Esce lunedì 2 settembre 2024 su tutte le piattaforme digitali il primo singolo del progetto che vede insieme Kill Ref & HI Fi Ensemble. Il brano, dal titolo “Filemone e Bauci“, ispirandosi al mito, sarà anche accompagnato da un cortometraggio per la regia di Antonio Zannone, che fisserà in immagini il contrasto tra elementi elettronici, percussivi, distorti e glitch con momenti orchestrali, epici ed ancestrali collocati sullo sfondo. Questo brano sintetizza un’armonia degli opposti custode silente del più profondo “per aspera ad astra” con cui è possibile anche in suoni ritrarre il mito di “Filemone e Bauci” oltre i limiti del tempo.
“Filemone e Bauci” anticipa un nuovo disco in uscita ad ottobre.
Noi volevamo sapere qualcosa in più di questo progetto così complesso e lontano dalla sovraproduzione musicale a cui siamo abituati, e per farlo ci siamo fatti invitare a casa da Alessandro Signore, in arte Kill Ref, nel suo studio e nella sala prove di Roberto Di Vanna a Marina di Minturno (LT).
Mixing e mastering engineer on stage: se non si muovono durante le prove, allora il suono potrebbe non essere di loro gradimento. E ciò continua ad essere un serio rischio per il genere umano.
Uno dei primi set up da cui sono nate le bozze dei brani, che abbiamo poi perso e che, pertanto, saranno per sempre migliori di quelle su cui avremmo lavorato in futuro. Pazienza.
Joystick double vintage compatibile con console della Sega. Nonostante la polvere, se utilizzato come controller midi, distrae per ore chiunque, anche i severi engineers di cui sopra.
Ventaglio di Concita: nell’home studio questo ventaglio con il noto palindromo “ingirumimusnoctietconsumimurigni” ci impegna costantemente a verificare che le lettere siano sempre al loro posto. Non si sa mai.
Non è un comune dipinto. Piuttosto è l’alfa e l’omega del disco. Per chi si darà pena di acquistarlo, sarà tutto più chiaro.
Abbiamo chiesto a Miden di raccontarsi attraverso le sue 5 cose preferite, dopo aver ascoltato la sua ultima uscita, ecco che cosa ci siamo detti!
POLITICALLY INCORRECT
Il concetto di “politically incorrect” (politicamente scorretto) è emerso come reazione a ciò che molti percepiscono come eccessi del “politically correct” (politicamente corretto) ed è stato abbracciato da coloro che ritenevano che il politically correct stesse soffocando la libertà di espressione e il dialogo onesto. Mi piace “abbracciare” la libertà di espressione, fare critica e satira, e dire quelle “verità scomode” che molti non vogliono affrontare. Essere scorretto, “scortese” musicalmente parlando mi da forza.
EMINEM
O meglio SLIM SHADY.
L’artista che mi ha influenzato maggiormente in ogni sfumatura. L’artista più controverso e influente del panorama rap.
La sua carriera, caratterizzata da successi enormi e altrettante polemiche, ha avuto un impatto significativo non solo sulla musica, ma anche sulla cultura popolare. Le sue canzoni affrontano una vasta gamma di temi, molti dei quali controversi. Tratta di argomenti come la povertà, la dipendenza, le difficoltà familiari e la violenza domestica, spesso attingendo dalle sue esperienze personali. Questo realismo brutale ha attirato critiche per la sua rappresentazione esplicita e spesso grafica, ma ha anche contribuito a creare una connessione profonda con il suo pubblico. Mi sono rivisto in lui dato che non ha paura di sfidare le norme sociali e parlare apertamente dei suoi demoni personali. È stato anche accusato di omofobia, misoginia, e promozione alla violenza. Ma nonostante ciò, Eminem ha sostenuto che le sue canzoni sono una forma di espressione artistica e non dovrebbero essere interpretate come incitazioni alla violenza. Album preferito “THE EMINEM SHOW”
RABBIA POSITIVA
La rabbia è un’emozione umana naturale che, sebbene spesso vista in modo negativo, può avere aspetti positivi quando gestita e canalizzata correttamente. Quando pensiamo alla rabbia, la associamo a reazioni impulsive, conflitti e distruzione. Tuttavia, è possibile vedere la rabbia sotto una luce diversa, riconoscendone il potenziale per trasformare situazioni negative in opportunità di crescita e cambiamento. Voglio canalizzare la rabbia (dovuta a esperienze passate) e trasformarla in consapevolezza, autocontrollo, facendo “passare” una comunicazione sana, motivandomi a cambiare sempre in meglio.
GENTIL SESSO
Quando parliamo del “gentil sesso”, non ci riferiamo solo alla grazia e alla delicatezza che spesso si associano alle donne. Parliamo della loro forza interiore, della capacità di resistere e di combattere per i loro diritti, e dell’instancabile impegno nel sostenere le famiglie e le comunità. La gentilezza e la compassione sono tratti che, più che mai, hanno il potere di cambiare il mondo.
Le donne sono state e continuano a essere leader in ogni campo immaginabile. Pensiamo a figure come Marie Curie, la prima donna a vincere un Premio Nobel, o a Malala Yousafzai, che ha coraggiosamente lottato per il diritto all’istruzione. Queste donne non solo hanno lasciato un segno indelebile nella storia, ma hanno anche ispirato milioni di persone a perseguire i loro sogni nonostante le avversità.
Nel quotidiano, le donne affrontano sfide che spesso passano inosservate. Il doppio carico del lavoro e della cura della famiglia, le discriminazioni sul posto di lavoro e le barriere culturali sono solo alcuni degli ostacoli che superano con tenacia e resilienza. Eppure, nonostante tutto, continuano a dimostrare una straordinaria capacità di amare, di creare e di innovare. Se non si era capito, impazzisco per le donne.
ESSERE PROVOCATORIO
un concetto spesso frainteso e talvolta evitato per paura di suscitare reazioni negative. Tuttavia, essere provocatorio non significa necessariamente essere offensivo o irrispettoso. Al contrario, può essere uno strumento potente per stimolare il pensiero critico, promuovere il cambiamento e rompere gli schemi convenzionali.
Essere provocatorio significa sfidare lo status quo, mettere in discussione le idee preconcette e spingere le persone a riflettere su ciò che diamo per scontato. In un mondo in continua evoluzione, dove le abitudini e le tradizioni possono diventare ostacoli al progresso, la provocazione può servire da catalizzatore per il rinnovamento e l’innovazione.
Il comeback estivo degli Arancioni Meccanici ci ha portato un nuovo singolo, “Summertime”, e un nuovo album, “Movimento” (Gelo Dischi). Affascinati dalla loro musica, tanto corrosiva quanto allucinata, siamo riusciti ad intercettare la band per fargli qualche domanda.
Ciao Arancioni Meccanici, il vostro disco “MOVIMENTO” ci ha stupito per ecletticità e varietà, e vorremmo sapere qualcosa in più di voi. Anche se ve lo avranno già chiesto, partiremmo a domandarvi perché anni fa avete deciso un nome di questo tipo. Siete appassionati di cinema? Siamo appassionati di cinema, serie tv, fumetti, insomma di arte in generale ma soprattutto siamo appassionati di paradossi e il nome Arancioni Meccanici deriva proprio dalla paradossale fusione dei drughi di Arancia Meccanica con i cosiddetti Arancioni: seguaci di Osho e della più generale filosofia hare Krishna, molto in voga negli anni 80, che appunto andavano in giro con le loro tuniche arancioni e con il loro fare gentile a vendere libri sulla pace universale e a chiedere offerte per le loro tante comunità.
Prima di parlare del vostro ultimo lavoro, un’altra curiosità di carattere generale: visto che come band esistete da tanti anni, cosa pensate fosse meglio in ambito musicale qualche anno fa e cosa ora? Qualche anno fa e intendo circa 15 anni fa, quando abbiamo iniziato a pubblicare i nostri primi lavori ufficiali, c’era un modello di business completamente diverso, che purtroppo aveva già intrapreso il suo fatale declino, era lo stesso modello che aveva creato i Beatles o i Righeira. In quel periodo l’industria discografica perdeva miliardi, perchè i dischi non si vendevano più, dato che la gente li scaricava illegalmente dalle varie piattaforme pirata ecc. Oggi l’industria discografica ha ritrovato il modo di fare forse anche più soldi con molti meno fastidi, tuttavia, si tende molto più che in passato a creare personaggi facilmente riproducibili e quindi sostituibili, da proporre al grande pubblico. Ora di meglio vedo più possibilità di produrre e distribuire la propria musica, c’è però anche molta approssimazione e troppa omologazione.
Parliamo ora di MOVIMENTO, cosa si deve aspettare l’ascoltatore dal vostro disco? Raccontateci come mai avete scelto questo titolo, cosa rappresenta e quali significati porta con sé. Abbiamo scelto questo titolo per vari motivi, il principale è forse il fatto che nell’idea di movimento c’è qualcosa di vitale, di solito la vita si muove o muove qualcos’altro. Dal nostro disco ci si può aspettare proprio questo: vita vera, movimento, istinto, niente di precostituito o di deciso a tavolino per impressionare qualcuno.
Nei vostri brani è tendenzialmente esplicita una critica sociale, c’è una tematica tra tutte a tal proposito che oggi come oggi vi sta particolarmente a cuore? Le tematiche che ci stanno a cuore sono molte, potremmo riassumere dicendo che ci sta molto a cuore il rispetto per gli esseri viventi, umani compresi e per l’ambiente che ci ospita.
Se aveste potuto inserire un featuring in questo disco, quale sarebbe stato e perché? Ce ne sarebbero molti, il primo che mi viene in mente è Alan Palomo, “World of Hassle” èuno dei dischi che abbiamo ascoltato di più nel 2023 e con lui condividiamo sicuramente l’ammirazione per il suono italiano di fine 70 e primi anni 80.
Ascoltando l’album, si può apprezzare una produzione molto curata. Come avete lavorato alla stesura e composizione dei brani? Cosa nasce prima di solito? La maggior parte dei nostri brani nasce da un giro di chitarra o di piano di Andrea su cui io costruisco una prima melodia vocale, poi le cose vengono lavorate sempre più nel dettaglio sia per gli arrangiamenti, che per i testi, in ogni caso non c’è una regola precisa.
C’è un brano che reputate più rappresentativo dell’intero disco? Perché? Direi “Combustibile” è un tipico pezzo in stile Arancioni e mi sembra una buona sintesi delle diverse atmosfere di “Movimento”.
Chi ascoltano in questo periodo gli Arancioni Meccanici? Dateci almeno tre nomi. Alan Palomo, Surfing e Sergio Caputo.
Ultimo concerto a cui siete stati (insieme e non)? Insieme i Nuovo Testamento a Londra qualche mese fa, di cui però siamo riusciti a sentire solo gli ultimi brani, essendoci, diciamo, un po’ persi lungo la strada.
Ringraziandovi per aver risposto alle nostre curiosità, vi lasciamo con un’ultima domanda: qual è il disco che vi ha fatto innamorare definitivamente della musica? Per quanto mi riguarda, forse, “Aftermath” degli Stones.
BIO
Dal tramonto all’alba, in bilico tra decadentismo e rinnovamento, gli Arancioni Meccanici, da anni colonna portante della musica alternativa made in Milano, raccontano il loro spazio e il loro tempo offrendo una visione policroma, tra reminiscenze new wave, neopsichedelia e momenti dreampop.
“non ho mai perso me” è il nuovo singolo di daze+, talento hyperpop “coltivato” da BruTaLabel. che racconta se stesso con un brano molto dinamico e di grande energia. E che ci spiega chi è grazie alle sue cinque cose preferite.
IL TEMPO
Spesso lo scorrere del tempo è associato a qualcosa di irrecuperabile, di ormai perso. Quello che a me piace fare con esso è rivivere tutto il bello ed il brutto con una nostalgia felice. Non abbiamo cosa più preziosa e ci sta perderne un po’, non bisogna essere troppo severi con se stessi.
LA SPERIMENTAZIONE MUSICALE
Come tutte le forme d’arte, la musica ha le sue origini ed influenze ma non c’è cosa più bella di rendere nostra al 100% l’arte che ci appartiene, qualunque essa sia. E’ ormai davvero molto difficile inventare qualcosa da zero ma la chiave è sentire in noi che quello che stiamo facendo è frutto del nostro vero essere, senza mai correre dietro a quello che sono gli altri.
L’AMORE ed il RISPETTO
E’ ciò che fa girare il mondo, molto più dei soldi. A parer mio è necessario per vivere al meglio delle nostre possibilità lasciando l’odio in un angolino buio da non esplorare mai. Queste due cose mi hanno permesso di essere una persona in continua evoluzione e crescita che si pone l’obiettivo di essere felice in qualsiasi modo e mai a discapito di qualcun altro. Amate sempre.
IL GAMING
Sinceramente sono spesso combattuto a riguardo perché mi capita in alcuni periodi di esserci troppo attaccato perdendo di vista il resto. Nonostante ciò però per me non c’è miglior passatempo, amo il gioco tattico competitivo perché mi tiene davvero molto attivo mentalmente (oltre che con l’inglese). E’ da quando sono piccolo che questo mondo fa parte del mio e spesso mi ha aiutato a superare momenti di profonda solitudine.
LA VITA
Ragazzi è scontato, ma fatevelo dire da uno che la felicità adesso la vede col binocolo: non c’è cosa più bella del porsi obiettivi e lottare per essi. Non sto qua a dire la vita è una, carpe diem e altre pu**anate del genere perché di vite ne abbiamo tante e sono dettate dai cambiamenti nel corso del nostro tempo. L’importante è tenercele tutte strette perché ci rendono chi siamo.
Fuori dal 26 giugno “Ideale Astratto”, il primo singolo di Akhila pubblicato sotto l’etichetta Saint Louis Music Production. La cantautrice gioca con melodie differenti: riprende sonorità tradizionali indiane e le mescola con quelle occidentali. Il risultato è un brano indie pop che sa differenziarsi dalla massa.
“Ideale Astratto” sono le aspettative che abbiamo nei confronti di una situazione o una persona. Il brano mette un po’ a confronto i nostri desideri con la paura che non sia così. Akhila mette il musica quel momento tra fantasia e realtà, quando ancora non sappiamo bene come andrà a finire.
Conoscere culture diverse
Sono cresciuta in una famiglia multiculturale, da papà indiano e da mamma italiana: questo mi ha permesso di interagire fin da piccola con tradizioni, usi e costumi diversi. Non nascondo il desiderio di viaggiare il più possibile per conoscere a fondo le unicità di ciascun paese. La mia passione per questo tema mi ha portato a scrivere la tesi di laurea in sociologia sulla costruzione identitaria nelle seconde generazioni in Italia, concentrandomi sui figli di “coppia mista”, ovvero nati da genitori di nazionalità diversa, esaminando le difficoltà che affrontano nella loro crescita, sia all’interno del nucleo familiare che nella società.
Scrivere poesie e racconti
Il mio diario del liceo è pieno di piccole poesie, che scrivevo quando mi annoiavo (infatti ne è pieno ahah). Ricordo ancora di aver preso un brutto voto al mio primo tema di italiano perché lo scrissi in forma poetica anziché nella forma di un tema. La passione per la scrittura mi accompagna sin da bambina: mi divertivo a scrivere brevi racconti fantasy e a undici anni vinsi un concorso di poesia.
Comporre
Spesso mi siedo al pianoforte e inizio a comporre: penso sia la mia cosa preferita in assoluto e la considero una forma di meditazione e di connessione con me stessa. Mi rivedo molto in un brano di Sampha, “No One Knows Me Like the Piano”, perché il pianoforte di casa è come un amico a cui confido ogni segreto e dettaglio della mia vita.
I vecchi CD
A casa mia è pieno di cd di musica classica indiana. Mi piace svegliarmi ascoltando un raga (una composizione basata su una specifica serie di note), o farlo la sera quando ho meno tempo. Adoro i cd perché contengono versioni limitate e preziose di performance o composizioni che non si trovano nei digital stores. Un disco che amo particolarmente è “Call of the Valley” di Pt. Shivkumar Sharma, Brij Bhushan Kabra e Hariprasad Chaurasia, pubblicato nel 1968.
Le strade la notte
Se c’è qualcosa che amo e che farei sempre, è fare lunghi viaggi di notte: un’immagine che ho ancora impressa sono le strade della California e dell’Arizona di notte, immerse in un cielo scuro di stelle, tra la natura selvatica e desertica e l’Oceano Pacifico. Con i Beach House in sottofondo poi, era magia.
L’arte visiva, la musica, la letteratura e Porta Portese cosa hanno in comune? La risposta esatta è BOETTI, artista toscano di stanza a Roma, che ha da poco pubblicato il suo nuovo singolo “Ragazza del ’99”, un brano che fa da ponte fra il presente e il passato del progetto del cantautore.
Per conoscerlo ancora più a fondo ci siamo fatti invitare nella sua camera, un luogo in cui tutto ciò che BOETTI scrive e canta prende forma.
Quadri
Sono cresciuto in case, quella dei miei genitori e quella dei nonni, in cui ogni parete aveva almeno un quadro appeso. Da lì è nata la mia ossessione di incorniciare e appendere qualsiasi cosa (da normali stampe e litografie, fino alla tovaglia di un’osteria su cui ho mangiato) come a voler immortalare per sempre un attimo di felicità.
Bacchetta da direttore d’orchestra
Un regalo di compleanno da parte di alcuni carissimi amici, inizialmente nato come gesto goliardico ma subito diventato un simbolo importantissimo: ho io in mano le redini della mia vita.
Libri
Sono laureato in lettere, ma ho iniziato seriamente a studiare solo dopo aver lasciato l’università. Tolto l’obbligo della prestazione resta la curiosità di chi ha voglia di scoprire, approfondire, documentarsi. Scrivere per me è ricerca e dopo tutti questi anni ancora oggi trovo nella lettura molte risposte.
Anticaglie
Al mercato di Porta Portese si trova di tutto, anche vecchie fotografie e lettere private di persone che hanno vissuto questa vita prima di me. Alcuni potrebbero essere ancora vivi. Quando ci vado torno sempre a casa con alcuni di quei ricordi, che non mi appartengono, ma che in un certo senso attraversano il tempo in eterno.
Merchandise
Negli ultimi anni mi è capitato di supportare e/o collaborare con altri musicisti. Credo che l’unico modo di sopravvivere oggi, visti i tempi che corrono, sia quello di fare rete, di pensarsi e agire come una generazione. Passare dal banchetto del merch dopo i concerti vuol dire sostenere (a livello di filiera) direttamente l’artista e fare un semplice gesto che possa farlo sentire ripagato dei sacrifici fatti.
Fuori dal 9 luglio “Idea”, il primo singolo di Cami Belle. Il brano è un assaggio di quello che sarà il suo EP, in uscita in autunno. “Idea” è una canzone che trasuda energia e sensualità. La melodia mescola synth e richiami anni ’80 a un pop moderno e attuale. Un sound ipnotico accompagnato dalla voce carica di emozione e profondità di Cami Belle.
Un elogio alla libertà e alla voglia di lasciarsi andare senza paura dei giudizi altrui. Un richiamo alla bella stagione che ritroviamo fin dalla copertina.
Noi volevamo conoscerla meglio, e le abbiamo chiesto quali fossero le sue cinque cose preferite.
I gatti
Gli animali migliori al mondo. Li amo da quando sono piccola, sono cresciuta con loro e mi identifico con loro. Non riuscirei ad immaginare una vita senza. Sono affascinanti, bellissimi, indipendenti, enigmatici, a volte pazzi, ma sanno anche essere estremamente fedeli, dolci ed affettuosi.
Il pomodoro
Frutto o ortaggio? Qualunque sia la denominazione corretta è uno dei cibi senza i quali non potrei vivere. Amo toccare le foglie della pianta ed annusarne il profumo: mi riporta alla mia infanzia e all’orto che aveva mia nonna, dove me li faceva mangiare appena colti.
Il cielo sfumato di azzurro e rosa
Quando c’è bel tempo, si crea un momento magico al tramonto. Il cielo prende queste magnifiche sfumature celesti e rosa, che a volte finiscono nell’arancio e nel lilla, e si specchiano nel mare che sembra trasparente. Osservarlo mi dà sempre molta pace.
Gli assoli di Santana
Il mio chitarrista preferito. Il suo tocco è inconfondibile ed ogni volta che sento delle note suonate da lui, il ritmo mi travolge e non riesco a star ferma. Non so come spiegarlo ma sento una forte connessione con la sua musica, come se anche io appartenessi al suo mondo o ci fosse una sorta di legame nell’universo…qualunque cosa sia è come se le sue canzoni mi leggessero dentro.
Il turchese
Il colore e la pietra preferita. Si dice sia collegato al chakra della gola aiutando la comunicazione, incoraggiando l’espressione di sé; che rappresenti l’unione tra terra e cielo… Io so solo che il colore mi ricorda il mare, a cui sono fortemente legata, e questo mi basta per cercarlo ovunque e vestirmi di questa pietra con accessori vari ogni volta che posso.
Fuori dal 28 giugno “C’era una volta”, il nuovo singolo di Gulino. Un brano indie pop che riesce a mescolare un testo emozionante a un sound coinvolgente e frizzante. La canzone è una fotografia di momenti e sensazioni di vita quotidiana. La piazza con la sua gente, il nonno che gioca a carte, la notte che scende, riescono a far rivivere emozioni di nostalgia e calore di casa.
Come ieri, anche oggi continuiamo a vivere, costruendo a partire dalle piccole cose, nonostante la consapevolezza che qualcuno sopra di noi abbia le carte in mano per poter mandare tutto all’aria, in un secondo. Un brano profondo che suona come un caldo abbraccio per ricordarci che con un sorriso possiamo cambiare una giornata no.
Noi volevamo conoscerlo meglio, e per farlo gli abbiamo chiesto quali fossero le sue cinque cose preferite.
I MIEI GATTI. Parto da loro, con la loro espressione un po’ buffa ma che mi fa uscire sempre un sorriso. Da 7 anni sono una parte fondamentale della mia vita e ammetto che sono di ottima ispirazione.
LA FINESTRA. Può sembrare strano, ma la finestra, la mia finestra, è una delle cose che mi piace di più. Tutte le sere mi affaccio con la sicurezza che mi farà pensare, ricordare. Diciamo che è come un Pensatoio per me ecco.
LA MIA CHITARRA. Con lei (si è una lei) c’è un rapporto intimo, un rapporto di confidenza e confronto. Tutte le canzoni ovviamente sono passate da questa stupenda chitarra e come posso non metterla in questa lista di cose che mi piacciono. Il viaggio è iniziato insieme e ovviamente continuerà ancora e ancora.
LE SUE POESIE. Questa volta dico “le sue” perché è la verità, le poesie di mio nonno sono parte di lui e in qualche modo sono anche parte di me. Leggendole diciamo che l’ho “conosciuto”. Mi ricordo ancora la prima volta che le ho lette e ammetto che non è stato facile, ma è stato unico.
MIA MADRE.Forse è banale e semplice ma mia madre è la mia persona preferita. Da lei parte tutto il viaggio, quello lungo e tortuoso, quello semplice ma al tempo difficile, ecco quella è la vita. Lei mi ha trasmesso tutti i punti che ho elencato prima praticamente e mi sento fortunato. Ci tenevo ad inserirla in questa lista perché come si dice, date a Cesare quel che è di Cesare.
Lanciato in orbita dall’omonimo singolo, ASTRO è il nuovo album di KINOZOE. Un brano elettronico con timbro di batteria che riporta alla mente gli anni ’90, mentre il testo fa riferimento allo stile di una vita grunge, che deriva dalla parola “grungy”, espressione gergale in voga dagli anni Settanta a indicare qualcosa di dirty o filthy, ovvero sporco e sudicio.
Insomma ruvido, sporco, grezzo è questo quello che fa intendere il testo della canzone che, anche se malinconica, esprime il concetto di sopravvivenza e dell’ostinazione dell’uomo nel non cedere alle difficoltà e riuscire nel rialzarsi.
NARUTO
Questa passione è nata per caso, in un periodo post adolescenziale , facevo zapping sulla tv e per caso mi sono imbattuto in questo cartone animato. L’autore Masashi kishimoto ha creato ha qualcosa di magnetico ! il personaggio di Naruto ha un carattere vivace con un passato burrascoso ed in qualche modo mi rispecchia.
SASSARI
Sono molto legato alla mia Città , al suo dialetto , alle sue tradizioni. Penso che sia una Città sottovalutata e meriterebbe una gestione del patrimonio culturale e monumentale più approfondita. Ogni tanto percorro le vie del centro storico (che ha un potenziale incredibile ma ultimamente sta andando in rovina ! ) e mi immagino di ritornare indietro nel tempo quando le strade erano illuminate dal solo lume delle candele , quando nel corso vi erano le botteghe , quando le merci venivano portate sul dorso degli animali e il solo rumore erano le voci dei bambini che giocavano per la strada.
I FILM DI FANTASCIENZA
Mi piace pensare cosa ci potrà essere in un altro pianeta o cosa ci potrà essere un futuro prossimo. Interstellar, Blade Runner 2049 , John Carter , Il sopravvissuto non mi stancherei mai di vederli anche se il mio preferito rimane Humandroid. Humandroid non è il solito film “futuristico ! Chappie ( robot protagonista) a volte fa ridere , a volte si incazza , a volte sta male proprio come un umano. Vi consiglio di darle un occhiata!
L’UNIVERSO
Ogni tanto di notte capita che quando scendo dalla macchina per chiudere il cancello di casa alzo gli occhi al cielo ed osservo quei piccoli puntini che sono stelle. Penso a quelle stelle come il nostro sole ! che nascono , crescono e muoiono e quando muoiono danno vita ad una nuova generazione di stelle. Penso all’universo ed ai suoi Astri qualcosa di talmente bello che non si può spiegare.
I BOSCHI
In Sardegna ci sono dei Boschi che evocano scenari fiabeschi , dove gli uomini ancora non hanno messo piede o perlomeno non hanno recato danni. Non sono molto lontani dalla mia Città ed ogni volta che ci metto piede mi sento in pace!
Fuori dal 4 giugno “L’amore è in corto”, il nuovo singolo di Leo Tenneriello. Un brano tra il pop e il cantautorale che racconta con leggerezza un amore un po’ fuori dagli schemi, un po’ instabile. Il titolo del brano di Leo Tenneriello è un ottimo riassunto di cosa deve aspettarsi l’ascoltatore. Ironia, leggerezza e una visione dell’amore un po’ diversa. Qui si parla di un amore liquido tra incertezze e tradimenti. Un amore instabile in cui si guarda solo la superficie dicendo di amarla.
Leo Tenneriello parla di tradimenti e inganni, ma lo fa con leggerezza. Una melodia pop abbraccia lo stile cantautorale della voce esaltandone le qualità. Il tutto condito da un testo che sa come smorzare situazioni poco simpatiche.
LA MIA CHITARRA
La mia chitarra non è un oggetto ma una cosa. L’italiano cosa è la contrazione del latino causa. La mia chitarra è essenziale nella mia vita, è la mia causa. Ho bisogno di abbracciarla, di aggrapparmi a lei. Insieme facciamo belle cose. Siamo coinvolti. Siamo complici. La vita monotona, alienata ci fa confondere oggetti e cose. Quando imbraccio la mia chitarra non è mai alienazione, ma relazione. Io e la mia chitarra sappiamo che abbiamo qualcosa da dirci, non sappiamo bene cosa perché il dialogo è in continuo divenire, non mettiamo mai il punto al nostro discorso, al massimo solo punti e virgola perché sappiamo che la nostra conversazione è sempre da riprendere. Un po’ come fanno gli amanti, parlano e parlano ma non concludono mai il discorso, perché sanno che concludere il discorso equivarrebbe alla fine dell’amore.
L’ODORE DEI LIBRI
Chi l’ha detto che i libri si leggono. I libri si odorano. È un modo per cercare di penetrare l’anima dell’autrice, dell’autore. Inebriarsi della loro essenza. Il primo passo per orientarsi nel viaggio che ci apprestiamo a intraprendere tra le loro pagine. È l’odore del tempo, l’odore della vita. I personaggi iniziano a vivere nella nostra vita e noi nella loro. La realtà aumenta attraverso i sensi e i sensi restituiscono senso alla realtà.
IL MIO GIARDINO
Ogni casa ha il suo giardino, il luogo della serenità, della pace, dell’armonia, della vita. Luogo della nostalgia e del ritorno. Io ho il mio giardino. Ogni anno ci ritroviamo per festeggiare Chiara e Margherita, le mie eterne bimbe. Il giardino mi permette di riflettere su ciò che ho perso, sulla bellezza che ho smarrito e su quella che devo ancora ritrovare. Il giardino è stare con le mani in mano, in un tempo lento non ossessionato dalla competizione della vita quotidiana. Ogni giardino è infedele al presente, guarda al passato e ci traghetta verso il futuro.
IL FOGLIO BIANCO
Il foglio bianco mi dà una piacevole sensazione egocentrica di onnipotenza. La creazione è lì che aspetta di essere realizzata. Una parola e poi un’altra. Una frase che apre brecce su mondi sconosciuti. Un concetto che fiorisce in mille direzioni. Una rima che mi spinge ad aprire una porta mai aperta e che bisbiglia confidenze mai rivelate. Ho creato una storia, delle persone mascherate da personaggi. Un foglio bianco aspetta che la fantasia aiuti a capire la realtà.
L’INTER
È il mio spazio di gioco, il mio rifugio, la mia dimensione trascendentale, l’eco di un’infanzia perenne che mi lega a un popolo. È il cordone ombelicale con mio fratello Enzo che mi ha trasferito l’amore per le canzoni e per l’interismo. Non c’è sconfitta che possa scalfire questo amore. Con l’Inter vale “finché morte non vi separi”. Quando sarà, avvolgete le mie ceneri in un drappo nero azzurro.