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Pop

Cosa c’è nella camera di Guidoboni

É uscito venerdì 16 giugno 2023 su tutte le piattaforme digitali il capitolo definitivo del progetto solista di Filippo Guidoboni, in arte, più semplicemente, Guidoboni, tra i nomi più interessanti della scena pop underground, complice della produzione di Alex Elena (Nominato ai Grammy, Alice Smith, Lily Allen, Citizen Cope tra i tanti) e Mattia Mari (L’Avvocato dei Santi, Giuda, Belladonna).

Un EP, già anticipato dal più recente singolo “NIENTE PARADISO“, che svela anche la focus track “CASA DEI MIEI“, raccontando la bellezza e la malinconia di un passato ormai lontano, racchiuso come se fosse una foto di famiglia, una di quelle che tieni nel portafoglio. E in particolare, “CASA DEI MIEI“, è un invito ad abbandonarsi alle emozioni e a lasciarsi trasportare dalla bellezza del ricordo.

E noi per conoscerlo meglio, abbiamo deciso di fare un salto a casa sua.

La maggior parte degli oggetti che ho scelto si trovano in cucina perché qui è dove passo la maggior parte del mio tempo Partiamo da qui. Questo è il muro delle canzoni e si trova proprio in cucina. Qui è dove creo e appendo i foglietti con le idee e pezzi di testi delle canzoni che scrivo. Come vedete è abbastanza rovinato perché a forza di appendere e staccare ho rovinato un po’ il muro.

Se c’è un oggetto in casa mia che tratto perfino meglio di un essere umano è la mia friggitrice ad aria. Se devo riconoscere un lato positivo della pandemia è che ho avuto tempo per imparare a cucinare e ho scoperto che…amo cucinare per gli amici e mi piacciono un botto gli elettrodomestici. Cose come il cuoci riso, l’impastatrice, ecc.. Pure mia madre me lo invidio moltissimo.

Sono sempre stato un grande spendaccione infatti non nego di avere le mani bucate. Passata la mania di comprare chitarre ed effetti a pedale sono passato ai Lego cosa a cui sono molto legato dall’infanzia ma non ho mai approfondito negli anni. La cosa positiva è che compro sempre roba piccola e non costosa. Ah si… se non si capisce sono un fan della Marvel.

Già, vedete proprio bene. In casa mia vicino alla dispensa si trova una bicicletta. Non so perché ma questa bici mi ricorda mia nonna materna che tanto mi manca, soprattutto a Natale. Questa bicicletta ce l’ho da più di 10 anni e ha una storia particolare. Prima di tutto mi è stata regalata dal padre di un chitarrista con cui suonavo a quel tempo e che faceva di lavoro il BICICLARO. Questa bici mi è servita moltissimo nel periodo dell’università ma non tutti sanno che mi è stata rubata moltissime volte e io tutte le volte l’ho ritrovata (o è lei che ha ritrovato me?). Questo perché se c’è una cosa che ho imparato suonando in giro è di segnare la propria attrezzatura. Voi non lo vedete giustamente ma ha un piccolo segno impercettibile che ho fatto appunto appena mi è stata regalata.

Una cosa che in casa mia non dovrebbero mai mancare sono i giochi di società. Però dato lo spazio mi devo accontentare delle carte da Uno, un forza 4 minuscolo e un battaglia navale. Ma le carte che vedete sono un regalo della mia nonna paterna con cui amavo giocare e passare del tempo insieme. Scala 40 per la precisione. Amavo vedere giocare lei e mio nonno insieme. Erano dei mostri a giocare e velocissimi. E infatti mi dicevano sempre che ero lento e sapevano anche che carte avrei giocato per scendere. Anche nell’ultimo periodo prima di andarsene vedevo mia nonna che mentre giocava le tornava una luce negli occhi. Amerò questo ricordo per sempre. Non lo dimenticherò mai.

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Pop

Cosa c’è nella casa dei Monna Lisa Blackout

Monna Lisa Blackout sono una rock/crossover band fondata a Lucca da Leonardo, Luca, Matteo e Michele, col progetto di fondere sonorità rock e stoner con un cantato di chiara influenza rap/hip hop. Nell’ultimo anno presentano i loro brani inediti in vari contesti live riscuotendo un discreto successo. Ad agosto 2022 al SAM Recording Studio registrano il loro primo EP di 4 brani, dal titolo “Monna Lisa Blackout: Volume I”. La produzione dell’album è curata da Kikko De Luca, noto per il suo lavoro coi Blind Fool Love, mentre la registrazione e il mix sono stati affidati ad Andrea Ciacchini, già collaboratore di artisti come Teatro degli Orrori, Emma Nolde e Zen Circus. 

In occasione dell’uscita del loro EP, siamo andati casa per casa per conoscere meglio i membri della band. 

Ecco cosa ci hanno mostrato:

Luca (batteria)

La mia batteria elettronica. Mi ha tenuto compagnia in un momento duro e assurdo, uno stop improvviso alle banalità della vita quotidiana per tutti noi: la pandemia. Ci siamo trovati a ricordare, a ragionare su cosa è importante. A fare due conti con noi stessi. Può essere un lockdown o qualsiasi cosa brutta della vita, a ricordarci di non dare per scontate le cose più banali.

Leo (voce )

Sono cresciuto da feroce anti-religioso, ateo fino alle ossa. Mi sembrava una cosa stupida. Poi, crescendo, ho iniziato a interessarmi a tutte le fedi, a scoprire la loro poesia e stupirmi del loro messaggio.

Non credo in nessun dio, l’idea per me è ancora assurda, ma nel monastero da dove vengono queste bandiere ho scoperto delle strade, e voglio vedere dove portano. Averle qui è un promemoria, anche solo ad allargare un po’ lo sguardo.

Matte (basso)

Le mie scarpe da Canyoning, prezioso regalo di laurea da parte di alcuni amici. È un’attività che ho cominciato a fare da poco, completamente alternativa alla musica: alterno i forti rumori della musica noise/stoner con pomeriggi di completo silenzio nell’acqua. Questo dualismo mi piace, credo che rappresenti una parte del mio carattere.

Michele (chitarra)

Ho iniziato a interessarmi seriamente alla musica a 12 anni. Intere giornate a guardare MTV e scoprire i CD di mia sorella disseminati per casa. Non potevo ascoltarli per troppo tempo perché in casa c’era un solo lettore. Per farmene regalare uno mio personale ho portato la mia famiglia all’esasperazione. Da quel giorno ho ascoltato tutta la musica della casa, e ho iniziato una collezione che cresceva di un disco a settimana. Ascoltare qualcosa mai sentito prima ed entrare in un nuovo mondo è un’esperienza che ancora mi fa sentire in pace.

Tutta la band 

Questo è un megafono sopra un’auto. A volte lo usiamo sul palco.

In questo paese c’è puzza di rassegnazione. In ogni strada, in ogni palazzo, in ogni angolo di ogni città. Come l’aria stantia di un posto dove non si aprono le finestre da troppo tempo.

È tutto immobile e la polvere si accumula.

Ci sono tanti motivi per arrabbiarsi, e tutti li vedono. Quando li vedi, hai due scelte. Puoi dirlo sottovoce, ai tuoi amici, poi abbassare la testa e tirare avanti, solo un po’ peggio di prima. Oppure puoi dirlo forte, molto forte, più forte possibile, e scoprire che non sei solo.

Con tutti i mezzi a disposizione. Più forte che puoi.

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Indie Pop

Annusa “Fiore” di Artegiani e scoprirai il profumo della nuova canzone d’autore

Conoscete ormai di sicuro Giovanni Artegiani, perché nel corso degli ultimi anni abbiamo avuto modo più volte di parlarvene e di raccontarvi la sua musica.

Giovanni, in effetti, ci è sempre piaciuto, a noi redattori implacabili, per la sua capacità di rimanere coerente ad un’idea di scrittura che nel tempo ha saputo esplorare confini diversi, ma sempre mantenendosi fedele ai suoi rigorosi parametri estetici e poetici: un dono, quello di Artegiani, che si coniuga con una predisposizione vocale interessante, grazie a un timbro che arricchisce di spessore parole scelte appositamente per depositarsi sul fondo del cuore.

Canzoni, come direbbe lui, che possano raggiungerci ovunque siamo, alla ricerca di una dimensione di intimità che diventa collettiva fin dal primo play: con uno slancio quasi un po’ blanchito, Giovanni dedica al suo amore distruttivo e allo stesso tempo angelico l’invettiva piena d’amore di “Faccia d’angelo”, che fa il paio con altri due brani, “Tu in riva al mare” e “Quando amore non è”, che provano a raccontare l’amore (in un disco che parla d’amore) in modo un po’ diverso dal solito.

Naturalmente, come per ogni cantuatore che si rispetti anche per Artegiani l’amore viene visto nel modo meno “definibile” possibile, finendo con l’assomigliare, tutto il disco intendo, ad un prisma di rifrazione attraverso il quale Giovanni proietta le sue sicurezze ma soprattutto le sue insicurezze: un tuffo in mare aperto che mozza il respiro e lascia l’ascoltatore ad immergersi verso apnee nuove, che ricordano vecchi dolori con parole diverse, finalmente giuste.

“Guardingo” diventa così un manifesto personale che ben si adatta a tutti coloro che hanno capito che abbassare la guardia può essere fatale, ma che nonostante tutto non smettono di amare con dedizione e sacrificio; “Fiore” è la dichiarazione d’amore che non ti aspetti e che giustamente dà il nome all’intero lavoro di Giovanni, spiccando per produzione pop e slancio melodico.

Un lavoro denso, frutto di anni di ricerca e dedizione, che proietta Artegiani verso un live che confidiamo possa restituire tutta la dimensione emotiva di un disco che vale, almeno quanto un “Fiore”.

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Pop

Cosa c’è nella camera di Chiara Filomeni

Chiara Filomeni è una cantautrice marchigiana da tempo trasferitasi a Londra. La sua musica racconta una profonda riflessione emotiva attraverso brani che esplorano R&B ed elettronica, unendosi fluidamente con il cantautorato italiano. Chiara è cresciuta con le favole della nonna, con Pavarotti che cantava “Vincerò” nella macchina del nonno, con i cantautori italiani che riempivano il silenzio della casa, e suo padre che cantava “Non ho che un canto” mentre lei fingeva di essere Biancaneve, e sua madre che le chiedeva di fischiare da dentro la culla. Vincitrice di Area Sanremo nel 2015 e finalista a Castrocaro nel 2013, la sua esperienza nell’industria musicale inizia molto presto, ma la sua svolta musicale e di vita è stata la decisione di trasferirsi a Londra e di studiare musica professionalmente, maturando una forza interiore che l’ha aiutata nel suo percorso di scrittura in continua evoluzione.

Abbiamo fatto un giro a casa ci Chiara per conoscerla meglio in occasione dell’uscita del suo singolo “Dignità Rubata”. Ecco cosa ci ha mostrato:

  1. Il primo oggetto è in realtà una composizione di foto scattate negli anni qui a Londra, e insieme a un disegno fatto da me e alla tastiera che fa da sfondo, è esattamente ciò che vedo ogni mattina appena mi sveglio. Mi piace pensare che questo magico trio rappresenti un po’ le arti che amo: la musica, la pittura e la fotografia.
  1. Il secondo oggetto è il mio daily and weekly planner: senza questi quaderni dove annoto come strutturare le mie giornate, per me che ho una memoria simile a quella del personaggio di Dory in Nemo, sarebbe molto difficile ricordare tutte le cose da fare. In più, mi da tanta soddisfazione riempire il segno di spunta quando concludo le attività che mi sono segnata – guilty pleasure? Forse si!
  1. Il terzo oggetto è la mia fedelissima amica cassa con cui ascolto la musica che scrivo e produco. Grazie a lei posso notare anche i più piccoli dettagli musicali, quelli essenziali per considerare una canzone finita – o comunque pronta per essere rilasciata, dato che a mio parere le canzoni non si concludono mai veramente.
  1. Il quarto oggetto è il mio tappetino, che mi accoglie ogni mattina per meditare e fare stretching e che accompagna le mie sessioni di yoga e pilates. Un oggetto speciale per me, perché mi è stato regalato dal mio ragazzo. Fatto di sughero, ha questi meravigliosi disegni che rendono il tutto ancora più magico!
  1. L’ultimo oggetto che ho scelto è il mio libro giornaliero – the daily stoic – vicino al nuovo libro che inizierò questa settimana. Rappresentano il confort della routine e l’emozione del nuovo, l’equilibrio che desidero avere nella mia vita.
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Pop

Cosa c’è nella camera di NiCOLA MAROTTA

Nicola Marotta è un cantautore e produttore musicale. Dal 2014 al 2021, da autore in esclusiva per Warner Chappell Music Italiana, ha scritto brani per Francesco Renga, Marco Masini, Noemi, Einar (Sanremo 2019) e Leonardo Lamacchia (Amici 20), tra gli altri.

Il suo nuovo progetto artistico, invece, parte da “Anni90”, singolo uscito ad agosto 2022, selezionato da Spotify nelle playlist editoriali “Scuola Indie” e “Indie Italia”. A seguire pubblica “Ciliegie”, a ottobre dello stesso anno, e “Incosciente”, a marzo 2023. Tutti i pezzi sono scritti e prodotti interamente dall’artista e distribuiti da Artist First. Ha prodotto l’EP “Bouganville”, per Marsali, co-scrivendo tutte le tracce, compresa “Booking”, il singolo selezionato nella playlist editoriale “Scuola Indie” di Spotify. Definisce la sua musica un’indie-pop sinestetico, in cui idealmente le canzoni cercano sempre di creare dei piccoli film, nei quali i testi diventano una sceneggiatura e il sound la fotografia. Fan di Tarantino, e di quel cinema nei quali sono i dettagli a fare la storia, tra le sue ispirazioni ci sono serie e film. Non esclusi quelli mentali.

È da poco uscito su tutte le piattaforme digitali il nuovo singolo del suo progetto, dal titolo “Estate Indiana”. Abbiamo colto l’occasione per auto-invitarci a casa di Nicola per conoscerlo meglio. 

Ecco cosa ci ha mostrato:

  1. Il primo oggetto che voglio raccontare è un quadro, realizzato dalla mia compagna ed è ispirato a uno dei miei singoli, “Wembley”. Dipingere è il suo anti-stress, ma anche il mio. Non sapendo disegnare, i quadri mi danno un effetto calmante, tant’è che l’ho appoggiato al muro su un tavolo che è, come si vede in foto, polifunzionale. Fino a una certa ora, perfetto per la colazione, poi diventa territorio di brainstorming di nuove idee e nuovi progetti. A descrivere perfettamente il mood, un altro quadretto in cartone con l’omino che viene tenuto tra testa e cuore. È chiaro: “in casa Marotta” c’è un equilibrio squilibrato tra ordine e caos.
  1. Il secondo oggetto è un giradischi. Si trova su un mobile nell’angolo relax di casa. È la zona dove gli oggetti, giradischi e chitarra, mi riportano alla musica anche quando non sono in studio. Mi piaceva avere qualcosa che mi ricordasse una parte della musica meno digitale, meno moderna. Non sono un collezionista di vinili, ne ho pochi ma buoni. La chitarra, invece, è sempre lì, a volte a farmi la faccia minacciosa in dei periodi in cui non scrivo da tanto, a volte a fare davvero da anti-stress anche solo per cazzeggio.
  1. E a proposito del rapporto meno digitale con la musica, qui invece siamo in studio. Uno dei motivi per cui ho scelto la casa che abito è perché mi avrebbe garantito uno spazio da dedicare solo allo studio. Per cui, un’ex sala riunioni di un’agenzia assicurativa, ora ha un registratore a nastro AKAI originale. Non è funzionante, ma mi è stato regalato da un grande musicista. Alle spalle, una lavagna sulla quale ogni tanto appunto delle idee, ma anche delle frasi motivazionali, che, per chi vive di musica, servono sempre. Infine, segnalo, a contrapposizione di due oggetti dal significato più “profondo”, uno più stupido, ma a suo modo efficace. Un mini-semaforo che mi sono regalato come supporto decisionale. Quando mi trovo davanti a delle decisioni che mi mettono in dubbio tra il fare una cosa e non farla, specialmente se non c’è una scelta sbagliata, mi faccio aiutare dal semaforo. Rosso, no; giallo, non è il momento; verde, assolutamente sì. Leggenda narra che ci abbia scritto anche delle canzoni in questo modo. Non è vero. Ma magari un giorno…
  1. Quest’oggetto invece è la mia combo nostalgica preferita. Sono oggetti che ho comprato in occasione del lancio del mio primo singolo del nuovo progetto NiCOLA MAROTTA, “Anni90”. Li ho messi in studio, dal lato opposto del banco dove lavoro. Essendo cresciuto con le cassette e con gli stereo, mi sembrava giusto averne uno. Ogni tanto riascolto dei vecchi Festivalbar da lì. Mi fa fare un salto temporale davvero importante. È un po’ la mia sala giochi nostalgica/rifiugio dal presente. L’insegna del Central Perk è l’abbinamento perfetto, visto che Friends è una delle serie che ha segnato la mia adolescenza.
  1. Qui, invece, siamo all’ingresso. Non mi sono mai potuto permettere un ampli Marshall, per cui ho preferito averne una versione con un’utilità diversa. Commerciale o meno, mi ricorda che prima o poi dovrò comprarne uno. La copia della statuetta dell’Oscar è un premio ai miei film mentali. L’unico posto dove, spesso, davvero tutto è possibile. Ed è anche un piccolo spoiler del mio progetto artistico. Shhhh.
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Pop

Le 5 cose preferite di Foudre

Fuori dal 23 giugno “Specchi”, il nuovo singolo di Foudre prodotto da Paco6x e curato artisticamente da AMGI. Un brano frizzante e coinvolgente il quale attraverso melodie pop elettroniche saprà conquistare l’ascoltatore. “Specchi” è un brano introspettivo dove l’autore mette a nudo le proprie emozioni. Melodia ballabile e un testo emozionante. Foudre torna con un brano irresistibile dove gli specchi diventano una metafora di un cuore spezzato. Emozioni e desiderio di lasciarsi andare si abbracciano creando un’esperienza suggestiva e coinvolgente.

“Gli specchi, affascinanti per la loro capacità di rivelare la verità e allo stesso tempo nascondere i nostri segreti più profondi. Delicati e fragili, proprio come l’amore. Quando uno specchio si rompe, si frantuma in un mosaico di frammenti, come un cuore spezzato. È importante maneggiarli con cura: i frammenti affilati possono ferire e lasciare cicatrici”,così Foudre descrive il proprio brano.

Come sempre, per conoscerlo meglio gli abbiamo chiesto quali fossero i suoi 5 brani preferiti.

1. I tatuaggi

I tatuaggi sono una parte indispensabile della mia vita, ad oggi ne ho 7 ma sono convinto che il numero aumenterà gradualmente nel corso dei prossimi anni.  Non so spiegare da cosa nasca questa passione, ma la sensazione di poter raccontare una storia attraverso immagini stampate per sempre sul mio corpo mi affascina.

2. Fumare sotto le stelle

La sensazione di fumare sotto le stelle mi piace moltissimo. Mi da la possibilità di svagare e spaziare con la mente è molto spesso i miei brani nascono proprio in situazioni di questo tipo.

3. Viaggiare in aereo

La sensazione di viaggiare e l’emozione che mi trasmette lo stare in aereo mi fa capire quanto bello e facile sia potersi spostare da una parte all’altra del mondo con così tanta facilità, un giorno mi piacerebbe vedere gli States, chissà.

4. Serata con gli amici 

Fare serata è una delle mie cose preferite in assoluto, non tanto per la serata in sè, ma per il divertimento e le pazzie fatte con gli amici, che sicuramente per un tipo come me sono indimenticabili. In alcuni casi addirittura una fonte di ispirazione, ahaha.

5. La musica 

So che sicuramente può sembrare banale, ma la musica ha per me davvero un impatto determinate. Senza lei ad oggi non sarei ciò che sono e, molto probabilmente, avrei una visione delle cose totalmente diversa, le devo molto. Anche se sono all’inizio del mio percorso credo di aver appreso tanto.

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Indie Intervista Pop

Se premi play su “Conchiglie” di Beca puoi sentire la voce del mare

Di Beca avevamo avuto modo di parlarvi giusto qualche settimana fa, all’uscita del suo singolo “Aurora”: lo stile genuino e vero dell’artista toscano ci aveva subito conquistato per spontaneità e pathos, regalandoci una buona alternativa ai singoli melensi e tutta plastica del venerdì.

Ovviamente, quando ha visto la luce, qualche settimana fa, il suo disco d’esordio ci siamo presi l’impegno con noi stessi di non perderci l’occasione di potergli fare qualche domanda: abbiamo parlato di “Conchiglie“, il suo disco d’esordio per La Rue Music Records, di amore e del mare di Viareggio; insomma, gli ingredienti sono quelli giusti per una buona chiacchierata.

Ciao Beca, piacere di ritrovarti. Ti abbiamo scoperto qualche settimana fa con “Aurora”, e subito ci aveva convinto il tuo piglio autorale capace allo stesso tempo di ammantarsi di un’ottima spinta melodica e pop. Chi è Beca, per chi ancora non lo conoscesse?

Beca è un ragazzo con una sfrenata passione per la musica, talmente sfrenata che ha avuto la malsana idea di volerla trasformare in un lavoro, e che quindi adesso sta affrontando tutte le difficoltà di un artista emergente. Beca scrive pezzi fortemente autobiografici, segnati indelebilmente da influenze proveniente dalla musica leggera e dal cantautorato italiano.

Come ti avvicini alla musica? Quali sono i primi passi che hai compiuto in questo mondo?

Il mio primo scontro con la musica è avvenuto a undici anni quando ho imbracciato per la prima volta una chitarra. Con questo strumento ho avuto degli alti e bassi durante la mia adolescenza, talvolta l’ho considerata troppo poco. Nonostante tutto però lei è rimasta lì, nel frattempo mi sono appassionato al canto e, infine stanco di relegarmi alle canzoni di altri autori, ho deciso di buttarmi nella scrittura.

Vieni da Viareggio, città musicalmente e culturalmente ricca di progetti interessanti. Come vivi il tuo rapporto con la provincia? Che relazione hai con la scena della tua città, e cosa ne pensi?

Recentemente dalla Versilia sono usciti un sacco di artisti validi soprattutto nel panorama indie. Sono molto fiero del fatto che band e artisti locali, con i quali sono legato soprattutto da un rapporto di amicizia, stiano riuscendo a prendersi delle belle soddisfazioni grazie alla loro musica.

Aurora” aveva già fatto capire al tuo pubblico che il “nuovo” Beca avrebbe dato all’elemento acquatico un valore importante… oggi “Conchiglie” conferma questa sensazione: quanto “mare” c’è, dentro il tuo album di debutto?

Il mare ha un valore centrale non solo nei miei lavori e nel mio lato artistico, ma incide tantissimo anche nella mia quotidianità. Solo la sensazione di sentire la salsedine nell’aria mi trasmette serenità e mi rendo conto di essere a casa.

Raccontaci i brani, passo dopo passo: esiste un filo rosso che li collega e li unisce, a livello concettuale?

C’è un filo conduttore che unisce i pezzi: sono tutti autobiografici, raccontano tutti diverse parti di me – le mie relazioni, le mie sensazioni e i miei percorsi mentali. Nonostante ciò, ho voluto sottolineare fin dalla scelta del titolo dell’album che ascoltarlo è come raccogliere le conchiglie sulla battigia. Certo sono tutte conchiglie, ma ognuna ti colpisce per un particolare (un contesto, una frase) che la rende diversa e speciale di fronte all’ascoltatore.

Hai lavorato con Nicola Baronti: che tipo di collaborazione è stata la vostra? Come vi siete conosciuti e avvicinati?

Ci siamo conosciuti quando venne invitato a fare il giudice al Viareggio Music Festival. Decidemmo di produrre un brano insieme e di lì nacque una collaborazione che dura tutt’oggi: con Nicola mi trovo molto bene e spero di affidare a lui anche i prossimi lavori. È una persona che fa crescere molto, sia a livello artistico che non.

Salutiamoci, ma prima rivelaci cosa farà Beca, ora che i giochi sono fatti!

Ora c’è solo una cosa da fare: suonare il disco live!

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Pop

Le 5 cose preferite dei Growing Flow

Fuori dal 20 maggio Tutto Ok“, il primo album dei Growing Flow. Un viaggio attraverso le emozioni legate alla crescita e al bisogno di trovare il proprio posto nel mondo senza perdere se stessi. “Tutto Ok” sono nove canzoni che sanno come ti senti. In una chiave alternative rock moderna i Growing Flow mettono in musica i dubbi e i desideri che teniamo custoditi dentro di noi. L’album si apre con “Intro” un brano che in poco più di un minuto riesce a far sentire il caos di una vita combattuta tra chi siamo veramente e aspettative.

Tutto Ok” ha un mood malinconico e contemporaneamente di rinascita. Melodie alternative rock intervallate da suoni più elettronici come in “Iperopia”. Un album che cattura ed emoziona con ogni canzone.

Era inevitabile chieder loro, quali fossero le loro 5 cose preferite.

RISCHIO

Comfort zone? No, grazie.  Lanciarsi a piedi pari in nuove situazioni ci fa sentire vivi. Pieni.  Dalle piccole sfide quotidiane ai grandi gesti.  Non importa se andrà bene o male, sicuramente sarà una storia da raccontare.

MUSICA

Suonata, ascoltata, mangiata o bevuta. Come valvola di sfogo, come abbraccio, come posto sicuro.  Ogni momento ha la sua musica: un vestito perfetto ricamato sul vuoto.

FANTASTICARE

Dai viaggi introspettivi a scenari assurdi pensati con gli amici in compagnia.  Ci stacca dalla realtà, ci da nuovi punti di vista, nuovi scenari, nuovi modi di interpretare la realtà.  Forse sono solo sogni ma ciò non li rende meno veri.

NATURA

Alberi, foglie, aria fresca. Vivere il momento e non la vita frenetica che ci è proposta ogni giorno. L’aria fresca che incontra la pelle, l’odore dell’erba appena tagliata, il cinguettio degli uccellini, il sapore di una mora, la sua consistenza sulla labbra, nella bocca. Niente di più.

PERSONE

Parlare, condividere momenti, stare insieme. Con amici, con estranei poco importa. Il tempo sì dilata e tutto ciò che viviamo, anche il peggio, per qualche ora passa in secondo piano. Restano i sorrisi, le storie e qualche attimo condiviso.

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Indie Pop

LiUK ti cerca sempre e alla fine ti trova

Non conoscevamo LiUK prima di questo ritorno dell’artista toscano, che dopo una buona serie di singoli decide di confermare le aspettative con un brano che diventa manifesto personale e inno liberatorio da tutte le energie negative che ci tirano verso il fondo: “Ti cerco sempre” è una promessa che si fa hit nella resa di una canzone utile a ricordarci che certe cose non finiscono mai, anche quando tutto sembrerebbe dire il contrario. 

LiUK non è certo uno sbarbatello, anzi: di strada ne ha già fatta eccome il giovane cantautore, che dopo aver solcato per anni palchi e festival per una gavetta provante quanto temprante, ha deciso qualche tempo fa di intraprendere un percorso solista che nel tempo lo ha visto pubblicare una buona manciata di brani che ancora non sembrano destinati a confluire in un album; “Ti cerco sempre”, in tal senso, sembra essere la definitiva apertura al pop di LiUK, che possiede nel sue corde il lirismo giusto per fare strada nel mercato mainstream nazionale, pur dovendosela vedere con una concorrenza più nutrita e spietata (perché disperata) che mai. 

“Ti cerco sempre” porta con sé la brezza dell’estate senza però dimenticare il gelo di un inverno emotivo che pare aver lasciato tracce nella penna toscana: la musica diventa così uno strumento utile a superare le tormente e le bufere del cuore, e a ricordarsi che “morire per amore” è un supplizio lento ma necessario per trarre nuove consapevolezze su sé stessi e sul proprio mondo interiore. 

Sonorità disco che incontrano un mondo autorale e interiore che merita di essere scoperto: la resa finale di “Ti cerco sempre” aiuta a nutrire le aspettative verso un progetto da tenere d’occhio, perché dotato di un ottimo margine di crescita. 

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Indie Pop

Le 5 cose preferite di Maiogabri

L’abbiamo ascoltata più e più volte la nuova canzone di Maiogabri, uscita il 9 giugno, dal titolo “Senza Colori” (MIND) e non poteva passarci indifferente la sensibilità del suo autore. Abbiamo quindi pensato che un modo per conoscere l’artista sarebbe stato raccontarsi attraverso le sue cinque cose preferite, ecco quali sono!

LA SVEGLIA CON LA MUSICA

Prima cosa preferita in assoluto è la sveglia della mattina con la musica preimpostata, su questo non ci piove. E’ come se ti lanciasse il buonumore addosso e ti dicesse “tieni, fanne quello che vuoi”.

P.S. Angeli di Lucio Dalla miglior sveglia della mia vita, ve la consiglio.

LA MACCHINA DOPO IL RIFORNIMENTO

La macchina dopo il rifornimento per un buon taccagno come me è gioia pura, perché so che per un bel po’ non dovrò spendere altri soldi in benzina.

GLI ANELLETTI AL FORNO DI MIA MAMMA

E come li spieghi gli anelletti al forno di mamma? Non li spieghi. Gli anelletti al forno di mia mamma sono gli anelletti al forno di mia mamma, mi dispiace che voi non li possiate assaggiare.

LE PILE DI LIBRI

Mi piacciono da morire le pile di libri, ma anche i libri singoli ingialliti o sgualciti, consumati un po’. Mi sanno di chili di cultura pronta ad essere esplorata, mi ispirano.

L’INNAMORAMENTO

Sono un grande fan dell’innamoramento più che dell’amore, ma questa penso sia la prassi di un buon ragazzo malinconico che trova la felicità solamente nelle cose passeggere. L’amore è comunque tanta roba eh, solo non regge il confronto.