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Elettronica

Il lockdown secondo YLYNE

Esce venerdì 16 aprile 2021 per l’etichetta Auand Beats Odd Dance Music, il nuovo album di Ylyne, la creatura elettronica dell’estroso musicista Frank Martino. Odd Dance Music non è solo il titolo, ma un gioco di parole che mischia ironicamente edm e odd meters, uno stile musicale qui sintetizzato con la partecipazione di Luca Scaggiante (in due brani, uno dei quali è l’atipica cover già edita di Welcome Home (Sanitarium) dei Metallica), I Love Degrado, Sarah Stride e Devon Miles.

Gli abbiamo chiesto come ha passato il lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?
Ho scritto tantissima musica e ripreso a studiare quotidianamente sia il mio strumento (chitarra) che la produzione audio, mix e mastering. Cerco di utilizzare questa stasi nel modo più proficuo possibile, anche se, non vedendo la fine, non è semplice.

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale? 
Avevo un bel po’ di concerti fissati e alcune produzioni che sono state rimandate: tenendo conto della situazione disastrosa per tutto il mondo della musica, credo di essere stato fin troppo fortunato.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?
All’inizio credevo, ottimisticamente, che si sarebbe risolto tutto rapidamente, ma purtroppo mi sbagliavo. I primi mesi li ho trascorsi in modo molto cupo. Successivamente, grazie anche a qualche parvenza di normalità, mi sono ripreso e alla successiva chiusura ho schematizzato meglio le mie giornate come dicevo precedentemente.

Di cosa parla il tuo ultimo disco? L’hai scritto nell’ultimo anno?
Sì, ho scritto il disco in tutto il 2020.  E’ un disco di elettronica che combina sonorità dub, dance, ambient insieme a ritmi storti e tempi dispari. In gran parte della realizzazione, sono stato affiancato da altri artisti collaboratori che hanno dato un grosso contributo al prodotto finale: Devon Miles, Sarah Stride, I Love Degrado e Luca Scaggiante.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa? 
In questo momento, banalmente, riprendere il lavoro di prima.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?
Certo, l’ultimo giorno di riprese del disco “Ego Boost” con il mio progetto jazz (Disorgan): abbiamo finito poco prima che iniziasse la pandemia

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Indie Pop

Il lockdown secondo Azazel

Dopo la pubblicazione di Gemini EP, Azazel torna il video del singolo estratto 24/7. Un nuovo capitolo per il cantante toscano ma di stanza tra Milano e Londra che fa entrare nel suo mondo: un lotta vinta e un invito ad essere sè stessi, nonostante tutto. Essere sè stessi è una celebrazioni continua, e questa canzone insieme al video, in cui vengono inseriti come comparsi gli amici stretti di Azazel, sono una chiara dimostrazione del processo di autoliberazione.

Ho lottato tutta la mia vita per essere me stesso. Alla fine ce l’ho fatta. Il Kpop e l’R&B mi hanno salvato dai miei momenti più bui e dato la forza per affrontare le mie paure. Quando il mondo mi ha fatto sentire sbagliato per le mie scelte, ho smesso di ascoltarlo, ed ho imparato ad essere fiero di me stesso. La mia musica vuole essere un grido di speranza di tutti i ragazzi che come me sono stati discriminati perché effemminati e non rientranti in stereotipi etero normativi. Sii te stesso, malgrado tutto. E’ una liberazione da tutte le insicurezze che porto con me ogni giorno. Mi sento come un angelo caduto, in cerca della spontaneità di lontani momenti felici

Gli abbiamo chiesto di raccontarci il suo lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?

Sto cercando di mantenere la mia psiche la più equilibrata possibile, quindi cerco di allenarmi tutti i giorni e fare esercizi vocali. Sto organizzando molti progetti per il futuro e sto lavorando sul mio brand, che uscirà molto presto.

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale? 

C’erano molti piani che avevo in mente a Marzo scorso, quando mi ero appena trasferito a Londra. Ovviamente niente è andato secondo piano. Mi sono reinventato e ho cercato di concentrarmi su me stesso e sul tenere duro in attesa di lavoro, e per fortuna le produzioni musicali sono rimaste aperte durante il processo della pandemia.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?

Nella mia nuova a casa a Londra, guardando molti anime, allenandomi, molti FaceTime con i miei amici. Ho scritto il mio primo singolo “Farfalle” a inizio quarantena.

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?

Il mio ultimo singolo è 24/7 e l’ho scritto a Ottobre 2020, in un momento molto buio della mia esistenza. La canzone parla di me e della mia identità queer, di come una persona si possa conoscere meglio esprimendo i propri sentimenti e le proprie fantasie. L’importante è non ascoltare le voci nella propria testa di sabotaggio e le parole delle persone che ti tirano giù. Volevo creare un anthem per me, i miei amici e amiche lgbtq+ e sono molto fiero di esserci riuscito.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa? 

Mi manca essere di corsa, non fermarmi mai, vorrei tornare ad essere spensierato come una volta, sarà un percorso complicato.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?

Si, l’estate scorsa sulla spiaggia. Esattamente dove vorrei essere adesso.

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Internazionale

Il lockdown secondo Henna

Esce venerdì 23 aprile 2021 Au Revoir, il nuovo singolo di Henna.
Vi presentiamo la cantautrice valtellinese ma di stanza a Milano, tra i 16 finalisti della nuova edizione di Musicultura, con un nuovo capitolo che ci porta nel suo personalissimo mondo subacqueo dove le influenze del cantautorato indie si contaminano di elementi di folklore e di sonorità più vintage. Questo brano è un viaggio on the road in Europa, tra Francia, Italia e Germania, con il cuore spezzato e una salvifica autoironia, che diventa spesso la nostra migliore amica.

Au revoir è un brano nato per scherzo e alla fine è davvero uno scherzoso modo di dire che stai bruciando dentro. A volte mi viene difficile spiegare le cose per come le sento davvero, in questo caso il modo migliore per esorcizzare mi sembrava portare il concetto all’esatto opposto: ci avrei sicuramente pianto e quindi mi metto nella condizione di riderci su. Posso dire che l’ironia è un’amica bestiale.

Le abbiamo chiesto di raccontarci il suo lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?
Non sono grande fan della routine eppure questo periodo mi ha portata nel loop. Un boomerang di situazioni, posti, persone, pasti, bevande, parole e canzoni. Niente serate, niente live, niente nuove persone con cui scambiare conversazioni sul senso della vita durante serate senza aspettative, niente. La fortuna vera è stata Musicultura: mi ha dato la possibilità di fare una cosa che aveva la parvenza di un viaggio e di suonare dal vivo in un teatro (concetto praticamente utopico ad oggi), questo si che è stato un privilegio.

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale? 
Diciamo che l’infame è arrivata nel momento in cui dovevo (teoricamente) entrare a bomba nel mondo del lavoro, dopo gli anni di studio e il diploma, dopo aver passato il momento terribile di transizione in cui capisci che è finita la pacchia ed è arrivata l’ora di prendere la bici e pedalare ero veramente pronta per partire, avrei voluto fare tanto, adrenalina, progetti e idee a mille; direi che ci troviamo nella situazione perfetta per usare il modo di dire “mi ha messo i bastoni tra le ruote”. Però adesso il bastone l’ho congedato e pedaliamo.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?
Mi sento fortunata per essere rimasta bloccata a casa mia in Valtellina con i miei genitori e mia sorella. All’inizio ricordo che, non sapendo le tempistiche perché proprio non conoscevamo questo grande mostro, la vedevo come una sfiga l’essere rimasta lontana da Milano. Invece mi sono goduta la mia famiglia come non succedeva da anni, ci siamo ritrovati tutti e quattro insieme sotto lo stesso tetto come prima ed è stato un regalo preziosissimo. Ho lavorato molto durante il primo lockdown, in tutta quella tristezza e paura io potevo lavorare alla mia musica senza la pressione del tempo che passava, potevo permettermi di riprendere in mano delle cose che avevo lasciato al caso ed è stato un momento anche per dedicarsi a delle attività che non facevo da un po’ per questioni di priorità, come dipingere, ricamare e studiare per curiosità.

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?
Au revoir è una canzone d’amore, l’ho scritta a fine 2016 in realtà. Ci sono le canzoni della buonanotte e questa ad esempio è la canzone del malocchio, e allora perché dico “canzone d’amore”? (domanda auto-posta nella domanda). Perché il narratore (aka io) è nella fase del cuore spezzato in cui gliele vuoi augurare tutte, che poi alla fine non è mai vero, ci si fa un po’ grossi per reggersi in piedi, però quello è stato un mio gioco per mandare via la sofferenza di quello che per me è stato un innamoramento particolare, un gioco che non voleva manco essere una canzone ma un esercizio di terapia che poi è diventato il mio primo singolo.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa? 

Ora mi mancano i contenuti. Mi sento privata della mia libertà (come tutti) a causa di questo stile di vita, io amo scrivere le canzoni, è proprio una cosa naturale e il fatto che io mi stupisca spesso delle cose, dalle più piccole alle più grandi è un tassello importante per il mio approccio alla scrittura. Ora ho poco da dire, poco da raccontare perché non succede un accidenti. Eppure mi sforzo ma tutto quello che scrivo ora proviene da un ricordo preso in prestito dal passato, non che mi dispiaccia perché comunque l’ho sempre fatto, ma ora non posso scegliere di scrivere di me nel 2021 perché questa pandemia mi ha mangiato le esperienze.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?

Se devo essere sincera non riesco a ricordare come fosse, pensare che questa estate non c’era il coprifuoco mi sembra assurdo. Ci siamo talmente tanto abituati a questa vita che quella vera sembra un ricordo offuscato. Il che è terribile. So solo che quando sarà finito tutto quanto non voglio vedere casa mia per qualche giorno.

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Indie Pop

Il lockdown secondo Florilegio

Florilegio è la creatura musicale di Matteo Polonara.
Inizia il suo progetto cantautoriale nel 2015, girando con le sue prime canzoni tra Marche ed Emilia-Romagna. Si stabilizza a Bologna, dove è immerso nella costante ricerca di sé e di una propria dimensione. Matteo scrive per connettersi con il pianeta Terra, perché da sempre è timido e introverso. Le sue storie sono autobiografie sentimentali, costruite con immagini dense e sguardi non convenzionali.

Dal 2016 collabora con il Mataara Trio, trio di supporto live e in studio, con cui ha tessuto le giuste ambientazioni per le sue storie. Si ritrovano a suonare un po’ dappertutto, tra bettole e festival, ricevendo anche riconoscimenti nazionali e condividendo il palco con band come 99 Posse, Fast Animals and Slow Kids, Olly Riva & the SoulRockets, Veeblefetzer.

A Marzo 2019 esce “Nella Vasca o Nel Giardino di Fianco?”, disco d’esordio autoprodotto registrato presso lo studio “Produzioni Fantasma” e uscito per Revubs Dischi, anticipato dai singoli “Sirene” e “La Partenza”. La canzone “Muto.”, tratta dal medesimo disco, viene scelta dai Modena City Ramblers, per comparire nel lato B di uno dei vinili della collana Sonda Club, indetta dal Centro Musica di Modena.

Nel 2021 Matteo sceglie di lasciare alle spalle il passato, abbandonando il suo nome e cognome, per tramutarsi e rigenerarsi. Da qui nasce Florilegio, una ragnatela di suoni e parole tessuta con la collaborazione del Mataara Trio e Pierpaolo Ovarini con cui attualmente sta producendo e registrando il suo nuovo lavoro presso il Nufabric Basement Studio.

Gli abbiamo chiesto di raccontarci il suo lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?

Ciao! Cerco ogni giorno di tenermi il più impegnato possibile. La mia routine consiste nel cercare di non avere una routine precisa. Dallo scoppio della pandemia ho cercato di far fruttare il meglio possibile questo tempo sospeso. Principalmente suono, scrivo, studio, leggo, creo cose, cerco di nutrire e dare libero sfogo alla mia fantasia e creatività. Questo periodo mi è servito per prendermi del tempo, per pensare e ripensare a me e alla mia vita, diciamo riorganizzarmi. Nell’ultimo anno ho anche ripreso gli studi all’Università e dello strumento. Inoltre, ho per le mani diversi progetti di natura musicale differente, alcuni hanno già visto la luce, altri si realizzeranno nei prossimi mesi.

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale?

Considera anche solo il fatto che sono nato il 29 febbraio, il mio compleanno c’è ogni quattro anni e l’anno scorso non l’ho potuto nemmeno festeggiare in grande stile! A parte gli scherzi, appena prima dello scoppio della pandemia ero riuscito a chiudere un minitour di una decina di date sparse per l’Italia, mi ci ero impegnato molto per organizzarlo e avrei suonato in città dove non sono nemmeno mai stato: ovviamente tutto perduto. Senza contare che, in ogni caso, ha rallentato più o meno qualsiasi cosa che ho fatto, e le cose che non ha rallentato le ha rese più complesse. Ma mi ha dato molto tempo per pensare, per riflettere e capire davvero quali sono le cose importanti. In realtà, dal punto di vista emotivo e personale, questa pandemia mi ha fatto crescere molto, mi ha fatto capire in profondità molte di me e di ciò che mi circonda.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?

Escludendo il mondo fuori che andava in frantumi, ho un bellissimo ricordo della primissima quarantena. È stato un momento molto divertente e creativo: vivo con la mia ragazza in un monolocale minuscolo in centrissimo a Bologna, ci siamo divertiti a improvvisare ogni giorno come se fosse un’avventura! Sarà perché era una cosa nuova e che non si sapeva bene quanto sarebbe durata… c’era una sorta di curiosità. Inoltre, mi è servita per avere uno stacco dalla realtà che mi circondava. “Tende” nasce proprio anche da questo: dal fatto che molto spesso non riesco a stare al mondo e mi sento un alieno, una persona difficilmente adattabile alla società. Perciò, la prima quarantena mi è servita anche per riprendere un attimo fiato. Molto diversa, invece, questa seconda ondata che è stata molto più stancante e nociva.

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?

In realtà no. “Tende” l’ho scritta quando ancora non immaginavamo nemmeno che una pandemia globale stesse per irrompere nelle nostre vite e che le stesse per travolgere in modo drastico, credo fosse Dicembre o Gennaio 2020. “Tende” è un invito rivolto a me stesso a lasciarmi vivere, a buttarmi di più, a essere più leggero. Spesso penso tanto, troppo, prima di fare qualsiasi cosa e anche mentre la sto facendo, in questo modo poi spesso perdo di vista il momento e l’istante. Il brano è un auto-esorcizzarmi. Ho un animo molto fragile e sono per natura estremamente empatico e misantropo, non è sempre molto semplice vivere così. Quindi diciamo che è un autoinvito a vivere di più, a credere di più in me stesso e in quello che faccio. A chiudere gli occhi e lasciarmi trasportare dal vento. È per dirmi di smetterla di auto criticarmi per ogni cosa e vedere sempre tutto nero, o comunque più scuro di quello che è davvero. Le tende sono anche una metafora dei miei occhi, come se mi dicessi: “guarda oltre ciò che vedi”.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa?

Non mi ricordo più com’era vagare sotto i portici di Bologna la notte. Perdersi tra un giorno e quello dopo. Vedere le cose con la luce del buio che è molto più affascinante. Insomma, vivere alla luce della luna, che preferisco a quella del giorno. Oltre a questo, mi manca suonare per qualcuno, non importa dove o come, ma è proprio la sensazione che stai suonando e c’è qualcuno a poca distanza da te che è lì e ti sta ascoltando. È lo stare sopra, sotto, dietro, di fianco a un palco (e le birre dopo concerto!). Inoltre, vorrei fare un bel viaggio immerso nella natura, vedere le stelle sul prato, andare a teatro e al cinema. Niente mi riempie di più il cuore.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?

Onestamente così su due piedi no. Ma meglio così… significa che è stata una bella serata se non la ricordo!

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Indie Pop

Il lockdown secondo i Diletta

Esce oggi venerdì 23 aprile 2021 Capita, il primo singolo dei Diletta.
Venite a conoscere l’atipica pop band di Como che, reduce dalla compagna crowdfunding lanciata per ultimare i lavori del primo disco di prossima uscita Sacro Disordine, ci conduce per mano e con un’intro di chitarra nel mondo sconosciuto dove le cose, quelle che cerchiamo di programmare e controllare ogni giorno, spesso capitano e basta, senza una regia, senza un motivo: e così capita…

Le cose importanti nella vita, quelle belle e quelle meno belle, capitano così, senza preavviso e senza effetti speciali. Il brano “Capita” racconta di come la vita non sia un set cinematografico e di come le persone ricerchino ostinatamente un pò di magia tra la banalità del quotidiano e il desiderio di essere amati.

Per l’occasione, abbiamo chiesto a ciascuno di loro come ha passato il lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?

JONATHAN  Pappe, pannolini, ninna nanna, lavoro e Diletta. Mi ritengo fortunato. Di professione sono educatore e non ho mai smesso di andare al lavoro. Inoltre sono diventato papà a settembre 2020 e questo (oltre alle famose notti insonni) mi sta regalando una gioia preziosa che supera l’angoscia per la pandemia. 

ANDREA Mi sveglio e aspetto che papà Jonathan mi porti la pappa e mi cambi il pannolino..poi brevissimo power nap e via al lavoro!

DESIREE Premettendo che sono abbastanza allergica all’ultima parola della domanda, le azioni ricorrenti delle mie giornate sono: lo studio universitario (di tecniche del suono), il DILETTO con gli strumenti che so suonare, la riflessione mentale, la comunicazione con gli amici, la creazione di nuova musica col mio computer. Insomma, nel mio sacro disordine, penso che non me la passo poi male!

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale? 

JONATHAN Sicuramente il progetto Diletta ha risentito di questa pandemia. Mi mancano le prove con i miei compari e mi manca suonare dal vivo. Speriamo di recuperare a breve. 

ANDREA Avevo in mente di aprire un chiringuito sulla Milano-Meda…che scherzo! Ahahah! Nessuno.

DESIREE Sicuramente mi è dispiaciuto passare alla DAD con l’accademia che frequento. Ho capito la bellezza del vivere la scuola più da vicino, scambiarsi conoscenze e condividere l’esperienza con i compagni di corso… sto sperando molto nel prossimo anno, che possa essere almeno un po’ differente.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?

JONATHAN Mi ricordo l’irrequietezza e nello stesso tempo un senso di stordimento per qualcosa di assurdo/impensabile che stavamo vivendo. 

ANDREA Ricordo benissimo il senso di spaesamento: si può uscire o non si può uscire?

DESIREE Ricordo il mio compleanno verso fine marzo 2020. Mamma mi ha fatto una torta in casa e per quanto avrei voluto fare festeggiamenti esplosivi, ho vissuto momenti di felicità dati dalla semplicità e l’amore.

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?

JONATHAN Ho scritto Capita nel novembre del 2019. Ero a casa di mia mamma in compagnia di mia sorella che a tavola ci rivelò di essere incinta. Il suo modo naturale di dircelo, tra una forchettata di pasta e l’altra, mi ha colpito e da lì è scaturita la canzone il cui senso sta proprio nel dire che spesso le cose importanti capitano così, senza preavviso.

ANDREA Jonathan ha scritto Capita nel novembre del 2019, se non sbaglio. Mi pare fosse a casa di sua mamma, in compagnia di sua sorella. E così è nata Capita.

DESIREE Capita parla di qualcosa che ci accomuna tutti, qualcosa di così astratto ed essenziale che è forse difficile da esprimere in parole. È un inno alla bellezza dell’attimo e fa riflettere sulla valenza che possiamo dare ai diversi attimi che appunto ci capita di vivere.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa? 

JONATHAN La spensieratezza, il cinema, i concerti, ma ultimamente anche i DPCM di Conte…sono un nostalgico 

ANDREA I concerti con Conte: troppo occupato a scrivere DPCM, dice. Ma io lo so che con Mario ci esce 🙁

DESIRÉE I concerti (sia con la band, sia quelli da spettatrice), le serate fuori, avere molte più opzioni per riempire il tempo libero.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?

JONATHAN Emmm…. no

ANDREA Sì. 

DESIREE Chissà cosa ho mangiato ieri… ahahah No, non ricordo…

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Internazionale

Il lockdown secondo Metcalfa

Esce martedì 23 marzo 2021Siolence (titolo che viene dall’incontro tra “silence” e “violence”), il disco di debutto di Metcalfa, già anticipato dal singolo Missing. Si tratta del mondo oscuro del progetto solista di Metello Bonanno, primo esponente della hybrid music, che viene finalmente svelato, che presenta un suono che mischia elettronica, influenze jazz, atipiche soluzioni timbriche e ritmiche: SIOLENCE, un incontro tra le parole “silence” e “violence”. La scelta di questo titolo vuole tradurre in parole quello che succede all’interno del disco e le sensazioni che, si spera, possa suscitare nell’ascoltatore. Attimi di pura quiete affiancati ad elementi più ruvidi, in modo da creare un interessante connubio sonoro.

Ecco come è andato il suo lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?
Guarda, fortunatamente riesco a lavorare un po’ con la sala prove che gestisco presso il CEMM School of Music e con le lezioni di strumento. Inoltre sto lavorando a del materiale nuovo. La mattina alle 7 mi sveglio per allenarmi, il resto della giornata lo dedico alla musica e ai miei
progetti. Cerco di tenermi occupato e lavorare sulla mia autodisciplina.

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale?
Bè, sicuramente diverse date che avevo in programma con due progetti sono sfumate nel nulla. Grossi progetti “fortunatamente” non ne avevo, quindi ho evitate uno sconvolgimento particolare da questo punto di vista.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?
La ricordo come un momento estremamente pacifico e per me anche molto edificante. L’ho passata in Toscana, dai miei. Ho continuato a studiare, a migliorarmi, a lavorare su ciò che era meno solido. Non posso assolutamente lamentarmi, in fondo stavo in aperta campagna e c’erano
anche un sacco di animaletti.

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?
Ti riferisci a MISSING? L’ho scritto due anni fa, più o meno. In realtà non parla di un argomento unico, è più un insieme di emozioni che provavo, uno stato in cui ero al momento della scrittura del pezzo. Come recita il testo “I am far from Earth, and I like to be lost”, mi sentivo esattamente
in quel modo. Inoltre il testo è un omaggio a un gruppo che ho scoperto molto tempo fa, ma qui la storia si fa complicata.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa?
Suonare live.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?
Una delle ultime è stata quando mi sono mollato con la mia ex. Un anno decisamene allegro, non trovi?

foto di Simone Pezzolati

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Indie Pop

Il lockdown secondo Spicci

Fuori venerdì 9 aprile 2021 per Le Siepi Dischi e Believe Digital, Caffè Amaro
E’ un brano che ci fa entrare nel mondo indie pop di venature agrodolce del cantautore di Avellino Spicci che si candida ad essere uno dei nomi più promettenti della scena indipendente, un brano dedicato a chi si incanta su Ebay a cercare le risposte impossibili, per tutti quelli che a Babbo Natale chiedono di non restare da solo, per chi ha voglia di paragonare la propria relazione, alla semplicità di un caffè. Caffè amaro è in definitiva l’addio struggente e sincero di chi ha amato così intensamente da non potersi accontentare di una miscela annacquata. È il dolore di chi sente lo strappo ma non si volta dall’altra parte, perché amare veramente vuol dire gustare fino in fondo, altrimenti meglio andare via.

Gli abbiamo chiesto di raccontarci il suo lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?

Purtroppo essendo ipocondriaco, sto sempre pieno d’ansia, della serie che a volte mi faccio paranoie tipo : “temo che si estingua il mondo” o roba simile… Ma tralasciando questo, cerco di pensare positivo ed essere fiducioso in un ritorno alla normalità. La mia routine è sveglia, colazione flash, lezioni in dad per il Conservatorio; Questo per il resto del pomeriggio, anche fino a poco prima di cena a volte. Poi nel frattempo mi fa compagnia la mia cagnolina, Arya, che per fortuna mi mette sempre di buon umore, eccetto quando si pappa la mia roba. Poi di sera ceno con mia mamma e mia sorella, e passiamo la serata a chiacchierare e vedere serie, film e giocare a giochi da tavola. Insomma la scelta non è poi tanta, ma troviamo un passatempo. Di notte invece scrivo canzoni e suono a volume basso basso. Quest’ultima cosa mi viene però spesso vietata…

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale?

A dire il vero mi ha aperto gli occhi verso l’imprevedibilità della vita. Prima nessuno al mondo avrebbe mai pensato, “arriverà un virus che paralizzerà il mondo”. Insomma, sembra il titolo di un film horror, non certo delle giornate che viviamo ormai da più di un anno. Il piano che ho più temuto andasse a rotoli è il mio progetto musicale, ma fortunatamente tutt’altro. Da un po’ sono entrato a far parte del team “LE SIEPI DISCHI” e stiamo facendo un percorso bellissimo insieme e seppur a distanza, ci vogliamo già bene.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?

Ricordo che qualche giorno prima girava voce di questo “corona virus” e vedevo meme e post sciocchi in merito alla questione. La gente non conoscendo la gravità del problema, ironizzava tutto (qualche sciocco lo fa tutt’ora).
D’improvviso poi in Italia, arrivò tutto. Ricordo di averla vissuta maluccio , ero terrorizzato all’idea di poter ammalarmi, di poter finire intubato, all’idea di essere portato via dalla mia famiglia, di contagiare un mio parente e per mia sfortuna presi una brutta tonsillite che non c’entrava nulla con la pandemia ma che chiaramente mi fece spaventare tantissimo. Comunque la passai a studiare, suonare, cucinare ( passione che ho da sempre), mangiare, dormire e come tutti, a sperare che tutto finisse per sempre.

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?

Non capita spesso di trovare l’amore speciale, quello diverso da tutti gli altri, dal sapore unico, proprio come quello inconfondibile del “caffè amaro”. Ed è questo il titolo che ho voluto dare al mio ultimo singolo per raccontare l’addio struggente e sincero di un amore così intenso da non potersi accontentare di una miscela annacquata. Il tutto scritto quest’anno nel mio letto in tarda notte, come al solito.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa?

Vivermi la mia vita così com’era. Vorrei vederla però con gli occhi di ora, sono sicuro che la apprezzerei molto di più. Mi mancano i miei amici, la mia famiglia, mi mancano le semplici cose quelle prima avrei dato per scontato. Spero davvero che questa situazione servirà da esame di coscienza per tutti noi e ci permetterà un giorno di apprezzare tutto quello che abbiamo e che ci dimentichiamo di avere.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?

Se non sbaglio rimanemmo “ giù alle tombe romane” ( o almeno così lo chiamiamo noi), in un parchetto situato nei pressi di alcuni monumenti storici del mio paese, a farci una birra in comitiva. Almeno riuscimmo a salutarci.

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Indie Internazionale Pop

Il lockdown secondo Kolè

Esce il venerdì 23 aprile 2021 Your Mouth, singolo di debutto di Kolè.  Un esordio che ci trasporta nel mondo onirico dell’atipica cantautrice romana classe 1993, che si lascia influenzare da Radiohead e Portishead, Moltheni e Afterhours, ma anche da Quantic Soul Orchestra e Fela Kuti. Un mix unico che ci porta nel territorio inesplorato all’interno di un esperimento sussurrato ed elegantissimo tra trip hop, funk e nu soul. Your Mouth è il primo capitolo di un EP di 5 pezzi di prossima uscita.

Kolè ci ha raccontato il suo lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?

Cerco di definire per ciascuna giornata una tabella di marcia, non troppo fitta, di modo da continuare a coltivare le mie attività anche se secondo nuove e particolari modalità. Cerco ogni giorno di camminare per almeno un’ora e di tenermi in contatto con le persone a me più care. In particolare ho iniziato a sfruttare il tempo serale come momento per igienizzare la mente e lasciarle un respiro e ritmo più dilatato per poter coltivare senza fretta ciò a cui non riesco a dedicarmi durante il giorno e che coi ritmi passati mi vedevo costretta a procrastinare o lasciare incompleto.

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale? 

Sicuramente sì. A cominciare dal non aver potuto concludere il mio percorso di studi “live”, non ho potuto salutare degnamente il mio ateneo e celebrare con momenti di festa degli avvenimenti importanti. A parte questo ho assistito all’inevitabile deroga di alcune prove concorsuali, come è naturale che sia.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?

La trascorsi a suonare, studiare e allenarmi. Odio l’attività fisica ma mi accorsi che per qualche strano meccanismo alchemico mi rendeva felice, le endorfine suppongo. Il fattore non trascurabile che funse da jolly fu il fatto che dovevo concludere i miei studi in filosofia partorendo una tesi sperimentale, attività che grazie al cielo mi ha tenuto molto impegnata.

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?

Your mouth è un singolo che ho composto un paio di anni fa, nel 2019, in un periodo dove avvertivo una forte esigenza espressiva che volevo concretizzare senza farmi troppe domande sullo schema in cui farla confluire. È un pezzo molto semplice dai toni shoegaze dove emerge una certa purezza nel modo di vivere e sentire le cose, è una specie di poesia d’amore profondamente sentita ma al contempo leggera.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa? 

La musica dal vivo, le ragioni sono molteplici e lascerò spazio all’immaginazione di ciascuno. Di certo sentirmi libera fuori casa, intendo dire poter vivere le esperienze senza dovermi chiedere se sono le 22 o se posso spostarmi fino a x. È un esercizio che mi rende difficile rilassarmi e vivere con spensieratezza alcuni avvenimenti.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?

Sì. Anche se al momento è più il ricordo di una precisa sensazione piuttosto che di una serata specifica.

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Indie Pop

Il tema natale di NOVE

Esce oggi venerdì 30 aprile 2021Saturno, l’EP di debutto di Nove che segue la pubblicazione dei singoli precedenti Vocabolario e Numeri Pari. Entriamo finalmente nel mondo elettronico, ossessivo e ironico-romantico della cantautrice ligure. Un nuovo capitolo dove si rinnova l’immagine enigmatica e allo stesso sfacciatamente pop di uno dei nomi più interessanti della nuova scena indipendente.

Saturno è piccolo viaggio fatto di numeri, parole e sbalzi d’umore. Saturno compie una rivoluzione in poco meno di 30 anni e questa è stata la mia stessa sorte. Non vivo di rimpianti ma ruoto lasciandomi trasportare dalle emozioni.

Sole in Pesci. Sei fantasioso, altruista, spesso molto divertente e spiritoso. Sei sempre disposto al dialogo, ma anche tanto imprevedibile. Vero o falso?
Vero,diciamo che non mi sono mai presa troppo sul serio, tutt’oggi continuo ad essere così, e che se qualcuno ha bisogno di fare due chiacchiere mi trova sempre.

Ascendente in Vergine. L’Ascendente Vergine ti aiuta a realizzare con paziente meticolosità i progetti creativi che affollano la tua illimitata fantasia. Così, nel lavoro, ottieni i risultati migliori quando metti la concretezza al servizio della creatività e in amore costruisci rapporti felici quando a un pizzico di eccentricità unisci un animo fedele e devoto. Vero o falso?

Verissimo. Ogni mio progetto parte ovviamente sempre dalla creatività ma subito dopo entra in gioco la me “precisina”. Sono infatti molto meticolosa, selettiva e determinata sul lavoro e nella vita in generale.

Luna in Capricorno. La scelta del partner è orientata con la preferenza per una persona fredda o introversa. Vero o falso?

Vero, dagli anni ‘90 ad oggi.

Venere in Ariete. Un punto difficile di questa posizione è spesso la diffidenza implicita dell’Ariete e, nelle donne, è spesso un indice di mascolinità. E’ indubbiamente una posizione che conferisce passionalità e che si esprime felicemente, soprattutto per i nati nel segno dei Pesci. Vero o falso?

Vero perché quando si tratta di “sporcarsi”, fare giochi e attività anche estreme non mi tiro mai indietro ma dall’altra parte mi piace molto sentirmi donna; mi piace indossare vestiti, scarpe con il tacco, truccarmi. noltre è verissima anche la passionalità; mi piace molto il contatto fisico e non mi sento in imbarazzo a dare un abbraccio, un bacio o ad esprimere a parole i miei sentimenti.

Marte in Gemelli. Con Marte nei Gemelli non si prendono iniziative, non si lavora, non si conquista se non è presente uno stimolo intellettuale che agisca da molla. La gratificazione materiale è subordinata a quella della fruizione cerebrale, e anche la sessualità ne è condizionata. Vero o falso?

Vero. Se non mi prendi mentalmente per me sei K.O.

Le informazioni sul tema natale che compongono questa intervista sono prese dal sito https://oroscopoastra.com/tema-natale/

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Indie Pop

Il lockdown secondo Porto Leon

Esce venerdì 9 aprile 2021 per Sbaglio Dischi in distribuzione The Orchard, il nuovo singolo di PORTO LEON dal titolo SAN PIETRO. Un racconto sfrontato di chi è cresciuto desiderando nascere 25 anni prima ed essere Liam Gallagher, rinascere di nuovo ed essere Axl Rose per urlareYou’re in the fucking jungle, baby. SAN PIETRO è un omaggio agli Stooges, un racconto di una serata allucinante e alcolica, le vibes alternative della scena internazionale degli anni Novanta, influenze urban e la peggiore rabbia che avete mai incontrato in adolescenza. PORTO LEON si presenta come ultima e improbabile rockstar italiana.

Abbiamo parlato con lui del suo lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?
Abbastanza male, anche se forse la mia routine in questo periodo è diventata un po’ più sana. Causa le maledette chiusure notturne sto riuscendo ad avere orari più normali e godermi qualche mattina ed erano anni che non succedeva.

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale?
Beh si come a tutti credo, anche se non sono uno che pianifica tanto. Però certo, per noi ragazzi che cerchiamo di emergere facendo la nostra musica questo bell’imprevisto mondiale non ha aiutato molto.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?
Beh forse la prima almeno aveva quell’aspetto di novità che rendeva la cosa un minimo più suggestiva, ma chiaramente è durato poco poco, alla seconda settimana già si impazziva.

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?
Parla di me che ubriaco piscio dal balcone e grazie all’ebbrezza datami dal vino immagino di essere il papa che si affaccia su San Pietro

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa?
La libertà, lo stadio, i concerti e la vita notturna in generale, come ho detto prima, erano anni che avevo gli orari completamente sballati rispetto alla consuetudine, vivevo soprattutto di notte, ora è quasi inutile

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?
Devo ammettere che qualcuna si riesce a fare anche in questo periodo e francamente non ci vedo nulla di male. Chiaramente senza essere in 500 ma una serata tra amici, proprio come potrebbe essere nel legale pomeriggio, ogni tanto l’ho fatta