TRASTEVERE” è il nuovo singolo di CRETA, cantatutrice romana classe 2005, prodotto dai Fratelli Consentino (Ariete, Franco126) e disponibile da venerdì 23 febbraio
Il brano è una fotografia di una Roma malinconica, cornice di una relazione finita, dove i vicoli di Trastevere richiamano alla memoria i momenti felici ma allo stesso tempo riaccendono la nostalgia. Una lettera aperta ad una città dalla bellezza senza tempo, dove basta un attimo per perdersi quando il tramonto colora le strade di Trastevere.
“Ti perdo nelle mille voci di Trastevere e chissà se ancora ti fa ridere cantare a squarciagola la nostra canzone che ora mi fa piangere come i desideri alla fontana di Trevi mi chiedono di te”.
Sonorità indie pop ed un mood melanconico che lasciano spazio alla dolcezza timbrica della vocalità della giovanissima arista. “Trastevere” è una canzone dedicata a Roma, la mia città.
Ogni scorcio, vicolo, monumento o nel rumore del vociare del suo cuore pulsante per me sono come una grande scatola di ricordi”, afferma Creta.
Gaia Bitocchi, in arte Creta, 18 anni, vive a Roma e frequenta il liceo scientifico. Odia l’estate e il mare e ama la letteratura e l’arte moderna. Si definisce un artista con la testa tra le nuvole. A 16 anni scopre con la scrittura e la musica il modo di raccontarsi agli altri senza paura. Poco dopo l’incontro con i Fratelli Cosentino con cui lavora alla produzione dei suoi brani. Il primo singolo “il nulla delle cose” è stato inserito da Spotify nelle playlist editoriali “New Music Friday Italia” e “Scuola Indie“.
Beh, allora è arrivato il momento di rimediare alla mancanza: è uscito in questi giorni “Oltre”, il secondo disco del cantautore, conferma dell’estro poetico di una penna da seguire con molta attenzione.
Sei tracce che si susseguono con leggerezza e profondità, provando a raccontare un mondo interiore che in Paduano si apre alla collettività, alla narrazione comunitaria: c’è una sensazione di condivisione che s’innalza dalla scrittura intima dell’artista, in un connubio riuscito fra personale e generazionale, con un occhio di riguardo per quella generazione, appunto, di trentenni in cerca di riferimenti persi tra i fumi del millenium bug, e della nostra diseducazionesentimentale (sì, di questa collettività fa parte anche il sottoscritto quindi la recensione è ancora più accorata).
Tutte le canzoni sembrano riflettere su dubbi condivisi, con parole selezionate e affilate con la lima, in linea con le pretese poetiche di una penna che sa incidere, e ricucire con attenzione: c’è una chirurgica attenzione ai dettagli, in “Oltre”, che conferma quanto di buono si muova silenziosamente nel sottobosco italiano, al riparo da riflettori che, il più delle volte, sembrano bruciare il talento come falene contro i neon.
Invece Paduano riesce nel suo cono d’ombra ad illuminare tutti i punti interrogativi, lavorando al sicuro da pretese di mercato che non lo sfiorano, permettendogli – almeno per ora: non possiamo che augurargli il successo, e banchi di prova ancor più intensi per la sua “integrità” – di tirar fuori dal cilindro un’opera sincera, coerente, complessa e allo stesso tempo capace di arrivare a tutti.
Sei canzoni che raccontano la complessità delle relazioni, dell’accettare il tempo che passa e di provare a non farsi soffocare dal turbinio del presente: un invito al silenzio, alla riflessione, a prendersi il tempo di “perdere tempo” ma in modo intelligente, con spirito autocritico e stile intellettuale. Un lavoro prezioso, che possiede i suoi slanci pop (“Argini” e “Buccia d’arancia” su tutti) senza mai perdere il contatto poetico con una materia durissima come il diamante, che traspare tra le pieghe di un disco ben prodotto e ben orchestrato.
Una conferma su un talento da non perdere d’occhio, e nel caso da scoprire. Custodendolo con gelosa attenzione.
SEMPREVERDE è il nuovo singolo dei SAFARI disponibile dal 06 ottobre. l brano parla di una relazione difficile e della voglia di ritornare a ad inseguire i propri sogni. Un invito ad utilizzare il tempo che abbiamo senza sprecarlo in situazioni negative prosciugano la nostra energia. Un sound che parte dall’indie italiano per mescolarsi poi con sonorità dell’attuale scena pop internazionale. Il brano segui i singoli “Ho piano tutta la notte” e “Esse”. Il progetto SAFARI è composto da Alessandro De Blasio (voce, synth, programmazione), Daniele Pertosa (voce, chitarra), Giancarlo Latartara (Batteria), Francesco Petitti (basso).
Abbiamo chiesto ai ragazzi dei SAFARI di rispondere a qualche domanda:
1 Ciao parlateci un po dei Safari e del progetto musicale
Eccoci qui, come Safari. Ci siamo conosciuti nel 2019 (Alessandro e Daniele), e da subito abbiamo cominciato a scrivere assieme, ma sempre con l’idea di avviare una band tra il pop, l’indie e la synth wave anni 80 . Ed ora la band è al completo, dopo l’arrivo di Franky al basso e Giancarlo alla batteria.
2 Sempreverde è il vostro nuovo singolo, ci raccontate come è nato e di cosa parla?
Il nostro ultimo singolo “SEMPREVERDE” racconta quel tipo di amore tossico che ti consuma dall’interno dal quale molto spesso, è molto difficile allontanarsi magari anche solo per abitudine, affetto e malinconia.
3 Quali sono le vostre influenze musicali più importanti?
Artisti come Colapesce e Dimartino, i Beatles, Cage the Elephant, Arctic Monkeys e Mac Demarco, hanno influenzato profondamente il nostro sound e la scrittura.
4 Cosa ne pensate dell’attuale scena musicale? Con quali artisti vi piacerebbe collaborare
La scena musicale attuale? Abbiamo pochi “eroi” rimasti ai quali ispirarci ma di sicuro, ci piacerebbe tanto collaborare con Colapesce e Dimartino, Calcutta o artisti diametralmente opposti a ciò che facciamo.
5 Progetti per il prossimo futuro?
Intanto guardiamo al futuro, registriamo i prossimi singoli e siamo in preparazione per i prossimi live.
“(Dialoghi italiano)” è il titolo del primo ep solista di Nicolò Verti, in arte Lupofiumeleggenda. L’ep sviluppa il concept del “dialogo”, inteso come necessità. Un dialogo non necessariamente verbale, ma fatto anche di contatto e sguardi, connessioni, emozioni. Lupofiumeleggenda si presenta come autore di canzoni, canzoni pop, proponendo un lavoro che mantiene le radici nella tradizione della musica “leggera” italiana (in particolare per quanto riguarda la “forma canzone” e l’approccio alla scrittura del testo) cercando allo stesso tempo di applicare soluzioni di metrica, linguaggio e scelte sonore provenienti da generi e artisti più internazionali. Anticipato dai singoli Troppi Anni, AXL e DOPE, alle tracce già pubblicate si aggiungono i brani “Amateur” e la focus track “Nuova luce”. Chiude il disco, “Ho bisogno di te”, una canzone acustica dall’atmosfera più intima.
Abbiamo fatto qualche domanda a Lupofiumeleggenda:
Ciao è da poco uscito “Dialoghi italiano” ci racconti un po di questo tuo primo lavoro da solista e del tuo nuovo progetto musicale?
Ciao a tutti intanto!
DIALOGHI parla della necessità di comunicare. Il titolo, preso in presto dal mondo della pornografia, gioca su un concetto un po’ beffardo e paradossale: nel 2023, le persone trovano eccitante il dialogo, ancora e più che mai.
L’anno scorso mi sono trovato 30enne, con un lavoro e senza una band. Giuro che mi sentivo perso.
Poi ho pensato che dare seguito alle mie passioni dipende solo da me e adesso siamo qui a spingere sul progetto.
2. Come mai la scelta del nome d’arte “Lupofiumeleggenda”?
Lupofiumeleggenda era il nome della mia vecchia Band.
Lo avevamo scelto perché noi siamo gente di campagna, molto legata alla natura, ai suoi ritmi, ai suoi segreti.
Quando ci siamo sciolti ho deciso di tenere il nome perché oggi dice molto sul “dove voglio andare”
E poi penso non lasci indifferenti, o piace o non piace, però si fa notare😂
3. Questo primo lavoro è incentrato sul concept del dialogo e della connessione tra le persone, cosa ti ha portato a questa scelta?
È una consapevolezza maturata spontaneamente, canzone dopo canzone.
Mi sono accorto che intimità e dialogo sono le cose di cui ho più bisogno….lo leggo ogni volta dentro ciò che scrivo
Ho pensato che forse, anche per gli altri è così…da qui il concept
4. Quali sono le tue influenze musicali più importanti? A quali artisti ti sei ispirato per produrre questo EP?
Wow, un treno di artisti
Per testi e melodie per me esiste solo Vasco, ma dire “ispirato a Vasco” è blasfemia pura, quindi passo
Sul sound ti posso dire Post Malone, Dayglow, DIIV, Surf Curse….ed Emanuele Santona, il mio musicista preferito
5. Venendo da una lunga esperienza con una band quali sono state le principali differenze nel lavorare come solista?
Intanto ho scoperto che solista è un concetto sbagliato…la musica non è vero che si fa da soli
Io ho condiviso tutto con Santona ad esempio.
Di certo mia, è la responsabilità globale delle cose che dico.
C’è la mia faccia insomma!
Sono un emergente però per me questo è importante
Non mi ha obbligato nessuno ad espormi, è una mia scelta, per cui devo dargli un peso.
6. Cosa ne pensi dell’attuale scena musicale? Con quali artisti ti piacerebbe collaborare
Per me spacca!
In America ti dico Del Water Gap (gli ho anche chiesto un feat via mail, mi ha risposto…dice di no, ma è stato super carino)
In Italia un botto di gente, ma voglio dirti tre emergenti della mia città (Parma): Alberi noi, Taha e Supo….
Dico questi solo per affinità musicale col mio progetto, ma anche gli altri spaccano.
C’è fermento in zona
7. Progetti per il prossimo futuro?
Eh un bel po’
Sto registrando nuovi brani con un bel produttore romano, scrivo con Santona, dal 2024 le date e in mezzo a tutto questo sto diventando Papà
Un bel casino la musica e la vita, ma tanto la musica è la vita quindi…
Tokyo Suicide, un nome che vale certo la pena di scoprire: sound deciso per un progetto che raccoglie eredità antiche, che sembrano aver attraversato lo spazio-tempo per depositarsi sulle piattaforme digitali arricchite di nuove energie, e di nuovo sudore.
Non sono certo degli esordienti, i Tokyo Suicide, a dispetto dell’esigua discografia per ora pubblicata: un disco d’esordio nel 2020, in piena pandemia, seguito da uno stop di tre anni che volge proprio quest’estate all’agognato termine, con la pubblicazione di “Here and Now”, il nuovo singolo della band che vede tra l’altro la collaborazione con Derek Sherinian (tra gli altri, Dream Theater).
Insomma, è evidente che gli ingredienti giusti c’erano tutti sin da principio per convincerci a fare qualche domanda al gruppo, e quindi, eccoci qui!
Un disco nel 2020, appena pochi mesi dopo lo scoppio del dramma pandemico; poi uno stop di tre anni: cos’è successo ai Tokyo Suicide in questo lasso di tempo?
Il progetto Tokyo Suicide è nato nel 2019 come side-project sperimentale: siamo entrati in studio quando la formazione era ancora di soli due componenti (Sean e Agostino) e abbiamo iniziato a comporre senza alcuno schema predeterminato o aspettativa. “Selfie to die for” è nato velocemente e in maniera così spontanea, sebbene ostacolato dai vari lockdown, che ci ha lanciati verso un secondo progetto nel quale il buio delle strade ed i neon si sono trasformati in atmosfere potenti e luminose. Questo ci ha portato ad accogliere numerose collaborazioni, alcune delle quali sono entrate a far parte ufficialmente nel gruppo.
Di certo, le novità e i cambiamenti di questo triennio sembrano aver inciso sul vostro sound, che pur mantenendo l’identità degli esordi sembra destinato ad evolversi verso sonorità nuove. Come avete vissuto questa pausa, se di pausa possiamo parlare?
Abbiamo passato molto tempo a sperimentare nuove sonorità e sintesi del suono con nuovi strumenti, andando alla ricerca di un’evoluzione dell’identità iniziale.
“Here and Now” sembra richiamare al sound del primo Peter Gabriel, fondendo progressive rock e sonorità più melodiche ben capaci di elevarsi sulla densa trama di sintetizzatori che sorregge il brano. Ci raccontate come nasce la canzone?
“Here and now” è una profonda analisi dei sentimenti umani, trasformata in testo, che è poi sfociata anche in musica, durante una serata che stava quasi per finire. Era mezzanotte, stavamo per andarcene tutti dallo studio di registrazione, quando alcune note di Moog hanno iniziato a risuonare spontanee sulla batteria. A quel punto Nicole e Sean si sono messi a intonare il ritornello che poi ha dato il titolo alla canzone. La batteria fa da colonna portante a un moogbass che scandisce la trama. È stato il primo brano che abbiamo fatto ascoltare a Derek, che è entrato subito in sintonia con la band, fornendo quell’alchimia e quell’atmosfera che ci ha completati.
Non volevamo “spoilerare” subito ai nostri lettori la guest-star che avete coinvolto nella produzione del brano, ma a questo punto direi che ce ne potete parlare… anche perché davvero qui il livello si fa alto!
Eh sì, Derek Sherinian è stato per anni un punto di riferimento che ci ha cresciuto musicalmente attraverso le sue opere. L’idea di aver composto e suonato questo disco insieme a lui è a dir poco straordinaria. All’inizio dovevamo collaborare solo su un paio di tracce, poi lui stesso si è sentito molto coinvolto, chiedendoci di ascoltarne altre. Ovviamente in alcuni brani c’era più spazio per lui, altri invece erano più completi e il suo contributo è stato minore. Ma la sua professionalità e la sua arte hanno reso questo disco veramente speciale per noi.
Dal vivo, il vostro show sembra promettere davvero bene: avete qualche data in previsione per l’estate, a supporto dell’uscita del vostro nuovo singolo?
Stiamo valutando gli ambienti idonei in cui poterci esibire al meglio, anche se la scena live purtroppo non valorizza i gruppi emergenti underground.
FANTASMI è il primo singolo della band omonima “FANTASMI” disponibile in streaming da venerdi 21 aprile e distribuito da INgrooves Music Group. Il brano è nato nella cantina di uno dei tre componenti della band, quando ancora il trio non si era formato. Un ritornello in testa e un giro di chitarra di accordi in fa.
La canzone racconta la storia di una persona bloccata dalle proprie paure, come se fosse inseguita dalla sua stessa ombra. Ma quando si accorge che quelle paure sono nella sua testa, comincia a volare e a raggiungere i propri obiettivi. Sonorità Indie/Dream Pop che mescolano l’onirico e la malinconia. La band si ispira ad artisti del ramo indie della musica italiana, come Gazzelle, Calcutta e BNKR44, ma con uno sguardo anche al panorama internazionale Current
Abbiamo chiesto alla band di rispondere alle nostre domande:
1- Ciao parlateci un po’ del vostro progetto musicale?
Nasciamo dall’unione tra il duo Broken Keytar: Filo e Cate, un progetto (piano, chitarra e due voci) che puntava sulla musica di strada, e Gan, produttore parmigiano che precedentemente ha collaborato con artisti come ‘I Segreti’. Il progetto si forma in maniera molto spontanea: ci siamo conosciuti ad un corso di produzione musicale, Gan, incuriosito da un singolo (“I timidi non dormono mai”) che i Broken avevano pubblicato indipendentemente su Spotify, ha proposto di incontrarci per ascoltare le altre canzoni che avevamo scritto. Lo stile di scrittura, l’emotività e l’atmosfera sognante e malinconica dei testi hanno rapito Gan, da quel momento abbiamo iniziato a lavorare a 6 mani sulle canzoni.
2- Fantasmi è il vostro primo singolo, ci raccontate come è nato e di cosa parla?
Fantasmi nasce nella cantina di Filo quando il trio non era ancora formato.Dopo poco tempo lo abbiamo subito proposto a Gan e abbiamo deciso di lavorarci insieme, è stato uno dei primi pezzi su cui abbiamo lavorato e abbiamo sentito una magia in quello che stavamo facendo. La canzone racconta la storia di una persona assillata dalla paura. È talmente tanta che è immobilizzato. Ad un certo punto però si accorge che le paure erano solo nella sua testa e comincia a volare.Il destino ha voluto che proprio sul muro sotto casa di Gan ci sia un fantasmino disegnato che ha dato poi il nome e logo al progetto.
3- Quali sono le vostre influenze musicali più importanti?
Spaziamo molto ed i gusti sono ovviamente molto comuni, ascoltiamo principalmente artisti come Gazzelle, Vasco, Jovanotti e bnkr44. Gan è molto influenzato da artisti provenienti dal mondo anglofono, vedi Blur, Gorillaz, Strokes e Current Joys.
4-Cosa ne pensate dell’attuale scena musicale? Con quali artisti vi piacerebbe collaborare
Siamo molto contenti che ci sia più spazio per i giovani anche se da indipendenti e solamente con mezzi propri è difficile.Però ci piace molto lavorare in maniera indipendente perché le canzoni le costruiamo a nostro piacimento ed in totale libertà.Come detto prima ci piacciono molto Gazzelle, Calcutta, Cosmo, ecc… Ovviamente collaborare con uno di questi sarebbe un sogno, al di là di questo pensiamo che nelle collaborazioni sia fondamentale avere la stessa visione sulle cose, quindi ci piacerebbe collaborare con chiunque faccia musica nel modo in cui la facciamo noi.
5-Progetti per il prossimo futuro?
A breve uscirà un altro singolo che farà parte di un EP che uscirà in autunno.Abbiamo molte canzoni su cui stiamo lavorando, da un EP si potrebbe anche passare ad un album, chissà.
Beh, noi sì e possiamo dire di essere tra i primi, anni fa, ad averli scoperti. Sì, perché nonostante di due cantautorini di La Clinica Dischi abbiano appena vent’anni, è già da qualche tempo che il loro nome rimbalza tra le selezioni di playlist e riviste di settore, rivelando l’ottima attitude di due talenti da non perdere di vista.
Prima di unirsi in un corpo unico che pare aver dato nuova linfa ad entrambi, hanno pubblicato diversi brani, confluiti poi in EP che hanno fatto chiacchierare di loro: sound – per entrambi, seppur con sfumature diverse – sospeso tra canzone d’autore 3.0 e urban, produzioni moderne e dotate del giusto piglio per farsi notare galleggiando su tutta la plastica del contemporaneo e una vocazione per il pop che rivela una discreta capacità di stare a cavallo di mode e stile per trovare una propria chiave di lettura del presente. E poi?
E poi è successo che frambo e scicchi, venerdì scorso, hanno deciso di pubblicare mano nella mano una ballad che sarebbe potuta essere di frambo o di scicchi, e che alla fine appartiene ad un duo che pare aver trovato l’alchimia giusta per non fare soluzioni alla continuità di un’accoppiata ben imbeccata, ben pensata: “Cerotti” è una riflessione a due sul senso dell’esistenza che tradisce una visione generazionale unitaria, condivisa e condivisibile; c’è un piglio leggero che non cede alla superficialità e che rivela la “concretezza” (anche se forse ancora un po’ acerba) di due progetti da tenere d’occhio, uniti nel segno di un buonissimo pop d’autore.
Si vocifera di un disco condiviso, e a noi l’ipotesi pare essere più che allettante: solo il tempo dirà se quello che oggi ci fa parlare sia un fuoco di paglia o un vero e proprio incendio in mezzo al petto, ma rimaniamo convinti che i numeri ci siano e non tarderanno a dare risultati. Magari, proprio partendo dai “cerotti” di questo venerdì.
TROPPI ANNI è il primo estratto dall’EP “DIALOGHI ITALIANO”,scritto e prodotto insieme ad Emanuele Santona bassista della band “I SEGRETI”. Il brano parla della quotidianità di un ragazzo in questi anni 20, perfettamente divisa fra l’ordinario ed il desiderio di qualcosa di più. La quotidianità, i sentimenti, le sensazioni. Sonorità Indie e lo-fi (Dayglow, Surf Curse).
LupoFiumeLeggenda è il progetto di Nicolò Verti, con la precedente formazione ha pubblicato un disco (FUL!) e un EP live (BROEASY live session) e ha aperto i live di numerosi artisti (Marta sui tubi, Wrongonyou, Moustache prawn, Selton, Samuel, Generic animal, Kruger).
Abbiamo chiesto a Lupofiumeleggenda di rispondere alle nostre domande:
1- Ciao raccontaci chi è Lupofiumeleggenda e parlaci un po del progetto musicale
Ciao ragazzi, intanto grazie per l’intervista.
Lupofiumeleggenda è Nicolò che compiuti i 30 anni ha avuto paura che la musica potesse uscire un giorno dalla sua vita. L’unica risposta possibile è stata scrivere un disco.
Da ragazzino scrivi le canzoni e non ti preoccupi per forza di costruirci un progetto concreto intorno, poi le band si sciolgono, si passa alla vita dei grandi e ci sono mille motivi per smettere.
Io voglio essere sicuro che ci sia spazio per la musica nel mio futuro. 2 “troppi anni” è il tuo nuovo singolo ci racconti come è nato e di cosa parla?
Troppi anni è il primo singolo dell’EP “dialoghi italiano” che uscirà prossimamente.
Parla di quanto la quotidianità sia un casino e di come i rapporti affettivi diventino un’ancora di salvezza, tanto da farci sperimentare una sorta di dipendenza positiva.
È stato fondamentale l’incontro con Emanuele Santona (bassista de I Segreti) coautore e produttore (insieme a Giovanni Vitulano) di questi pezzi, con lui abbiamo trovato il mood giusto.
3 Quali sono le tue influenze musicali più importanti?
Penso che di quelli che sono i miei artisti preferiti (da Paolo Conte ai Biffy Clyro) ci sia veramente poco in questo EP.
Io ed Emanuele abbiamo fatto un gran lavoro di ricerca, molte session di ascolto per lasciarci ispirare nel sound da artisti come Beene, Dayglow, Post Malone, Current Joys, Surf Curse e Beach Fossils…alla fine mi sono affezionato a tutti questi.
Nella scrittura ho cercato una via alla semplicità….Vasco è il più grande di tutti in questo.
4 Cosa ne pensi dell’attuale scena musicale? Con quali artisti ti piacerebbe collaborare
Sono un ascoltatore vorace e per me c’è un sacco di roba fresca e validissima nella scena attuale.
Sono anche un grande fan della drilliguria. Penso a Tedua, Bresh ecc…tutte grandissime penne. Se posso sognare mi piacerebbe scrivere con loro.
Musicalmente mi piacerebbe un sacco farmi produrre qualcosa da Lowtopic (il progetto elettronico di Francesco Bacci, già chitarra degli Ex otago…altra gran band). E poi continuo a collaborare con Emanuele, stiamo già lavorando a nuove canzoni.
5 Progetti per il prossimo futuro?
Per ora faccio il medico, per il futuro faccio progetti in cui mi presento e dico “ciao sono Lupofiumeleggenda e scrivo canzoni”.
“SOTTOZERO” è il primo singolo di FEBBRE, progetto solista di Cristian Pinieri dei LAMETTE distribuito da Universal Music Italia. Il brano parla di una coppia di ragazzi con approcci differenti alla vita. Il ragazzo affronta le sue paure come fossero una sfida da superare, la ragazza è limitata dalle sue ansie e dai suoi mostri che la rendono prigioniera di se stessa. Il sound mescola suoni grunge, con synth ed elettronica, e le top line sono influenzate da una attitude “sangue giovane”, che però riesce a dare spazio anche a contaminazioni urban.
Abbiamo chiesto a FEBBRE di rispondere alle nostre domande:
1. Ciao FEBBRE benvenuto sul Perindiepoi ci racconti come è nato questo progetto e come mai la scelta di questo nome d’arte
Ciao ragazzi, il progetto è nato in maniera molto naturale, avevo un po’ di demo da parte, un giorno confrontandomi con il mio produttore Alessandro Landini abbiamo capito che era arrivato il momento di pubblicare. E il nome in realtà deriva dal titolo di una di queste demo, il file si chiamava solamente febbre.wav, come nome mi piaceva e quindi ho scelto di utilizzarlo.
2. Sottozero è il singolo apri pista del tuo progetto solista, ci parli un po’ di questo brano? Come mai questa scelta di ripartire da solo?
Il brano nasce da una demo chitarra voce nei miei memo vocali, un giorno stavo facendo session con mio produttore ed abbiamo adattato la demo che avevo ad uno dei beat che stavamo cercando di chiudere in quei giorni, è stato così naturale come processo che ho scelto di utilizzare questo brano come apripista per il mio progetto. La scelta di ripartire da solo nasce principalmente da un’esigenza artistica, nell’ultimo anno è nata in me la voglia di mettermi in gioco, di avere pieno controllo del mio progetto e della mia musica, affrontare questo percorso mi è sembrata la cosa più naturale da fare.
3. Rispetto alle sonorità del progetto Lamette non abbiamo potuto fare a meno di notare uno spostamento verso delle sonorità più pop punk, quali sono le tue influenza musicali? con quali artisti ti piacerebbe collaborare?
In realtà le mie influenze musicali sono svariate, riesco veramente a variare dall’hip-hop fino al cantautorato, e ovviamente alla base di FEBBRE c’è la voglia di richiamare le sonorità e l’attitudine di ciò che mi ha influenzato nella prima età adolescenziale, ovvero tutta la scena pop punk californiana.Se Dovessi scegliere al momento un artista con cui collaborare probabilmente direi Rose Villain, sono del parere che sia una delle artiste più forti e versatili nel panorama attuale.
4. Oggi fare musica per un emergente è diventato sempre più difficile, considerate le dinamiche legate al mondo dello streaming e del digitale, come vivete voi musicisti tutto questo? Quali pensi possano essere le mosse migliori per riuscire a ritagliarsi uno spazio tra le tantissime proposte?
Penso che la cosa migliore da fare per ritagliarsi un proprio spazio sia essere se stessi e credere in ciò che si sta facendo, il tempo e la costanza penseranno al resto
5. Domanda di rito cosa dobbiamo aspettarci da FEBBRE in futuro ?
Sicuramente quest’estate mi potrete trovare in giro per i live, ed in generale per tutto quest’anno abbiamo intenzione di pubblicare tanta musica.
MITRA” è il debut single del progetto “lamante”, un brano che affronta il tema del piacere femminile e che vuole capovolgere il paradigma che vede la donna come oggetto di desiderio sessuale, emancipando il il desiderio delle donne che di solito viene considerato e accettato con riserva e bigottismo.
Il brano parte dalle esperienze che hanno portato l’artista a non sentirsi più vittima, agli occhi degli altri, della propria femminilità e ad accettare se stessa e il proprio corpo. Mitra è stata prodotta da Francesco Cianciola, e il sound è un mix di influenze musicali hip-pop, rap e trap.
Abbiamo fatto qualche domanda a Lamante:
1. Ciao benvenuta su Perindiepoi, ci racconti un po del tuo progetto musicale e di come è nato? Il mio progetto musicale così come il mio nome d’arte si chiama “lamante” e prende proprio il nome dalla mantide (infatti “la mante” in francese vuol dire proprio mantide). Perché la mantide? Il concept del mio progetto si ispira all’atteggiamento che ha la femmina della mantide durante l’accoppiamento, ovvero quello di mangiare il suo lui. Ci tengo molto a questa metafora nel concept poiché ritengo possa simboleggiare la forza della donna che non è e non deve essere più vista come vittima bensì guerriera, una donna forte che non si fa mettere più i piedi in testa da nessuno e che reagisce sempre come tutte le persone più deboli devono reagire a chi cerca di schiacciarle.
2. Il tuo primo brano “Mitra”, vuole abbattere alcuni stereotipi legati alla figura femminile, come mai questa scelta? Pensi che oggi sia ancora più difficile per una donna prendersi il proprio spazio? Come spiegato prima voglio riportare l’immagine della donna forte e guerriera usando il concetto della mantide, come nella prima frase del ritornello di “Mitra”, e in più mi sono soffermata sull’aspetto sessuale per evidenziare che la donna deve essere libera nella propria sessualità senza ipocrisia e non deve permettere all’uomo stereotipo di farla etichettare solo come oggetto sessuale. Non penso che oggi sia più difficile per una donna prendersi il proprio spazio se la donna è guerriera, nonostante credo che ci siano ancora dei pregiudizi sulle donne nascosti da un falso perbenismo quando si parla della donna e della sua emancipazione.
3. Il sound del tuo brano mescola rnb, pop e urban, quali sono state le tue principali influenze musicali? Cosa ne pensi dell’attuale scena musicale? Per quanto ascoltando “Mitra” si può pensare che le mie influenze musicali vadano in direzione urban, pop, ecc… devo confessare che il mio bagaglio musicale ha molteplici sfaccettature che spaziano dal soul al jazz, fin da piccola mi facevano ascoltare questa musica, fino ad arrivare e fondersi con la musica attuale pop e urban, che adoro. Mi piace come si sta evolvendo la scena musicale odierna e soprattutto come nell’attuale musica pop commerciale si riescano a trovare artisti che hanno oltre al talento, radici salde nella musica a livello di conoscenza e di studio, cito alcuni come Madame, Elodie, Rose Villain.
4. Non abbiamo potuto a fare a meno di notare che la comunicazione divisa del tuo brano è molto aggressiva nel look e nell’atteggiamento, come mai hai deciso di mostrare questo lato di te? È quello che pensi ti rappresenti maggiormente? Il look così aggressivo serve proprio perché voglio che il mio progetto e il suo messaggio arrivino come una scarica di “Mitra”. Ovviamente “lamante” che si vede, fatta di sensualità e durezza, fa parte di me, della mia corazza che negli anni mi sono creata per proteggere le cicatrici passate e che mi difende da quelle future, ma come ogni corazza nasconde una parte sensibile e delicata che viene fuori solo con chi riesce a farla uscire.
5. Domanda di rito, progetti per il futuro? Cosa dobbiamo aspettarci da Lamante nei prossimi mesi? A domanda di rito, risposta di rito, non voglio fare spoiler, c’è molto in lavorazione, “Mitra” è il primo proiettile di un caricatore pieno.