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Internazionale

Il lockdown secondo Metcalfa

Esce martedì 23 marzo 2021Siolence (titolo che viene dall’incontro tra “silence” e “violence”), il disco di debutto di Metcalfa, già anticipato dal singolo Missing. Si tratta del mondo oscuro del progetto solista di Metello Bonanno, primo esponente della hybrid music, che viene finalmente svelato, che presenta un suono che mischia elettronica, influenze jazz, atipiche soluzioni timbriche e ritmiche: SIOLENCE, un incontro tra le parole “silence” e “violence”. La scelta di questo titolo vuole tradurre in parole quello che succede all’interno del disco e le sensazioni che, si spera, possa suscitare nell’ascoltatore. Attimi di pura quiete affiancati ad elementi più ruvidi, in modo da creare un interessante connubio sonoro.

Ecco come è andato il suo lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?
Guarda, fortunatamente riesco a lavorare un po’ con la sala prove che gestisco presso il CEMM School of Music e con le lezioni di strumento. Inoltre sto lavorando a del materiale nuovo. La mattina alle 7 mi sveglio per allenarmi, il resto della giornata lo dedico alla musica e ai miei
progetti. Cerco di tenermi occupato e lavorare sulla mia autodisciplina.

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale?
Bè, sicuramente diverse date che avevo in programma con due progetti sono sfumate nel nulla. Grossi progetti “fortunatamente” non ne avevo, quindi ho evitate uno sconvolgimento particolare da questo punto di vista.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?
La ricordo come un momento estremamente pacifico e per me anche molto edificante. L’ho passata in Toscana, dai miei. Ho continuato a studiare, a migliorarmi, a lavorare su ciò che era meno solido. Non posso assolutamente lamentarmi, in fondo stavo in aperta campagna e c’erano
anche un sacco di animaletti.

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?
Ti riferisci a MISSING? L’ho scritto due anni fa, più o meno. In realtà non parla di un argomento unico, è più un insieme di emozioni che provavo, uno stato in cui ero al momento della scrittura del pezzo. Come recita il testo “I am far from Earth, and I like to be lost”, mi sentivo esattamente
in quel modo. Inoltre il testo è un omaggio a un gruppo che ho scoperto molto tempo fa, ma qui la storia si fa complicata.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa?
Suonare live.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?
Una delle ultime è stata quando mi sono mollato con la mia ex. Un anno decisamene allegro, non trovi?

foto di Simone Pezzolati

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Indie Pop

Il lockdown secondo Spicci

Fuori venerdì 9 aprile 2021 per Le Siepi Dischi e Believe Digital, Caffè Amaro
E’ un brano che ci fa entrare nel mondo indie pop di venature agrodolce del cantautore di Avellino Spicci che si candida ad essere uno dei nomi più promettenti della scena indipendente, un brano dedicato a chi si incanta su Ebay a cercare le risposte impossibili, per tutti quelli che a Babbo Natale chiedono di non restare da solo, per chi ha voglia di paragonare la propria relazione, alla semplicità di un caffè. Caffè amaro è in definitiva l’addio struggente e sincero di chi ha amato così intensamente da non potersi accontentare di una miscela annacquata. È il dolore di chi sente lo strappo ma non si volta dall’altra parte, perché amare veramente vuol dire gustare fino in fondo, altrimenti meglio andare via.

Gli abbiamo chiesto di raccontarci il suo lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?

Purtroppo essendo ipocondriaco, sto sempre pieno d’ansia, della serie che a volte mi faccio paranoie tipo : “temo che si estingua il mondo” o roba simile… Ma tralasciando questo, cerco di pensare positivo ed essere fiducioso in un ritorno alla normalità. La mia routine è sveglia, colazione flash, lezioni in dad per il Conservatorio; Questo per il resto del pomeriggio, anche fino a poco prima di cena a volte. Poi nel frattempo mi fa compagnia la mia cagnolina, Arya, che per fortuna mi mette sempre di buon umore, eccetto quando si pappa la mia roba. Poi di sera ceno con mia mamma e mia sorella, e passiamo la serata a chiacchierare e vedere serie, film e giocare a giochi da tavola. Insomma la scelta non è poi tanta, ma troviamo un passatempo. Di notte invece scrivo canzoni e suono a volume basso basso. Quest’ultima cosa mi viene però spesso vietata…

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale?

A dire il vero mi ha aperto gli occhi verso l’imprevedibilità della vita. Prima nessuno al mondo avrebbe mai pensato, “arriverà un virus che paralizzerà il mondo”. Insomma, sembra il titolo di un film horror, non certo delle giornate che viviamo ormai da più di un anno. Il piano che ho più temuto andasse a rotoli è il mio progetto musicale, ma fortunatamente tutt’altro. Da un po’ sono entrato a far parte del team “LE SIEPI DISCHI” e stiamo facendo un percorso bellissimo insieme e seppur a distanza, ci vogliamo già bene.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?

Ricordo che qualche giorno prima girava voce di questo “corona virus” e vedevo meme e post sciocchi in merito alla questione. La gente non conoscendo la gravità del problema, ironizzava tutto (qualche sciocco lo fa tutt’ora).
D’improvviso poi in Italia, arrivò tutto. Ricordo di averla vissuta maluccio , ero terrorizzato all’idea di poter ammalarmi, di poter finire intubato, all’idea di essere portato via dalla mia famiglia, di contagiare un mio parente e per mia sfortuna presi una brutta tonsillite che non c’entrava nulla con la pandemia ma che chiaramente mi fece spaventare tantissimo. Comunque la passai a studiare, suonare, cucinare ( passione che ho da sempre), mangiare, dormire e come tutti, a sperare che tutto finisse per sempre.

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?

Non capita spesso di trovare l’amore speciale, quello diverso da tutti gli altri, dal sapore unico, proprio come quello inconfondibile del “caffè amaro”. Ed è questo il titolo che ho voluto dare al mio ultimo singolo per raccontare l’addio struggente e sincero di un amore così intenso da non potersi accontentare di una miscela annacquata. Il tutto scritto quest’anno nel mio letto in tarda notte, come al solito.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa?

Vivermi la mia vita così com’era. Vorrei vederla però con gli occhi di ora, sono sicuro che la apprezzerei molto di più. Mi mancano i miei amici, la mia famiglia, mi mancano le semplici cose quelle prima avrei dato per scontato. Spero davvero che questa situazione servirà da esame di coscienza per tutti noi e ci permetterà un giorno di apprezzare tutto quello che abbiamo e che ci dimentichiamo di avere.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?

Se non sbaglio rimanemmo “ giù alle tombe romane” ( o almeno così lo chiamiamo noi), in un parchetto situato nei pressi di alcuni monumenti storici del mio paese, a farci una birra in comitiva. Almeno riuscimmo a salutarci.

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Indie Internazionale Pop

Il lockdown secondo Kolè

Esce il venerdì 23 aprile 2021 Your Mouth, singolo di debutto di Kolè.  Un esordio che ci trasporta nel mondo onirico dell’atipica cantautrice romana classe 1993, che si lascia influenzare da Radiohead e Portishead, Moltheni e Afterhours, ma anche da Quantic Soul Orchestra e Fela Kuti. Un mix unico che ci porta nel territorio inesplorato all’interno di un esperimento sussurrato ed elegantissimo tra trip hop, funk e nu soul. Your Mouth è il primo capitolo di un EP di 5 pezzi di prossima uscita.

Kolè ci ha raccontato il suo lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?

Cerco di definire per ciascuna giornata una tabella di marcia, non troppo fitta, di modo da continuare a coltivare le mie attività anche se secondo nuove e particolari modalità. Cerco ogni giorno di camminare per almeno un’ora e di tenermi in contatto con le persone a me più care. In particolare ho iniziato a sfruttare il tempo serale come momento per igienizzare la mente e lasciarle un respiro e ritmo più dilatato per poter coltivare senza fretta ciò a cui non riesco a dedicarmi durante il giorno e che coi ritmi passati mi vedevo costretta a procrastinare o lasciare incompleto.

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale? 

Sicuramente sì. A cominciare dal non aver potuto concludere il mio percorso di studi “live”, non ho potuto salutare degnamente il mio ateneo e celebrare con momenti di festa degli avvenimenti importanti. A parte questo ho assistito all’inevitabile deroga di alcune prove concorsuali, come è naturale che sia.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?

La trascorsi a suonare, studiare e allenarmi. Odio l’attività fisica ma mi accorsi che per qualche strano meccanismo alchemico mi rendeva felice, le endorfine suppongo. Il fattore non trascurabile che funse da jolly fu il fatto che dovevo concludere i miei studi in filosofia partorendo una tesi sperimentale, attività che grazie al cielo mi ha tenuto molto impegnata.

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?

Your mouth è un singolo che ho composto un paio di anni fa, nel 2019, in un periodo dove avvertivo una forte esigenza espressiva che volevo concretizzare senza farmi troppe domande sullo schema in cui farla confluire. È un pezzo molto semplice dai toni shoegaze dove emerge una certa purezza nel modo di vivere e sentire le cose, è una specie di poesia d’amore profondamente sentita ma al contempo leggera.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa? 

La musica dal vivo, le ragioni sono molteplici e lascerò spazio all’immaginazione di ciascuno. Di certo sentirmi libera fuori casa, intendo dire poter vivere le esperienze senza dovermi chiedere se sono le 22 o se posso spostarmi fino a x. È un esercizio che mi rende difficile rilassarmi e vivere con spensieratezza alcuni avvenimenti.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?

Sì. Anche se al momento è più il ricordo di una precisa sensazione piuttosto che di una serata specifica.

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Indie Pop

Il tema natale di NOVE

Esce oggi venerdì 30 aprile 2021Saturno, l’EP di debutto di Nove che segue la pubblicazione dei singoli precedenti Vocabolario e Numeri Pari. Entriamo finalmente nel mondo elettronico, ossessivo e ironico-romantico della cantautrice ligure. Un nuovo capitolo dove si rinnova l’immagine enigmatica e allo stesso sfacciatamente pop di uno dei nomi più interessanti della nuova scena indipendente.

Saturno è piccolo viaggio fatto di numeri, parole e sbalzi d’umore. Saturno compie una rivoluzione in poco meno di 30 anni e questa è stata la mia stessa sorte. Non vivo di rimpianti ma ruoto lasciandomi trasportare dalle emozioni.

Sole in Pesci. Sei fantasioso, altruista, spesso molto divertente e spiritoso. Sei sempre disposto al dialogo, ma anche tanto imprevedibile. Vero o falso?
Vero,diciamo che non mi sono mai presa troppo sul serio, tutt’oggi continuo ad essere così, e che se qualcuno ha bisogno di fare due chiacchiere mi trova sempre.

Ascendente in Vergine. L’Ascendente Vergine ti aiuta a realizzare con paziente meticolosità i progetti creativi che affollano la tua illimitata fantasia. Così, nel lavoro, ottieni i risultati migliori quando metti la concretezza al servizio della creatività e in amore costruisci rapporti felici quando a un pizzico di eccentricità unisci un animo fedele e devoto. Vero o falso?

Verissimo. Ogni mio progetto parte ovviamente sempre dalla creatività ma subito dopo entra in gioco la me “precisina”. Sono infatti molto meticolosa, selettiva e determinata sul lavoro e nella vita in generale.

Luna in Capricorno. La scelta del partner è orientata con la preferenza per una persona fredda o introversa. Vero o falso?

Vero, dagli anni ‘90 ad oggi.

Venere in Ariete. Un punto difficile di questa posizione è spesso la diffidenza implicita dell’Ariete e, nelle donne, è spesso un indice di mascolinità. E’ indubbiamente una posizione che conferisce passionalità e che si esprime felicemente, soprattutto per i nati nel segno dei Pesci. Vero o falso?

Vero perché quando si tratta di “sporcarsi”, fare giochi e attività anche estreme non mi tiro mai indietro ma dall’altra parte mi piace molto sentirmi donna; mi piace indossare vestiti, scarpe con il tacco, truccarmi. noltre è verissima anche la passionalità; mi piace molto il contatto fisico e non mi sento in imbarazzo a dare un abbraccio, un bacio o ad esprimere a parole i miei sentimenti.

Marte in Gemelli. Con Marte nei Gemelli non si prendono iniziative, non si lavora, non si conquista se non è presente uno stimolo intellettuale che agisca da molla. La gratificazione materiale è subordinata a quella della fruizione cerebrale, e anche la sessualità ne è condizionata. Vero o falso?

Vero. Se non mi prendi mentalmente per me sei K.O.

Le informazioni sul tema natale che compongono questa intervista sono prese dal sito https://oroscopoastra.com/tema-natale/

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Indie Pop

Il lockdown secondo Porto Leon

Esce venerdì 9 aprile 2021 per Sbaglio Dischi in distribuzione The Orchard, il nuovo singolo di PORTO LEON dal titolo SAN PIETRO. Un racconto sfrontato di chi è cresciuto desiderando nascere 25 anni prima ed essere Liam Gallagher, rinascere di nuovo ed essere Axl Rose per urlareYou’re in the fucking jungle, baby. SAN PIETRO è un omaggio agli Stooges, un racconto di una serata allucinante e alcolica, le vibes alternative della scena internazionale degli anni Novanta, influenze urban e la peggiore rabbia che avete mai incontrato in adolescenza. PORTO LEON si presenta come ultima e improbabile rockstar italiana.

Abbiamo parlato con lui del suo lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?
Abbastanza male, anche se forse la mia routine in questo periodo è diventata un po’ più sana. Causa le maledette chiusure notturne sto riuscendo ad avere orari più normali e godermi qualche mattina ed erano anni che non succedeva.

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale?
Beh si come a tutti credo, anche se non sono uno che pianifica tanto. Però certo, per noi ragazzi che cerchiamo di emergere facendo la nostra musica questo bell’imprevisto mondiale non ha aiutato molto.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?
Beh forse la prima almeno aveva quell’aspetto di novità che rendeva la cosa un minimo più suggestiva, ma chiaramente è durato poco poco, alla seconda settimana già si impazziva.

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?
Parla di me che ubriaco piscio dal balcone e grazie all’ebbrezza datami dal vino immagino di essere il papa che si affaccia su San Pietro

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa?
La libertà, lo stadio, i concerti e la vita notturna in generale, come ho detto prima, erano anni che avevo gli orari completamente sballati rispetto alla consuetudine, vivevo soprattutto di notte, ora è quasi inutile

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?
Devo ammettere che qualcuna si riesce a fare anche in questo periodo e francamente non ci vedo nulla di male. Chiaramente senza essere in 500 ma una serata tra amici, proprio come potrebbe essere nel legale pomeriggio, ogni tanto l’ho fatta

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Indie Pop

Quello che ho capito ascoltando Alda Merinos della Croce Atroce

Venerdì 19 marzo sono usciti tantissimi dischi, ne ho trovato uno che sembrava fuori dal mondo, e ho deciso di parlane. Per capire Alda Merinos, questo il titolo del disco, bisogna partire dal principio. Quindi: c’era una volta MYSS KETA che durante la prima quarantena un bel giorno si è rotta il cazzo e, dopo un cocktail a base di xenofemminismo e Prozac, si è costruita un bozzolo intorno a sé utilizzando la sua mascherina e scomparendo dalla faccia dell’universo. Non a caso, non abbiamo più notizie di MYSS KETA da allora. Coincidenze? Io non credo. Da quel bozzolo, in questi giorni, ne è uscita fuori una bellissima farfalla di nome Croce Atroce. Definita da molti una vera e propria entità in cui la Madonna in confronto pare una povera scappata di casa (cosa che è stata davvero, ma lasciamo questi dettagli ai teologi).

Si narra che, una volta uscita dal suo bozzolo non più realizzato dagli stessi materiali della mascherina di MYSS KETA ma bensì divenuto un involucro fatto di glitter e lacrime degli omofobi, sia stata proprio Croce Atroce tramite la sua saliva a creare i vaccini contro il covid e non Bill Gates, come ci hanno voluto fatto credere i poteri forti. Pochi lo sanno, ma con uno sputo sugli occhi di Croce Atroce si può guarire anche dall’ingordigia capitalistica: infatti, lo stesso Bill Gates è divenuto filantropo proprio grazie a una sua bella scatarrata.

Bando alle ciance. Oltre a queste piccolezze, quello che sappiamo su Croce Atroce è che non è stato creato ancora alcun culto pagano in suo onore, ma nel deep web italiano – Grindr – gira voce che dalle 22 alle 5 di ogni notte gli adolescenti si nascondono tra i boschi a coltivare alberi di ginepro ed usano i loro frutti per poterla vedere in visione. Molti si perdono tra i meandri onirici: purtroppo nella catalessi non sono più tornati centinaia di loro, in completa estasi dopo avere scorto soltanto la luce di Croce Atroce. Ai genitori di costoro è stato detto che è stata tutta colpa della DAD, ma in realtà la motivazione principale è perché non hanno creduto abbastanza in Croce Atroce, completamente soggiogati dai live Twitch di Cerbero Podcast. Questa condizione l’ha riscontrata addirittura Dante Alighieri nella Divina Commedia: non si sa come, ma l’estasi atrociana elimina il concetto non solo dello spazio ma anche del tempo, catapultando le povere vittime nel cerchio dell’Inferno dove si trovano gli eretici. Dante non ne parla per paura di un giudizio negativo dell’Altissima, ma poco prima della sua morte ha confidato ai figli che erano proprio gli eretici atrociani a patire di più: non solo infuocati dalla luce esagerata emanata da Croce, ma anche condannati a venire evirati dalla stessa Croce con in sottofondo gli effetti di Paperissima Sprint e i commenti di Gerry Scotti tipo “Ahi ahi ahi, che male ahahah!” oppure “Attenzione, non si scherza col fuoco… perché è poco simpatico ahahahah!” in loop.

Coloro che invece riescono a gestire e ad elaborare le visioni di Croce Atroce sono più fortunati, ai quali aspetta una sorte migliore: si pensa che inebriati dal gin riescano ad assorbire l’entità interamente nel loro subconscio divenendo così omniscienti. La lotta tra generazioni più giovani e quelle più anziane è partita da loro e quello che possiamo presagire è che vinceranno la guerra tramite l’amore e la benevolenza. In molti stanno pensando di creare una sorta di Bibbia per parlare di tutte le parabole di Croce Atroce, ma per adesso tutti vedono il suo album Alda Merinos, fuori da venerdì 19 marzo, come ciò che diffonderà il verbo in tutti i luoghi, In tutti i laghi, in tutto il mondo. E ci riuscirà, eccome se ci riuscirà.

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Indie Pop

Il lockdown secondo Francesco Savini

Esce giovedì 15 aprile 2021 Bombe Nucleari, il nuovo singolo di Francesco Savini, fuori per Le Siepi Dischi, in distribuzione Believe Digital. Un brano che si muove dal mito di Narciso alle bombe nucleari. È con un salto temporale quasi kubrickiano che Francesco Savini affronta il testo del suo nuovo singolo, una riflessione sull’odissea nello spazio social in cui il nostro mondo si ritrova immerso ogni giorno. Uno spazio dove le persone diventano sempre più schiave dei social media e degli smartphone, pubblicando e commentando senza spesso dar peso alle parole che si utilizzano. Bombe nucleari è il singolo con cui Francesco Savini inaugura la collaborazione con l’etichetta Le Siepi Dischi e conferma la caratura dell’artista abruzzese nel ruolo di osservatore e cantore della generazione a cui appartiene, già assunto fin dal singolo d’esordio, Maratoneti. “Siamo animali sociali a cui piace stare anche da soli in mezzo alla gente” sono le parole che non a caso aprono il brano e che racchiudono in una sola frase il messaggio del testo.

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui, sul lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?

Ciao amici!! Sto cercando di non pensare che “è uno strano periodo”. Sto scrivendo tanto, pianificando il lavoro, sto continuando a studiare e pubblico canzoni. La mia routine è molto semplice: mi sveglio, colazione con una puntata di qualche serie (perché ho bisogno di almeno un’ora per essere operativo al mattino), poi lavoro/studio e mi alleno prima di pranzo, oppure faccio una passeggiata al mare; poi nel pomeriggio lavoro/studio e dato che alle 21.30 il mio cervello si spegne passo la serata a giocare alla Playstation con gli amici. Devo dire di essermi quasi “affezionato” a questa routine ma dall’altra parte non vedo l’ora di tornare a fare tutte le cose che una volta reputavo “normali”.

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale? 

L’arrivo della pandemia aveva sconvolto il mio piano di pubblicare il mio primo singolo a marzo 2020 (che se ci ripenso adesso credo mi abbia fatto anche un favore). Ma più di tutto la pandemia mi ha impedito di lavorare la scorsa stagione estiva e quindi tolto la possibilità di mettere da parte dei soldi da investire nel progetto. Però sto cercando di vedere in questa cosa un lato positivo: mi sono goduto la scorsa estate a pieno e, anche se “anomala”, credo sia stata una delle estati più belle di sempre (parlo per me naturalmente).

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?

La primissima quarantena è stata un’esperienza traumatica all’inizio. Ho litigato in continuazione con la mia famiglia dato che mi ero disabituato a vivere con loro (sono 4 anni che vivo a Milano da solo). Poi man mano che le settimane passavano ho cominciato a ritrovare i miei spazi e, in fin dei conti, la seconda metà di aprile l’ho passata sereno e tranquillo. È stato un lockdown molto produttivo: ho scritto molte canzoni, ho finito la tesi, ho giocato tanto a tennis e fatto chiamate interminabili sulle piattaforme online!

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?

Il mio ultimo singolo, “Bombe Nucleari”, parla di quanto le nostre vite siano sempre più condizionate dall’utilizzo dei social network e di quanto stiamo diventando incapaci di esprimerci nella vita “reale”. Ho scritto questo brano intorno ad ottobre, quasi parallelamente all’uscita del mio primo singolo “Maratoneti”. Era un periodo in cui dovevo passavo continuamente il tempo sui vari social stando attento sempre alle pubblicazioni per cercare di promuovere al meglio il mio brano (visto che non è possibile suonare). Quindi succedeva spesso che mi interrogavo su quanto tempo effettivamente stessi perdendo invece di scrivere nuove canzoni o lavorare sulla tesi dato che da lì a poco mi sarei laureato. Così è nata “Bombe Nucleari” e parla anche di quante volte ci nascondiamo dietro una tastiera senza pesare le parole senza ricordarci che dall’altra parte c’è un’altra persona.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa? 

Mi manca fare le cose senza dover poi pensare alle conseguenze. Mi mancano gli abbracci, mi manca viaggiare, mi manca sudare all’aria aperta per il caldo e non per delle mascherine che non fanno respirare. Mi rendo conto che tutte le cose che ho scritto si possono fare ad un concerto…

Dio come mi manca andare ai concerti e suonare dal vivo…

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?

L’ultima serata che ho fatto post 22.00 è stata a Milano e ricordo che alle 3 di notte eravamo al McDonald’s di Cormano ad ordinare degli hamburger, con i finestrini abbassati e la musica a palla.

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Indie Pop

Il lockdown secondo i Queen Of Saba

Da poco è uscita Chiodo Fisso, una canzone “senza filtri, leggera, disperatamente ironica. Traendo ispirazione dal Soul dei crooner degli anni ‘60, si spinge fino a toccare le soglie della Trap, in un connubio fra R&B e Hip Hop. Il testo irriverente ed esplicito camuffa con spavalderia una dichiarazione d’amore non corrisposto, dando voce a chi in amore è perdente ma con stile”, scrivono i Queen of Saba.

I Queen of Saba sono un duo elettronico, supercompatto ed eclettico di Venezia. Il progetto nasce nel 2019 dall’incontro fra Lorenzo Battistel e Sara Santi. Alieni in un mondo che spinge al binarismo, bianco o nero, vero o falso, lui o lei, i Queen of Saba si inseriscono con colorata irruenza, intenzionati a smantellare i dogmi di genere e a spaziare ed esplorare le infinite sfaccettature dell’arte, della musica, dell’essere.

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con loro, sul lockdown.

Come state passando questo strano periodo, qual è la vostra routine?
In questi tempi matti e disperatissimi (cit.) ci dividiamo tra studio, lavoro e musica. Sara sta frequentando un corso a distanza a Torino e Lorenzo insegna percussioni in una scuola ad indirizzo musicale di Venezia: stiamo transitando verso la quasi normalità cercando di conservare più tempo possibile per completare l’album a cui stiamo lavorando e creare nuova musica. Per fortuna è finito il periodo in cui la nostra routine consisteva in fare pilates, preparare torte in casa e sfondarci di Netflix.

L’arrivo della pandemia vi ha sconvolto qualche piano? Quale?
“Qualche piano” è un eufemismo (risata isterica). Ormai l’abbiamo superata, ma pensiamo ancora con tristezza al tour di date che avevamo organizzato a Marzo-Aprile 2020 nel Triveneto e oltre. Quella è stata probabilmente la mazzata più dolorosa per noi, che viviamo ogni concerto come un’esperienza insostituibile di crescita e scoperta, ai limiti del magico.

Ve la ricordate la primissima quarantena? Come la passaste?
Ce la ricorderemo per un bel po’.
Sara l’ha passata a casa con il gatto truccandosi da Drag King, scrivendo testi e facendo gli addominali con la birra di fianco e Dua Lipa nelle cuffie.
Lorenzo si è ritrovato in una Venezia assolutamente inedita, deserta, surreale. Esiste da qualche parte su Instagram un bellissimo video in cui suona i bonghi davanti alla finestra aperta sul ponte degli Scalzi completamente vuoto.
Come Queen of Saba, comunque, abbiamo continuato a lavorare insieme a distanza, condividendo idee e anche pubblicando due singoli.

Di cosa parla il vostro ultimo singolo? L’avete scritto nell’ultimo anno?

“Chiodo Fisso” è stata scritta a San Valentino 2020 (già parte malissimo) e parla di un desiderio che diventa ossessione, ma senza sfociare nel creepy. Nasce da sentimenti negativi, come la frustrazione per un amore dato a una persona assente emotivamente e fisicamente, e li trasforma in autoironia, sfumandoli con una buona dose di doppi sensi, giochi di parole e scuse. L’abbiamo pensata per chi in amore è dalla parte dei perdenti ma vuole comunque essere sottone con stile.

Cosa vi manca più di qualsiasi cosa?

Fino a un mese fa avremmo detto “salire su un palco”, ma quando il 25 marzo siamo saliti sul palco di Musicultura e ci siamo guardati intorno nel teatro vuoto abbiamo capito che quello che veramente ci manca più di qualsiasi cosa è il pubblico, i nostri amici che cantano le nostre canzoni, la gente che balla.

Vi ricordate ancora l’ultima serata che avete fatto post 22.00?

Lorenzo: Io faccio serata tutte le sere di cosa stai parlando?

Sara: Dipende cosa intendi per serata: se intendi stare fuori fino a tardi con un gruppo di amici e dell’alcool in corpo allora l’ultima volta è stata in concomitanza con il mio compleanno, prima della seconda ondata; se intendi sbocciare dentro anche se fuori sei in pigiama, quoto Lorenzo, tutte le sere.

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Indie Pop

Il lockdown secondo Saera

PRIMA VOLTA è il singolo di debutto di SAERA, moniker della giovanissima cantautrice romana Sara Errante Parrino, in uscita oggi, venerdì 23 aprile, per Sbaglio Dischi (in distribuzione The Orchard). Il sound del brano, curato da Winniedeputa, vive tra la black music, di cui Saera è appassionata da anni, e la nuova scena R&B; una scrittura matura e una voce ammaliante ci trascinano dentro un brano chill e avvolgente.

La cantautrice romana classe 1997 ci racconta i sentimenti di una storia estiva destinata a finire, “non vedo l’ora di mancarti” diventà così la frase simbolo di PRIMA VOLTA, ovvero la nostalgia di qualcosa che era destinata ad andare persa.

Le abbiamo chiesto di parlarci del suo lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?
Impossibile dire che io la stia passando bene, ma cerco di essere produttiva tutti i giorni. Non studio e non lavoro, diciamo che è un periodo un po’ difficile per stare così tanto tempo da sola con me stessa. La mattina mi sveglio sempre verso le 9 e cerco di allenarmi almeno 3/4 volte alla settimana. Di solito preparo il pranzo e il pomeriggio mi faccio qualche giro in bici al parco, oppure semplicemente una passeggiata. Ovviamente sempre tutto accompagnato da musica di sottofondo e da note registrate sul cellulare. La sera è l’unico momento in cui posso suonare senza dare fastidio a nessuno, poi mi guardo qualche puntata di The Office e, soltanto dopo la camomilla, riesco a prendere sonno e ricominciare le giornate da capo.

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale?
Si, la pandemia ha rallentato tutto. Ho conosciuto i ragazzi di Sbaglio Dischi proprio il mese prima della pandemia e ho iniziato a lavorare con il mio produttore quest’estate. Nonostante la situazione, abbiamo sfruttato tutto il tempo possibile per lavorare e siamo riusciti a chiudere tutti i brani.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?
Impossibile scordarsela. Ancora avevo lezioni in Accademia, quindi tra una lezione e l’altra il tempo volava e almeno due/tre giorni alla settimana volavano via. Leggevo tantissimo, dipingevo, prendevo il sole, allenamento come sempre e videochiamate infinite con tutte quelle persone che erano la mia quotidianità.

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?
Prima Volta parla di nostalgia. Una relazione che sai che andrà persa, ma che comunque fino all’ultimo cerchi di viverla. L’ho scritta proprio quest’anno, fine estate, circondata dalle mie amiche, chitarra, cicale e un po’ di lacrime. Non potevo trovare momento migliore per tirare giù tutto quello che sentivo.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa?
Palesemente lo spritz a qualsiasi ora con i miei amici, le 5 di mattina in giro per Roma, gli abbracci, le giornate fuori Roma, montagna o mare che sia, i viaggi in Italia e all’estero, i concerti, tutte le serate nei locali qui a Roma che frequentavo, i conoscenti.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?
Partiamo dal presupposto che ho una memoria pessima, diciamo che ero sicuramente o in un locale a sentire qualche live, o in giro con i miei amici.

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Indie Pop

Il lockdown secondo Ama Il Lupo

Esce venerdì 16 aprile 2021 per l’etichetta Visory Indie (e in distribuzione Believe Digital) Appunti di vista, nuovo EP di Ama Il Lupo. Un nuovo capitolo definitivo per chi si sente un lupo, un animale da branco che, per una serie di eventi più o meno sfortunati, può diventare solitario. Ecco il capitolo definitivo del progetto solista di Amedeo Mattei.

Per l’occasione, gli abbiamo chiesto com’è andato il suo lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?
Sto cercando di focalizzarmi su quello che sarà il prossimo periodo, che di quest’ultimo ne abbiamo abbastanza. Da sempre mi proietto istintivamente avanti nel tempo e provo ad immaginare cosa potrei vivere di nuovo, realizzare. Ho stretto la cinghia e progettato i prossimi anni lavorati. Poi ci vuole un pó di ‘suerte’ sempre.

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale?
Ne ha scolvonti più di uno. Sul piano lavorativo, personale, sentimentale. Ma quello che ha più colpito la mia serenità è stato il non poter suonare Live con un pubblico vero davanti. Aver perso un annetto di concerti ha inciso parecchio sui miei piani discografici. Ora bisogna recuperare.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?
Non so perché ma io vivo spesso in controtendenza. E in quel primo periodo mi sono ritrovato, per motivi lavorativi, a non avere tantissimo tempo. In più ho esordito proprio in quelle settimane come “ama il lupo” con il mio primo singolo SPACEBOY. Insomma, è stata una quarantena atipica.

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?
L’ultimo pezzo pubblicato è MEGLIO che assieme a MILITE hanno chiuso il primo EP da Lupo. Tutti pezzi scritti nel tempo, ma arrangiati e prodotti nell’ultimo anno. Meglio è una canzone che parla di quando capisci che, tutto sommato, sgolarsi, sbraitare, impazzire e/o urlare non serve a granché. Forse è meglio lasciarti andare.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa?
Dei Live ho già parlato, di quanto siano per me vitali se penso all’agenda di un cantante. Però ci aggiungo giocare a calcio, perché adoro farlo, e mi manca un casino.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?
Si, mi ricordo di una bella serata romana. Non vedo l’ora di tornarci.