JENNIFER è il nuovo brano del cantautore romano SAMUELE CARA uscito venerdì 29 aprile, una canzone che racconta di una ragazza cresciuta troppo in fetta, di voglia di felicità in tutte le sue forme. Jennifer che malgrado tutte le incertezze e i momenti cupi affronta la vita fregandosene del giudizio altrui, e alla fine vince. Un sound a metà tra cantautorato ed indie pop che omaggia la trazione dello stornello romano e i grandi autori italiani degli anni 70 (Rino Gaetano, Venditti, De Gregori). Una ballata intensa che racconta la voglia di andare avanti senza rimpiangere quello che ti sei lasciato dietro.
Abbiamo chiesto a Samuele Cara di rispondere alle nostre domande:
Per iniziare, ci racconti chi è Samuele Cara?
Samuele Cara nasce a Palestina, in provincia di Roma, scrivo le mie canzoni e ho iniziato a fare musica grazie a Rino Gaetano e a gli Oasis
Come hai iniziato a fare musica?
Per pure esigenza personale, ho iniziato a suonare su per giù all’età di 13 anni, poi con il passare del tempo ho approfondito meglio l’argomento e ho cominciato a scrivere per conto mio
Cosa vuoi trasmettere con i tuoi pezzi
Me stesso, vorrei far conoscere il mio mondo alla gente in modo sincero e schietto
“JENNIFER” è il tuo nuovo brano, cosa significa per te questo pezzo?
E’ una canzone importante per me, che ho voluto far uscire nonostante non sia un brano “alla moda”, una canzone che parla del coraggio di andare avanti nonostante le difficoltà.
Cosa stai preparando, invece, per il futuro?
Tanta musica nuova e magari qualche live per far ascoltare le mie canzoni
Una cruda descrizione del presente: tacere per non avere problemi è davvero la soluzione? Jacopo Nutz debutta con Mezzo bicchiere, singoloprodotto e registrato dallo stesso Jacopo, dalle sonorità brit pop e dal testo dai forti connotati sociali. Il cantautore fiorentino si interroga sul parallelismo tra aspettative e realtà con l’immagine del bicchiere che viene visto sempre mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda delle circostanze e del modo di interpretare i fatti.
Abbiamo chiesto a Jacopo di rispondere alle nostre domande:
Ciao Jacopo, di cosa parla il tuo nuovo singolo Mezzo bicchiere?
Il brano è essenzialmente una riflessione sulla quotidianità e su quanto essa venga influenzata dalle aspettative nostre e degli altri. In questo senso la nostra ricerca continua della felicità non rispecchia una felicità reale, ma un’idea creata per giustificare gli sforzi e le azioni che compiamo.
Chi ha realizzato il video e come si collega alla canzone?
Il video è stato realizzato da Mario Albanese Pereira, regista veramente bravo, che è riuscito ad estremizzare il concetto della canzone in una chiave ironica un po’ Tarantiniana. Se la chiave del pezzo è la quotidianità, il lavoro e la società, il video affronta in maniera surreale queste situazioni estremizzandole. Tutto questo ha reso il video molto più dinamico.
È il tuo singolo di debutto e anticiperà il tuo primo Ep, come mai hai scelto questo brano per presentarti e cosa dobbiamo aspettarci dall’ep?
Ho scelto questo pezzo come esordio perchè era uno dei miei preferiti, ma anche perchè aveva un sound elettronico, ma anche abbastanza aggressivo. L’Ep si basa molto sulla componente elettronica che si unisce a quella suonata, nel disco infatti troviamo pezzi “tosti” come mezzo bicchiere, ma anche pezzi più intimi, sempre però arrangiati in questa forma ibrida tra l’elettronico e il pop/rock. Poi in fondo c’è anche una bonus track piano e voce.
Hai prodotto diversi artisti, cosa ti convince di un artista affinché tu decida di lavorarci insieme?
Di base vivo il mio lavoro come produttore/arrangiatore con l’obiettivo di creare una comunicazione con chi ascolta, ho sempre molto rispetto del testo e cerco di far sì che la musica accompagni le parole creando una storia. In questo senso per me è importante che il modo di comunicare di chi canta o scrive le canzoni sia affine con il mio modo di arrangiare e produrre, in modo da fare sì che la storia funzioni, in questo senso devo dire che arrangiare e produrre pezzi scritti da me è stata un’esperienza molto impegnativa, anche psicologicamente
Aura Nebiolo il 12 maggio ha pubblicato il nuovo disco “A KIND OF FOLK“, un concentrato di puro talento jazz! Noi ci siamo fatti raccontare da lei quali sono le sue 5 cose preferite, per conoscere meglio il suo mondo.
I Giochi di Parole A dir la verità le parole mi piacciono quasi tutte, tranne alcune come “succulento”, che proprio non sopporto. In particolare mi piacciono quelle parole che vogliono dire più cose, più concetti! Oppure combinare le parole per crearne altre.Il titolo del disco è un gioco di parole su più piani, traducendolo può significare “un tipo di Folk”, inteso come genere musicale, oppure, il significato che intendo io, “un tipo di gente”.È un gioco nel gioco perché riprende il titolo di una composizione che amo di Kenny Wheeler, “Kind Folk”.
Camminare nei Boschi Ho sempre vissuto in campagna, ma quand’ero bambina il bosco mi faceva tanta paura. Lo vedevo buio, pericoloso, insidioso. Ora lo vedo per quello che è, insidioso sì, ma pieno di vita, di incontri ed incastri. In “Frequenze Armoniche” ho cercato di tradurre queste sensazioni in note.Poi mi dite se ci sono riuscita o a cosa vi fa pensare questo brano!
Le Ombre Adoro il sole in faccia, quella sensazione di calore che ti pervade da fuori a dentro. Ma trovo molto più interessante ciò che la luce fa alle nostre figure, le allunga, le deforma. Può renderci dei mostri o delle fate, con le mani.Di luci e ombre è impregnato tutto il disco, sono concetti che tento sempre di coniugare all’interno delle mie composizioni.
Il mio disordine Senza il mio disordine non sarei io, e non sarebbe nata l’introduzione di Good Roots. Nel mio disordine c’è sempre tutto quello di cui ho bisogno, basta trovarlo! Ma la ricerca è sempre una di quelle cose che mi appassiona. Ps: adoro il mio disordine, non quello altrui eheh
I gatti Questi esseri così indipendenti, fieri, che sopportano il dolore e lo mascherano con indomito coraggio. Anche pigri e spesso indolenti.Avevo un gatto con un naso grigio, che ha vissuto con fierezza fino al suo ultimo giorno. “Grey Nose” è per lui e per il suo coraggio. Che di coraggio ne vorrei anche un po’ io per affrontare le parole che a volte non so gestire, le insidie e gli incroci intricati ed intriganti dei boschi, le ombre e il disordine della mente.
Esce venerdì 29 aprile 2022 “Tamalla“, l’album di debutto di Jali Babou Saho, cantante del Gambia e suonatore di kora (strumento tipico dell’Africa Occidentale che si tramanda di generazione in generazione). Un disco che nasce per un’urgenza artistica dopo l’incontro con il chitarrista Francesco Mascio e che vanta la produzione eccezionale di Riccardo e Daniele Sinigallia. Sei tracce originali, registrate in presa diretta con Maurizio Loffredo, Daniele e Riccardo Sinigallia, presso gli Artigiani studio di Formello; le canzoni spaziano nell’ambito dell’ afro-blues, afro-jazz e world music. Un intreccio di sonorità elettriche e acustiche, in cui le radici della musica mandinka, evolvono in una visione moderna, dando vita ad una interpretazione dell’artista del tutto personale. Focus track del disco è il singolo Kanno, che sarà accompagnato da un video ufficiale in uscita lo stesso 29 aprile alle 12.
Ad impreziosire l’intero lavoro, vi è la collaborazione di numerosi musicisti provenienti da percorsi musicali differenti: il vocalist italo-libico Esharef Alì Mhagag, la cantante partenopea Fabiana Dota, il sassofonista Alberto La Neve, Tonino Palamara alle percussioni, Paolo Mazziotti al basso elettrico, Domenico Benvenuto alla batteria, oltre che dallo stesso Francesco Mascio alla chitarra classica ed elettrica e Jali Babou Saho alla voce e kora.
Noi come sempre siamo stati a casa sua, ed ecco cosa ci ha mostrato!
Kora. E la compagna della mia vita. Mi è stata regalata da mio padre all’età di 10 anni, in sostituzione di una più piccola, per bambini. La kora mi parla e quando la suono mi aiuta ad esprimere quello che sento.
Anello. Questo anello mi è stato dato da un griot e serve a proteggermi e a trovare la mia strada.
Bracciale. Mi è stato donato da mia nonna. So che è un bracciale molto antico ma le sue origini si perdono nel tempo.
Dipinto. Questo è un piccolo dipinto su tela. Lo ha fatto un mio amico di Banjul e raffigura una danza accompagnata dal suono delle percussioni. Ci sono molto affezionato perché rappresenta la musica e la danza, che sono il cuore pulsante del mio paese.
Kid’s dream è il debut album di MR. D, moniker dietro il quale si cela Daniele Fioretti, musicista marchigiano che, come musicista one man band con la sua chitarra e come tour manager per band estere per i tour europei, vive in continuo movimento tra le città d’Europa. Il disco, in uscita il 29 aprile per la Bloody Sound Fucktory e prodotto da Loop Collective, è stato anticipato dal singolo “Wonderful Stranger”, accompagnato dal video. Kid’s dream è una raccolta intima di storie che nascono dai viaggi di Daniele, dai confronti con le centinaia di persone incontrate lungo la sua strada, dalle molteplici preziose esperienze vissute in prima persona e dalle sue radici. Con Kid’s dream MR. D ci apre le porte del suo mondo fatto di Rock e di Blues, di quel suono nato in America per raccontare le proprie storie vissute sulla strada di kerouacchiana memoria. Il suono di una chitarra con il riverbero della stanza e una voce che graffia il nastro, quasi a riportarci alla sensazione delle registrazioni su nastro analogico.
Abbiamo deciso di farci fare un salto a casa sua, ed ecco cosa ci ha mostrato!
Il libro di Francis Bacon, perché nella mia libreria ci sono molto libri d’arte, tra quelli di musica e quelli politici, l’arte è l’essenza della mia vita e credo profondamente negli artisti, i veri Artisti, gli eletti. Non possiamo esserlo tutti, non basta saper scrivere una canzone o fare un dipinto per essere Artisti, non mi sento un Artista personalmente perché riconosco la Magnificenza di chi lo è. Bacon lo scoprii in un libro che si chiama London Calling e parla della Londra Artistica dai primi del 900 fino ai tempi moderni, Francis Bacon mi colpi molto, informandomi mi resi conto che lo studiai a Storia dell’arte e che mio padre ne è un gran fan.
L’Anello perché senza di lui non salgo sul palco(scherzo), non sono scaramantico, realmente nulla di più distante dall’essere superstizioso o cose simili, ma sarebbe triste per me dimenticarmi sul comodino il giorno di un concerto questo anello. Non vale nulla, credo averlo pagato 5euro, ma ormai fa parte di me e nonostante le sue piccole dimensioni mi fa sentire protetto.
Il casco perché i motori sono una parte della mia vita, mi incanto delle volte davanti a delle auto o moto. Preferisco i mezzi d’epoca, hanno quel sapore più romantico, sicuramente i designer di altri tempi avevano un gran stile non stavano a copiarsi l’un l’altro. Questo casco specifico lo uso sempre con la mia Lambretta del 1960 che ho restaurato anni fa, mi piace salirci su e farla andare, sulle strade di casa, sempre con caschi di gran stile in testa, lo stile SEMPRE.
La borsa frigo della Kodak, presa in un mercatino dell’usato, la regalavano negli anni 80 con un tot di rullini, gli anni della raccolta bollini per i regali, ormai mi segue da anni siamo al 4 trasloco insieme. Non ci metto bevande fresche per andare al mare o a un pic nic, ma quando la vidi la trovai fighissima, il design ed i simboli pop mi attraggono, ci tengo dentro il materiale fotografico, ogni tanto amavo scattare delle foto con una vecchia Lomo LC-A(originale russa) o una Olympus Trip 35 degli anni 70.
La vecchia borsa verde è sempre li pronta ad ogni partenza è con lei che parto per un live singolo o per un tour. La borsa inseparabile, quella che sta li con me sui palchi d’Europa perché magari prima di iniziare il concerto ci metto dentro il portafoglio e le chiavi del van, ci infilo la camicia a fine live e mi cambio al volo con quello che ci ho messo dentro, quando prendo quella vuol dire che si parte. La mia sacca.
Respiro è il nuovo singolo di Rea, la rivelazione del pomeridiano di Amici, e il primo brano pubblicato dopo essere uscita dalla scuola di Maria De Filippi. Su un sound accattivante dominato dalla chitarra elettrica e dai synth si innesta la voce della giovane cantautrice bolognese che mostra un lato più intimo della propria scrittura, senza rinunciare all’orecchiabilità e a una melodia di facile presa. Un testo che racconta del bisogno di aiuto quando si affronta un cambiamento, di sguardi che si incrociano, dell’empatia come elemento fondamentale per acquistare fiducia nei confronti dell’altro. Un brano da dedicare a chi ha le spalle larghe per proteggerci quando siamo in balia degli eventi e non siamo in grado di decidere da soli, da ascoltare con le cuffie al massimo quando si passeggia per le strade deserte nel cuore della notte. Respiro farà parte di un concept album, la cui uscita è prevista per l’estate.
Abbiamo chiesto a REA di rispondere alle nostre domande:
Ciao Rea, quali sono le cose che più di tutte ti fanno respirare cioè ti mettono in pace con te stessa? Beh diciamo che sono una persona che non sta mai ferma quindi le uniche cose che mi mettono in pace con me stessa sono i momenti in cui ho raggiungo un obiettivo che mi ero prefissata.
Nel pezzo parli di cambiamenti, nella tua vita quale pensi sia stato il più grande? Sicuramente Amici è stato un grossissimo cambiamento non tanto per la durata dell’esperienza quanto per la consapevolezza che ho raggiunto stando là dentro.Prima di entrare avevo tantissimi dubbi sul mio futuro. Non che questi siano magicamente spariti anche perché ho diciott’anni ma sicuramente un percorso del genere mi ha portata a chiedermi veramente cosa voglia fare nella mia vita senza più farmi influenzare da quello che gli altri magari si aspettano da me.
Raccontaci una tua giornata tipo! Mi sveglio (e già meno male) poi solitamente Studio qualcosa (teoria per la patente o qualche materia scolastica) poi solitamente dopo pranzo vado in studio. Il pomeriggio è diviso in due momenti: quello in cui mi dedico alla preparazione dei live quindi provo i pezzi e poi il momento in cui vado avanti con la realizzazione dell’EP.Spesso inoltre mi dedico anche ad altre attività del mio progetto come l’ideazione di una copertina, di un videoclip ecc.Ah e non scordiamoci delle lezioni di canto fondamentali!!
Sei un’appassionata di cinema, i tuoi tre registi preferiti? Spero di non essere vessata per i miei gusti ma sul podio ci sono Wes Anderson, Bertolucci e Tarantino. Ci racconti qualcosa in più riguardo alla copertina di Respiro? Una volta finito il pezzo avevo già chiara in mente l’immagine della copertina.In essa è presente una scia di luce che doveva rappresentare la materializzazione del respiro.Per rendere questo effetto ben visibile ho scelto uno sfondo nero in quanto faceva decisamente contrasto con pelle, capelli e outfit. È stato difficile ottenere questo effetto in quanto per la realizzazione della foto sono stati utilizzati tempi molto lunghi disposizione non semplicissimi da usare.
Adesso dopo questo singolo cosa dobbiamo aspettarci da te? Tra non molto uscirà un altro singolo e poi un EP a inizio estate!! Il 15 maggio lo presenterò in anteprima al Locomotiv Club di Bologna, vi aspetto!
Anna Castiglia, artista poliedrica ed eccentrica nata a Catania ma di stanza a Torino, pubblica il suo nuovo singolo “Bovarismo” per l’etichetta Tippin’ Factory il 25 marzo. Il brano riprende musiche dal valzer francese passando per il pop e il cantautorato.
Ad Anna abbiamo chiesto di raccontarci quali sono le sue 5 cose preferite, ecco che cosa ci ha detto!
Colazione
Il mio pasto preferito, nonché una delle mie cose preferite in assoluto. La colazione, rigorosamente dolce a meno che non sia in viaggio in un hotel frequentato da tedeschi, è l’inizio della giornata, ne stabilisce l’andamento. Crema, nutella, marmellata, miele, vuoto, il cornetto mi piace in tutti modi specialmente se accompagnato da un cappuccino, anche se la vera colazione, quella che faccio tutti i giorni è la classica latte e biscotti.
La versione estiva prevede latte di mandorla ghiacciato (solo se mi trovo in Sicilia), granita con brioche (idem), yogurt e cereali e magari anche un po’ di macedonia.
Se malauguratamente non faccio colazione, causa fretta o qualunque altra cosa, quasi sicuramente la mia giornata va male.
Arte nel sociale
Una cosa che amo è conferire all’arte un’utilità maggiore, o meglio, rivendicare la sua utilità e responsabilità, soprattutto in un periodo in cui è stata esclusa dalle priorità della vita quotidiana (addirittura sotto lo spritz). Sto svolgendo, da quasi un anno ormai, il servizio civile in una casa di Quartiere di Torino, nella quale ho conosciuto per la prima volta il potere che può avere l’arte per alcune persone. A partire dalla pittura con un ragazzo in messa alla prova fino alle attività di piazza e di giardinaggio (anch’esso un’arte) con i disabili. Inoltre, da pochi mesi, tengo un laboratorio di musica e scrittura, quindi di cantautorato, con gli ex detenuti del carcere di Torino ed è un onore aiutarli a reinserirsi nella società tramite la musica.
Caldo
La verità è che ODIO il freddo e ogni minimo contatto con esso, della serie pigiama dentro le calze, maglia dentro i pantaloni. Ma essendo un format positivo, quindi fondato su ciò che piace, parlerò di quando ami il caldo: quindi le città calde, i cibi caldi, le persone calde.
Mi piace il calore del sole sul viso, quello bruciante che ti fa venire i brividi e concilia il sonno.
Mi piace il calore della coperta d’inverno e d’estate (ops).
Il camino, i vestiti riscaldati sul termosifone.
La calzamaglia sotto i jeans.
Mi piace la sauna.
Mi piace sudare.
Tour
Ho appena scoperto di amare i tour. Viaggiare per suonare e suonare per viaggiare è la cosa più gratificante, arricchente e soddisfacente che abbia mai fatto fin’ora.
Non nego la fatica che si accumula durante questi tour “amatoriali” fatti di treni e cambi incastrati quindi anche di corse, sudore, mal di schiena e tanta ansia, però una volta giunta a destinazione la sfida è conquistare un nuovo pubblico che non ti conosce e quando ci riesci è stupendo. Conosci tanta gente, tanti punti di vista, accenti, una miriade di letti e docce e anche te stessa. Ho scoperto di piacermi quando sono in tour.
Outfit per concerti
Sono cresciuta in una famiglia di attori, circondata da maschere e costumi. Mia madre portava sempre me e mia sorella in teatro durante le prove degli spettacoli ed è lì che mi sono innamorata degli abiti di scena. Ricordo che teneva tutti i suoi costumi in una cassapanca di legno vecchissima e uno dei nostri giochi preferiti era prepararci per la scena, qualunque essa sia, coinvolgevamo i bambini del condominio facendoli travestire e mettendo in scena sempre storie diverse. Adesso, la mia scena sono i concerti, per cui ogni volta che devo suonare mi preparo come se dovessi interpretare un personaggio, io non mi vesto, mi travesto! La stessa cosa vale per i trucchi.
Dal 18 Febbraio 2022 sarà disponibile in rotazione radiofonica “Iwa-Lewa”, il nuovo singolo di Yomibest. Brano già disponibile su tutte le piattaforme di streaming dal 7 Febbraio. “Iwa-Lewa” è un brano dalle sonorità leggere, dove una voce con caratteristiche sia maschili che femminili accompagna l’ascoltatore per tutta la canzone e richiama la visione di morbidi passi di danza.
Spiega l’artista a proposito del brano: “ La canzone “Iwa-Lewa” è il tipo di musica che potrebbe aiutare le coppie ad apprezzarsi. È soprattutto dedicata agli uomini perchè si mettano nelle condizioni di comprendere al meglio le donne e non le darle per scontate. Il carattere di una donna è la sua bellezza.”
Noi per l’occasione siamo stati a casa sua, ed ecco cosa ci ha mostrato.
Questo monitor per amplificatore del basso, aiuta il mio bassista ad avere un buon suono, è utile sul palco o in studio quando ho bisogno di esercitarmi con il basso.
Questo trasmettitore wireless mi serve per le esibizioni sul palco, aiuta un chitarrista a sentirsi più a suo agio sul palco, io come chitarrista posso camminare a 30 metri di distanza dal mixer con questo trasmettitore, rende la vita più facile sul palco.
Questa è una cornice da parete, è stata forte di ispirazione per molti miei prodotti musicali.
Questo è un tagliacapelli, la mia bellezza è importante per l’immagine che ho sul mercato musicale.
Questa è una lampadina illumina la casa, aiuta una casa di notte, senza una lampadina sarà tutta una notte buia, e questo è molto importante in ogni casa per noi musicisti, infatti le produzioni migliori vengono ideate la notte!
Esce martedì 29 marzo 2022 una nuova versione di “Amandoti“, immortale brano dei CCCP, a cura de L’Avvocato Dei Santi, il progetto solista di Mattia Mari. Un’unione che non ci saremmo mai immaginati e che segna il ritorno di uno dei progetti più intensi della scena underground, un’unione che Mattia Mari descrive così: “Quel che n’è uscito è un sabba nel quale danzano tra loro passione, ossessione, amore, rabbia e sesso. L’ultimo ballo prima dell’arrivo del Sole, o quella danza che impedirà al Sole stesso di sorgere”
Noi come sempre abbiamo deciso di farci portare a casa sua a Roma, ed ecco cosa ci ha mostrato.
Teo è libero.
Questa è una foto di mio zio Emiliano, orientativamente scattata nel 1975 a Tiburtino Terzo, borgata popolare di Roma in cui la mia famiglia ha vissuto. La cosa interessante della foto è la scritta dietro al bimbo, che inizialmente recitava “TEO LIBERO” e che poi è stata riadattata a “TEO È LIBERO”, dopo la scarcerazione. Mi fa pensare allo spirito di adattamento che contraddistingue persone che arrivano da alcuni luoghi, a posti e personaggi come quelle borgate li, che stanno lentamente sparendo, e a mio zio che non c’è più. Mi diverte pensare alla posa in cui era stato messo, col pugno chiuso, e che poi fosse stato in realtà un Berlusconiano convinto.
Telefono Hamburgher.
Sull’altare della chincaglieria, e in casa mia vi assicuro che se ne trovano svariati, troneggia lui: il telefono hamburger. Ai tempi eravamo ossessionati dal film JUNO, l’avremo visto decine di volte, e tra le varie chicche del film c’erano queste telefonate della protagonista dal suo telefono hamburger. Alla fine ne comprammo uno. Dietro, tra le tante cose, una foto dei Mars Volta. Luce guida.
Napulion’.
Una miniatura Napoleone Bonaparte, da me realizzata con un tappo di sughero, che é tra i personaggi che abitano il mio albero di Natale alternativo. Appeso al muro da circa 4 anni ininterrottamente, credo. Mi piacciono le lucine. Insieme a lui nella foto: della polvere, uno tra i miei libri preferiti, la password del mio Wi-Fi e delle scatole di cerini. Le amo, le prendo ovunque si possa in giro per il mondo.
Mirko e Lucia.
“Davvero non amo più il mio corpo?” è un quadro di Mirko Leuzzi. Il quadro non è mio, ma di Lucia. È da me, felicemente, in stallo. Mirko è bravo, è tra le persone che amo di più al mondo, ed è un puro. Lucia è una sicurezza, anche se lei non sa di esserlo nemmeno per se stessa. Il quadro è storto, e questa cosa mi disturba enormemente, non potete immaginare quanto, ma questa cosa mi ricorda che dovrò lasciarlo andare prima o poi, e che a volte bisogna accettare le cose anche quando non vanno proprio nella maniera in cui volevamo.
Jeux d’enfants. Jeux d’enfants è un film che mi ha cambiato la vita. Mi ha fatto e mi fa fare cose straordinarie. Questa piccola scultura è diventata il simbolo di un amore che si può toccare con mano, anche se il tempo lo ricopre lentamente di polvere. Suona “La vie en rose”, se giri la manovella.
Fronte dei Mari.
L’ultima lettera dal fronte greco-albanese del mio pro zio Angelo al mio bisnonno Antonio, prima della sua morte il 7 Marzo del 1941. Alfabetizzazione pressoché nulla, cuore grande come l’intero Gran Sasso. La paura unisce, così come la morte, al contrario di quanto si possa pensare.
Esce venerdì 25 marzo 2022 “Margherita (io ti odio)“, il nuovo singolo di Guzzi fuori per ACP Records e distribuito da Ada Music, divisione Warner Music Italia. Un nuovo capitolo per il progetto solista di Alessandro Domenici, un brano dedicato a tutti gli ultimi romantici che conoscono fin troppo bene tutte le fasi post-rottura.
Noi abbiamo fatto un salto a casa sua, ed ecco cosa ci ha segnalato.
PINOCCHIO
Perché proprio Pinocchio? Mi rivedo tantissimo in lui. Entrambi toscani, entrambi con un desiderio in testa e soprattutto quando cerco di combinare qualcosa, faccio sempre dei guai. È stato anche il primo libro che ho ricevuto da bambino.
I GIN Quando sento il bisogno di rilassarmi mi faccio un Gin Tonic con uno dei miei gin preferiti. Anche quando sono in fase creativa mi piace berne uno ( uno eh, perché poi non sono lucido 😅). Avete presente quando in Harry Potter il mago Silente si toglie i pensieri troppo pesanti dalla testa con la bacchetta? Ecco, funziona più o meno così.
LAMPADA
Questa lampada è un regalo che mi sono scelto, si può scegliere tra luce calda e luce fredda, regolando anche l’intensità. Mi rilassa un sacco e quando scrivo mi piace tenere accesa solo quella. Non so perché, ma mi sembra che dia al salotto un tocco retró da film americano.
LIMONE Questa pianta di limone l’ho comprata l’anno scorso, mi piace curarla e soprattutto ODIO che qualcuno la curi al posto mio. In realtà ho molte altre piante, ma questo limone mi dà particolarmente soddisfazione!
CHITARRA Poteva mancare lo strumento? Ovviamente no! Sono molto legato a questa chitarra perché me l’ha regalata mio papà per i 30 anni. Non avevo mai avuto la sensazione che a papà piacesse il mio voler essere un musicista a tutti i costi, e questo regalo mi ha fatto ricredere.