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Il lockdown secondo Dheli

Dheli (Gabriele Deliperi) è un artista emergente di La Spezia, attualmente stanziato a Milano dove studia Writing and Production al CPM Music Institute mentre lavora a diversi progetti fra cui il suo. Gabriele passa la sua adolescenza all’interno di svariate band; il suo ultimo progetto prima di trovare la sua strada è stato quello di ricoprire il ruolo di frontman nel gruppo Alchimia. Di quest’esperienza porta nel cuore la finale del contest Emergenza che l’ha portato a suonare sul palco dell’Alcatraz. Con il suo progetto solista Dheli ha partecipato come finalista al BMA2020 (Bologna Musica d’Autore, il contest organizzato da Fonoprint) esibendosi a Parco Villa Angeletti di Bologna. A novembre 2020 è selezionato tra gli artisti del Cecchetto Festival di Claudio Cecchetto, e dopo aver lavorato in una piccola etichetta indipendente (Indieca Records), fonda la propria realtà insieme al team di persone che lavora con lui: Snowball Music Group, dove si occupa di gestire le uscite discografiche di artisti emergenti e di curare la parte press delle loro release.

In occasione dell’uscita del suo nuovo singolo City Porno, gli abbiamo fatto qualche domanda sul suo lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?
Questo periodo lo sto passando sempre in studio di registrazione a registrare e a scrivere nuovi brani, sia per me che per altri. Tra l’altro proprio la scorsa settimana Giulia Mei, un’artista che sto seguendo con la mia Snowball Music Group, ha vinto il Genova per Voi, quindi sto lavorando con lei per poter essere preparatissimi una volta che si potrà tornare a suonare live.

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale?
L’arrivo della pandemia ha fatto sì che mi chiudessi in me stesso per poi riaprirmi alle persone con nuova musica, quindi possiamo dire che mi ha sconvolto ma con risultati positivi.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?
La primissima quarantena me la ricordo molto bene: è stata una cosa inaspettata per tutti. L’ho passata a costruire il mio studio di registrazione in casa e a preparare quella che poi sarebbe diventata la mia prima uscita discografica seria: M1LANO.

Di cosa parla il tuo ultimo singolo City Porno? L’hai scritto nell’ultimo anno?
City porno è più di una canzone: è la società. Dal momento in cui è nata sapevo già quale fosse il fine di questo brano, che è molto di più di un semplice ritornello orecchiabile. City porno sono io e siete voi, ognuno ha la sua, perché tutti a modo nostro ci sentiamo in dovere di giustificarci in alcune situazioni, quando invece non farlo ci farebbe vivere molto meglio. Siamo tutti i giorni in vetrina, e non sappiamo più apprezzare la naturalezza delle cose. City porno è stata scritta nell’estate del 2019.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa?
Fare gruppo in studio di registrazione con altri artisti e fermarci a produrre e a registrare fino a notte. Mi manca da morire.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22:00?
Ultima serata fatta post 22:00 era Capodanno -tristissimo.

foto inedite di Simone Pezzolati

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Indie Pop

Zerella: “sono cresciuto con la fissa per Sarabanda e i disonosauri”

Zerella è il nuovo cantautore che si inserisce nel roster di Revubs Dischi e lo fa con la sua nuova “All’una con te” pubblicata il 19 marzo.

All’una con te” è una canzone “crossmediale”, come la definisce l’autore stesso, perché riesce ad unire musica ed immagini grazie a rievocazioni sinestetiche che rianimano i ricordi e le sensazioni che pensavamo aver racchiuso per sempre nella nostra memoria interna.

All’una con te” dunque risveglia in noi la nostra voglia di sentirci legati ad un passato, quasi un bisogno ancestrale di non tagliare le proprie radici per permettere di far prolificare i rami verso le nuvole. I riferimenti a Woody Allen poi alimentano ancora di più un mood cinico e autoironico che forse più caratterizza le giovani generazioni e che a loro modo sono anche i protagonisti delle canzoni di Zerella.

Il cantautorato è dunque la cifra stilistica dell’autore campano che impavidamente muove dai suoni più lisergici come quelli alla Mac De Marco fino ad arrivare ai cantautori della bossa nova.

Tutto questo ed altro ancora è “All’una con te” di Zerella, andatelo a scoprire nell’intervista che ci ha lasciato qui sotto!

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Indie Pop

Il lockdown secondo i GBresci

Dopo il feat. con Adelasia, dolce promessa che ha accompagnato le note d’acqua di Niente, il primo singolo di GBresci (UMA Records), ecco un nuovo, intenso brano. Niccolò ed Edoardo ci trasportano in un malinconico e ubriaco mondo alfanumerico con Codici, uscito il 26 febbraio, tra la disillusione new wave e un graffiante e melodico ritornello in chiave pop, di quelli che restano, un brano figlio della pandemia e dell’ennesimo lockdown. Ne ho parlato direttamente con loro e mi sono fatto mandare qualche screen delle loro videochiamate!

Come avete vissuto la famosa prima quarantena?
Per noi il primo lockdown e’ stato una botta tremenda. Lavoravamo entrambi nel turismo da qualche anno e abbiamo perso ogni introito, con un affitto da pagare e la consapevolezza che sarebbe passato del tempo prima di tornare a lavorare. Per alzare qualche soldo abbiamo lavorato prima con un app che portava la spesa a domicilio, poi con Glovo. E’ stato anche grazie a questa sorta di passepartout in una città altrimenti bloccata che siamo riusciti a spostarci da casa al garage che ci fungeva da studio.

Come avete comunicato tra di voi nel periodo in cui non avete potuto vedervi? 
Vivevamo insieme, fortunatamente. Ci siamo tenuti compagnia, anche e soprattutto col lavoro creativo.

C’è stato qualcosa di questo periodo incredibile che vi ha spinto effettivamente a fare di più o a creare qualcosa di nuovo?
Il nostro progetto è interamente un risultato della pandemia e del lockdown. Edoardo fa musica da sempre ma Niccolò, oltre al lavoro nel turismo, si occupava principalmente di giornalismo e fotografia, e se non fosse stato per il lockdown non avrebbe mai pensato di lavorare su un progetto musicale. Invece, un po’ per noia, un po’ per canalizzare il nostro pessimismo e le nostre ansie in qualcosa di creativo, ci siamo chiusi su questo progetto come se non ci fosse un domani, mettendoci tutto quello che avevamo. Quasi un anno dopo e siamo ancora qui, in mezzo a un nuovo lockdown ma con due singoli già fuori e tanto altro a venire, cercando di tenerci vivi e creativi.  

Cosa potete anticiparci del vostro EP di debutto?
Sarà anticipato da altri due singoli oltre quelli già usciti negli scorsi mesi (Niente feat. Adelasia e Codici). Uscirà in tarda primavera – si spera alla fine di questo nuovo lockdown – sarà composto da sei tracce, di cui due inedite. Tutto ciò che è contenuto nell’EP è stato scritto, arrangiato, prodotto e mixato da noi, in collaborazione con tanti artisti e amici che ci hanno aiutato coi beat, i synth, le grafiche, i video, e in generale a dare forma a un progetto che all’inizio era solo un gioco per reagire alla quarantena.

Come state in questo momento? 
Ci teniamo in piedi. Abbiamo dovuto reinventarci a livello lavorativo anche se ovviamente il futuro è avvolto nell’incertezza. Cerchiamo di concentrarci sull’oggi, al massimo il domani. Il progetto musicale è stato un aiuto in questo senso, perché ci ha dato la possibilità di trarre qualcosa da un momento che altrimenti poteva essere solamente negativo. Per quanto Edoardo per la prima volta in vita sua sia riuscito a fare esercizio fisico con continuità . E dopodomani vediamo.

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Boetti e la laica sacralità di “Loreto”

Boetti sta alla musica come i Blink 182 stanno agli anni Novanta. Questo il sillogismo che mi pare più opportuno per introdurre il duo pratese che il 19 marzo pubblica il suo nuovo singolo “Loreto”; e chi siamo noi per non intervistarli su questi schermi?!

Ma andiamo con ordine: i Boetti attingono dal mondo dell’arte povera un nome che diventa l’emblema del ritorno alla sacralità della cosa, tangibile e non solo aleatoria; un po’ come il duo fa con la musica. Sì, perché Damiano e Meti hanno scelto ai suoni artefatti e sintetici quelli più “reali” di chitarre e batterie.

A rendere concreti poi questi sogni di gloria, ecco che arriva il loro nuovo singolo “Loreto”, che non ha nulla a che vedere con la cittadina in cui si custodisce la Madonna nera, bensì con Loreto il piazzale di Milano, luogo che, a suo modo, riesce ad avere più o meno lo stesso valore catartico e sacrale, se rievochiamo l’evento storico del ’45.

Ma non ci dilunghiamo troppo, lasciamo che siano i Boetti a spiegarci meglio che significato ha per loro un luogo così sui generis come “Loreto”, nell’intervista qui sotto:

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Cinque domande e cinque motivi per non perdervi l’ultima dei Manila

“Una canzone da perdere” è il singolo d’esordio dei Manila, band di Carrara che dal 26 marzo vediamo entrare nel panorama della musica italiana, grazie anche all’etichetta Safari Records.

 Nonostante il riferimento alla capitale delle Filippine, il gruppo carrarese sembra essere invece molto vicino a quella che è il modo di fare musica oggi in Italia. I riferimenti a un cantautorato di carattere pop mettono subito i Manila a proprio agio in un momento di produzione artistica così vorace, mi spiego: il gruppo, infatti, riesce a comunicare qualcosa di nuovo e totalmente peculiare, nonostante la paura di cadere nel baratro dell’assomigliare a qualcun altro. Cari Manila, tranquilli che la vostra non sarà una canzone da perdere.

Anche il testo si mostra interessante, in cui la scrittura a otto mani ha permesso una ricchezza e varietà contenutistica senza alcun dubbio. Una storia d’amore che viene seguita con l’occhio attento dei quattro membri dei Manila, una storia d’amore che viene vista fare il suo corso fin poi a diventare solo un vago ricordo.

Non vogliamo aggiungere altro, il resto lasciamo che siano i Manila a raccontarcelo, nell’intervista qui sotto!

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Indie Pop

Il lockdown secondo inarte.teo

Esce venerdì 26 marzo 2021 Paranoia, il nuovo singolo del progetto solista di Mateto Salvi, inarte.teo. Un mondo sinora inesplorato che ci porta a contatto con un cantautore romano classe 1999 che ci racconta in questo brano un periodo passato tra difficoltà e insicurezze, alla ricerca costante di un equilibrio. Gli abbiamo chiesto come ha passato questi ultimi mesi.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?
Non la vivo molto bene ad essere sincero, cerco sempre degli stimoli durante la giornata, ora è difficile trovarli perché siamo limitati. In genere mi sveglio intorno alle 10, se ho lezione alle 9, faccio colazione, doccia e faccio scendere il cane. Prima di pranzo provo a risistemare la mia camera, ammetto però che 8 volte su 10 non lo faccio perché sfrutto quel poco tempo per avviare o concludere un nuovo progetto/canzone. Subito dopo pranzo porto nuovamente il cane al parco, successivamente il pomeriggio o studio, o provo a finire il progetto che ho cominciato prima di pranzare o faccio lezione. Sul tardo pomeriggio invece, solamente qualche giorno alla settimana, vado a lavorare. La sera invece se non ho nulla da leggere mi pianto sul divano a giocare ad Among Us con i miei amici.

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale?
Si… Il mio primo singolo è uscito in piena pandemia, avevo in mente di farne uscire un altro solamente che le restrizioni non mi hanno permesso di andare in studio per lavorarci. In compenso però con il mio produttore siamo riusciti a lavorare al mio primo Ep in remoto su Zoom.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?
Esattamente come ho descritto prima. La differenza è che nella prima ondata non avevo lezione di pomeriggio (fortunatamente), quindi avevo più giorni per andare a lavoro e avere qualche soldo in piu in tasca.

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?
Paranoia è un brano che parla del momento in cui si perde il contatto con la realtà e con ciò che ci circonda. È un brano che mi è uscito di getto, senza pensarci troppo. Ricordo che avevamo tirato giù questa bozza per passarla ad un mio amico perché stavamo organizzando il featuring. Lui non si è sentito a suo agio perché era un brano che non rientrava nelle sue corde così decidemmo di cestinarla. Un giorno invece, durante una session non andata a buon fine perché ero a corto di idee, Madd3e, il mio produttore, ha ripreso in mano il progetto su Ableton e con due sessioni l’abbiamo chiusa.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa?
Indubbiamente uscire la sera con i miei amici e non saper a che ora tornare. Ogni sera (sabato escluso) ci davamo una punta e ci organizzavamo per fare la solita “birra tranquilla al pub per tornare a casa ad un orario decente”. Poi però 3/4 delle volte andava a finire diversamente. Mi manca moltissimo andare in palestra, sono un appassionato di pesistica, in particolar modo del settore Man Physique. Con l avvento del Covid-19 e la successiva quarantena ho smesso di allenarmi. Ora però sto riprendendo con calma dieta ed allenamento. Un’altra cosa che mi manca è non trovare un posto di blocco ogni 15 metri.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?
Ammetto di non ricordarlo, sono anche andato a vedere l archivio delle stories di Instagram ma in quel periodo mi stavo concentrando sull’uscita del mio primo singolo da solista quindi non postavo cose riguardanti la mia vita quotidiana.

Non è una foto della mia stanza però sono quasi contento nel far vedere la mia condizione alle 9 di mattina mentre faccio lezione di Editing Audio in DAD. Non sono piatti sporchi, però se mi dai l input della cucina, da Romano Doc, vi lascio una foto della preparazione di un piatto che mi sta particolarmente a cuore (e che mi riesce molto bene).

Qui sotto ti lascio una foto del mio cane (che amo infinitamente)

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Indie Pop

Con Blumosso il mare non è mai stato così bello

Blumosso artista poliedrico, dopo averci mostrato un altro volto con Progetto Fantomatico, dopo un libro, un video che tocca le sfere della filosofia, ritorna a farci sognare con “Nordest”, il suo nuovo singolo pubblicato per Luppolo Dischi. Dunque, noi di perindiepoi, incuriositi come eravamo non potevamo non dedicargli un tutto il tempo del mondo per conoscere più approfonditamente il suo nuovo lavoro!

Ciao Blumosso! Venerdì 19 marzo segna per te l’inizio di una “saga” musicale, se vogliamo, ti va di raccontarci qualcosa di “Nordest”, singolo prologo al tuo nuovo progetto?

È una canzone narrativa. Il testo racconta per filo e per segno una scena: qualcuno che prova a dimenticare qualcun altro con qualcun altro. Sì, lo so, è un casino. Ascoltate il brano che è meglio (ride)

Hai inaugurato le tue prossime uscite con un video “la vita sognata”, in che modo si collega alle tue uscite?

Non si collega. Mi piace creare. Ho creato “La vita sognata” dal nulla e ho pensato di regalarla a chi mi segue. Ho fatto quello che i filosofi chiamano “esercizio artistico”, dando sfogo alla voglia che avevo di sperimentare, anche in campo cinematografico.

Oltre Blumosso esiste un altro progetto parallelo che tu segui, che è “Progetto Fantomatico”: in cosa differiscono e in cosa si toccano queste due anime artistiche?

Innanzi tutto, differenze visive. “Progetto Fantomatico” è uno sfogo d’immagine, chi segue il mio profilo Instagram sa che è un viaggio visivo, oltre che musicale. Inoltre, a livello sonoro, “Progetto fantomatico” dà più spazio all’elettronica e ai suoni sintetici. Anche le tematiche sono diverse. Mi spingo su temi sociali.

Quali sono gli artisti che ascolti in questo momento e che ti senti di consigliare?

In questo periodo (e da una vita) mi spacco di Battiato. Vi consiglio un cantautore che tocca particolarmente la mia sensibilità: Massaroni Pianoforti. Anche Apice mi piace.
Poi, potrebbe sembrar pubblicità (ma non lo è) vi consiglio i miei amici più stretti: One Year Before, LeFrasiIncompiuteDiElena, e gli Inude.

Lasciaci con una frase che ci dica qualcosa sul prossimo singolo in uscita!

Va beh… e che volete che vi dica?

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Calvino nello spazio: recensione non autorizzata

Domani esce Astronave Madre, il nuovo album di Calvino.

Forse non sai che Calvino non era un piccolo calvo. Basta col bodyshaming, siamo nel 2021. Cresci un po’. Però fa ridere come Italo Calvino si chiami Italo seppure non sia nato in Italia ma a Cuba. Fa ridere come questo articolo parlerà di Calvino senza parlare di Calvino e tante altre belle cose che non ti sto qui a spiegare. Immaginati però Calvino mentre spara raggi laser da un’astronave, tipo una di quelle che fa PEW PEW come qualsiasi film sullo spazio e sulla lotta tra il bene e il male. Questa è la storia di quel Calvino.

Calvino nello spazio non si sa come ci sia finito. Non si sa che missione avesse o se fosse lì per scopi professionali, tipo per prendere ispirazione per scrivere il sequel de Il Barone Rampante ma stavolta con il protagonista Cosimo aggrappato ad un asteroide invece che sugli alberi dopo essersi definitivamente rotto il cazzo non solo della sua famiglia, della gente delle sue lande, ma di tutto il mondo intero. Non è da biasimare. Sta di fatto che comunque Calvino sullo spazio c’è. È un sogno? Ah, magari. No no, Calvino nello spazio esiste. Non ci credi? Beh, allora mi spiace ma puoi anche finire di leggere l’articolo qua.

Ancora sei qui? Guarda che ti sento mentre pensi. Non è vero che sto tergiversando perché non so su dove voglia andare a parare e che Calvino nello spazio non esiste. Sono tutte bufale le tue, vergognati. Calvino nello spazio c’è, esiste ti dico! Con una mega navetta di Space X, quelle che ti fanno dire “Uà, che spettacolo” quando i suoi razzi riatterrano con classe. Ma non in questo caso: i razzi di Calvino, guidati da una sofisticatissima intelligenza artificiale, sono tipo schizzati malissimo quando questa ha ascoltato tutto l’audiolibro di Città Invisibili letto da Franco Battiato in circa tre secondi e mezzo. Non ha retto così tanta sofisticatezza tutta insieme e presa dall’angoscia e dalla consapevolezza che non sarebbe mai riuscita a raggiungere quella qualità di stile, ha deciso si scagliare i razzi in una scuola per bambini sordo ciechi muti orfani cresciuti e trattati malissimo in istituti privati gestiti da persone cattivissime. Però non è riuscita a colpire l’obiettivo – perché si sa che i sofisticati con la praticità hanno qualche problemuccio, mannaggia – e sbadatamente ha colpito un bocciodromo in provincia di Pesaro-Urbino. In quel momento vuoto: più o meno come la provincia di Pesaro-Urbino. Ma Calvino non ha saputo niente di questo, purtroppo non gli arriva il 5G da lassù e quindi non può leggere le notizie dei quotidiani online italiani. Che fortunato, una vittima in meno nel clickbaiting.

Calvino nello spazio esiste, quindi. Sei tu che non esisti forse. Ancora non sei convinto? Ah, problemi tuoi. Guarda meglio. Lo vedi quel puntino in cielo dalla tua finestra? Esatto, è perché non lavi bene i vetri. Secondo gli studi di un istituto scientifico di cui vorrei citare il nome ma tanto te lo dimenticherai subito, i vetri delle finestre sono quelle cose che vengono lavate di meno all’interno di una casa. Ecco, una volta lavati meglio i vetri potrai cercare Calvino nello spazio. Ma non lo vedrai perché è troppo lontano per osservarlo ad occhio nudo. Neanche con un telescopio tipo uno di quelli megafighissimi che vedi solo nei film americani potrai notarlo, perché per vederlo devi farti un bel viaggione interiore. Uno di quelli che ti fa fare Calvino, la band milanese, con il loro nuovo album Astronave Madre, in uscita domani, venerdì 19 marzo. Ecco, forse così potrai notarlo, accorgendoti soprattutto alla fine di quel viaggio che non sei tu a ricercare Calvino nello spazio, ma è Calvino nello spazio a ricercare te e ciò che puoi veramente diventare. Intanto, iniziare a credere a Calvino nello spazio è un buon inizio.

foto inedite di Simone Pezzolati

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Lorenzo Vizzini mi ha portato in giro per Milano

Dopo l’anticipazione de “La sera di Natale”,“Karma”, e “Inverno” è uscito “SuXmario”, il terzo disco di Lorenzo Vizzini: un racconto di formazione, scritto nel passaggio fra l’adolescenza e l’età adulta. Composto da 10 canzoni genuinamente pop. L’immagine di Mario, questo supereroe che sembra un bambino ma ha due baffoni da pensionato, dunque sintetizza perfettamente la sensazione di transizione di cui il disco è pervaso. “E in quella X, oltre all’immaginario calcistico che spesso è ripreso nel disco, voleva esserci il risultato nell’incontro finale fra l’adolescenza e l’età adulta: un pareggio, che tutto sommato mi va bene.”. Milanese d’adozione, Lorenzo Vizzini è un concentrato di storie (di quando ha scritto per Ornella Vanoni a soli 18 anni o di quando mi racconta che vorrebbe andare in Brasile, non ho chiesto se nell’immediato, nonostante la pandemia).

Abbiamo camminato su e giù per la Darsena, in zona gialla s’intende, ed ecco cosa mi raccontato.

Qual è il tuo rapporto con la città di Milano? Hai mai pensato di andartene?

Sì, per un periodo l’ho anche fatto e sono tornato in Sicilia, ma non ho mai lasciato Milano per più di un anno. A Milano è stata sempre un’altalena, ho vissuto momenti bellissimi e altri in cui mi sentivo un po’ un pesce fuor d’acqua. Ammetto che col tempo, le voglio più bene: dico sempre che voglio andarmene, ma torno ogni santa volta. Anche se non è un posto che sento appartenermi fino in fondo, ormai mi sono abituato a sentirlo come la mia casa.

Milano è il titolo anche di un brano dal tuo ultimo disco. Ce ne parli?

Sì, è un brano scritto diversi anni fa, nel 2016, come praticamente tutti i brani del disco. E’ un racconto di una notte, in cui avevo perso un treno e non potevo più tornare a casa, ma in generale è un po’ la somma delle parti più complicate della mia vita a Milano: il disorientamento, le giornate che sai come cominciano e non dove finiscono, il cellulare sempre scarico e quella sensazione di sentirsi sempre dei turisti.

E cosa c’è di Milano che proprio non ti va bene?

Ammetto che col tempo mi sono ammorbidito, penso a Milano ci sia quasi tutto quello che cerco e che mi piace, sotto infiniti punti di vista. Quello che più mi manca forse è il mare: per cercare di sedare la nostalgia, vado all’Idroscalo o faccio finta di vedere le onde sui navigli, ma onestamente il risultato non è lo stesso.

Come sono le tue giornate in questo ultimo periodo?

Vuoi la verità? Pigre e ripetitive, ma non ne faccio un dramma. La routine è svegliarmi, portare in giro il cane, scrivere, suonare, cucinare e riaddormentarmi. Però ci sto facendo l’abitudine e per molti versi mi piace.

Ti ricordi l’ultimo concerto (tuo) che hai fatto? Com’è andata?

Mamma mia, sembra passata un’eternità: ero a Roma, chitarra e voce. Dovevo fare presto, perché subito dopo avevo la festa di laurea di un amico e sono dovuto scappare, non ho potuto neanche prendere una birra. Non avrei mai pensato sarebbe stato l’ultimo concerto per un bel pezzo.

Quanto ti mancano le serate sui Navigli, i concerti e tutte quelle cose lì?

Tantissimo, così come viaggiare e perdermi in posti nuovi. Tutti noi non vediamo l’ora di viverci un concerto ,sotto o sopra un palco, che sia. E’ importantissimo per l’intero settore, ma io credo anche per chiunque non vive di musica, ma ne è amante ed appassionato. Allo stesso tempo non vedo l’ora di tornare a conoscere nuovi luoghi, persone, sapori. La vita vissuta penso sia la linfa necessaria per scrivere.

foto inedite di Simone Pezzolati

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“Gandhi” è il singolo alla non violenza contro il tempo di Leuca

Leuca è il nuovo arrivato nel roster di Revubs Dischi e noi siamo pronti ad accogliere il suo singolo d’esordio “Gandhi” in uscita il 12 marzo su tutte le piattaforme.

Un nome che cela in sé un periodo vissuto a Londra, che ha saputo donare all’artista non solo il suo nome peculiare, ma anche la vocazione verso una musica multiculturale. I riferimenti musicali sono tra i più disparati, senza però abbandonare del tutto la patina pop che gli conferisce un piglio immediato anche da parte di quel pubblico che si avvicina a lui per la prima volta.

Gandhi” è il titolo con cui Leuca si presenta al mondo dell’indie, “Gandhi” diventa l’emblema della lotta non violenta e quotidiana a tutto quel mondo degli haters e degli influencers che affollano le nostre home, i commenti ai post, ma che seppure virtuali riescono ad avere un impatto sul reale che forse dieci anni fa non avremmo nemmeno immaginato.

Gandhi” è anche il modo per fermare il tempo quando, guardandosi allo specchio, si nota il primo cappello bianco. Anche noi abbiamo provato ad immortalare qualche informazione in più sul brano, chiedendolo direttamente all’artista nell’intervista qui sotto: