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Indie Pop

Le 5 cose preferite di Tigri

Esce venerdì 10 settembre 2021 Estate, il nuovo singolo (assolutamente non estivo) di TIGRI. Questo è il terzo singolo del progetto indie-pop di Milano estratto dall’album Serenata Indiana, previsto per autunno 2021. La canzone è ispirata alla poesia “Di Luglio” di G. Ungaretti, e racconta un’estate che non è quello che sembra. È un’estate misteriosa e avventurosa, nella quale gli incontri inaspettati ci aiutano a scoprire noi stessi e a mostrare le nostre macerie senza paura. Un beat midtempo si unisce a sintetizzatori dai suoni crepuscolari, calando l’ascoltatore nella sua estate atipica.

Per l’occasione, gli abbiamo chiesto quali sono le sue cinque cose preferite!

L’HEAVY METAL

Credo che non riuscirò mai ad abbandonare fino in fondo questo genere. ancora oggi ascoltare certi riff di chitarra suonati ad una velocità illegale resta una delle cose più liberatorie per me.

I FILM DEI SUPER EROI

Mi piacciono tantissimo tutti i tipi film, anche quelli più concettuali e/o drammatici, ciononostante credo che potrei vedere un film su Batman ogni giorno.

I MAZZI DI FIORI

Mi piace sia regalarli che riceverli. ravvivano gli ambienti e sono l’elemento estetico definitivo. forse nella prossima vita aprirò un negozio di piante e fiori.

L’INCENSO

Specie d’inverno, sentire l’odore dell’incenso mi restituisce un senso di tranquillità e rigenerazione. mi piace molto l’essenza classica, ma anche quelle aromatizzate non sono male.

L’AUTUNNO

Miglior stagione dell’anno. ci arrivi spossato dall’estate, ma il clima diventa più mite, tutto è in fibrillazione, il Natale è dietro l’angolo. a Milano per me è imperdibile.

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Indie Internazionale

Le cinque cose preferite dei Gemini Blue

Fuori dal 13 agosto “If you change your mind”, il secondo singolo dei Gemini Blue. Il duo ha messo in musica una promessa d’amore. Il sound scelto si muove tra il modern blues e i ritmi tribali. Una melodia particolare ma che permette all’ascoltatore di ricevere subito il messaggio dei Gemini Blue. In “If you change your mind” si parla d’amore riprendendo il tema dell’antichità e della donna fatale con un’invocazione mistica. Il concetto viene espresso egregiamente anche dalla copertina che è stata scelta. 

Un brano dal sapore vintage, vicino al rock’n’roll, e introspettivo. Impossibile rimanere immobili sul ritmo di “If you change your mind” e su quelle chitarre rock che strimpellano e ipnotizzano l’ascoltatore.

Per l’occasione, abbiamo chiesto loro quali sono le loro cinque cose preferite.

Le donne.

La donne per noi sono sempre state delle figure importanti e rappresentano la maggiore fonte di ispirazione e non solo quando si parla di arte! Ci hanno cresciuto e ci hanno reso le persone che siamo ora, spesso ci fanno soffrire, spesso ci fanno un male cane, ma fa tutto parte del segno meraviglioso che rappresentano. Spesso le facciamo soffrire e spesso gli facciamo un male cane e ancora più spesso l’uomo ha l’arroganza di sminuirle, che sciocco questo uomo schizofrenico del 21esimo secolo! É il mistero di fronte al quale ci pongono che ci intriga, è il mistero che impersonificano che ci affascina e nelle nostre menti abbiamo impressi i volti delle persone che ci fanno sentire a casa e spoiler: sono volti femminili.

In questi tempi di lenti e costanti cambiamenti diventa sempre più difficile capire come fare veramente del bene a queste persone, a livello sociale soprattutto. Da musicisti noi non possiamo fare altro che ascoltare e cercare di comprendere e più di ogni altra cosa non voltare mai le spalle. Donne di tutto il mondo e di ogni angolo del nostro cuore, siamo con voi e vi vogliamo bene.

Il fiume.

La natura in generale gioca per noi un ruolo fondamentale, viviamo tra laghi e monti, serpi e cinghiali, ma solo il fiume rappresenta il tempio sacro di tutto questa vita che ci circonda ed è diventato il nostro posto spirituale per eccellenza. Al fiume si riesce a scorrere con il tempo, ad assistere al suo flusso sotto forma di acqua. Ed ecco che l’attimo che prima ci apparteneva ora è perso per sempre con lo scorrere della corrente. Se poi sulle sue sponde ci si giunge con un rullante e una chitarra tutta questa energia prende forma con la musica, così è nato il nostro primo singolo The Mountain. Il fiume è suono primordiale, Il fiume è rifugio, il fiume è comprensione di se stessi, ci riteniamo fortunati ad avere un posto del genere. Ovunque andiamo e ovunque suoniamo cerchiamo di tenere impresse queste sensazioni nella testa e di rendere la nostra musica come le vibrazioni della corrente, ci saprete dire se ci riusciamo.

La luna (Oz).

La luna è il luogo dove costudisco tutti i miei sogni e tutte le mie speranze. Come lei la mia vita e le mie giornate sono costituite da fasi, alcune luminose ed altre molto oscure e negli intervalli tra queste quello che mi rimane addosso è molta stanchezza e solitudine. Alzando lo sguardo nel cielo notturno i miei occhi non l’hanno mai vista come un faro a cui richiedere aiuto o misericordia, ma come una dea che ti spinge a farcela da solo, un qualcosa che non appartiene a questo mondo, un posto da raggiungere. Da lei non avrò mai consolazione, da lei non avrò mai riparo.

È una bellissima spettatrice che col silenzio mi sussurra “ti aspetto”. Eterna fonte di ispirazione.

Le pecore (Jack).

Un amore estendibile agli animali in generale. Le pecore però in particolare: semplici, curiose e simpatiche. Non sempre poi bisogna avere una spiegazione per tutto. Sta di fatto che un po’ come la batteria, ovini e bovini hanno sempre avuto un effetto ipnotico su di me, sono riflessivi. Anche le formiche non son da meno, dedite al lavoro come pochi, per una regina che magari mai vedranno.

Rappresentano un po’ il pessimismo che mi porto dietro: “La più innocente passeggiata costa la vita a mille poveri vermucci, e un passo del tuo piede basta a demolire le faticose costruzioni delle formiche e a schiacciare tutto un microcosmo in una misera tomba. Ciò che mi scava il cuore è questa forza di morte che sta nascosta nell’universa natura; la quale non ha generato nulla che non debba distruggere il suo prossimo e sé.”.

Il temporale.

Il famoso bubbolìo lontano che lascia spazio all’ascolto e alla meraviglia. Sarebbe bello riuscire a riprodurre un temporale con la nostra musica.

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Indie Pop

Nello scrigno di Blumosso

Blumosso è un artista che più volte ho avuto occasione di incontrare lungo il mio cammino di recensore e ascoltatore imperscrutabile e indefesso, ma del quale ho avuto modo di parlare ancora troppo poco.

Ecco perché oggi, all’uscita di “TG” – unico lampo apprezzabile di una scena ancora evidentemente assopita, in questi primi giorni settembrini – mi è sembrata palesarsi di fronte la possibilità di colmare lacune passate, e dire la mia su un progetto che fa parlare di sé da qualche anno, riservandosi il merito di riuscire ad alzare l’asticella dell’offerta senza la pretesa di stupire pubblico e addetti al settore con effetti pirotecnici, quanto piuttosto attraverso il lusso coraggioso della semplicità e dell’urgenza. Chiavi di volta, oggi più che mai, utili a tenere in piedi la curiosità di una pletora di ascoltatori sempre più disincentivati alla curiosità da progetti privi di nerbo, e di reale “necessità” d’esistere.

Sì, perché non basta saper suonare uno strumento (oggi, in realtà, non serve neanche più) per poter “fare musica”, né saper scrivere un testo in un italiano simil-corretto (oggi, in realtà, neanche questo serve più): la differenza fra l’esecutore di un copione e l’artista sta nel fatto che al secondo il copione non serve affatto; attenzione, non è questa una condanna al “metodo” e all’artigianato, tutt’altro. Dico solo che di copioni e di brutte copie oramai più che prevedibili ne abbiamo piene le orecchie (e non solo) e che di fronte a canzoni che sanno mantenersi in piedi da sole senza pretendere alcunché che non sia la voglia dell’ascoltatore di ascoltare, beh, la differenza si sente.

Blumosso viene da un percorso che gli ha permesso, nella vita, di sperimentare più copioni (tutti esclusivamente scritti di proprio pugno) e di gettarsi in toto nell’esperienza della scrittura prima ancora che della musica, in modo totalizzante e imprevedibile; al netto dell’ascolto di “In un baule di personalità multiple” (il suo primo disco del 2018), “Di questo e d’altri amori” non può che mettere in luce l’evidente tendenza di uno spirito libero alla divergenza rispetto a sé stesso, e alle proprie comfort zone: nell’era delle playlist e del “digitaloso”, Simone riscopre la purezza di una voce che abbisogna solo di sé stessa (e al massimo, di un piano o di una chitarra) per farsi sentire, avvalorata da una scrittura che sembra intenzionata a spogliarsi del superfluo per ricontestualizzarsi nella semplicità di tre piccoli inni alle cose piccole, essenziali.

“Nordest”, “Vabeh” e “Tg” sono facce (giuste) della stessa medaglia, l’epigrafe di un sentimento e dell’esperienza di un amore che non riusciva a sentirsi contenuto in un solo brano, e che come edera rampicante ha dovuto estendersi – risalendo dalle radici di una riscoperta cantautorale di Blumosso stesso – fino alla punta delle dita di una penna completamente impegnata a decodificarsi, per ritrovarsi. I tre singoli pubblicati per Luppolo Dischi e raccolti in “Di questo e d’altri amori rivelano una coerenza che trova forza nella semplicità delle sue immagini, nell’essenzialità delle sue forme: un connubio riuscito nella protezione di uno scrigno da custodire gelosamente, prima di nuove odissee.

Blumosso, Ulisse e Simone Perrone. Dal baule di personalità multiple dell’artista pugliese continuano a scappare declinazioni di se stesso capaci di non stancare, costringendo anzi l’ascoltatore ad affezionarsi ancor più ad ogni nuovo tentativo di volo.

Perché si sa, l’umanità vince sempre.

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Indie Pop

Intervista a Nicolò Carnesi + Davide Amati

I SANTI è il nuovo singolo di DAVIDE AMATI feat. NICOLÒ CARNESI, in uscita oggi, 9 luglio, per UMA RECORDS PIRATES in distribuzione Sony Music. Questo secondo singolo, insieme a Specchio feat Matteo Alieno farà parte dell’EP in uscita a fine estate, che vedrà quattro canzoni con quattro diverse collaborazioni, svelate una alla volta. In ogni brano Davide ha voluto raccontare una parte di sé, un mood, un suono, un colore che fa parte della sua musica e della sua scrittura.
 
I SANTI è una canzone “suonata”, ricca di momenti musicali dai quali farsi trasportare all’interno di un viaggio dinamico e suggestivo. Introduzione musicale, riff di chitarra, assoli e cambi di scenario improvvisi. Il tutto all’interno della forma canzone con un ritornello da cantare a squarciagola. Il brano è impreziosito dall’interpretazione di NICOLÒ CARNESI, voce inconfondibile e cantautore tra i più apprezzati del panorama. Nel testo si alternano immagini evocative a frasi dirette, taglienti e senza filtri. Nei testi di Davide non c’è mai un’unica chiave di lettura e questa cosa combacia perfettamente con la sua musica.
 
Dopo le prime pubblicazioni (Allunga il passo, Rinascere ogni giorno, Se te ne vai, Lenzuola), in cui il giovanissimo cantautore romagnolo si è presentato al pubblico e ha svelato il suo mondo in cui convivono impertinenti canzoni pop, atmosfere chill e sognanti e malumori universali, DAVIDE AMATI ha contattato quattro artisti, legati alla sua musica da un rapporto di stima reciproca e amicizia, per produrre quattro canzoni che potessero mostrare quattro diversi volti del progetto, che saranno svelati singolarmente, traccia dopo traccia, nei prossimi mesi.

Chi sono i santi a chi fa riferimento il titolo del brano?

Assieme: è stato un flusso di coscienza. Non ho cercato fin da subito un riferimento ma sono partito dall’immagine dei santi come uno sciogli lingua. Un gioco di parole che mi ha dato il la per andare a scrivere la canzone.

Come nasce la vostra collaborazione? Come siete entrati in contatto la prima volta?

Amati: a Nicolò era piaciuta una mia canzone e mi aveva scritto. A distanza di pochi mesi, quando ho deciso di fare questo EP di featuring, ho pensato che “I Santi” sarebbe stato un pezzo nelle sue corde e così è stato. Ci siamo incontrati e ci siamo trovati bene fin da subito.

Che cosa avete in comune musicalmente parlando, e in cosa siete invece diversi?

Amati: ci piace la musica suonata, i cantautori. Nicolò ha un approccio mentale e io muscolare, ci siamo incastrati perfettamente.

Siete stati in grado di influenzarvi? Come?

Carnesi: Nel suonare insieme e nello scambiarci idee in maniera molto spontanea.

Esiste ancora una scena bolognese? Che rapporto avete con la città di Bologna?

Carnesi: Bologna è una città che ti permette di suonare e di incontrarsi tra musicisti e questo permette sicuramente delle contaminazioni che danno il via a delle scene musicali.

x Davide. Prossimi step del progetto musicale?

Per il momento posso dire che usciranno altri due featuring che andranno a completare questo ep.

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Indie Internazionale Pop

Quello che ho capito ascoltando il primo album di Neverbh

Non ho saputo resistere e ho fatto un track by track del primo disco di Neverbh.
zero miracoli è il nuovo album di Neverbh, in uscita il 21 maggio per UMA Records, in distribuzione Sony Music Italy. È stato anticipato dai singoli: moon, vai o resti, ehi dimmi e byebye (feat Tamì) e ora insieme agli altri inediti si presenta come un racconto, ogni canzone è una fotografia di un momento preciso ed è associata a un simbolo, uno storytelling visivo oltre che cantato. Questo disco rappresenta l’ultimo anno di crescita e di ricerca dell’artista veronese, dove ritornelli pop, venature elettroniche e sonorità lo-fi esaltano la sincerità del suo songwriting: autentico, sussurato e delicato.
 
 “zero miracoli ha un doppio significato. Da un lato, quando qualcosa finisce non puoi aspettarti che torni indietro, non devi appenderti con ossessione a un miracolo, ad un ritorno. Quel che avevi è stato perso, e devi andare avanti, nel bene e nel male. Dall’altro, nella vita devi combattere per prenderti i tuoi sogni. Non puoi aspettarti che accada il miracolo. Devi stringere i denti e lottare. Il senso è che spesso credere ai miracoli è limitante, perché ci porta ad avere poca fede in noi stessi, ci sediamo e speriamo che le cose accadano. Invece siamo noi a farle accadere.” Neverbh


Neverbh – nome che sta per Never Boycott Heinz, proprio perché il ketchup dell’Heinz è proprio bono – è un giovane appassionato di salse della marca americana Heinz. Nella vita fa anche l’artista, ma questo aspetto passa in secondo piano: ha provato a far combaciare le due cose e infatti ha pubblicato un album, Zero Miracoli, per sottolineare la pochezza e l’aridità della vita senza salse Heinz. “Ti ho scritto una canzone dimmi che ne pensi”, termina così il primo brano riferendosi al suo panino con mostarda Heinz. Magari i panini potessero parlare, eh.

[ Intro ]

Nella canzone successiva c’è questo rapporto difficile con i prodotti di questo noto marchio, sottolineando come quando Neverbh se ne va dalla sua hamburgeria di fiducia lui comunque pensa sempre a loro, alle salsine Heinz. Anche quando torna a casa, o sulla luna, lui comunque pensa a loro.

[ Moon ]

“La vita un po’ ci odia ma soltanto quando è giorno, che di notte siamo luce che colora questo mondo” qua invece sottolinea che la corretta consumazione della salsa barbecue è preferibile di sera perché durante il giorno può dare acidità. Inoltre, è un po’ affranto qua perché non sai mai se scende o no la salsina dalla bottiglietta: se premi non scende e quindi spesso è giusto arrabbiarsi con questo packaging maledetto che separa il loro amore.

[ Vai o Resti ]

Non a caso, se nel brano precedente Neverbh si incazzava perché non capiva se la salsina scendeva o no dalla bottiglietta, in questo nuovo brano c’è una terribile consapevolezza: la fine della salsina Heinz. Lo struggimento dell’artista si sente tanto, è un grido di dolore che fa un sali e scendi emozionale velocissimo e che purtroppo non può essere fermato ma solo affievolito con parole dolci di ricordo.

[ Ho Pianto Un Fiume ]

Con la canzone successiva, il ricordo diviene nostalgia. “Giuro che mi manchi un po’”, e cos’altro potrebbe dire per affievolire un dolore così atroce, mesto e privato? La perdita di una persona cara fa meno male rispetto alla sensazione che si prova quando finisce la maionese Heinz: questo è quello che cerca di dire Neverbh.

[ Manchi un Po’ ]

Dopo la fase della tristezza, c’è la fase della rabbia. Come è possibile che se ne è andata senza avvertire? Era piena la bottiglietta fino a due giorni fa! Questo è quello che ha pensato l’artista, potevano anche mettere un sensorino sulla bottiglietta che lo avvertisse della dipartita a breve, e invece no. Finita così, senza dire nulla, senza neanche un messaggio, niente.

[ Dirupo ]

Passano i giorni e passa il dolore, la rabbia e tutto il resto. Ormai le salsine Heitz sono un lontano ricordo: adesso c’è una nuova fissa, il digestivo Brioschi. Lui sì che poteva far passare quell’acidità di stomaco causata proprio dalle salsine Heitz. Talmente in fissa che ora Neverbh voleva dire “Never Brioschi’s Hopeless”. Dio mio come è tutto più bello senza quelle merdose salsine Heitz.

Però… Però quel vuoto dentro rimane. E si fa sentire.

[ Calmo – Bye Bye ]

Neverbh sottolinea spesso nei suoi brani come le cose che capitano per caso alla fine si rivelano essere sempre quelle più belle, come gli capitò di rivedere di sfuggita i fagioli Heinz, con la salsina al pomodoro… Dio mio Heinz, quante facce hai? L’approccio timido sugli scaffali del supermercato diviene amore verace una volta a casa. Si è riaccesa la fiamma: fagioli sul forno a microonde, fagioli sul lavandino, fagioli sul tavolo, fagioli sul letto. E tutto questo solo per riassaporare una nuova salsina Heitz, che riempie la pancia e riempie il cuore. Da allora Neverbh tornò con il suo nome originale, Never Boycott Heinz, conscio del fatto che quell’amore sarebbe durato per sempre questa volta.

[ Ehy, Dimmi – Miracoli ]

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Indie Pop

Quello che ho capito ascoltando il nuovo album di Dimeglio

Si pensa che il termine “di bene in meglio” sia stato creato da un linguista lombardo dopo aver ascoltato l’album d’esordio di Di Meglio, “Il Mio Divano”. Infatti, la prima cosa che ha pensato è stata “non c’è meglio di Di Meglio” e da lì ha cercato una locuzione adatta per la sintassi italiana per poter esprimere questo mood. Una volta trovata la frase adatta, l’ha diffusa usandola in contesti casuali in momenti diversi: urlandola in un pub mentre si sgranchiva in maniera falsa la schiena dopo aver giocato a biliardo, in autostrada davanti al casello con una persona fisica riferendosi a quanto fosse bello scambiare due chiacchiere con qualcuno mentre dietro di lui si formava una fila chilometrica, ma anche in maniera sarcastica dopo aver pestato prima una cacca di cane lungo Corso Como di Milano e poi una cacca di umano verso Famagosta lo stesso giorno.

La vita può essere piene di sorprese, così come per quel linguista lombardo che dopo l’ultimo episodio gli andò sempre peggio: un tizio con il monopattino elettrico gli ha sfasciato un braccio che già si era rotto precedentemente mentre sfrecciava sul marciapiede e un quarto d’ora dopo una macchina gli è passata sopra un piede mentre stava per attraversare la strada; andando in ospedale con un taxi, sfrecciando per essere curato il prima possibile, ha tamponato una vecchietta in motorino e si è beccato pure un dolorosissimo colpo di frusta mentre tassista e vecchietta incolumi; una volta arrivato in ospedale tritatissimo ha dovuto aspettare 5 ore e 50 minuti in sala d’attesa al pronto soccorso. Nonostante tutto, usava comunque il termine “di bene in meglio” alla fine di ogni situazione, fino a quando il sarcasmo divenne disperazione.

Dopo le dovute analisi, durante una tac per accertare eventuali fratture ossee, gli è stato ritrovato un aggeggio di metallo lasciato sul suo avambraccio durante l’operazione subita anni prima per risistemargli l’arto che si era già fracassato. Mandato in urgenza in un’ala dell’ospedale per la rimozione, erroneamente gli hanno operato l’altro braccio spappolandogli dei muscoli fondamentali durante la ricerca dell’aggeggio. Riuscirono a toglierglielo successivamente, ma da quell’operazione rimase storpio. Nonostante tutto, usava comunque il termine “di bene in meglio” seppure la disperazione fosse ormai diventata arrendevolezza.

Zoppicante, sfasciato e più di là che di qua, il linguista tornò a casa qualche giorno dopo con la raccomandazione da parte del medico che lo ha seguito di riposare per almeno un mese. Così fece sul suo divano e ciò lo indusse a pensare a come la sua vita fosse cambiata radicalmente da quando iniziò a usare quel maledetto termine. Lo corresse e si disse che la locuzione più adatta da usare in quei contesti in realtà era “di male in peggio”.

In pieno delirio per la sua condizione di malato con poca possibilità di movimento, riascoltò l’album di Di Meglio ma stavolta all’incontrario e ci scovò in messaggio dell’artista rivolto proprio a lui in cui diceva di incontrarlo alle 7 di sera ad Abbiategrasso il giorno seguente. Era tutto programmato, lo sapeva che le sue sfortune non potevano essere casuali o dipendere semplicemente dalle parole “di bene in meglio”. E così fece, si presentò puntuale per vedere se poteva risolvere i suoi guai grazie a lui, ma Di Meglio quel giorno aveva di meglio da fare e non si presentò. “Di male in peggio”, venne da pensare al povero linguista, ma al solo pensiero di quelle parole si sentì un po’ meglio.

foto di Simone Pezzolati

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Indie Pop

Le 4 cose preferite di Sara Loreni

Il 25 giugno esce EROTICAMENTE, il nuovo singolo di SARA LORENI pubblicato da Uma Records.
Dopo Le buone notizie, singolo uscito nel 2020, la performer, producer e cantautrice – da molti ricordata come la ragazza con la loop station e la erre rutilante tipica della sua città, Parma – torna con un nuovo brano. Un inno alle donne, un invito a credere di più in sé stesse e ad andare oltre i pregiudizi, dandosi valore e smettendo di inciampare nei giudizi degli altri. Questo è il significato del singolo di SARA LORENI, libera, spregiudicata e seducente come le notti estive.
 
In EROTICAMENTE un’elettronica allo stesso tempo audace ed elegante racconta di sessualità e solitudine vissute da un punto di vista femminile, svincolato da cliché ed etichette, lasciando l’ascoltatore in sospeso proprio sul più bello: “ma dopo un orgasmo è tutto più…”

Ecco quali sono le sue cinque cose preferite.


Universo Franco Battiato
Non è una cosa, non è solo un artista, non è solo un essere umano. Franco Battiato è un universo. L’ho amato incondizionatamente dai 3 anni in avanti, quando ho ascoltato per la prima volta “Cuccurucucù”. Questo amore è cresciuto ad ogni frammento di comprensione e fascinazione che ho potuto aggiungere studiandolo e ascoltandolo. L’ho conosciuto durante le prove con l’Orchestra Toscanini e Anohni, ricordo la sua grazia, la bonarietà delle pacche sulle spalle ai musicisti, ma senza troppa indulgenza, mentre chiedeva “Scusate, chi è che sta suonando il mibemolle?”.


Cavalli
Amo tutti gli animali, sono una super fan del regno animale in ogni sua declinazione, tuttavia ho un amore speciale per i cavalli. Forse perché ho cavalcato a livello agonistico dai 9 ai 18 anni e questo mi ha permesso di creare un contatto privilegiato con questi esseri leggiadri. Nel disco che uscirà in autunno c’è un tributo a Millo, un cavallo davvero speciale che mi ha permesso di
diventare campionessa juniores e che mi ha insegnato cos’è la lealtà. E tante altre cose. Andare a correre al mare la mattina presto e poi fare il bagno. Da quando è arrivata la scodinzolante Gina nella mia vita, il mio bioritmo è molto cambiato: da
essere notturno che ero mi sono ritrovata a dormire nella stessa fascia oraria di quando facevo le elementari. E devo ammettere che non mi dispiace affatto. Ho scoperto anche che mi piace correre la mattina molto presto, soprattutto al mare e, quando ancora non c’è nessuno in spiaggia, fare il bagno. Mi piace tantissimo.


Cucinare vegetale per gli altri
Lavorando con una materia impalpabile come la musica talvolta sento il bisogno di concretezza e matericità, forse è per questo che adoro cucinare. Soprattutto per gli altri, perchè se condividi il pasto con le persone a cui vuoi bene è tutto più buono e saporito. Cucinare con prodotti vegetali mi rilassa molto e mi porta a sperimentare in un campo dove il gusto e la vista diventano
protagonisti, inoltre è un’attività che risponde bene a quell’ancestrale bisogno di “pastrocchiare”.


“Io e Annie” di Woody Allen
Non so quante volte l’ho guardato. È il film che guardo quando sono triste. E riesce sempre a farmi ridere.

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Indie Pop

Francesco Danny Martines ci consiglia 5 film per il weekend

Esce venerdì 4 giugno 2021 il singolo di debutto del cantautore Francesco Danny Martines dal titolo Made in America, fuori per Supersugo Dischi. Entrate in questo nuovo mondo di un pop oscuro e cinico, per tutti quelli che hanno vissuto almeno una volta un amore di provincia, per chi è stato solo per tanto tempo, e per chi si mette a confronto (perdendo, ovviamente) con Robert De Niro.

E a proposito di cinema, ecco i 5 film che non dovreste perdervi secondo lui.

Her

Una delle storie d’amore più belle e attuali (complimentoni al genio Spike Jones) che io abbia mai visto in un film , con un Phoenix fantastico che interpreta alla grande il personaggio di Theodore Twombly, al quale penso di assomigliare un bel po’ per attitudine e comportamenti. Mi chiudo spesso dentro di me e sono una persona abbastanza introspettiva oltre che emotiva. Come lui poi, amo scrivere lettere alle persone a cui voglio bene, non mi frega se oggi è demodé. È una cosa che mi piace fare

Il postino

Beh… C’è Massimo Troisi, un puro per eccellenza, ed io amo la gente pura. Ho scelto questo film perché, tra le cose che più mi colpiscono (a parte il candido amore di Mario verso Beatrice) c’è il fatto che Mario passa un sacco di tempo a parlare di poesia con il poeta Neruda. E sapete una cosa? Io cerco questa gente nei bar di provincia ma non la trovo mai. Solitamente si parla soltanto delle vite degli altri, di calcio, culi, tette, soldi, lavoro, etc etc. Nessuno parla di poesia e se devo essere onesto, questa cosa mi rattrista un po’.

The Truman Show

Adoro Jim Carrey e il suo modo di interpretare Truman Burbank. È uno dei miei film preferiti. film che mi ha formato sia in maniera positiva che leggermente negativa… Positiva perché anche qui, mi piace questo personaggio così amabile e gentile verso tutti, e negativa perché a volte ho paura di vivere in un Truman show tutto mio (sarò forse paranoico?😱😆)

La mia vita con John F. Donovan

Illuminante questo film. Tempo fa mi chiedevo quale potesse essere il confine tra la persona e l’artista. Questo film di Xavier Dolan cerca di raccontare in una maniera molto intima e profonda la questione… Consiglio alla grande!

Il grande Lebowski

Non mi stanco mai di rivederlo. Cult pazzesco. Lebowski è un altro di quei personaggi a cui mi ispiro un po’ nella vita di tutti i giorni (anche se so che non c’è poi tanto da esserne orgogliosi in fondo 😆)

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Indie Pop

“è stato bello” chiacchierare con DANU

Non è semplice fare il musicista nel 2021; un sacco di “imprevisti” (di natura socio-culturale, prima ancora che pandemici: basta con questo “alibi” degli effetti del COVID-19 sul settore dello spettacolo, che è in crisi da ben più tempo che due soli anni!) hanno tagliato le gambe prima agli spazi, poi alla creatività: non si può continuare a rastrellare il fondo di un barile che sta esaurendo le sue possibilità rigenerative, ed “uscire a guardare le stelle” ora sembra essere più che mai necessario per ritrovare ispirazioni, stimoli e fiducia. Tutte parole che no, non fanno rima con “pandemia”.

Di certo, tuttavia, in estate non ci si aspetta di imbattersi in un brano che abbia il retrogusto giusto per non stuccare con i soliti “ritornelli” forzati da rime baciate sole/cuore/amore, labbra rosso cocacola et similaria: insomma, non ti aspetti – il 3 agosto – un brano come “è stato bello”, che nonostante il mood estivo non fa sudare brividi freddi anzi, rinfresca con semplicità e con naturalezza senza alcuna forzatura. Il brano si muove su sonorità da Gen Z richiamando un po’ ad Ariete, un po’ a Frah Quintale; rispetto ai precedenti tre singoli di DANU, l’arrangiamento pare più votato ad un minimal che, di questi tempi, aiuta a riportare al centro le parole, che sono calibrate, ben scelte e giuste: una poetica semplice, che aiuta a rimetterci in contatto con l’idea che una bella canzone abbia bisogno di cose vere, e non di voli pindarici arditi o di iperboli pretenziose.

DANU racconta la sua vita in tre minuti di brano che disegnano l’accettazione di una fine che sa svuotarsi di ogni rancore e di ogni rimorso: nel giro di vite che l’esistenza ci regala, non abbiamo tempo per continuare a camminare sui “pezzi di vetro” (De Gregori docet), e a volte le ferite hanno bisogno di non essere più considerate tali per lasciarsi rimarginare; insomma, DANU ci mette il cuore – che va sempre più di moda come “argomento” nelle canzoni, sempre meno di moda nello “scriverle” – e il risultato è un brano elegante, che si farà gustare anche alla fine di quest’estate pandemica.

Ad accorgersene, è stato anche Mister Spotify che, all’uscita del pezzo, l’ha inserito subito in Generazione Z, Scuola Indie e New Music Friday: un buon segnale, questo, anche per il futuro. Anche per noi di Perindiepoi, che con i gusti del colosso svedese spesso ci troviamo in aperto disaccordo.

Detto ciò, lasciamo la parola a lui: buona lettura!

Benvenuto ai nostri microfoni digitali, DANU! “È stato bello” scoprirti con il tuo nuovo singolo, “è stato bello”: ti va di raccontarci un po’ chi sei, e come sei arrivato, ad inizio agosto, a pubblicare il tuo quarto brano?

Ciao! Mi chiamo Daniele, ho 26 anni e vivo a Castelfiorentino, in provincia di Firenze

Ho iniziato a scrivere canzoni circa tre anni fa, un po’ per caso, non è mai stato nei miei pensieri. Mi sono ritrovato a passare un momento buio e ho iniziato a scrivere canzoni come sfogo,  poi ho visto che mi piaceva farlo e che mi dava soddisfazione, così ho iniziato a prenderla sul serio e mi trovo adesso ad aver fatto uscire il quarto singolo. 

Devo ammettere che è un po’ da pazzi far uscire un singolo il 3 di Agosto, l’estate è già satura di pezzi e statisticamente il brano renderà meno, ma ho deciso di non far caso ai numeri e dare retta al cuore, era importante per me far uscire il brano in questa data precisa e l’ho fatto. 

“È stato bello” ha un titolo che, in qualche modo, raccoglie l’intero senso del brano. Sembra che questa canzone sia dedicata sì ad un grande amore, ma che in qualche modo serva quasi più a te per “restituire” ad un ricordo importante la sua giusta dimensione di realtà. Insomma, quanto c’è di terapeutico nella tua scrittura?

Sì, esatto. “è stato bello“ l’ho scritta sia per lei che per me, questa canzone è un po’ la cura che ho dato a quell’amore, che tante volte ho messo in dubbio e ho rischiato di odiare. Scrivere questo pezzo mi ha fatto capire che non posso odiare ciò che mi ha fatto stare così bene per tanto tempo. Le mie canzoni sono nate come terapia, e sicuramente continueranno ad esserlo. Poi ovviamente ci saranno anche altri stimoli che mi porteranno a scrivere canzoni per scopi diversi.

Che cosa vuol dire, per te, fare musica nel 2021? Hai esordito in piena pandemia, la domanda ovviamente non può tenere conto del momento drammatico che stiamo vivendo, e che negli ultimi anni ha messo in crisi l’intero settore di cui fai parte.

Vuol dire fare uscire musica in un periodo  molto saturo, ormai tutti possono fare una canzone e tutti posso caricarla su Spotify, questo ha lati positivi perché realizzare un brano è molto meno costoso rispetto a prima, ma allo stesso tempo, se sei un emergente indipendente devi investire tanto per riuscire a farti notare. Escono migliaia di canzoni tutti i giorni, i brani sono sempre più usa e getta, hanno durata brevissima, questo, collegato anche al difficile periodo attuale fa essere il lavoro del cantautore sempre una continua incognita.

Domanda a doppio taglio, di quelle che rompono gli equilibri; “Playlist Spotify”: trampolini di lancio o strumenti di “direzionamento” del mercato – e quindi, dell’ascoltatore?

Può essere una risposta scontata, ma secondo me siamo nel mezzo;  è vero che certe volte capita che grazie all’inserimento in playlist venga scoperto un artista sconosciuto, però credo che le playlist siano selezionate dal gusto di troppe poche persone, quindi magari non sempre chi merita effettivamente di più ottiene la visibilità della playlist. C’è tantissima bella musica che passa in sordina, e non lo trovo giusto perché gli utenti finiranno per ascoltare quasi sempre gli stessi artisti. Devo dire che però ultimamente forse sta cambiano qualcosa in positivo.

Dacci i nomi di tre artisti (rigorosamente emergenti!) che dobbiamo assolutamente scoprire.

Still Charles, Roberto Jolle e Giuse The Lizia

Ciao! “è stato bello“ rispondere a questa intervista!

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Indie Internazionale Pop

Video intervista alle BKKB

BKKB sta per Khole Baby e Bhad Kamy che insieme riconoscono la propria crescita, un’evoluzione personale ed artistica che le porta a fare, con semplicità e trasparenza, ciò che più risulta difficile: aprirsi, raccontarsi, regalando uno spaccato della loro vita e del loro amore giovane, folle, incondizionato. Libero! Compagne nella musica così come nella vita le BKKB sono un duo LGBT con un sogno in comune: quello di farci ballare.

Il loro nuovo singolo infatti si chiama “Nanana” che rappresenta inoltre, il loro inizio, ma anche la rincorsa prima del grande salto.

In occasione della release di “Nanana”, il loro nuovo singolo, abbiamo incontrato le BKKB, duo di trapper romane classe 2000 e 2002. Una coppia nella musica e nella vita. Ecco come hanno risposto alle nostre domande.