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rock

In viaggio con i Tokyo Suicide

Tokyo Suicide, un nome che vale certo la pena di scoprire: sound deciso per un progetto che raccoglie eredità antiche, che sembrano aver attraversato lo spazio-tempo per depositarsi sulle piattaforme digitali arricchite di nuove energie, e di nuovo sudore.

Non sono certo degli esordienti, i Tokyo Suicide, a dispetto dell’esigua discografia per ora pubblicata: un disco d’esordio nel 2020, in piena pandemia, seguito da uno stop di tre anni che volge proprio quest’estate all’agognato termine, con la pubblicazione di “Here and Now”, il nuovo singolo della band che vede tra l’altro la collaborazione con Derek Sherinian (tra gli altri, Dream Theater).

Insomma, è evidente che gli ingredienti giusti c’erano tutti sin da principio per convincerci a fare qualche domanda al gruppo, e quindi, eccoci qui!

Un disco nel 2020, appena pochi mesi dopo lo scoppio del dramma pandemico; poi uno stop di tre anni: cos’è successo ai Tokyo Suicide in questo lasso di tempo?

Il progetto Tokyo Suicide è nato nel 2019 come side-project sperimentale: siamo entrati in studio quando la formazione era ancora di soli due componenti (Sean e Agostino) e abbiamo iniziato a comporre senza alcuno schema predeterminato o aspettativa. “Selfie to die for” è nato  velocemente e in maniera così spontanea, sebbene ostacolato dai vari lockdown, che ci ha lanciati verso un secondo progetto nel quale il buio delle strade ed i neon si sono trasformati in atmosfere potenti e luminose. Questo ci ha portato ad accogliere numerose collaborazioni, alcune delle quali sono entrate a far parte ufficialmente nel gruppo.

Di certo, le novità e i cambiamenti di questo triennio sembrano aver inciso sul vostro sound, che pur mantenendo l’identità degli esordi sembra destinato ad evolversi verso sonorità nuove. Come avete vissuto questa pausa, se di pausa possiamo parlare?

Abbiamo passato molto tempo a sperimentare nuove sonorità e sintesi del suono con nuovi strumenti, andando alla ricerca di un’evoluzione dell’identità iniziale. 

Here and Now” sembra richiamare al sound del primo Peter Gabriel, fondendo progressive rock e sonorità più melodiche ben capaci di elevarsi sulla densa trama di sintetizzatori che sorregge il brano. Ci raccontate come nasce la canzone?

Here and now” è una profonda analisi dei sentimenti umani, trasformata in testo,  che è poi sfociata anche in musica, durante una serata che stava quasi per finire. Era mezzanotte, stavamo per andarcene tutti dallo studio di registrazione, quando alcune note di Moog hanno iniziato a risuonare spontanee sulla batteria. A quel punto Nicole e Sean si sono messi a intonare il ritornello che poi ha dato il titolo alla canzone. La batteria fa da colonna portante a un moogbass che scandisce la trama. È stato il primo brano che abbiamo fatto ascoltare a Derek, che è entrato subito in sintonia con la band, fornendo quell’alchimia e quell’atmosfera che ci ha completati.

Non volevamo “spoilerare” subito ai nostri lettori la guest-star che avete coinvolto nella produzione del brano, ma a questo punto direi che ce ne potete parlare… anche perché davvero qui il livello si fa alto!

Eh sì, Derek Sherinian è stato per anni un punto di riferimento che ci ha cresciuto musicalmente attraverso le sue opere. L’idea di aver composto e suonato questo disco insieme a lui è a dir poco straordinaria. All’inizio dovevamo collaborare solo su un paio di tracce, poi lui stesso si è sentito molto coinvolto, chiedendoci di ascoltarne altre. Ovviamente in alcuni brani c’era più spazio per lui, altri invece erano più completi e il suo contributo è stato minore. Ma la sua professionalità e la sua arte hanno reso questo disco veramente speciale per noi.

Dal vivo, il vostro show sembra promettere davvero bene: avete qualche data in previsione per l’estate, a supporto dell’uscita del vostro nuovo singolo?

Stiamo valutando gli ambienti idonei in cui poterci esibire al meglio, anche se la scena live purtroppo non valorizza i gruppi emergenti underground.

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Intervista rock

Le 5 cose preferite dei dellarabbia

Da venerdì 26 maggio sarà disponibile “lunganotte”, il nuovo disco del collettivo dellarabbia, che torna a due anni di distanza dalla pubblicazione del suo primo album “L’Era della Rabbia” con il quale ha collezionato oltre un milione di ascolti sulle piattaforme digitali e aver attirato l’attenzione di pubblico e media con il suo cantautorato pungente, disincantato e pieno di spunti di riflessione.

Le notti in bianco a scrivere musica

Non a caso il nostro ultimo album si intitola Lunganotte. Abbiamo un approccio compulsivo con la scrittura e la produzione dei nostri brani, ma niente ci ispira come la notte. 

Anche il mood, il modo di comunicare tra di noi e le interazioni personali cambiano in una forma strettamente legata al fare musica. Suoniamo insieme, prima di tutto, pensando che questo ci aiuterà ad affrontare mostri e incubi personali.

Siamo un collettivo notturno, senza alcun dubbio.

Stare in quegli assembramenti vietati per legge

Non sappiamo come facciano altri artisti a continuare a scrivere musica come se il covid non fosse accaduto, a volte ci chiediamo se la loro non sia una reazione di difesa psicologica rispetto alle conseguenze reali di ciò che ci è successo, perché fuori dalla nostra finestra non c’è una “fiesta” e, visti i cambiamenti climatici, a malapena si vede il sole. Abbiamo una fame incredibile di socialità e di tornare a chiamare le cose col proprio nome, ad alta voce, senza ipocrisia. La musica di dellarabbia si è trasformata sempre di più, nel tempo, nel nostro anticorpo principale alle cose brutte che ci succedono intorno. In qualche modo con questo ultimo disco proviamo a gridarlo con rabbia e convinzione, non finiremo sotto queste macerie ma siamo pronti a ballarci sopra, chi ha voglia di farlo con noi?   

I film anni ’80 e 90′

Le nostre canzoni spesso fanno riferimento a scene o sensazioni tratte dai film legati alla nostra infanzia e adolescenza, in particolare tutto ciò che è grottesco o surreale. Ci piace molto evocare il cinema ed in effetti anche il nome stesso del collettivo è ispirato da un film basato su una storia di Tiziano Sclavi intitolata “Dellamorte Dellamore”. Amiamo John Carpenter, David Lynch, Steven Spielberg, Stephen King, George Romero, ci aiutano a raccontare la realtà e chi siamo, mantenendo centrale quella sfera legata ai sogni e agli incubi che quella cinematografia esalta.  Collezionare VHS originali di quel periodo sarà la prossima wave dopo lo sfavillante ritorno del vinile, siamo pronti a scommetterci su.

I testi di Frank Turner 

Abbiamo tante influenze e sono tantissimi gli artisti che ascoltiamo insieme, dai Foo Fighters ai Kings of Leon, dagli A perfect Circle ai Queens of the Stone Age, inclusa una marea di musica italiana, però nessun artista ci ha lasciato un segno comune a tutto il collettivo, come ha fatto e fa Frank Turner. Il suo modo di raccontare la realtà nei testi della sua discografia per noi è un vero punto di riferimento, stilistico e di contenuti. Di base abbiamo una formazione artistica radicata nel punk e la sua attitudine e il suo modo di guardare la strada e il presente ci rappresentano molto. Magari prima o poi riusciremo anche a farci qualcosa insieme, mai dire mai. 

Le produzioni di Joe Barresi

Siamo un collettivo di produttori e musicisti perciò non possiamo far finta di non passare metà del nostro tempo insieme ad analizzare i suoni e le tecniche utilizzate dai nostri produttori preferiti. Ne abbiamo tanti, davvero, anche tra gli italiani, ma quello che senza dubbio ci mette tutti d’accordo è uno dei grandi master della storia del rock, Mr Joe Barresi, produttore, di Queens of the Stone Age, Tool, Bad Religion, Kyus, Soundgarden, Melvins, Rancid, Jane’s Addiction e qualche altro centinaio di dischi che abbiamo consumato e riconsumato. In effetti parte del lavoro in studio realizzato per Lunganotte, il nostro nuovo album, passa dalle tecniche sonore e di microfonazione apprese da maestri come lui. 

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rock

Le 5 cose preferite di BONNY JACK

Abbiamo chiesto a BONNY JACK di raccontarci quali sono le sue 5 cose preferite dopo aver ascoltato il suo nuovo doppio singolo “Uncle Jack/ Tell me”.

Film western

Mi hanno affascinato e incuriosito da sempre, con le loro ambientazioni così selvagge e lontane, lo spirito di avventura, scoperta e rischio che pervade ogni scena. Le musiche, dal country folk a quelle orchestrali di Morricone nei film di Sergio Leone. Penso che in qualche modo tutto questo abbia influenzato la mia creatività e la mia fantasia e si possa ritrovare nelle canzoni che scrivo!

Il vino

È uno dei piaceri della vita, insieme al cibo!! Un bicchiere di rosso vicino al camino durante le sere invernali o di bianco nel fresco delle sere di primavera o estate… È linfa vitale per l’anima e di conseguenza per noi! Aiuta il relax e quindi può aiutare a liberare la mente e la creatività!!

Viaggiare

È forse la cosa più bella che si possa fare, scoprire nuovi posti, nuove usanze, nuove idee. Ho sempre pensato che fosse una gran fortuna voler fare il musicista perché mi avrebbe portato a viaggiare di posto in posto. E non solamente in posti dove si desidera andare ma anche in altri a cui non avevi pensato o che magari non avevano stuzzicato la tua curiosità e quindi è sempre una scoperta. come quando si è bambini si torna a guardare il mondo con stupore!

L’arte

Intendo arte in generale, come tentativo dell’essere umano di dar vita a qualcosa che non esisteva prima, di dar forma a qualcosa che esiste al proprio interno solamente come idea, sensazione o scintilla e che poi in maniera incredibile diventa reale e tangibile. È comunicare qualcosa che hai dentro e lanciarlo nel mondo e penso sia la forma più alta di creazione dell’uomo.

La comunicazione

È forse molto legato al punto precedente ma penso che sia la cosa più importante di tutte. La nostra capacità di comunicare con gli altri, di entrare in contatto, in empatia. Possiamo condividere e questo fa sì che non siamo soli e fa sì che i punti precedenti, e tutto il resto, abbia senso. Un film racconta una storia, reale o inventata che sia e quindi comunica, così come l’attore o il regista. il viaggiare, il bere un bicchiere, fare una scultura o scrivere una canzone, sono modi per rompere un silenzio e un isolamento ed entrare in contatto con qualcuno o qualcosa, espandersi e arricchirsi. Questa è la mia idea e vedere i tanti esempi di fallimento della comunicazione che ci sono è davvero brutto!

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Post-Punk rock

Le 5 cose preferite degli Hornytoorinchos

Gli Hornytoorinchos hanno pubblicato il loro nuovo disco “Non aspettatevi granchè”. Noi gli abbiamo chiesto quali sono le loro 5 cose preferite!

Alberto Angela

In lui è coltivato il gene della sapiosessualità, cultura e sex appeal miscelati in uno spettacolare esemplare di homo sapiens. E’ il protagonista del nostro singolo e brano di apertura del disco.

Gli ornitorinchi

Animaletti incredibili, non si capisce se siano talmente evoluti da allattare dopo aver deposto uova o se per lo stesso motivo siano invece una specie involuta. Sono bellissimi e ci siamo ispirati a loro per il nome della band.

Le fantasie sessuali

Un mondo fantastico fatto da centinaia di variabili sorprendenti e incredibili. Abbiamo dedicato due brani del nostro disco a questo mondo meraviglioso, “La Savana” e “Mucca Rimming”. Inoltre la protagonista del nostro ultimo videoclip è Mistres Lady Demonique una dominatrice professionista, i suoi racconti ci hanno affascinato.

Woman and man playing domination games in bed together

La Patafisica

E’ la scienza dell’assurdo e delle soluzioni immaginarie. La destrutturazione della scienza, il bizzarro a cui ci ispiriamo per comporre ogni pezzo, nessuna regola, nessuna logica, nonsense, ironia e immaginazione. Inoltre adoriamo la fisica della patata.

Greta Thumberg

Altra protagonista di un nostro brano, personaggio estremamente affascinante, idolo della masse e bandiera della generazione Z. Gira il mondo e combatte le sue battaglie insieme a milioni di giovani, noi ci chiediamo per quale motivo sia sempre arrabbiata. Abbiamo provato e rispondere con il nostro brano.

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rock

Le 5 cose preferite de I Dolori del Giovane Walter

I Dolori del Giovane Walter pubblicano il 28 ottobre il loro nuovo singolo “Stanotte”, un singolo che continua sulla stessa scia rock iniziata con i singoli precedenti come “Piano”, “Truman show” e “Occhi rossi”. Noi li abbiamo ospitato nei nostri spazi per farci raccontare quali sono le loro 5 cose preferite!

Natura

Amiamo immergerci nella natura: che sia solo per fare una passeggiata, per fare trekking o un giro in barca, la natura ci permette di trovare l’equilibrio e la tranquillità personale e mentale per poter poi ritornare in sala prove con nuove idee e un nuovo spirito.

Mogol

Chi non ha mai letto ed apprezzato un testo di Mogol? Molti di noi, per esperienze personali, si sono ritrovati in alcune parole di Mogol, tanto da dichiararlo apertamente nella nostra ultima canzone, “Stanotte”.

Famiglia

Una band è come una famiglia: si pensa, si parla, si vive insieme. Le esperienze live in tour ci hanno permesso di affiatarci ancora di più fuori dal palco, tanto da diventare come 5 dita di una mano che si chiudono in un pugno.

Live

La nostra cosa preferita, il punto di prova più importante, il momento in cui si esplode, in cui si caccia davvero fuori tutto quello che si ha in corpo. Lo viviamo al 200%, quasi come se fosse una ragione di vita, è lì che capiamo davvero chi siamo.

Cilento

Montagne, colline e mare. La nostra casa è forse la vera fonte di ispirazione, quella da cui traiamo le esperienze, le sensazioni, le delusioni e le bellezze che poi trasformiamo in musica.