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Le 5 cose preferite di Gionata

Fuori il 27 maggio il nuovo singolo di GIONATA, “Per qualche giorno” per Amor Fati. Il brano parla dell’imprevedibilità della vita e noi affascinati da tutto ciò non potevamo che chiedergli quali sono le sue 5 cose preferite!

Le città invisibili di Italo Calvino

Semplicemente: un capolavoro. Un libro che si può leggere seguendo logiche diverse, un labirinto dove esplorare la mente umana, una descrizione accurata dei sentimenti che legano l’essere umano all’atto del vivere sul pianeta terra. Uno stile raffinato, surreale, unico. Da rileggere e rileggere, un libro che non annoia mai e che regala sempre qualcosa.

La mia chitarra classica

Una delle prime chitarre che ho avuto, ha vissuto feste in spiaggia, passeggiate nei boschi, domeniche pomeriggio al parco, traslochi e ha preso le stesse botte che ho preso io.

Ho scritto e scrivo tuttora la maggior parte delle mie canzoni: anche Per Qualche Giorno è nata così, con una chitarra pagata 20€ al mercatino dell’usato. Ha un suono unico, caldo, timido e, anche esteticamente, mi piace tanto: l’ho decorata incollando con la vinavil dei pezzi di vecchi cd che ho rotto appositamente.

La pizza del lunedì sera

Il lunedì è un giorno abbastanza vuoto e da tempo gli ho conferito importanza attribuendogli il giorno della pizza: così so che, anche se non succede niente di rilevante, mi attende una bella cena. L’esperienza si arricchisce se è condivisa, fuori piove e con un bel film.

Il bicchiere della staffa

Prima di andare a letto e congedarsi mi piace rimanere sveglio per un’ultima parola, accompagnata da un ultimo bicchiere, che a volte diventa l’inizio di una lunga conversazione. È poetica la sensazione di pace che si prova a rimanere in due in un luogo che trasmette pace dopo una serata passata in mezzo a tante persone.

Terrapin di Syd Barrett

Una delle poche canzoni in cui Syd Barrett dice apertamente “I really love you, and i mean you”. Una canzone d’amore cantata e suonata con lo stile unico, psichedelico, scanzonato, sbagliato, pazzo e dolce del crazy diamond.

Menzione speciale per la mia bicicletta (che ahimè penso sia arrivata alla fine della sua vita poiché proprio ieri sera ho urtato contro uno scalino che, nel buio, non ho visto, storcendo la forca del mio amato veicolo) per i terrazzi (puoi passare un po’ di tempo all’aperto, con tutte le comodità della casa) e, ovviamente, per il mare, il luogo che più si avvicina al concetto di umanità, con mille sfaccettature.

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PASSATEMPO: Vimine racconta la sua passione per la musica nel nuovo brano

PASSATEMPO” è il nuovo singolo di VIMIME, inserito da Spotify nella playlist editoriale “Anima Rnb“. Il brano parla della passione per la musica e della voglia di recuperare il tempo perso e le occasioni sprecate. Una medium ballad prodotta da dal sound rnb che mette in risalto la vocalità black dell’artista.

Abbiamo fatto qualche domanda a VIMINE:

Per iniziare, ci racconti chi è Vimine ?

Vimine è un ragazzo abbastanza timido, che grazie alla musica e alle esperienze fatte grazie alla musica sta venendo fuori abbattendo la timidezza; Originario Pugliese nato a Cerignola (FG) da mamma casalinga e papà Marmorista, ho una sorella un po più grande di me anche lei appassionata del canto; Diplomato in Arredo e Architettura, pizzaiolo per otto anni nella mia stessa pizzeria gestita con la mia famiglia; Ho iniziato sin da piccolo ad essere quasi sempre protagonista nelle recite dove mi assegnavano sempre la parte da solista, ho fatto anche esperienze all’interno di cori musicali per poi arrivare a scrivere i miei brani e a pubblicare la mia musica

Quando, come e perchè hai iniziato a fare musica?

Ho iniziato a fare musica nel Novembre 2020 iscrivendomi a scuola di canto, non sapendo cosa mi aspettava; Mi sono convinto ad iniziare un percorso formativo nel canto perchè durante la pandemia da Covid così per caso mi sono iscritto ad un contest che girava su facebook dove bisognava mandare un video di una esibizione canora e da li poi passare sotto una valutazione da parte di una giuria; da li è scoppiata la scintilla che mi ha fatto capire che questa è la mia strada; Da quel contest sono passato nella fase finale dove per la prima volta ho dovuto cantare dal vivo a Roma avanti ad un pubblico, li ho capito che per la musica sono disposto a tutto, da quello stesso contest sono passato ad un altra finale disputata a settembre 2020 e subito ho iniziato a studiare canto e musica

Quali sono i messaggi, le sensazioni, le emozioni, che vuoi trasmettere con i tuoi pezzi?

I messaggi che voglio trasmettere con le mie canzoni sono gli stessi che nella mia vita ho sempre portato avanti, comportandomi sempre bene con tutti, generoso, disponibile con chi mi dimostra di volermi bene, umile, sempre con i piedi per terra con le maniche rimboccate nel lavoro, facendo sacrifici e raggiungendo i miei obiettivi con impegno, testa e cuore; Sono un tipo che difficilmente mostra le proprie emozioni, anche se dentro di me ogni giorno ne avverto tante, belle o brutte che siano, è un lavoro che sto facendo su me stesso nel riuscire attraverso la musica a manifestarle senza vergognarmi

“Passatempo” è il brano con cui ti abbiamo conosciuto all’interno del nostro portale. Ti va di parlarci di quello che significa per te questo pezzo?

“Passatempo” per me è come uno sfogo personale, pensando al fatto che sono stato troppo superficiale nel pensare che la musica non potesse essere la strada a cui dovevo dare priorità più di ogni altra cosa

Guardando indietro, quale brano del tuo percorso, fino ad adesso, reputi essere il più importante e significativo?

Sicuramente Passatempo 

Cosa stai preparando, invece, per il futuro?

Per il prossimo autunno ho 2 brani pronti sempre scritti da me che sto lavorando per ultimarli e farli uscire; Spero di partecipare attivamente a contest che mi facciano conoscere anche in un contesto live;

Giocando con la fantasia, con quale artista sogni di collaborare, un giorno

In primis con Laura Pausini, sono un suo fan, da quand’ero piccolo e che grazie alla mia famiglia l’ho conosciuta, ascoltandola prima nelle cassette poi comprando anche i suoi cd e partecipando ai suoi concerti; Ma comunque pensando invece a cantanti di oggi che comunque rappresentano il mio mondo cioè l’R&B ne dico qualcuno come Rkomi, Ghemon, Mara Sattei;

Qual è il punto di arrivo che ti sei prefissato?

Per il momento non voglio darmi un punto d’arrivo, perchè pensando a un punto di arrivo è come destinare una fine al mio percorso, spero duri più a lungo possibile senza aspettarmi troppo, ma nello stesso tempo credendoci fino all’ultimo; 

Dove ti vedi tra 5 anni?

Tra 5 anni senza essere troppo esagerato mi vedo su un palco pronto per un mio concerto anche alla festa patronale del mio paese, (rido) o chi lo sa, qualcosa di più

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Tra i flutti con Maelstrom

Maelstrom ci piace, l’abbiamo detto sin dal primo giorno in cui la sua musica è entrata qui, in redazione da noi: c’è qualcosa, nella proposta del cantautore calabrese (ma da anni di stanza in Piemonte) che ci fa dire che un futuro ancora possa esistere per la canzone d’autore; se in “Coralli”, il suo singolo precedente, il suo amore per il cantautorato italiano veniva reso esplicito attraverso una scrittura che evocava i grandi del passato, qui in “Bassa Marea” il groove ammicca certamente di più alla Gen Z ma nella scelta delle parole il riferimento rimane un certo tipo di “poetica” ben precisa.

Il brano parte con calma, mettendo subito in primo piano il groove di una produzione che cresce e si dilata, fino ad arrivare all’esplosione di un ritornello che mette voglia di “rivoluzione”: dentro, c’è tutta la voglia di ripartenza di chi, in questi anni, pare aver perso il coraggio e la forza di buttarsi nei flutti del presente, per attraversare la spazio che separa “paura” ed “ambizione”. Insomma, la bassa marea di cui canta Maelstrom pare essere metafora di un mondo interiore che ha bisogno di ritrovare le sue sicurezze per non andare a fondo. 

Un brano energico, dal retrogusto estivo senza però adagiarsi in pose mainstream eccessive: certo, lo potreste trovare nei generalissimi cataloghi editoriali di Spoty, ma la verità è che la cifra identitaria del progetto sfugge ai canoni classici del pop, e ci regala una nuova, piccola stella da veder crescere. 

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Un altro posto: Emme racconta il nuovo singolo

“In un altro posto” è il nuovo singolo di “EMME“, che arriva dopo la pubblicazione di “I nostri corpi”. Il brano parla di scelte, di coraggio e di quanto sia faticoso uscire dalla staticità e dall’immobilismo. “EMME“, girà intorno al concetto di “felicità”, e della continua ricerca sul significato di -questo stato d’animo e su cosa siamo disposti a fare per per raggiungerlo.

EMME ha risposto alle nostre domande:

Per iniziare, ci racconti chi è EMME?

Nella vita di tutti i giorni sono Matteo Mancini, una persona che ha un figlio, un lavoro, che fa la spesa e paga le bollette. EMME è la parte irrazionale, anche infantile se vogliamo. Una dimensione in cui mi distacco dalle cose materiali e mi concentro sulle emozioni, una fuga -se vogliamo- dalla vita di tutti i giorni che a parte gli affetti, per il resto è un costante imbattersi nella meschinità dell’essere umano. Ovviamente sto esagerando ma neanche troppo.

Quando, come e perchè hai iniziato a fare musica?

Ho avuto la fortuna di avere due fratelli più grandi che mi hanno introdotto alla musica quando avevo 5 o 6 anni. Avere Kurt Cobain come idolo quando frequentavo la scuola primaria è stato un grande privilegio, un imprinting di tutto rispetto 😉

Ho studiato chitarra, canto per molti anni ma la mia vocazione è sempre stata quella di scrivere. Ho iniziato a 14 anni con delle cose ovviamente oscene ma non ho più smesso e non credo che smetterò mai.

Quali sono i messaggi, le sensazioni, le emozioni, che vuoi trasmettere con i tuoi pezzi?

Io scrivo molto per me stesso, è un modo che uso per rielaborare i miei vissuti. Molto spesso trovo delle cose nei miei testi che non sare mai riuscito ad esprimere con un discorso.

Ecco, quello che vorrei trasmettere è l’importanza di trovare un proprio linguaggio, anche solo per parlare a se stessi. Mi piacerebbe che questa mia attività fosse uno stimolo per qualcuno

IN UN ALTRO POSTO è il brano con cui ti abbiamo conosciuto all’interno del nostro portale. Ti va di parlarci di quello che significa per te questo pezzo?

Banalmente questo progetto nasce anche per superare un momento difficile. Attraverso la scrittura io rielaboro i miei vissuti e mi faccio forza. In pratica è una sorta di auto terapia, in questo senso “In un altro posto” parla proprio di lasciare qualcosa di importante, di affrontare il dolore, di una scelta difficile, dolorosa e faticosa però necessaria per uno scopo più gande che è la felicità.

5. Guardando indietro, quale tappa del tuo percorso, fino ad adesso, reputi essere la più importante e significativa?

Una tappa precisa non c’è. Ogni volta che chiudo una canzone avverto una  sensazione di benessere che è anche difficile da spiegare. E’ quasi una droga e ogni volta che accade mi ripeto che non dovrà essere l’ultima. Fatto sta che belle o brutte, scrivo canzoni da 20 anni.

Cosa stai preparando, invece, per il futuro?

Altre canzoni ma soprattutto mi sto preparando per iniziare l’attività live

Giocando con la fantasia, con quale artista sogni di collaborare, un giorno? Mi piacerebbe molto collaborare con Dardust, sarebbe un grande salto di qualità nelle mie produzioni

Qual è il punto di arrivo che ti sei prefissato?

Per ora, dopo qualche anno di attività, potermi sentire di nuovo un artista, detto con la massima umiltà, è un grande punto di arrivo. Non importa quello che accadrà, ho 34 anni e un approccio diverso, non voglio conquistare il mondo, voglio continuare a risparmiare sullo psicologo grazie alla musica.

Dove ti vedi tra 5 anni?

Dove sono adesso, speriamo con la compagnia di EMME

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Il matto è il nuovo singolo di Eman

Il matto è nuovo singolo di Eman, un brano che fotografa una società in balia del consumismo e che non riesce a dare più il giusto valore alle piccole cose. Simone, un uomo che continua a guardare con disincanto il mondo che lo circonda, con gli occhi colmi di stupore di un bambino, che viene deriso dagli altri per il suo stile di vita e il suo modo di fare e che preferisce dedicare il suo tempo a godersi quanto di bello il quotidiano possa offrirli piuttosto che diventare schiavo di scadenze, file e impegni. 

Noi di Perindiepoi abbiamo fatto qualche domanda ad EMAN

Ciao e benvenuto. Se vai troppo di fretta poi vivi a metà canti in Il Matto. Quanto è difficile secondo te prendersi del tempo per se stessi in questa società della continua corsa?

Io non credo che sia complicato, immagina di dedicarti metà del tempo passato ogni giorno sullo smartphone… Siamo già a buon punto.

Un altro elemento oggetto di riflessione ne Il Matto è il consumismo. Siamo diventati schiavi degli oggetti tecnologici che usufruiamo quotidianamente. Come pensi che possiamo riappropriarci della nostra indipendenza?

Non mi riferisco solamente alla tecnologia, il concetto è veramente ampio e meriterebbe molto spazio ma cercherò di essere breve e chiaro: siamo quello che possediamo/ostentiamo; abbiamo delegato a degli oggetti l’onere di definirci, convinti che ne avessero la capacità e la profondità… e ora mi sembra che siano “le cose a possedere le persone”. Sappiamo tutti cosa c’è dietro la possibilità di avere un Iphone ogni 6 mesi: uno sfruttamento maggiore per qualcuno, un profitto esagerato per qualcun’altro, e il disagio di essere “indietro??” per moltissimi

Hai deciso di non pubblicare un video vero e proprio ma un visual dove stai in una barca. Dove è stato girato e come mai questa scelta?

E stato girato sul Lago di Endine e volevamo qualcosa che desse spazio ad altro… Il visual ti permette un approccio che con il videoclip risulterebbe più complicato: visioni artistiche senza l’obbligo della narrativa.

Quali obiettivi a breve e lungo termine ti dai dopo questo tuo ritorno e dopo essere approdato in una delle principali etichette indipendenti italiane che è la Mescal?

Abbiamo deciso di valorizzare le diverse anime e sfaccettature presenti nella mia musica dividendo il progetto in più capitoli; l’idea mi piace molto, mi dà la possibilità di non sentirmi limitato da una linea comune che i brani dovrebbero avere in un album. Ho scritto tante cose, alcune che possono sembrare diverse tra loro, ma fanno parte di me… È sempre stato così: alla domanda su quale fosse il mio genere non ho mai risposto.

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Le cinque cose preferite dei Flowers For Boys

I Flowers For Boys sono una band pugliese composta daCarlo Candelora (chitarra), Fabio Casadibari (batteria), Federico Marinelli (basso) e Marco Vino (voce). I quattro hanno pubblicato il loro singolo “Patricia” questo 22 aprile per l’Angapp Music Records, un vero e proprio invito ad amarsi oltre ogni stereotipo. Grazie al filtro ballabile del pezzo che propone della sonorità tra l’indie-pop e l’elettronica, i Flowers trattano con genuinità un tema difficile quanto attuale, quello della transfobia. “Patricia” è la storia della presa di coscienza di una propria autenticità ma è anche una rivalsa nei confronti dei limiti imposti sia dalla società che da sé stessi. Per conoscere meglio questa giovane band abbiamo chiesto loro quali sono le loro cinque cose preferite.

Mojito

Perché è un cocktail alcolico, fresco e “naturale”: la freschezza e la naturalezza, oltre che il suo gusto, è dato dall’abilità nel saper mescolare bene ingredienti il più freschi e “sinceri” possibili. Una metafora della vita.

Dormire

È insieme la fine e l’inizio di una giornata. Dormire è concedere a sé stessi e al proprio corpo una pausa, un reset. È al tempo stesso una parentesi che si chiude e si apre. Ancora, ti permette attraverso il sogno di sbirciare in altre vite, in altri universi che sono frutto esclusivamente della tua immaginazione. E poi, è la cosa migliore del mondo. Viva dormire!

Il profumo del caffè nel primo pomeriggio

È il profumo di casa e il profumo degli amici. In ogni casa, il pomeriggio, l’odore e il rumore del caffè sancisce la fine del pasto e l’inizio di una nuova fase di cordialità, più “intima” e ancor più rilassata. Il profumo del caffè, poi, già ti dà la “sveglia”: il momento del riposo è finito, ci si deve dare una mossa. Ma con calma. E poi, come detto, è il profumo degli amici: vicini o lontani, che vedi ogni giorno oppure che non vedi da una vita, tutti prima o poi ti dicono “ci andiamo a prendere un caffè oggi pomeriggio?”. Penso che nessuno abbia dei ricordi brutti legati all’odore del caffè, nemmeno se lo si prende di pomeriggio.

Hemingway

Non è uno scrittore qualunque e, soprattutto, non è immediato. Hemingway arriva nella tua vita nel momento giusto, altrimenti non arriva affatto. E quando arriva, con le amare vittorie e le tristi speranze, con la forza disperata di ogni singolo protagonista dei suoi racconti, ti ricorda di com’è bello e disperato essere protagonisti della propria vita, del proprio tempo e delle proprie battaglie.

Abbraccio

L’abbraccio sì ma prima ci si deve lavare!

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JENNIFER: “Resilienza e passione” nel nuovo brano di Samuele Cara

JENNIFER è il nuovo brano del cantautore romano SAMUELE CARA uscito venerdì 29 aprile, una canzone che racconta di una ragazza cresciuta troppo in fetta, di voglia di felicità in tutte le sue forme. Jennifer che malgrado tutte le incertezze e i momenti cupi affronta la vita fregandosene del giudizio altrui, e alla fine vince. Un sound a metà tra cantautorato ed indie pop che omaggia la trazione dello stornello romano e i grandi autori italiani degli anni 70 (Rino Gaetano, Venditti, De Gregori). Una ballata intensa che racconta la voglia di andare avanti senza rimpiangere quello che ti sei lasciato dietro.

Abbiamo chiesto a Samuele Cara di rispondere alle nostre domande:

Per iniziare, ci racconti chi è Samuele Cara?

Samuele Cara nasce a Palestina, in provincia di Roma, scrivo le mie canzoni e ho iniziato a fare musica grazie a Rino Gaetano e a gli Oasis

Come hai iniziato a fare musica?

Per pure esigenza personale, ho iniziato a suonare su per giù all’età di 13 anni, poi con il passare del tempo ho approfondito meglio l’argomento e ho cominciato a scrivere per conto mio

Cosa vuoi trasmettere con i tuoi pezzi

Me stesso, vorrei far conoscere il mio mondo alla gente in modo sincero e schietto

“JENNIFER” è il tuo nuovo brano, cosa significa per te questo pezzo?

E’ una canzone importante per me, che ho voluto far uscire nonostante non sia un brano “alla moda”, una canzone che parla del coraggio di andare avanti nonostante le difficoltà.

Cosa stai preparando, invece, per il futuro?

Tanta musica nuova e magari qualche live per far ascoltare le mie canzoni

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Jacopo Nutz debutta con il singolo Mezzo bicchiere

Una cruda descrizione del presente: tacere per non avere problemi è davvero la soluzione? Jacopo Nutz debutta con Mezzo bicchiere, singolo prodotto e registrato dallo stesso Jacopo, dalle sonorità brit pop e dal testo dai forti connotati sociali. Il cantautore fiorentino si interroga sul parallelismo tra aspettative e realtà con l’immagine del bicchiere che viene visto sempre mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda delle circostanze e del modo di interpretare i fatti.

Abbiamo chiesto a Jacopo di rispondere alle nostre domande:

Ciao Jacopo, di cosa parla il tuo nuovo singolo Mezzo bicchiere?

Il brano è essenzialmente una riflessione sulla quotidianità e su quanto essa venga influenzata dalle aspettative nostre e degli altri. In questo senso la nostra ricerca continua della felicità non rispecchia una felicità reale, ma un’idea creata per giustificare gli sforzi e le azioni che compiamo.

Chi ha realizzato il video e come si collega alla canzone?

Il video è stato realizzato da Mario Albanese Pereira, regista veramente bravo, che è riuscito ad estremizzare il concetto della canzone in una chiave ironica un po’ Tarantiniana. Se la chiave del pezzo è la quotidianità, il lavoro e la società, il video affronta in maniera surreale queste situazioni estremizzandole. Tutto questo ha reso il video molto più dinamico.

È il tuo singolo di debutto e anticiperà il tuo primo Ep, come mai hai scelto questo brano per presentarti e cosa dobbiamo aspettarci dall’ep?

Ho scelto questo pezzo come esordio perchè era uno dei miei preferiti, ma anche perchè aveva un sound elettronico, ma anche abbastanza aggressivo. L’Ep si basa molto sulla componente elettronica che si unisce a quella suonata, nel disco infatti troviamo pezzi “tosti” come mezzo bicchiere, ma anche pezzi più intimi, sempre però arrangiati in questa forma ibrida tra l’elettronico e il pop/rock. Poi in fondo c’è anche una bonus track piano e voce.

Hai prodotto diversi artisti, cosa ti convince di un artista affinché tu decida di lavorarci insieme?

Di base vivo il mio lavoro come produttore/arrangiatore con l’obiettivo di creare una comunicazione con chi ascolta, ho sempre molto rispetto del testo e cerco di far sì che la musica accompagni le parole creando una storia. In questo senso per me è importante che il modo di comunicare di chi canta o scrive le canzoni sia affine con il mio modo di arrangiare e produrre, in modo da fare sì che la storia funzioni, in questo senso devo dire che arrangiare e produrre pezzi scritti da me è stata un’esperienza molto impegnativa, anche psicologicamente

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Nuovo film nel “Drive In” di Davidof

Bella scoperta per me Davidof, che oggi torna a far sentire la propria voce dopo aver consegnato alle stampe, poco, “Riad”; il cantautore classe ’87 di Formica Dischi rivela fin da subito un appeal efficace a farsi godere, pur nella sua leggerezza, senza risultare retorico o stucchevole: giuro, considerate le esigenti e spocchiose orecchie del sottoscritto non è cosa affatto scontata.

Ebbene, Pietro (nome secolare del buon Davidof) sembra avere una scrittura che ha saputo far tesoro, negli ultimi anni, delle esperienze maturate: ascoltando la sua discografia, la crescita e la maturazione dell’artista si fa avvertire sia in scelta delle sonorità che in capacità poetica: oh, non aspettatevi il classico cantautorato da bar di paese, niente chitarrine asfittiche e canzoni che si trascinano: Davidof scrive con identità anche nel fare mainstream, con reminiscenze che di certo affondano le radici negli ultimi dieci anni di pop (dai Thegiornalisti agli Ex-Otago) ma ammiccano anche alla storia della canzone d’autore (su tutti, Venditti e Dalla). 

“Drive in” dipinge un mondo sospeso tra presente e passato, con le camporelle adolescenziali (si dice così anche da voi, quando uno si apparta in qualche strada di campagna con la morosa?), i pop corn al cinema con le luci spenti e gli ormoni che schizzano alle stelle, i film anni Ottanta sullo sfondo che ricordano nostalgie di tempi mai vissuti: in linea con il testo, anche l’arrangiamento del brano sorride a quel pop da bomberino e paninari che se da un lato fa pensare a Tommaso Paradiso dall’altro richiama ad un mondo musicale che, in primis, fu frequentato da grandi nomi della canzone nostrana.

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Le 5 cose preferite di Aura Nebiolo

Aura Nebiolo il 12 maggio ha pubblicato il nuovo disco “A KIND OF FOLK“, un concentrato di puro talento jazz! Noi ci siamo fatti raccontare da lei quali sono le sue 5 cose preferite, per conoscere meglio il suo mondo.

I Giochi di Parole
A dir la verità le parole mi piacciono quasi tutte, tranne alcune come “succulento”, che proprio non sopporto. In particolare mi piacciono quelle parole che vogliono dire più cose, più concetti! Oppure combinare le parole per crearne altre.Il titolo del disco è un gioco di parole su più piani, traducendolo può significare “un tipo di Folk”, inteso come genere musicale, oppure, il significato che intendo io, “un tipo di gente”.È un gioco nel gioco perché riprende il titolo di una composizione che amo di Kenny Wheeler, “Kind Folk”.


Camminare nei Boschi
Ho sempre vissuto in campagna, ma quand’ero bambina il bosco mi faceva tanta paura. Lo vedevo buio, pericoloso, insidioso. Ora lo vedo per quello che è, insidioso sì, ma pieno di vita, di incontri ed incastri. In “Frequenze Armoniche” ho cercato di tradurre queste sensazioni in note.Poi mi dite se ci sono riuscita o a cosa vi fa pensare questo brano!


Le Ombre
Adoro il sole in faccia, quella sensazione di calore che ti pervade da fuori a dentro. Ma trovo molto più interessante ciò che la luce fa alle nostre figure, le allunga, le deforma. Può renderci dei mostri o delle fate, con le mani.Di luci e ombre è impregnato tutto il disco, sono concetti che tento sempre di coniugare all’interno delle mie composizioni. 


Il mio disordine
Senza il mio disordine non sarei io, e non sarebbe nata l’introduzione di Good Roots. Nel mio disordine c’è sempre tutto quello di cui ho bisogno, basta trovarlo! Ma la ricerca è sempre una di quelle cose che mi appassiona.
Ps: adoro il mio disordine, non quello altrui eheh

I gatti
Questi esseri così indipendenti, fieri, che sopportano il dolore e lo mascherano con indomito coraggio. Anche pigri e spesso indolenti.Avevo un gatto con un naso grigio, che ha vissuto con fierezza fino al suo ultimo giorno. “Grey Nose” è per lui e per il suo coraggio.
Che di coraggio ne vorrei anche un po’ io per affrontare le parole che a volte non so gestire, le insidie e gli incroci intricati ed intriganti dei boschi, le ombre e il disordine della mente.