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Comunicato stampa

“Indietro” è il nuovo album di Beatrice Pucci

Esce venerdì 14 aprile 2023 su tutte le piattaforme digitali “Indietro“, il nuovo album di Beatrice Pucci, un nuovo e definitivo capitolo già anticipato dal singolo “Solo il tempo“.

Questo disco esplora il lato oscuro ma consolatorio della nostalgia, in ognuna delle tracce esiste il desiderio del ritorno a qualcosa, a volte di indefinito, a volte è un “io”, che si confonde con un “tu”. Il tema del tempo è al centro di tutto, un tempo non lineare che si confonde tra passato e presente, è un luogo temporale indefinito in cui la musica prende vita. La nostalgia in fin dei conti può essere una forza rigenerante, ci si guarda indietro, per ricostruire il futuro.

 

SCOPRI IL DISCO: 
https://open.spotify.com/album/5PzXSoLTrmLS7q622wh7BY?si=6tmBNnh8SX-iN6ZMiC4hig

Prodotto ed eseguito da Beatrice Pucci
Mastering Joe Lambert

BIO:

Beatrice Pucci è una cantautrice originaria di Civitavecchia. Le interessa la musica piena di contrasti che riesce ad esprimere verità non dette, e quando è il giusto momento catturarla così com’è senza cercare di cambiarla. Le piace la musica che può essere interpretata in tantissimi modi, infatti preferisce non parlare del significato dei suoi testi. Le canzoni contengono paesaggi sonori personali in cui non esiste un tempo o uno spazio preciso.

https://www.instagram.com/oh_heron/

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Pop

Cosa c’è nella camera di Beatrice Pucci

É uscito giovedì 23 marzo 2023 su tutte le piattaforme digitali “Solo il tempo“, il nuovo singolo della cantautrice Beatrice Pucci, un nuovo capitolo che anticipa l’album “Indietro” di prossima uscita. Il brano unisce innovazione e tradizione, una solida base folk e melodie e strutture alternative le cui svolte non sono prevedibili. A Beatrice sta a cuore la musica suonata e la sensazione di “realtà” che è nello strumento, infatti l’uso della chitarra acustica è imprescindibile nel sound. I temi al centro del brano: la nostalgia, il desiderio e l’amore, o forse un caleidoscopio di emozione che sta all’ascoltatore interpretare.

Per conoscerla meglio, le abbiamo chiesto di portarci a casa sua, ed ecco cosa ci ha mostrato.

“Batteria”

Questa batteria che sta a casa mia denota un po’ di caos, da questa panoramica si possono vedere piatti di diverse tipologie, una grancassa che però non è della stessa marca del rullante, e degli hi hat che non c’entrano niente col resto delle parti. Il risultato del suono è la mia batteria.

“I miei occhiali da sole”

Il motivo per cui questo oggetto è in questa lista è puro sentimentalismo. Erano un regalo per i miei 18 anni. Sono dei bravi occhiali, fanno il loro dovere nel senso che proteggono i miei occhi, mi fanno sentire più cool di quanto non sia e nascondono le occhiaie quando sono stata troppo al pc la sera prima.

“Le analogiche”

Nel 2020 quando avevo la sensazione che il mondo stesse rallentando (non solo una sensazione ma anche una realtà) ho imparato a scattare foto in analogico con una nikon della fine degli anni ‘70 di mio padre.

“All You Need To Know About The Music Business”

La sacra bibbia (purtroppo?) uno degli oggetti che un musicista professionista ma anche wannabe non dovrebbe sottovalutare di avere e chiaramente leggere. Qua dentro ci sono informazioni utili a chi vuole capire le dinamiche del business musicale. Una lettura consigliata anche se sei semplicemente curioso riguardo questo argomento.

Rick Rubin (nel mio letto)

In questo libro c’è una carrellata di tutti gli artisti che Rick Rubin ha prodotto, avverto che non si cita Jovanotti ma si ferma alle produzioni d’oltreoceano quindi chi volesse può avvicinarsi a questo libro senza preoccupazioni. Quello che si deduce leggendolo è che Rick Rubin oltre ad essere una specie di genio della produzione aveva anche un buonissimo tempismo e capitava sempre al posto giusto nel momento giusto. La sua intraprendenza e fiuto per gli affari mischiate alla sua sensibilità artistica l’hanno reso un produttore immortale. Sicuramente un libro interessante per chi si interessa di produzione ed è bellissimo anche per chi è appassionato di musica e basta.

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Comunicato stampa

“Solo il tempo” è il nuovo singolo di Beatrice Pucci

É uscito giovedì 23 marzo 2023 su tutte le piattaforme digitali “Solo il tempo“, il nuovo singolo della cantautrice Beatrice Pucci, un nuovo capitolo che anticipa l’album “Indietro” di prossima uscita. Il brano unisce innovazione e tradizione, una solida base folk e melodie e strutture alternative le cui svolte non sono prevedibili. A Beatrice sta a cuore la musica suonata e la sensazione di “realtà” che è nello strumento, infatti l’uso della chitarra acustica è imprescindibile nel sound. I temi al centro del brano: la nostalgia, il desiderio e l’amore, o forse un caleidoscopio di emozione che sta all’ascoltatore interpretare.

 

SCOPRI IL BRANO SU SPOTIFY: 
https://open.spotify.com/album/0XOIYEgLaDm0fmtY5OnZSi?si=vw9scgCJQoaSbE9_qZhylg





Prodotto ed eseguito da Beatrice Pucci
Mastering Joe Lambert

BIO:

Beatrice Pucci è una cantautrice originaria di Civitavecchia. Le interessa la musica piena di contrasti che riesce ad esprimere verità non dette, e quando è il giusto momento catturarla così com’è senza cercare di cambiarla. Le piace la musica che può essere interpretata in tantissimi modi, infatti preferisce non parlare del significato dei suoi testi. Le canzoni contengono paesaggi sonori personali in cui non esiste un tempo o uno spazio preciso.

https://www.instagram.com/oh_heron/

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Indie Pop

Quella crepa dalla quale filtra la luce: è tornata Beatrice Pucci

Chi segue i miei resoconti mensili, sa bene che per Beatrice Pucci ho un debole atavico, che affonda le radici nel primo ascolto che feci di “Figli”, il suo singolo d’esordio pubblicato a maggio scorso e seguito, a distanza di qualche settimana, dalla pubblicazione di “Le colline dell’argento“, il suo disco di debutto pubblicato (e realizzato, cosa da sottolineare) da totale indipendente: un lavoro denso, pieno di spunti di riflessione musicale ed esistenziale, fatto di piccole cose che s’incastrano alla perfezione nella resa di un album che faceva del “non finito”, del “grezzo adamantino” il proprio punto di rifrazione e forza.

Ovvio, dunque, che oggi, all’uscita di “Nero”, il suo primo singolo post-disco, il cuore mi abbia sussultato in petto con la veemenza di chi sta rintanato da un po’ nell’ombra della gabbia toracica, in attesa di un refolo di luce capace di restituire nuova forza ed emozione al muscolo cardiaco; e appena ho premuto “play”, ogni nuvola si è trasformata in burrasca, sciogliendo in pianto quella coltre grigia che, da qualche tempo a questa parte, affossa le esistenze di tutti. Abbiamo bisogno del buio, per brillare: e questo, Beatrice, sembra volerlo dire con tutta la forza che ha, e allo stesso tempo con la serena accettazione di chi ha svelato un arcano, e sa che il mistero non è altro che un gioco d’ombre, in attesa di essere illuminato.

“Nero” ha la potenza catartica di qualcosa che proviene da un altrove, da uno spazio diverso rispetto a quello della quotidianità: una sorta di crepa, di fessura dalla quale – come direbbe Leonard Cohen – la luce filtra e illumina le fattezze di un giardino che è segreto solo per chi non sa cercare davvero; e allora, seguendo le linee arboree di chitarre che dettano il passo del cammino, si finisce col perdersi e volersi perdere tra gli odori di muschio e selva di quell’intricato bosco di emozioni che la vita sa offrire, a chi supera la paura del buio.

Ecco, quella paura, che oggi pare essere la grande fobia di questo nostro tempo sempre impegnato a brillare per non affrontare il timore dell’oscurità, è il farmaco che Beatrice sembra aver individuato per auto-debellare la propria infelicità: accettare che il buio altro non sia che il confine della luce, e viceversa, e che ogni gioia necessita del dolore per capire l’estensione di sé stessa, per sapere di esistere e di essere vera.

Un bel lavoro, che fa innamorare ancora di più chi già da tempo ha giurato amore alla musica di Beatrice.

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Indie Intervista Pop

A tu per tu con Beatrice Pucci

Abbiamo ascoltato il nuovo singolo (il primo) di Beatrice Pucci, cantautrice classe ’98 che ha esordito con “Figli”, brano che spicca fra le uscite del weekend riuscendo a farci dimenticare, almeno per il tempo di un fine settimana, la desolazione che ci circonda: no, non è certo uno di quei brani che si lascia “masticare” facilmente (e ben venga!), quindi preparate le “mascelle uditive”; noi, per aiutarvi nel districare i significati del progetto, abbiamo fatto qualche domanda all’artista stessa. Buona lettura!

Beatrice Pucci, oggi esordisci con “Figli”: quanto hai “cullato” questo esordio, e come ti senti oggi, all’alba della tua prima pubblicazione?

Ciao, ho imparato ad essere zen riguardo la pubblicazione e riguardo il fatto che per la prima volta nel mondo esca la mia musica. Si passa molto tempo a ponderare e riflettere ma poi bisogna gettarsi nell’avventura, al momento la vedo in questo modo. “Figli” secondo me ha seguito il giusto iter di crescita, 6-7 mesi.

Ti va di raccontarci un po’ di te? Chi sei, da dove vieni e quando hai cominciato a scrivere canzoni, ad esempio.

Sono Beatrice, in questo momento ho 23 anni, vengo da Civitavecchia, una città che ha il mare di fronte a sé e alle sue spalle colline e boschi. Ho cominciato a scrivere a 14 anni, il motivo esatto non lo so, probabilmente perché le cose nella mente di un’adolescente sono amplificate a un livello incredibile.

E questo brano? C’è qualche aneddoto, qualche “motivo” preciso che ti ha portato a scrivere “Figli”?

L’aneddoto più vivo nella mia mente riguardo il momento in cui ho scritto questa canzone è questo: era l’una di notte e non riuscivo a dormire, non volevo proprio perché sentivo che dovevo fare qualcosa, così faccio quello che fanno tutte le persone che non riescono a dormire… ho guardato la tv ma ho finito per annoiarmi, poi ho preso la chitarra e ho scritto “Figli”.

Nella canzone, sembri alludere alle canzoni e alla musica come unici strumenti capaci di cambiare le cose, o meglio, di resistere al cambiamento e allo sfacelo del tempo. Abbiamo colto nel segno?

Le canzoni sono specchi dell’interiorità di chi ascolta quindi assolutamente sì, c’è del vero!

Tra l’altro, la data decisa per l’uscita del tuo disco “Le colline dell’argento” (prevista per giugno 2022) stupisce per velocità di pubblicazione. Sembra che tu avessi una gran fretta di pubblicare il risultato del tuo lavoro: ti va di spiegarci un po’ come sono state realizzate, e in quali tempi, le registrazioni del tuo disco d’esordio?

Le canzoni sono state scritte e registrate tra marzo e settembre del 2021, ma diciamo che l’idea di una pubblicazione era già in atto dal 2020, anno in cui ho cercato di capire come collegare alcune cose tra loro da un punto di vista tecnico e non solo. Le registrazioni sono avvenute in casa mia, perché è un modo in cui mi trovo a mio agio, senza avere fretta di dover fare tutto velocemente.

Prima di salutarci, prova a consigliarci un film che, a tuo parere, si sposa alla perfezione con l’atmosfera di “Figli”.

“Stoker” di Park Chan Wook.