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Indie Pop

Dammi tre parole #6 – Ottobre

Paroleparoleparoleparole che rimbalzano contro i finestrini di macchine lanciate a tutta velocità verso il fraintendimento, mentre accanto a noi sfilano cortei di significati e di interpretazioni che si azzuffano per farsi strada nella Storia, provando a lasciare un segno. Parole giuste, parole sbagliate; parole che diventano mattoni per costruire case, ma anche per tirare su muri; parole che sono bombe, pronte a fare la guerra o a ritornare al mittente dopo essere state lanciate con troppa superficialità: parole intelligenti, parole che sembrano tali solo a chi le pronuncia, mentre chi le ascolta cerca le parole giuste per risanare lo squarcio. Parole che demoliscono, parole che riparano. Spesso, parole che sembrano altre parole, che pesano una tonnellata per alcuni mentre per altri diventano palloncini a cui aggrapparsi per scomparire da qui. Parole che sono briciole seminate lungo il percorso da bocche sempre pronte a parlare, ma poche volte capaci di mordersi la lingua: se provi a raccoglierle, come un Pollicino curioso, forse potresti addirittura risalire all’origine della Voce, e scoprire che tutto è suono, e che le parole altro non sono che corpi risonanti nell’oscurità del senso.

Parolavocemusica: matrioske che si appartengono, e che restituiscono corpo a ciò che sembra essere solo suono.

Ogni mese, tre parole diverse per dare voce e corpo alla scena che conta, raccogliendo le migliori uscite del mese in una tavola rotonda ad alto quoziente di qualità: flussi di coscienza che diventano occasioni di scoperta, e strumenti utili a restituire un senso a corpi lessicali che, oggi più che mai, paiono scatole vuote

GIONATA

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “successo, merito, ambizione”.

Ciao, come va?
Penso che queste tre parole siano al tempo stesso vicine quanto lontane.

Il successo è legato al raggiungimento di un obiettivo e non per forza alla fama. Penso che una persona abbia successo quando si pone degli obiettivi che poi raggiunge, anche semplicemente l’idea di smettere di fumare e poi riuscirci fa di una persona un individuo di successo.
Spesso invece viene associato alla ricchezza, alla fama. Il mio secondo disco, Congratulazioni, in questo senso assume il ruolo di sincere congratulazioni: volevo pubblicare un disco e l’ho fatto e, per quanto mi riguarda, ho già avuto successo. Il mio prossimo obiettivo è fare della musica un lavoro e non importa avere tre milioni di ascoltatori o suonare davanti a centomila persone. Se e quando riuscirò a lavorare solo di musica e potermi pagare la vita senza fare altri lavori, allora avrò ottenuto ancora più successo.

È una questione soggettiva.

Così come è soggettivo il merito: dire che “qualcuno si merita qualcosa” vuol dire avere dei confini (culturali) che definiscono determinati standard che ci fanno dire chi è meritevole e chi no. Sempre relativo alla musica, verrebbe da dire che chi ha studiato uno strumento per dieci anni ha più merito rispetto a un cantante stonato che usa l’autotune e canta sopra delle basi realizzate con dei loop e non ha la minima conoscenza della musica. Ma è qui che nasce l’errore: se ricalcoliamo tutto e ci dimentichiamo delle “regole”, allora non esiste il merito, semplicemente esistono persone che ottengono cose e altre che non le ottengono, seguendo leggi che non conosciamo e che possiamo mettere dentro la scatola delle casualità (e del soldo).
Quindi dico Congratulazioni a tutti, siamo tutti bravi e nessuno lo è veramente, tutto ha significato e proprio per questo niente lo ha.

L’ambizione è, tra le tre parole proposte, quella che preferisco. Per il semplice fatto che è legata alla personalità ed è slegata da costrutti culturali.
Non è giusta o sbagliata, è soltanto una volontà: la volontà è un’altra parola che avrei inserito. Può essere legata al miglioramento personale (vivere in pace con sé stessi e con il mondo) o al raggiungimento di un obiettivo (e qui si lega al successo), ma rimane un aspetto necessario perché senza ambizione siamo solo pezzi di carne vuoti privi di sogni e con niente in cui credere. L’ambizione è necessaria e non dobbiamo esserne schiavi o temerla, dovremmo solo usarla per farci forza e proseguire la nostra strada, fregandocene di tutto.

Congratulazioni a chi ci riesce.

LAZZARO

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “successo, merito, ambizione”.

Parto dall’ambizione, perché credo definisca poi cosa intendiamo per successo. È importante avere punti di riferimento alti (altissimi) ai quali mirare, ma sempre cercando di riconoscere i propri limiti. Credo che questo sia la base per una vita a misura d’uomo e, per quanto mi ostini ad essere un’idealista, a volte ho trovato sano anche riformularmi, proprio in quei momenti dove l’ambizione e il sogno erano bellissime fantasie, alimentate da un mondo che insegue una crescita continua, incoscientemente proiettato verso un futuro addolcito da un insensato ottimismo. Insomma, non credo esista IL successo quanto I successi, a seconda delle ambizioni e dei limiti di ciascuno. Sul merito faccio un po’ difficoltà a dire la mia, si rischia di essere antipatici e quindi preferisco rubare le parole di altri, in questo caso di Niccolò Fabi: “Facciamo finta che chi fa successo se lo merita”.

SMOKIN VELVET

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “successo, merito, ambizione”.

Il successo è un qualcosa che, per l’epoca in cui viviamo, è quasi mitizzato. Siamo costantemente bombardati da personaggi che ostentano un’immagine di successo, la maggior parte delle volte costruita ad hoc da chi di dovere. Sembra quasi che sia obbligatorio mostrarsi in questo modo, specie in un mondo di influencer e simili.

Noi personalmente il successo non lo perseguiamo direttamente con le nostre intenzioni artistiche, la cosa che ci preme è quella creare arte che possa restare nella testa e nel cuore delle persone, che trasmetta un messaggio che ognuno possa recepire in modo diverso a seconda delle sue esperienze e del suo vissuto. Se l’impegno e il tempo lo concederà, il successo verrà da solo.

I “meriti”, concettualmente, sono soggettivi. Certo, possiamo dire che nei nostri percorsi alcune persone, opere, album, film con cui ci siamo interfacciati abbiano avuto più “meriti” di altri nella nostra formazione, ma ciò non cambia che tutto quello che ci accade, che viviamo e creiamo, accade come conseguenza di azioni nostre, delle persone e dei fatti che ci accadono intorno. La cosa affascinante è quando i fatti accaduti, che siano romanzati o meno, vengono raccontati, e la bellezza del momento in cui qualcuno si ritrova in quello che hai scritto o composto è qualcosa di unico.

L’ambizione è fondamentale per qualsiasi cosa si voglia fare nella vita, sicuramente riuscire a vivere con la musica è una delle imprese più difficili di questi tempi in un paese come l’Italia: tocca costantemente fare compromessi, poter lavorare alla cosa a cui tieni di più può accadere quando torni a casa dopo una giornata di lavoro e le energie sono poche, oppure quando hai a disposizione giornate intere in cui potresti svaccarti completamente e invece ti metti a scrivere musica, ma in entrambi i casi, lo fai sempre con gioia e la voglia di poterti spingere sempre più in là, per superare ogni volta i propri limiti.

BLUNDA

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “successo, merito, ambizione”. 

Il successo è qualcosa a cui tutti, in fondo, aspirano.

La cosa in cui tutti incappiamo – però –  è che successo voglia dire “grandi numeri”, quando in realtà credo che ogni piccola cosa vada vissuta come un successo, soprattutto in questo lavoro in cui si lavora con le emozioni.

Anche solo poter arrivare ad una persona è un enorme successo, poter in qualche modo condividere un’emozione.

Purtroppo a volte il successo non è conseguente al merito, in qualsiasi ambito. Ci sono tanti artisti là fuori capaci e brillanti che faticano ad emergere in questo mondo troppo pieno di offerta musicale. Però credo anche che alla lunga i meriti vengano sempre riconosciuti, perché la musica appartiene alle persone e alla sincerità con cui si trasmette.

Ciò che non deve mancare mai, in qualsiasi campo della vita, è l’ambizione: il bello di questa nostra esistenza è di non avere realmente limiti, che tutto può essere possibile.

Allora io dico di continuare a sognare e perseverare, volare in alto e mai aver paura del fallimento, perché anche solo mettersi in gioco è il più grande dono e successo che si possa conseguire.

CINUS 

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “successo, merito, ambizione”.

Per fare un collegamento logico partirei dall’ambizione, il desiderio di fare qualcosa o portare a termine un progetto. Questo desiderio si collega al merito, al lavoro, alla fatica, al talento, alla determinazione per essere riusciti ad arrivare al proprio oggetto del desiderio. Infine il successo, che senza ingigantirlo di significato, possiamo descriverlo come la buona riuscita di un lavoro che si è fatto e portato a conclusione, indipendentemente dal riscontro, che può essere di grandi o piccole dimensioni. Il successo ha la peculiarità di poter essere un fatto del tutto intimo, personale, il mio successo lo posso raggiungere con i piccoli obiettivi che mi pongo ogni giorno e che riesco a portare a termine, oppure con grandi progetti lavorativi, con l’apprezzamento altrui, che dire, ci sono tanti significati che la parola “successo” può racchiudere. Ma di queste tre la mia preferita è ambizione. Perché il merito lo ottieni sì, con l’impegno, ma anche con l’ambizione. Io ho un’ambizione, ed è quella che mi porta a scrivere musica e a cantare su un palcoscenico, che io me lo meriti dipende dal mio impegno. L’essere qua a rispondere a queste tre parole, questo per me è il successo.

BEATRICE PUCCI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “successo, merito, ambizione”.

Mi viene in mente che il successo non è un percorso lineare e che avere la giusta ambizione in una realtà musicale non semplice è fondamentale per riuscire a crearsi il proprio percorso. Successo poi non è sinonimo di felicità, può essere una soddisfazione momentanea su cui non si può basare tutto.

NUBE

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “successo, merito, ambizione”.

L’ambizione è fondamentale per riuscire ad arrivare al successo, che però non è, molte volte, relativo al merito ma a dinamiche ben più contorte.

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Indie Pop

Dammi tre parole #5 – Giugno

Paroleparoleparoleparole che rimbalzano contro i finestrini di macchine lanciate a tutta velocità verso il fraintendimento, mentre accanto a noi sfilano cortei di significati e di interpretazioni che si azzuffano per farsi strada nella Storia, provando a lasciare un segno. Parole giuste, parole sbagliate; parole che diventano mattoni per costruire case, ma anche per tirare su muri; parole che sono bombe, pronte a fare la guerra o a ritornare al mittente dopo essere state lanciate con troppa superficialità: parole intelligenti, parole che sembrano tali solo a chi le pronuncia, mentre chi le ascolta cerca le parole giuste per risanare lo squarcio. Parole che demoliscono, parole che riparano. Spesso, parole che sembrano altre parole, che pesano una tonnellata per alcuni mentre per altri diventano palloncini a cui aggrapparsi per scomparire da qui. Parole che sono briciole seminate lungo il percorso da bocche sempre pronte a parlare, ma poche volte capaci di mordersi la lingua: se provi a raccoglierle, come un Pollicino curioso, forse potresti addirittura risalire all’origine della Voce, e scoprire che tutto è suono, e che le parole altro non sono che corpi risonanti nell’oscurità del senso.

Parolavocemusica: matrioske che si appartengono, e che restituiscono corpo a ciò che sembra essere solo suono.

Ogni mese, tre parole diverse per dare voce e corpo alla scena che conta, raccogliendo le migliori uscite del mese in una tavola rotonda ad alto quoziente di qualità: flussi di coscienza che diventano occasioni di scoperta, e strumenti utili a restituire un senso a corpi lessicali che, oggi più che mai, paiono scatole vuote

NIVEO

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”. 

Se mi dite originalità mi viene in mente le caratteristiche su cui ho basato il mio lato artistico come l’essere spontaneo e genuino proprio come il ragazzino che sono.

Per tormentone penso alla continua ricerca di un ritornello per i miei pezzi, questa è una cosa che purtroppo mi contraddistingue, i ritornelli che mi piace tanto scrivere non soddisfano mai completamente il mio produttore quindi ci troviamo sempre a discuterne a riguardo perché abbiamo gusti differenti, però mi aiuta molto uscire dai miei soliti schemi per provare a scrivere cose diverse, questo mi aiuta molto a variare metodo di scrittura. Se mi dite Playlist mi vengono in mente le mie playlist preferite di Spotify come ‘scuola indie’ o ‘Indie Italia’ oppure la mia amatissima playlist di Spotify dove ho un migliaio di canzoni che continuo ad ascoltare ormai da non so quanto anni!

BEATRICE PUCCI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”.

Per me l’originalità è contagiosa, se vedo qualcosa di originale fatto da qualcuno, mi sento ispirata a creare qualcosa di mio. Al di là delle dinamiche di mercato e delle playlist, creare qualcosa di proprio senza farsi bloccare da retropensieri è un’abilità importante per chiunque voglia fare musica su lungo periodo, per chi non punta soltanto a fare la hit del momento.

URANIA

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”.

Laura: Originalità: ricerca di se stessi e della propria personalità, creazione di un pensiero personale e di elementi rappresentativi della propria persona che rimangono simbolici e di riferimento per gli altri, trovare il proprio modo di dire le cose ed esprimerle tramite mezzi diversi come arte, look, musica, fotografia attraverso i quali poter dare una propria visione della realtà che ci circonda;

Tormentone: Hit estiva, canzone con melodia forte, persona ripetitiva, pensieri ricorrenti.

Playlist: raccolta di brani in base ai vari mood, compagne per lo studio, il relax e i momenti no, posti in cui scoprire nuova musica e conoscere altri artisti, mezzi per arrivare a più persone.

Stefania: Originalità per me vuol dire semplicemente avere personalità, non avere paura di essere ciò che si è, osare, viversi completamente e avere il coraggio di sentire.
Tormentone per me significa qualcosa che il più delle volte, vuoi o non vuoi ci buttano addosso e poi ci caschi anche tu.
Playlist per me vuol dire raccolta di suoni, canzoni, mood che possano racchiudere un periodo, dei ricordi e dei momenti importanti.

MAELSTROM

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo originalità, tormentone, playlist”. 

Penso che l’originalità di un progetto sia un valore che spesso viene oscurato dalle dinamiche delle playlist. Viviamo in un momento storico in cui se non rientri all’interno di un certo contenitore mangia ascolti fai fatica ad essere considerato. Per dirla alla Willie Peyote “se non fai numeri la gente non ti calcola, è una Repubblica fondata ormai sull’algebra”. Personalmente sento la necessità di lottare affinché si possa fare una rivoluzione musicale collettiva anche senza sottostare necessariamente a questi parametri. 

YASSMINE JABRANE

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”.

Quando penso a “originalità” mi vengono in mente i Sottotono, un po’ per associazione al disco “Originali” e un po’ perché lo sono sempre stati effettivamente.Per me sono senza tempo. Se penso alla parola “tormentone”, invece,  mi vengono in mente vari brani che sono stati tormentoni personali: figli delle stelle, perfect places o anche yo x ti tu x mi. Per quanto riguarda “playlist” sicuramente mi vengono in mente le mie. Mi piace crearne per quando viaggio in macchina, devo dire che sono abbastanza brava!

Marāsma

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”.

Originalità: Calcutta
Tormentone: Completamente – Thegiornalisti
Playlist: Indie Italia.

KASHMERE

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”.

Credo che l’originalità che sia la caratteristica fondamentale di qualsiasi progetto artistico. Personalmente, ritengo che un artista non sufficientemente originale, anche se dotato di capacità notevoli, abbia meno possibilità di emergere. Portare novità nel panorama artistico attuale è troppo importante per essere notato e destare curiosità.

Quando penso al tormentone mi vengono in mente le canzoni che difficilmente possono avere vita lunga. In un certo senso, nascono per sopravvivere soltanto nei pochi mesi seguenti alla loro uscita. Se invece pensiamo ai tormentoni intesi come quelle canzoni che sembrano non tramontare mai perché sempre incredibilmente attuali, anche se scritte decenni e decenni fa, allora l’unica cosa che ci resta da fare è battere le mani e inchinarsi alla genialità di chi le ha scritte.

Ad oggi, le playlist sono le mete più ambite da qualsiasi artista. In un mondo in cui la musica non viene più venduta fisicamente, i digital stores rimangono l’unica risorsa per poter raggiungere i propri ascoltatori, e purtroppo, soltanto entrando all’interno delle playlist maggiormente seguite, è possibile raggiungere streams realmente soddisfacenti. 

AIDA

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo originalità, tormentone, playlist”.

Originalità un ideale impossibile, tormentone psicosi collettiva, playlist si prega. Ora presta attenzione e dimentica il mio nome. 

FEDERICO CACCIATORI

Ciao a tutti gli amici di Perindiepoi, parlare di originalità può sembrare semplice, in realtà non è proprio così… vi dirò la mia. Credo che l’originalità sia molto importante per qualsiasi lavoro artistico e non. Questa permette intanto di farci riconoscere da chiunque, di eccellere rispetto ad un qualcosa o un qualcuno che si veste di monotonia e piattezza. Credo che ogni compositore, ogni autore abbia un suo modello al quale si ispira, le idee non nascono dal nulla, penso che chiunque tragga spunto da ciò che legge, ciò che vede ma soprattuto da ciò che ascolta, perché dico da ciò che ascolta? Perché le parole hanno un peso e molte volte rimangono molto più impresse nella mente rispetto ad una rappresentazione visiva o tattile.Tornando al discorso, l’originalità oltre ad essere un fattore predominante e difficile da ottenere a volte può essere anche un “pericolo”, perché un autore, un compositore chiunque esso sia o rappresenti, nel momento in cui si crea, o,  comunque gli viene cucito sulle spalle un certo ramo di originalità, nel momento in cui esso volesse cambiare repentinamente, stile genere o volesse seguire l’onda del momento … potrebbe risultare molto difficile apprezzare la propria originalità e allo stesso modo, potrebbe risultare non originale. E’ molto difficile rimanere originali! Come dicevo, quello che ruota intorno a noi, che sia la società in cui viviamo, che siano le persone che ci circondano, in qualche modo ci influenzano e noi non siamo altro che una ruota piccolina che gira intorno ad altre infinite ruote che girano a sua volta dietro una grande ruota che è la vita.

Tormentoni? Beh, questa la faccio più breve promesso! A contrario di quanto si pensi, apprezzo i tormentoni. Esiste una strada segreta per ritrovarsi a scrivere o ritrovarsi a cantare un tormentone? Non credo, i tormentoni si basano su una delle parole più utilizzate in tutte le lingue del mondo che è: semplicità. Sì, perché è di questo che al novanta su cento sono formati i tormentoni, ma soprattuto non possono mancare di un’altra parola magari utilizzata un po’ meno che è la ripetitività, sì, perché anche questa credo che sia uno dei caratteri fondamentali di essi. La ripetitività la suddivido sotto due aspetti, il primo è quello legato alla periodicità, ripetere in maniera praticamente identica l’operazione fatta negli scorsi anni sicuramente è un punto di forza delle “hit” e l’altro fattore è legato strettamente al testo  alle parole e soprattuto ai temi che vengono trattate all’interno di queste canzoni. Sarà una caso che queste siano quasi sempre le stesse tematiche? Non credo, ed ecco i motivi per cui i tormentoni funzionano. Se li apprezzo? Certo che sì, essere semplici, costanti e ciclici è una tra le cose più difficili in campo artistico musicale. 

Le playlist, esse credo che siano utili soprattuto per la visibilità di un artista, possono essere un buon trampolino di lancio verso quella che oggi è chiamata, con un termine che io odio particolarmente, visibilità. Perché dico questo, perché comunque quel tipo di visibilità digitale è ben diversa da un tipo di visibilità reale; in quanti preferiscono quel tipo di visibilità rispetto alla capacità di vedere, ascoltare o godersi un concerto dal vivo? Io rimango più per il “real”, ma nonostante tutto come dicevo credo che, queste, più che un mezzo siano un grande strumento, più tagliato per gli ascoltatori che per chi scrive musica. Ma noi che di musica ne parliamo ne scriviamo ne raccontiamo, non siamo anche noi degli ascoltatori? Ebbene sì, quindi ecco che forse anche le playlist, possono essere di nostro gradimento e godimento.

MARONNA 

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo originalità, tormentone, playlist”.

Originalità:

Le band a cappella secondo me sono originali… è quel tocco che ogni musicista dovrebbe dare alle proprie canzoni. Le nostre prime creazioni erano davvero bizzarre e molto originali.

Tormentone:

La mia vita è un tormentone. Vivo di tormentoni creati da me stesso che spesso non hanno un senso. A volte sono troppo autoreferenziale; soprattutto quando parlo con Andrea andiamo avanti a forza di citazioni di personaggi, amici o conoscenti che praticamente abbiamo creato noi.

Playlist:

La playlist della mia vita spazia da Bach a Ruggero dei Timidi, da Battisti a Cosmo, dai Tame Impala a Sven Vatt… praticamente è un mappazzone con qualsiasi cosa dentro.

TARA

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo originalità, tormentone, playlist”.

Originalità:

Direi: “osare a modo tuo”. Riuscire a leggere al buio, a scrivere con una penna senza inchiostro, a ragionare al contrario, a lasciarsi guidare dal flusso naturale delle cose, degli eventi, delle circostanze, delle sensazioni e seguire quel sentiero che si viene a creare sotto le suole, senza lasciarsi frenare dagli standard già preimpostati. Essere il buco nero al centro della galassia che brilla intorno a te, come se fosse tutto ciò che ti sei creato, in grado di esaltare la tua essenza con la sua preziosità e unicità.

Tormentone:

Penso subito a: “Ossessione continua”. Sia in senso positivo che negativo. In senso positivo, mi viene in mente la mia ossessione verso i mirtilli con la cannella, i viaggi di

notte, in particolare quelli accompagnati dalla pioggia che scandisce il tempo sui vetri della tua auto, penso alla mia ossessione verso ciò che amo dai miei rituali quotidiani, alle persone e alle cose che fanno parte della mia vita. In senso *non* positivo, mi viene da pensare alle persone pressanti. Il primissimo pensiero va lì, a quelle persone che ti tormentano psicologicamente, che si infiltrano, anche furtivamente, nella tua vita, per poi girarti intorno, proprio come i satelliti fanno con la terra: la osservano alla ricerca profonda di ogni sua manifestazione e movimento, tenendone sotto controllo ogni respiro.

Playlist:

Mi viene subito da pensare a “Hey, gioca con me!” Playlist è un invito a giocare con la propria essenza. Una playlist è ciò che può rappresentare la tua personalità sotto tantissime prospettive ed elementi differenti. È come un viaggio su un altro pianeta -per restare in tema- un mondo che però ti appartiene e quando si apre al prossimo, accoglie e invade di migliaia di suoni, di musiche che risuonano sotto qualsiasi forma possibile, comunicandoti “chi/ciò che hai davanti”. Ma solo se realmente si sa leggere dentro.

MIRIAM RICORDI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo originalità, tormentone, playlist”.

Trovo originale fottersene delle playlist e pubblicare a giugno un singolo che non punta a essere un tormentone estivo. (Giovanni Truppi docet)

AURORA

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo originalità, tormentone, playlist”.

Con originalità mi viene in mente il fatto che vedo troppa gente che perde l’originalità per “essere” qualcun altro. Ad oggi commettiamo l’errore di voler assomigliare magari a un prototipo di persona perché così crediamo sia meglio, crediamo di attirare l’attenzione di qualcuno. Anche dire “cerco di essere originale “ è una convenzione che vorrebbe che fossimo tutti originali, ma non tutti lo possiamo essere. C’è chi lo è, c’è chi invece la semplicità gli sta così bene addosso… ed è questa secondo me la vera originalità. Essere tutti come si è, essere sé stessi… così saremo davvero originali.

Con tormentone penso ovviamente a quei brani che passano così tanto alla radio, quelli che senti tantissime volte. Ma penso che siano poi quelli che uno si stanca più facilmente di ascoltare e rischiano anche di venire un po’ dimenticati.

Con playlist mi viene in mente una cosa più personale. Mi spiego meglio: mi vengono in mente quelle canzoni scelte da noi stessi, ognuna delle quali ci trasmette una cosa diversa dall’altra, e quindi le mettiamo nella nostra playlist, creata da noi e da nessun altro.

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Pop

Dammi tre parole #4 – Maggio

Parole, parole, parole: parole che rimbalzano contro i finestrini di macchine lanciate a tutta velocità verso il fraintendimento, mentre accanto a noi sfilano cortei di significati e di interpretazioni che si azzuffano per farsi strada nella Storia, provando a lasciare un segno. Parole giuste, parole sbagliate; parole che diventano mattoni per costruire case, ma anche per tirare su muri; parole che sono bombe, pronte a fare la guerra o a ritornare al mittente dopo essere state lanciate con troppa superficialità: parole intelligenti, parole che sembrano tali solo a chi le pronuncia, mentre chi le ascolta cerca le parole giuste per risanare lo squarcio. Parole che demoliscono, parole che riparano. Spesso, parole che sembrano altre parole, che pesano una tonnellata per alcuni mentre per altri diventano palloncini a cui aggrapparsi per scomparire da qui. Parole che sono briciole seminate lungo il percorso da bocche sempre pronte a parlare, ma poche volte capaci di mordersi la lingua: se provi a raccoglierle, come un Pollicino curioso, forse potresti addirittura risalire all’origine della Voce, e scoprire che tutto è suono, e che le parole altro non sono che corpi risonanti nell’oscurità del senso.

Parola, voce, musica: matrioske che si appartengono, e che restituiscono corpo a ciò che sembra essere solo suono.

Ogni mese, tre parole diverse per dare voce e corpo alla scena che conta, raccogliendo le migliori uscite del mese in una tavola rotonda ad alto quoziente di qualità: flussi di coscienza che diventano occasioni di scoperta, e strumenti utili a restituire un senso a corpi lessicali che, oggi più che mai, paiono scatole vuote

AIGI’

PERINDIEPOI (bollettino che raccoglie le migliori uscite del mese, in uscita a fine mese)

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “informazione, consapevolezza, potere”. 

Con “informazione” mi viene in mente una gran confusione; “consapevolezza” mi ricorda il mio ultimo periodo, che è stato molto prolifico da questo punto di vista; con “potere” mi viene in mente la causa di tanti problemi che affliggono gli uomini da sempre.

BEATRICE PUCCI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Potere, informazione, consapevolezza”.

Mi viene in mente che le informazioni sono porte che possono portarci ovunque, e che alla base del proprio potere personale ci sono giorni e anni trascorsi a leggere e ricercare, seguendo i propri gusti e le proprie ispirazioni e soprattutto rimanendo fedeli a noi stessi scopriamo la consapevolezza di essere collegati gli uni con gli altri.

SCICCHI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Potere, informazione, consapevolezza”.

Mi viene in mente che chi è molto seguito, per qualunque cosa faccia ha la responsabilità di informare (se vuole) oltre che influenzare il proprio pubblico su quello che succede fuori dai social. Molte persone non hanno la voglia di informarsi tramite i soliti mezzi, o semplicemente tendono a non volersi far affogare dal mare di melma che c’è lì fuori. Bisogna essere consapevoli di ciò che si sta facendo e di ciò che si sta dicendo, i social possono essere un potere, come l’ennesima conferma che la consapevolezza di ciò che si dice o si fa non è così scontata.

LA PREGHIERA DI JONAH

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “informazione, consapevolezza, potere”. 

Stiamo parlando di “E così sia” un disco con carattere, forte, che vuole raccontare la verità con una consapevolezza di chi sà che ogni traguardo è solo un punto di partenza.

CARLA GRIMALDI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “informazione, consapevolezza, potere”.

(mi state provocando!)

Sono tre parole molto importanti, dai significati e dagli effetti più svariati. Direi che “Informazione” è la parola chiave della nostra epoca storica; la comunicazione è praticamente tutto, il perno principale attorno al quale ruotano gli ingranaggi principali della società attuale. Tanto per fare una citazione “Ventiquattromila pensieri al secondo fluiscono inarrestabili alimentando voglie e necessità… comodo ma come dire poca soddisfazione”; per me è precisamente quello che succede quando ci esponiamo, volontariamente o no, al fuoco dell’informazione che, però, resta indispensabile per una seconda parola chiave “consapevolezza”. Per me è l’unica strada possibile, l’unico percorso e l’unica meta; riuscire a “sentire” il proprio tempo, comprenderlo in profondità, conservando uno sguardo dall’alto, una visione ampia. Questo a ben vedere dovrebbe essere, a parer mio, l’obiettivo dell’artista, del cittadino, della persona che, filtrata l’informazione, acquisita consapevolezza, raggiunge il “potere”. Una parola bellissima, che parla di futuro, di facoltà di espletare un effetto e quindi di modificare il presente, di cambiarlo.

Queste tre parole sono in definitiva fondamentali se proiettate nella volontà di un mondo migliore, nel salvataggio del nostro pianeta, nella ricerca del bello, ma, come detto, sono tre ottimi strumenti, che ci rivelano ogni istante la loro natura cangiante.

MONTEGRO

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Potere, informazione, consapevolezza”.

Credo che le tre parole siano strettamente legate tra di loro e portano ad una fotografia attuale di tutto quello che viviamo nel mondo oggi, la “buona” informazione è uno degli strumenti più grandi che abbiamo per avere consapevolezza.

FRAMBO

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “potere, consapevolezza, informazione”.

Mi viene in mente Internet. L’informazione è il potere più grande che una persona possa avere, e oggi con internet possiamo informarci su qualsiasi cosa vogliamo. Ci vuole consapevolezza però, non possiamo definirci dei geni su un argomento solamente perché abbiamo letto un articolo al riguardo.

LOURDES

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Informazione, potere, consapevolezza”.

Sono 3 belle parole che se unite fanno paura, anche perché ormai siamo tutti più o meno consapevoli che l’informazione è gestita dal potere. Ma tralasciando questo voglio pensare all’accezione positiva del termine e cioè del potere che la musica esercita su tantissime persone, compreso me. Quante volte sentire una bella canzone ti svolta una giornata? A me capita sempre spessissimo soprattutto con i pezzi più oldies che magari  non ascolto da tanto tempo.

DAVIDOF

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Informazione, potere, consapevolezza”.

L’informazione è cultura ti dà potere e consapevolezza.

MALPELO

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Potere, informazione, consapevolezza”. 

Vorrei trattare dei tre termini sottoposti come se fossero l’uno contenuto nell’altro come all’interno di una matrioska. 

Ritengo che il termine “consapevolezza”, per ciò che io vi associo al primo pensiero, sia il risultato dei primi due. 

Essere consapevoli o avere consapevolezza, per esempio, di se stessi, significa essere ben informati su quali sono le nostre potenzialità; le nostre possibilità di poter fare qualcosa, qualunque cosa. 

Il secondo termine “informazione” è strettamente legato agli altri due; come ho detto essere ben informati ci dà la possibilità di capire ciò che è giusto e cosa è sbagliato e ci mette in una condizione di vantaggio (quindi più potenti )rispetto a chi non sa dove sta andando. 

“Potere” infine per me è sinonimo di “libertà”: poter fare tutto ciò che vogliamo, tutto ciò che possiamo, senza precluderci nulla, consapevoli, appunto, di noi stessi e ben informati su quali siano i nostri limiti e le nostre potenzialità. 

Non voglio associare il termine “potere” a quello per esempio espresso da re e regine nei romanzi cavallereschi. Quello sarebbe sinonimo di “dominio” sugli altri.
Io voglio associarlo al concetto di libertà di tutti, poter fare tutto ciò che si può, possibilità di cui negli ultimi due anni e mezzo siamo stati privati. 

BIAGIO

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “potere, informazione, consapevolezza”.

Mi piacerebbe intavolare una filippica su – i poteri forti che ci manipolano controllando l’informazione ma noi non facciamo nulla nonostante ne abbiamo consapevolezza – ma non ho né la voglia né le competenze adatte. 

Quindi useró, tra le tre, la parola che più mi fa pensare al mio album in uscita, cioè consapevolezza.

“Come farsi appendere con sette semplici canzoni” è una raccolta di episodi messi in musica vissuti a cavallo dei miei trent’anni. Le sette semplici canzoni descrivono persone, cani, luoghi, eventi ed oggetti che mi hanno accompagnato attraverso la tragicomica transizione da -enti ad -enta, e mi hanno portato esattamente dove sono adesso donandomi consapevolezza di me stesso e di ciò che mi circonda.

NUELLE

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “potere, informazione, consapevolezza”.

Capisco la motivazione per cui è stata scelta questa parola e le parole a seguire, ma mi limiterò e non farò politica, mi limiterò a dire, per me, la funzione che svolgono queste parole nella mia vita.

Potere“: parola molto generica, esistono tanti poteri diversi e tutti sono la causa di problemi con cui dobbiamo

coesistere. Nella mia vita vorrei tanto potere, un potere che anche adesso ho, ma sfortunatamente è molto ridotto per il momento. Il potere che io voglio è quello di poter comunicare a tante persone “il bello”, generare passione e amore per se stessi, il mondo e tutte le cose tangibili e non. Il potere di far ballare le persone, di farle incontrare o di essere indirettamente una spalla su cui piangere.

Informazione

Sono una persona abbastanza strana…mi piace più informarmi e informare su cose astratte che sulle cose concrete. Mi informo ed informo su cose che mi affascinano, che mi fanno riflettere, spesso provo una sensazione di colpa per non prendere parte alle battaglie sociali, proteste etc… oggi per la guerra, domani per la pace, domani perche tizio è meglio di tizio. Credo che semplicemente ho altre battaglie da combattere e la prima è con me stesso.

Consapevolezza

La prima cosa che vorrei per me stesso e gli altri è la consapevolezza di se stessi, dei proprio obbiettivi, dolori, traumi, amori, debolezze e soprattuto di che cosa significhi vivere la vita. Il giorno in cui un individuo si trova a far fronte alla vita, da solo, sarà il giorno in cui si risveglieranno e usciranno fuori tutti i sentimenti più dolci e spaventosi che per anni hanno trovato riposo nell’inettitudine. La cosa più bella è che magicamente ci sarà tendenzialmente una considerazione sull’importanza dell’amore e dell’empatia.

NUBE

Quello che ti viene in mente se ti diciamo “Informazione, potere, consapevolezza”. 

Devo ammettere che la domanda mi ha colto di sorpresa, non è di certo una di quelle per cui hai la risposta pronta. Tutte e tre sono parole di estrema attualità, sia nel campo della musica che del periodo socialmente instabile in cui stiamo vivendo da qualche anno, in questo caso però parlerò di musica. Per quanto riguarda la parola “informazione” mi viene in mente la poca informazione che c’è riguardo tanti aspetti dell’industria musicale e dell’essere un musicista in generale.

“Il potere di tanti in mano di pochi” è una frase che può essere applicata anche al mondo musicale. La corsa alla playlist è la nuova corsa all’oro, un meccanismo dal quale non è semplice staccarsi ma che è doveroso farlo.

Ed infine “consapevolezza”, penso sia fondamentale in un campo come l’arte sapere quanto si vale per raggiungere i propri obbiettivi e non farsi abbattere da fattori esterni.

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Indie Pop

Dammi tre parole #3 – Gennaio

Parole, parole, parole: parole che rimbalzano contro i finestrini di macchine lanciate a tutta velocità verso il fraintendimento, mentre accanto a noi sfilano cortei di significati e di interpretazioni che si azzuffano per farsi strada nella Storia, provando a lasciare un segno. Parole giuste, parole sbagliate; parole che diventano mattoni per costruire case, ma anche per tirare su muri; parole che sono bombe, pronte a fare la guerra o a ritornare al mittente dopo essere state lanciate con troppa superficialità: parole intelligenti, parole che sembrano tali solo a chi le pronuncia, mentre chi le ascolta cerca le parole giuste per risanare lo squarcio. Parole che demoliscono, parole che riparano. Spesso, parole che sembrano altre parole, che pesano una tonnellata per alcuni mentre per altri diventano palloncini a cui aggrapparsi per scomparire da qui. Parole che sono briciole seminate lungo il percorso da bocche sempre pronte a parlare, ma poche volte capaci di mordersi la lingua: se provi a raccoglierle, come un Pollicino curioso, forse potresti addirittura risalire all’origine della Voce, e scoprire che tutto è suono, e che le parole altro non sono che corpi risonanti nell’oscurità del senso.

Parola, voce, musica: matrioske che si appartengono, e che restituiscono corpo a ciò che sembra essere solo suono.

Ogni mese, tre parole diverse per dare voce e corpo alla scena che conta, raccogliendo le migliori uscite del mese in una tavola rotonda ad alto quoziente di qualità: flussi di coscienza che diventano occasioni di scoperta, e strumenti utili a restituire un senso a corpi lessicali che, oggi più che mai, paiono scatole vuote

MAELSTROM

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, Realtà, Futuro”. 

Domanda difficilissima. Mi viene in mente “La vita è sogno” di Calderon de La Barca, il tema del sogno affrontato dalla corrente surrealista nella storia dell’arte, il sogno di un bambino, il sogno di un adolescente, il sogno di un uomo. La realtà e il futuro, come delle virgole tra le lettere della parola sogno. 

RICKY FERRANTI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

“I sogni sono messaggi dal profondo” così recita l’incipit di un film che adoro da sempre e di cui hanno recentemente fatto un remake. Per alcune civiltà è il sogno ad essere Realtà e la Realtà che diventa Sogno. Da secoli il Sogno rappresenta un mistero per studiosi e filosofi ed il limite che li separa è sottile e spesso indecifrabile. “Hai mai fatto un sogno talmente vero da sembrare reale ?” , recita Morpheus in Matrix. Mi piace pensare che questo confine così labile esista semplicemente per una nostra limitazione cognitiva e di percezione data dall’utilizzo limitato del nostro cervello. Questo limite di percezione è ciò che influenza la nostra realtà ed il nostro futuro. Jung diceva “Rendi cosciente l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino”. Il nostro futuro è determinato dalla nostra capacità di cogliere i messaggi profondi dei sogni e di riuscire a trasformarli in realtà.

NUELLE

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

SOGNO

Il sogno per noi è quel luogo in cui si rifugia il pensiero per trovare speranza e motivazione.
Un sogno è un obiettivo, un obiettivo è un sogno, è quello che da senso alla nostra vita.

REALTA

La realtà è una palestra dove ogni giorno dobbiamo affrontare sfide, soffrire e gioire.
Dove servono muscoli per superare tutte le difficoltà e rendere una futura realtà esattamente come la vorremmo.

FUTURO

Ci viene in mente la famosissima canzone di Lucio Dalla “Futura” come prima cosa ma sopratutto quel luogo pieno di paura,
ma con la curiosità di sapere come andrà a finire, cosa succederà e quali emozioni proveremo sulla nostra pelle.

BEHRTO

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

Di questi tempi la parola “sogno” è una parola che si sta affievolendo nella bocca delle gente e anche io non la utilizzo quasi più. Mi ricordo subito dopo il lockdown un mio amico mi scrisse testuale “sono andato dal tabaccaio a prendere le sigarette credevo di partire per Bali”. Mi manca viaggiare e lo so che può sembrare strano, perché il viaggiare almeno per me, ma sicuramente anche per tutti gli altri è una cosa che rientra nell’ordinario e non si può definire un sogno, però mi manca l’odore dello smog mescolato a quello dell’umidità e della vegetazione lussureggiante, mi manca far partire l’applauso dopo l’atterraggio, mi manca vedere e sentire il tiepido mare dopo una notte piena di stelle, mi manca sballare il ritmo circadiano, mi manca addentrarmi nella giungla, bere un drink sulla spiaggia indossando un leggero cappello di paglia o fumare una sigaretta mentre guardo animali esotici danzare. In questo momento per me sognare significa pensare di poter tornare a fare quello che non abbiamo più potuto fare in questi due anni; in particolare viaggiare. 

Quando si parla di “realtà” mi viene in mente la realtà alternativa e oscura di “ritorno al futuro 2” quando i protagonisti tornano al loro tempo di partenza però trovano un mondo sottosopra. Dal mio punto di vista il nostro mondo sopratutto adesso si sta lentamente inabissando verso quella realtà crudele del film. La parola “futuro” è una parola complessa c’è chi dice che il futuro è adesso, c’è chi dice più drasticamente che il futuro è un salto nel vuoto, è come andare solo in spiaggia in piena notte, farti un bagno e fissare il buio davanti a te; insomma il futuro è ignoto. Quando penso al “futuro”, e qui mi allaccio a quel che ho detto prima riguardo la parola “sogno”, spero semplicemente di uscire al più presto da questa brutta situazione che sta sempre più gravando su tutti noi. Quindi a questo punto forse potrei realizzare che le parole “sogno” e “futuro”, almeno secondo me, potrebbero equivalersi in questo momento. In pratica sogno molto banalmente che ci possa essere un futuro per tutti o meglio una via d’uscita fatta di viaggi e nuove esperienze.

Per quanto riguarda la musica ho zero aspettative per il futuro, l’unica cosa che vorrei è poter continuare a scrivere e suonare come ho sempre fatto; mi basta questo.

FRANCESCA MORETTI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, Realtà, Futuro”.

Quando la realtà in cui viviamo non rispecchia le nostre aspettative è inevitabile rifugiarsi nel sogno, prefigurarsi una realtà alternativa, quasi utopica, che riesca a farci sentire più appagati. Anche a me capita spesso di cercare di evadere dalla realtà e di crearmi aspettative sul mio futuro, aspettative che però, a volte, possono essere deluse. Seppur questa dimensione quasi onirica mi faccia sentire meglio, almeno momentaneamente, sono consapevole non sia possibile vivere costantemente nel mondo dei sogni, distogliendo del tutto lo sguardo dalla realtà. Sognare rimane di sicuro un ottimo espediente per cercare di addolcire la realtà; tuttavia non bisogna dimenticare che la nostra vita è ora, nel presente, e che affinché anche solo una minima parte di questi sogni si possa avverare, in un futuro prossimo o meno, è necessario impegnarsi e battersi quotidianamente. 

MARSALI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, Realtà, Futuro”. 

Sono sempre stata una grande sognatrice anche se crescendo ho vissuto dei momenti di contrasto interiore legati al rapporto con i vari piani della realtà. A volte mi capita di auto-analizzarmi e di cadere nella trappola di dover dare delle dimensioni giuste ai miei sogni per renderli più o meno affini alla vita reale. Non credo che ci siano dei parametri che possano valere per tutti, ognuno di noi ha dentro di sé il potere e la libertà di concepire la propria visione della vita, la propria visione del presente e del futuro. Il Sogno, in senso lato, può essere forse la nostra carta jolly soprattutto in quei momenti in cui vivere ci appesantisce e in cui la realtà ci inaridisce. 

Se non potessi più sognare, vagare con la mente, immaginarmi il domani, mi sentirei vuota. Anche da questa idea nasce il mio ultimo singolo “Booking”.

CLOUDCASTER

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

Partiamo dalla realtà: passiamo la maggior parte del tempo a fare cose che non ci piacciono, ma siamo coscienti del fatto che siano necessarie per poterci permettere quei pochi attimi di sogno.

Vi lasciamo due righe di un personaggio del manga Berserk che ha dedicato la sua intera vita al sogno: “Per quanto siano irrealizzabili, la gente ama i sogni. Il sogno ci dà forza e ci tormenta, ci fa vivere e ci uccide. E anche se ci abbandona, le sue ceneri rimangono sempre in fondo al cuore…fino alla morte” cit. Grifis.

Visto le aspettative attuali, per ora se pensiamo al futuro speriamo solo di avere un concerto che non venga annullato a causa della pandemia, sì ci accontentiamo di poco, meglio rifugiarci  nel sogno.

PI’ GRECO

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

Ho sempre riconosciuto la parola “SOGNO” nell’accezione relativa all’attività psichica svolta durante il sonno. Anche quando (da ragazzo) volevamo essere i Jesus and Mary Chain (anziché gli U2) non ritenevo quel desiderio un sogno, ma una scelta.

Ritengo e sospetto che non siano necessariamente i numeri a definire la “REALTÀ”, ma la propria consapevolezza. Poi, che il desiderio si realizzi in funzione di vaste platee o esigue minoranze, per me, cambia poco o nulla.

Il “FUTURO” è tra poco, al massimo domani. Nel bene e nel male non mi permetto di guardare eccessivamente avanti, probabilmente avvinto dalla ricerca del “Qui ed ora” (a volte necessario e terapeutico) oltre che per paura della delusione, sentimento devastante e spesso sottovalutato.

FRANCESCO MORRONE

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

Paradossalmente le vedo tutte come trappole mentali. Credo siano tre parole, al giorno d’oggi, bellissime ma prive di reale significato, quasi sovrastimate poiché poco concrete. Gli attribuisco limitazioni che creano false speranze. Preferirei associarle a parole come obiettivo, determinazione, incertezza.

SCIANNI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

Penso che ci sia un concreto collegamento tra sogno, realtà e futuro.

Per futuro personalmente intendo il raggiungimento dei propri obiettivi , partendo da un sogno, attraversando la realtà dove magari si lavora duramente per raggiungere questo futuro desiderato. Un sogno è un desiderio che non potrebbe esistere senza realtà e futuro.

LA COMPLICE

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

Sogno è una parola che oggi sentiamo forse lontana, è quasi paradossale pensare che la frase “ho un sogno, avere un sogno” di Scary Movie potesse acquistare una parvenza quasi filosofica nel 2022. Il sogno è continuare ad averne, e non lasciarsi spegnere dalle circostanze. Questo perché la realtà per noi Millennials oramai ha il sapore della disillusione, soprattutto dopo essere quasi usciti da due crisi economiche ed essersi beccati una pandemia.  Sentiamo di girare a vuoto come criceti su una ruota, provando ad aggrapparci al bordo della spaccatura generazionale. Se penso al futuro con realismo, vedo una situazione molto distopica. Se la penso in modo propositivo spero nel ritorno della qualità in tutto, con ritmi meno estenuanti di ascolto e consumo che diano la possibilità di creare le cose e le opere con il giusto tempo. Una sostenibilità a tutto tondo: energetica ed ambientale ma anche e soprattutto emotiva.

BRIDA

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

Se penso al sogno penso a quel qualcosa che arde dentro ad ognuno di noi e che non riusciamo mai a non ascoltare, seguire ed assecondare. Quel qualcosa che ti fa rischiare pur di raggiungerlo anche solo per un istante. Nel mio caso parlo di una carriera come artista nella musica. La realtà e tutto ciò che succede intorno al sogno. La realtà conta, a volte fa male a volte è semplice e altre volte no ma bisogna viverla bisogna provare a renderla nostra e non in balia del succedere delle cose. Se penso al futuro invece penso al termine “sorpresa”:lo vivo come una sorpresa e cerco sempre di essere pronta a reagire facendo una mossa ma spesso è bello anche lasciarsi andare e perdere il controllo. Lasciarsi stupire.

CARLA GRIMALDI 

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

I sogni sono cose semplici, fatti di una materia impalpabile, come le nuvole, il vento, il fuoco o la musica. Il sogno inizia appoggiando un dito su una corda che vibra, ha il tipico odore resinoso della pece che copre i crini dell’archetto, ha il calore del legno del violino che tengo stretto al corpo; così il sogno piano piano lascia che la mente si liberi, diventi leggera, slacci le cinghie e molli le zavorre: sono pronta ad un nuovo viaggio. Questa volta magari fra le stelle, in una colorata nebulosa, la prossima potrebbe essere sul fondo dell’oceano, nella camera magmatica di un vulcano o in cima ad un ghiacciaio…

Un sogno che serve a volare alto, a cambiare prospettiva sulla realtà, cercando di abbracciare un paesaggio spazio temporale quanto più ampio possibile, un panorama inedito e finalmente completo, per cogliere nell’insieme le meraviglie e le brutture. Quando si torna poi dai sogni, dal volo, dalla visione dallo spazio di quello che siamo stati e siamo, cosa resta se non il desiderio, quasi necessario, di conservare lo stupore, la consapevolezza, l’incanto e l’orizzonte che abbiamo visto?

Così, con quel bagaglio di nuovi alfabeti, non resterà che provare ad immaginare caratteri nuovi, fonemi ancora sconosciuti, dizionari sulla cui copertina sia scritto “vocabolario della lingua universale dal presente al futuro”. Tra quelle pagine si troveranno parole nuove per curare ogni male, ogni ferita dell’animo e della terra, ogni violenza, ogni inutile sofferenza e tutto sarà nato da quel sogno che era viaggio, visione, suono e spirito vibranti, pensiero libero, dito sulla corda e odore resinoso di pece sui crini dell’archetto.

GIOVANNI ARTEGIANI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, Realtà, Futuro”.

Tanto sogno e realtà quanto basta per sopravvivere, penso che questo sia il mio approccio alla vita. Sono sempre dentro la mia testa a fare i miei viaggi, quindi direi che di sogno ce n’è tanto. Ma la realtà è importante e ogni giorno cerco di aggiungerne un piccolo pezzo, anche se partivo da così lontano che sto ancora lottando per raggiungere un seiuccio stiracchiato in quanto a piedi per terra e senso di realtà!

MANILA

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, Realtà, Futuro”.

Tutto quello che viene in mente se vi diciamo “Sogno, Futuro, Realtà”. 

Sogno: Vivere di musica e con la musica.

Futuro: Chi vivrà, vedrà.

Realtà: molto precaria, ma noi non molliamo.

Il nostro sogno ovviamente, da quando abbiamo dato vita al progetto, è quello di farsi sentire e creare una nostra realtà in cui i nostri fan vengano coinvolti. Il futuro dipenderà sicuramente da noi…ma anche e soprattutto da chi vorrà darci un’opportunità e ascoltarci. La realtà è ben più dura ma proprio grazie al sogno e al futuro non ci spaventa.

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Indie Pop

Dammi tre parole #2 – Dicembre

Parole, parole, parole: parole che rimbalzano contro i finestrini di macchine lanciate a tutta velocità verso il fraintendimento, mentre accanto a noi sfilano cortei di significati e di interpretazioni che si azzuffano per farsi strada nella Storia, provando a lasciare un segno. Parole giuste, parole sbagliate; parole che diventano mattoni per costruire case, ma anche per tirare su muri; parole che sono bombe, pronte a fare la guerra o a ritornare al mittente dopo essere state lanciate con troppa superficialità: parole intelligenti, parole che sembrano tali solo a chi le pronuncia, mentre chi le ascolta cerca le parole giuste per risanare lo squarcio. Parole che demoliscono, parole che riparano. Spesso, parole che sembrano altre parole, che pesano una tonnellata per alcuni mentre per altri diventano palloncini a cui aggrapparsi per scomparire da qui. Parole che sono briciole seminate lungo il percorso da bocche sempre pronte a parlare, ma poche volte capaci di mordersi la lingua: se provi a raccoglierle, come un Pollicino curioso, forse potresti addirittura risalire all’origine della Voce, e scoprire che tutto è suono, e che le parole altro non sono che corpi risonanti nell’oscurità del senso.

Parola, voce, musica: matrioske che si appartengono, e che restituiscono corpo a ciò che sembra essere solo suono.

Ogni mese, tre parole diverse per dare voce e corpo alla scena che conta, raccogliendo le migliori uscite del mese in una tavola rotonda ad alto quoziente di qualità: flussi di coscienza che diventano occasioni di scoperta, e strumenti utili a restituire un senso a corpi lessicali che, oggi più che mai, paiono scatole vuote

SVEGLIAGINEVRA

Tutto quello che ti viene in mente se ti dico “Sanremo, Canzone, Pop”.

SANREMO

Musica e fiori. Se penso a Sanremo, penso principalmente a queste due parole.

Ogni anno, da anni e anni, la tradizione vuole che milioni e milioni di italiani siano lì, davanti alla tv, a guardare il festival più importante della musica italiana. E se è vero che la musica sia lo specchio della società in cui viviamo, Sanremo è sicuramente tra le la vetrine più grandi a cui un artista italiano può aspirare per essere riconosciuto come tale. Dev’essere proprio bello salire su quel palco.

CANZONE

La prima canzone che mi viene in mente in questo momento è “Senza Fine” di Gino Paoli. L’ho sentita prima in radio, mentre tornavo a casa. Una canzone può essere tante cose, può avere diversi significati per chi la scrive e per chi l’ascolta. Può aiutare per capire quello che ancora non abbiamo capito, confermare quello che sappiamo già, insegnare, far innamorare, far piangere e ridere e infinite altre cose. Questa è la musica e questo è il motivo per cui ho scelto di far sì che scrivere canzoni diventi il mio mestiere. 

POP

Pop dalla parola popolare, per tutti.  Erano artisti pop persino Mozart e Strauss, lo sono stati Armstrong e Ellington, Crosby e Sinatra e persino se non soprattutto Elvis quando trasformò il rock & roll nel nuovo pop dei suoi anni e i Beatles che, unificando musica e moda, influenzarono per sempre il concetto di musica divenendo la più grande band pop di tutti i tempi. Potrei fare altri mille nomi per dimostrare che più che un genere è un movimento sociale e culturale, associato di anno in anno alle mode e alle rivoluzioni. Evoluto e sviluppato negli anni in più sottogeneri, dal blues o dal jazz, è stata la musica contemporanea e moderna di ogni epoca, un segno generazionale distintivo. Chiudo il monologo (il mio prof all’università di storia della musica sarebbe super fiero di me) con un esempio che riguarda i giorni nostri. L’indie è il pop di oggi, la nostra musica popolare. Non pensate al genere musicale ma focalizzatevi sul linguaggio. Vent’anni fa, i gli adolescenti parlavano come nelle canzoni di Raf e Luca Carboni, oggi parlano come fanno Calcutta e Mahmood nelle loro. Per questo la canzone è lo specchio della società, lo vediamo dalle parole usate, dalle frasi, dalle citazioni, dalle tematiche importanti tirate in causa, dai bisogni emotivi ed esistenziali per le nostre generazioni che oggi sono diverse da quelle della generazione di mia madre per esempio. Evviva il Pop, sempre.

IBISCO

Tutto quello che ti viene in mente se ti dico “Sanremo, Canzone, Pop”.

(il festival di) Sanremo è il tempio della musica pop italiana (?) 

Rompiamo gli indugi evitando di giocare a nascondino dentro piazze desolate: l’obiettivo di questo esercizio non sarà certo farmi parlare dell’urbanistica dell’estrema Liguria o della serialità di Andy Warhol

Il punto di vista che maggiormente suscita il mio interesse in relazione a queste tre parole cerca di osservare quanto sia legittimo considerarle facenti parte di uno stesso discorso autoreferenziale. Dovrò necessariamente essere imparziale nel giudizio onde evitare di cadere in tediosi disappunti tanto retorici quanto potenziali cause di futuri incoerenti (perché nella vita mai dire mai). Sebbene il mio trascorso come ascoltatore di musica (italiana in questo caso) abbia mire ben lontane dai canoni che inevitabilmente un contenuto generalista come “il festival di” applichi alla sua selezione editoriale (senza offesa, è un dato di fatto) non posso fare altro che domandarmi per quale motivo io mi ritrovi ogni anno a guardarlo e, per di più, mi ritrovi ad assistere, all’interno del contesto in esame, all’esibizione di artisti che, forse per un mio vizio di forma, mai avrei accostato a Sanremo. Forse sono proprio tra coloro incapaci evitare la trappola della “logica delle quote”. Il pubblico indie (quello vero) certamente seguirà la kermesse se in “gara” ci saranno i Baustelle (in effetti mai vi hanno preso parte). Bando all’ironia, è la musica italiana che per legittimarsi quale popolare deve necessariamente passare dal certificato di partecipazione a Sanremo o la musica popolare (e quindi anche indie? Ma in che senso?) lo è a prescindere dai palinsesti dentro cui compete? Ha senso settare la musica sui linguaggi della competizione? Se sì, chi deve deciderne le sorti? Il referendum aka televoto o una giuria di sedicenti esperti che “w la musica elettronica perché ha un sound moderno”? Ma quindi chi ha vinto? Forse non so rispondere. In tutto questo mi chiedo perché ogni anno io guardi il trecentosettantottesimo festival della canzone italiana. Le opzioni di risposta tra cui scegliere sono: a) perché sono curioso; b) perché voglio “controllare” e sono masochisticamente invidioso; c) perché lo guardano tutti; d) “ah ma io non l’ho guardato, lo stava guardando mia madre ed ero lì anche io.” Fatemi sapere nei commenti del link in bio. 

(“Tutto quello che ti viene in mente” dovrà necessariamente perdonare i formati anarchici.) 

Allora diciamo che se sei “indie”, ma non hai un tatuaggio dei Joy Division sul costato, se ogni tanto di nascosto a mezzanotte di un qualsiasi venerdì dai una sbirciata alla “New music Friday”, ma in macchina ascolti il “This is Echo & The Bunnymen” eh… e partecipi a conversazioni dove si dice “che genere fai/fanno?”, ma in centro a Bologna e con l’indulgenza plenaria che causa bere birra in piazza San Francesco, allora forse, come me (forse), “pensavi di”, ma non ci stai capendo un cazzo di Sanremo, musica italiana, Pop. 

STEFANELLI

Tutto quello che ti viene in mente se ti dico “Sanremo, Canzone, Pop”.

Leggo queste parole e mi viene in mente tutta la mia giovinezza. Mi ricordo tutti i rituali collegati ad esse. Le serate di Sanremo con il volume basso del televisore e la Gialappa’s band in radio a tutto volume. Penso anche all’anno scorso. Ero in studio con i Blindur e lavoravamo a nuove idee. Durante quei giorni ovviamente non potevamo che fare il tifo per l’unico e solo concorrente in grado di arrivare in finale con un videoclip delle prove generali. Sono tempi difficili e i nuovi eroi hanno nuovi volti. IRAMA è stato il nostro eroe capace di travolgere un sistema complesso con un cavillo ancora più insensato e ha riempito i nostri cuori di gioia.

Penso che la canzone pop sia sicuramente un ottimo ingrediente per unire le persone. Il rituale che ne consegue – tutti uniti attorno al fuoco – è la missione. 

Spero di poter partecipare al gran festival perché sarebbe bellissimo e solo l’idea mi elettrizza. 

I Phoenix hanno fatto un disco intero ambientato in Italia. Mi piace tutto “anche il mio lato brutto”. Ciao vi amo. 

CASPIO

Tutto quello che ti viene in mente se ti dico “Sanremo, Canzone, Pop”.

Se penso a Sanremo mi vengono in mente fiumi di parole. E mi viene in mente Fiumi di parole perché, alla fine, forse era ancora meglio quel Sanremo lì. Quello che odorava di naftalina, polvere e stantio anche attraverso lo schermo. Quello che non guardavamo. Nonostante avessi accolto con un certo entusiasmo le scelte felici (furbe) degli ultimi anni che l’hanno reso fruibile anche alle nuove generazioni, a tratti persino interessante, era meglio quel Sanremo lì. Perché quel Sanremo lì lasciava la musica indie in disparte, di nicchia, lontana. La lasciava essere ancora quello che dovrebbe essere oggi: distante dai numeri, dai palazzetti, dai feat con quelli tanto più famosi che ora vogliono te, indipendente, perché fa figo. Quel Sanremo lì lasciava l’indie essere ancora musica fuori dagli schemi del grande mercato. Quella musica che si fa per il più puro, semplice, dimenticato gusto di farla.

FRAMBO

Tutto quello che ti viene in mente se ti dico “Sanremo, Canzone, Pop”.

Non riesco a non pensare ai violini, e successivamente penso a casa dei nonni. La musica in casa mia c’è sempre stata, e Sanremo è un evento che in qualche modo riunisce tutti. Il dubbio che mi viene è: il pensiero dei nonni è solo un amarcord o si lega con il sapore del Festival? Effettivamente soltanto negli ultimissimi anni la kermesse si sta modernizzando con artisti freschi, giovani, alcuni anche della scena in cui mi trovo io. L’aria fresca fa sempre bene, e questo abbracciare la nuova leva della musica italiana mi fa proprio felice. C’è da dire che Sanremo si guarda non per trovare musica super ricercata, ma per ritrovarsi il Pop a cui siamo abituati da qualche annetto a questa parte. Ecco, secondo me c’è stato un bel cambio di genere: il festival è passato dall’italianissima canzone cantautorale italiana alla hit pop. Non che sia un male, anzi.

LEO CALEO

Tutto quello che ti viene in mente se ti dico “Sanremo, Canzone, Pop”.

Per quanto non sia troppo lontano dall’essere vetrina, con lo scopo di esporre le migliori scelte dell’anno scolastico,  Sanremo è un po’ come un Natale in famiglia, intrinseco di incomprensioni, disapprovazione, bellezza, novità e nonni che si ostinano a ripetere le stesse cose in un grande tavolo musicale. Credo che vada di pari passo con quella che definiamo “canzone pop” in Italia, dalle sviolinate retrò piene di leggera nostalgia o lo stesso “indie”, che ormai è talmente popolare da non esserlo quasi più. Io che vivo di nomadismo, di linguaggio musicale che forse è sempre in moto verso onde sonore internazionali,  non sono il più adatto a interpretare o analizzare il panorama della canzone italiana o lo stesso Sanremo, ma andando avanti con gli anni maturo sempre più l’idea che il Festival non sia solo un punto fermo in cui si diventa automaticamente dei critici musicali o completamente dei finti disinteressati, ma semplicemente un momento di comunità in cui possiamo renderci società su un ambito che non avrebbe senso di esistere, se non fosse sempre confrontato e messo in discussione. Tendo a non essere mai specifico, lo ritengo limitante sotto certi punti di vista perché nella nostra “forma canzone”  si trovano sempre aspetti positivi, negativi e soprattutto soggettivi e credo che il migliore modo di fare musica, che sia Italiana, pop, anti-pop o d’avanguardia, sia proprio farlo nel modo in cui ci sentiamo veri nel farlo, senza preoccuparsi in che mare di musica liquida, questa zattera, andrà a naufragare. La musica è un linguaggio e come tale serve per trasmettere  un messaggio e ognuno ha il proprio, forse basterebbe imparare di nuovo ad essere liberi di tirare fuori la propria essenza senza farsi “influencerare” dall’estetica del freddo mercato.

SESTO

Tutto quello che ti viene in mente se ti dico “Sanremo, Canzone, Pop”.

Sanremo, il concorso canoro, la gara tra canzoni, il momento giusto per farsi notare a tutti i costi. Lui è piaciuto più di lei o viceversa. Ammetto che non ci trovo nulla di reale in un concorso, la musica è emozione ma anche una cosa molto personale e soggettiva. 

Sanremo è un programma televisivo, non musicale, ed andrebbe preso per tale. Come faccio a dire questo è più bello di questʼaltro?
Sanremo lo vedo si come un opportunità per farsi vedere dal grande pubblico, ma quale grande pubblico segue Sanremo

Lo fa per amore della musica? Si trova davanti allo schermo perché su Netflix quella sera non cʼè niente di interessante? Come vedi ho solo altre domande e nessuna risposta valida. 

Amo la canzone Italiana nelle sue molteplici forme, amo il detto / non detto che ti lascia in bocca la nostra lingua in un testo a più strati.
Alle volte il metatesto è più importante del testo, se hai davanti un ascoltatore pronto ad andare oltre. 

Adoro le canzoni che non dicono niente ma lo dicono con grande maestria, con due o tre bei termini messi al punto giusto.
Adoro le canzoni didascaliche che provano a spiegarti tutto ma poi ti trovi ad avere altre domande alle quali non riesci a dare risposta. 

Il Pop nella mia vita non lʼho scelto, mi è stato tramandato dagli ascolti in casa dei miei , sempre attenti alle nuove uscite ma fedeli ai loro beniamini. Ho ascoltato moltissima musica di tutti i generi più o meno ( dal più duro al più classico), ma non ho mai abbandonato totalmente la canzone popolare, quella che è fatta semplice ma semplice non è, la musica per la gente comune. 

TERACOMERA

Tutto quello che ti viene in mente se ti dico “Sanremo, Canzone, Pop”.

Sanremo rievoca ricordi infantili, seduti su un classico divano da nonni impolverato ad aspettare il vincitore della competizione.

Un palco affascinante con uno storico musicale che appartiene a poche altre realtà internazionali con competizioni artistiche difficili da accettare per i molti compromessi. Un lato della musica popolare che si divide tra imprenditoria e cuore musicale. La musica italiana a prescindere dal pop e dal festival non ha necessità di mezzi per aumentarne la qualità. Pensiamo che essa abbia una grande forza e molte volte venga sottovalutata.

Un lessico complesso e carico di un emozionalità unica al mondo. Ha permesso anche alla musica popolare italiana di raggiungere una profondità artistica notevole rispetto ad altri lati della canzone commerciale più superficiali. Pop per molti è un aggettivo negativo da affiancare alla musica per colpa di tanti prodotti che puntano alla volatilità della canzone cercando di spremerla al massimo nel minor tempo possibile, mentre a prescindere da ogni genere che sia pop, cantautorato, rock o hip-hop se la musica ne è protagonista e le persone che ci hanno lavorato hanno investito impegno e passione, anche nel prodotto più commerciale troviamo idee musicali acute e diversi piani di lettura di un testo che al primo ascolto può sembrare superficiale.

FRANCESCO PINTUS

Tutto quello che ti viene in mente se ti dico “Sanremo, Canzone, Pop”.

Questa tavola rotonda sembra fatta apposta per questo periodo della mia vita. Sono stato a Sanremo per due week end nell’ultimo mese per le finali di Area Sanremo e forse proprio per questo ho molte più cose che mi vengono in mente alla luce di quello che ho vissuto, sentito e percepito in quei giorni. 

Andando dritto al punto, penso a quanto trasversale sia il termine pop se visto verticalmente nel tempo. Mi spiego, nella canzone italiana ciò che è pop è sempre mutato in maniera connaturata alle tendenze musicali, il pop è sempre stata quella musica così potente da essere in grado di raggiungere le grandi masse, a prescindere dal significato che stava trasmettendo o dal genere proposto in senso strettamente musicale. E Sanremo in questo processo (anche se con tutti i ritardi annessi e connessi) ci rende in grado di percepire parte di questo cambiamento se osservato cronologicamente. Provate a pensare a tutti i vincitori di Sanremo dagli anni 50 ad oggi, osservarne il processo di mutazione stilistica e concettuale vuol dire anche fare un percorso storico tra le tendenze musicali italiane legate ai gusti dei più (qui si aprirebbe tutto un discorso su chi sono “i più” e su quanto le tendenze proposte da Sanremo vadano molto più incontro al target televisivo che alla popolazione nella sua interezza, due concetti che con l’avvento di internet e dello streaming si sono sempre più ricavati due spazi ben diversi, ma è un processo di cui tutti siamo consapevoli e che vi risparmio volentieri). 

Il pensiero un po’ disordinato che sto cercando di esprimere è che, se anche volessimo per assunzione addossare a Sanremo la responsabilità di rappresentare la canzone pop italiana di anno in anno, tanto basterebbe a farci capire come il concetto di pop sia eterogeneo e mutevole, è che sia quindi più interpretabile come un atteggiamento, un’attitudine e una visione, piuttosto che un genere musicale in senso stretto. Il problema è che, come in tutti i paesi, anche l’Italia ha vissuto periodi caratterizzati da un “brutto” pop, che quindi ha fatto prendere a molti le distanze da questo termine in maniera protezionistica, per evitare di finire in un calderone di cui si aveva probabilmente paura.

PAUL GIORGI

Tutto quello che ti viene in mente se ti dico “Sanremo, Canzone, Pop”.

Sanremo canzone italia pop

Cosa penso se mi dicono: “Sanremo, canzone italiana, pop”.
E’ una domanda difficile. Mi vengono in mente i fiori di certo.

Mi vengono in mente quelle sere dell’anno che sembra tornare Natale intorno alla tv.
Mi viene in mente uno dei primi video che guardai di Lucio Battisti (anche perchè non ce ne sono proprio moltissimi) del suo Sanremo 69. Mi vengono in mente Morgan e Bugo.

Mi vengono in mente canzoni molto molto belle dove mio fratello mi batte sempre perchè se ne ricorda di più.
In Italia abbiamo una grande tradizione quasi invalicabile e a dir poco sacra di musica.

Fuori o dentro Sanremo.
A tratti, o almeno in questo periodo, questa consapevolezza rimane addosso come un maglione di lana. Mi tiene un gran caldo ma al tempo stesso mi pizzica un po’.
Quindi , per rispondere alla domanda iniziale potrei riassumere tutto dentro una sola parola: Jalisse.