fonte: Costello’s Agency

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Elettronica Indie Intervista Pop

“584” di Cranìa: un viaggio celestiale nell’elettronica pop

Il 19 gennaio 2024 è uscito il primo album di Cranía, “584”, via Costello’s Records con distribuzione The Orchard.
Il titolo del disco si riferisce al numero di giorni che compie Venere per riportarsi in congiunzione con il sole. Le nove tracce, a loro volta, rappresentano l’orbita del disco: si susseguono creando un’esperienza d’ascolto che riverbera con la stessa intensità delle onde del mare che rispondono ai moti celesti della Luna.
L’approccio di Cranía alla scrittura è riflessivo e metodico, quasi matematico: il lavoro svolto dietro il disco, sia in fase di produzione che di composizione, si distingue per raffinatezza e qualità, senza mai sacrificare l’emozione e l’essenza coinvolgente di un ascolto spontaneo. Questa sinergia tra precisione e passione dà vita a un lavoro di alto livello, di sapore internazionale.
Ascoltare “584” di Cranía è una passeggiata sul suono lunare, dove le melodie elettroniche e i testi evocativi trasportano l’ascoltatore in un viaggio fuori dal tempo e dallo spazio, attraverso paesaggi sonori che rispecchiano la maestosità e la quiete degli spazi siderali.

Ad: Facciocosepunto
Ph: Stella Giulia Casarin

Per l’occasione abbiamo fatto due chiacchiere con la cantautrice lombarda per approfondire la sua arte.

1) Quali differenze ci sono state nella lavorazione (dall’ideazione dei brani alla produzione dei brani in studio) del primo EP e di questo primo disco?
Quello sul primo disco è stato un lavoro più di cesellamento a partire dalla creazione stessa dei brani, che ho rivisto a più riprese. Sono partita da canzoni che già avevo nel cassetto, ma che per svariati motivi non riuscivo a completare, forse non erano ancora mature, fino a lasciarmi andare alle nuove. Per quanto riguarda le produzioni, è andata nello stesso modo: c’è stato un lavoro fitto di pre-prod con Mirko Bruno, culminato in un mese di studio da Federico Carillo alla ricerca dei vestiti giusti per “584”.

2) Quali sono le tue principali influenze (o cosa ti piace ascoltare ultimamente) e con qual* artist* ti piacerebbe fare un featuring?
RY X e Luigi Tenco sono le mie principali influenze, ma ultimamente sono in fissa con il fado. In merito al featuring, mi piacerebbe farlo con… ve lo dico nella prossima intervista 🙂

3) C’è un festival o un palco in particolare in cui ti piacerebbe esibirti?
Ogni palco è importante, soprattutto per chi come me vuole proporre la propria musica. Se devo fare un nome dico il “MI AMI” perché è un festival che seguo con interesse e che ha a cuore anche i progetti emergenti.

4) Arrivi da una valle del bresciano e in un brano del precedente EP citi il tuo paese natale, ma quanto è importante oggi quel tipo di dimensione per la genesi della tua musica?
È vitale. Senza le mie radici, non sarei la musica che scrivo appunto. Inoltre, sento la necessità di ritornare alle mie origini ogniqualvolta ho il bisogno di visualizzare le montagne, il mio orizzonte.

BIO
Cranìa
 è una cantautrice che ha le montagne negli occhi. La sua voce è rotta e si fa strada scavando tra crepe di parole fragili. Ma è in superficie che trova la luce su ritmiche morbide, intrecci elettronici e melodie ariose. Una luce pronta a lasciare il segno.

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Fonte: Costello’s Records

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Pop

Cosa c’è nella camera di Kimera

É uscito mercoledì 13 marzo 2024 su tutte le piattaforme digitali il nuovo singolo del progetto Kimera, un nuovo brano dal titolo “Artico” che, dopo la pubblicazione di “Saturno“, vuole raccontare ed esplorare il luogo dove abitano emozioni e sentimenti che si sono congelati perché non possono essere rivelati ad un’altra persona . Un po’ come una condanna l’artico traccia una linea dritta, un muro che divide due vite che non potranno mai esistere “insieme”.

Noi ci siamo fatti invitare a casa sua, ed ecco che cosa ci ha mostrato.

  • Maschera Di Kimera
    Il simbolo della mia rinascita creativa, il mio alias . Inizialmente non volevo associare il mio volto a Kimera infatti nel videoclip di Viola Ametista faccio un cameo come autista di una Jeep. Con Saturno invece ho voluto creare questo personaggio , una specie di astronauta alieno proveniente da un altro mondo. Adesso invece ho finalmente deciso di metterci la faccia!
  • Ametista
    Si dice sia la pietra dell’intuito e per me rappresenta la creatività. A volte quando ho bisogno di ispirazione la prendo in mano chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dalla sua energia . Visualizzo immagini, a volte parole e a volte anche dei suoni.
  • Tastiera
    Lo strumento con cui avviene la magia , spesso le mie canzoni nascono così:
    Carico un plugin, inizio a suonare e mi lascio trasportare dai suoni, dalle melodie, dalle atmosfere… a volte restano solo melodie inconcluse altre volte invece riesco ad incastonarci dentro delle parole.
  • Polaroid
    Mi piace scattare su pellicola, é come congelare dei ricordi, delle emozioni.
    E con la polaroid é sempre tutto molto sincero, c’è verità perché una volta scattato non si può tornare indietro quel che c’è c’è. Trovo che sia lo strumento perfetto per una persona dalla natura molto istintiva come la mia.
  • Anello
    Ormai non lo indosso più perché con il tempo si è rovinato , ma questo anello rappresenta molto per me. Racchiude in se il potere della spensieratezza , mi fu regalato poco prima di partire per un viaggio con il mio migliore amico , me lo regalò proprio lui.
    Facemmo un viaggio on the road in Austria con una vecchia Fiat Punto.
    Quello per me é stato IL VIAGGIO . Vagare senza una meta . Decidevamo alla giornata dove andare, cosa fare, dove dormire… É proprio quando decidi di non aspettarti niente che “arriva“ tutto.