Categorie
Indie Pop

Le 5 cose preferite di Romeo e Drill

Esce oggi venerdì 25 giugno 2021 per Lizard Records Music CALMANTI, il nuovo singolo del duo formato da Romeo e Drill. Il brano affonda le proprie radici nelle influenze pop dei primi anni 2000 e crea un contrasto tra testi d’amore sofferti e strumentali leggere, come se la musica fosse lo strumento perfetto per scrollarsi via di dosso le delusioni sentimentali.
 
Romeo e Drill mettono a confronto la fase pre e post relazione con l’elenco di ciò che il rapporto ha dato e poi tolto per arrivare alla conclusione che una situazione di stallo non era più tollerabile. Il brano unisce le movenze pop degli Zero Assoluto, la malinconia urban degli PSICOLOGI e l’irriverenza punk dei Blink 182: un riassunto musicale di una generazione in bilico.

Per l’occasione, abbiamo chiesto loro le loro 5 cose preferite!

ROMEO – PASSARE IL TEMPO CON IL MIO CANE: sicuramente uno dei tratti fondamentali della mia persona riguarda il rapporto che ho con il mio cane, Jack. Oltre la musica, lui possiede una valenza emotiva incredibile, alleggerisce le mie giornate ed anche nei momenti tristi è sempre il primo a starmi vicino. È un rapporto che ho coltivato nel tempo, basato su un elemento a me caro, la fedeltà. Essendo un ragazzo che difficilmente si fida delle persone, con Jack ho riscoperto la bellezza del poter affidare una mia emozione a qualcuno che non sia io stesso. È bellissimo, mi segue ovunque, mi sveglia la mattina e si addormenta con me la notte.

DRILL – L’ALBATRO DI BAUDELAIRE: estraniarsi e rimanere in disparte in situazioni particolari è forse un tratto più che distintivo del mio carattere. Essendo molto legato alla letteratura, la poesia di Baudelaire, nel quale descrive l’albatro come animale che si distacca dalla nave dei marinai e li guarda dall’alto osservando in silenzio, rappresenta a livello di immagine esattamente il mio comportamento. Amo ascoltare ed osservare.

Spesso, per divertirsi, i marinai

Prendono degli albatri, grandi uccelli dei mari,

Che seguono, pigri compagni di viaggio,

Le navi in volo sugli abissi amari.

L’hanno appena depositato sulla tolda [il ponte della nave],

E già il re dell’azzurro, maldestro e impacciato,

Strascina pietosamente accanto a sé

Le grandi ali bianchi come se fossero remi.

Com’è sinistro e fiacco il viaggiatore alato!

Lui, poc’anzi così bello, com’è comico e brutto!

Uno gli mette la pipa sotto il becco,

Un altro, zoppicando, imita lo storpio che volava!

Il Poeta è come lui, principe delle nubi

Che sta con l’uragano e ride degli arcieri;

Esule in terra fra le grida di scherno,

Le sue ali da gigante gli impediscono di camminare.

ENTRAMBI – PING PONG: entrambi siamo grandi amanti del ping pong, tra una registrazione e l’altra passiamo le ore a sfidarci. È quel momento della giornata in cui stacchiamo anche mentalmente dal lavoro e ci sfidiamo costantemente, mettendo in palio anche due birre hahah!

ENTRAMBI – LE SIGARETTE: chiedeteci tutto, ma quando davvero chiediamo un momento intimo per stare per fatti nostri, la notte diventa il luogo ideale per fumare una sigaretta, pensando ai suoni e alle melodie da utilizzare per una canzone. Entrambi abbiamo il vizio del fumo in situazioni analoghe: fumiamo sempre durante l’ascolto di un brano in studio o in momenti di creatività. Sappiamo che fa male e forse più in la dovremmo smettere, ma per ora ciò che ci accomuna ce lo teniamo stretto.

ENTRAMBI – IL CALCIO: Drill, grande tifoso romanista e Romeo ottimo estimatore di calcio. Condividiamo spesso momenti in cui guardiamo le partite di calcio, commentando qualsiasi cosa. Ogni tanto, nel tempo libero, organizziamo una partitella di calcetto e ci ammazziamo dalle risate hahah. Cerchiamo sempre di passare molto tempo insieme, fondamentalmente per noi è questo l’importante.

Categorie
Indie Pop

Quello che ho capito ascoltando il primo disco di Piccoli Bigfoot

Ho ascoltato il primo EP Tra Bergamo e il Far West di Piccoli Bigfoot e a mano a mano mi sono reso conto che Piccoli Bigfoot è un’entità che cambia aspetto canzone per canzone.

Piccoli Bigfoot si sarebbe dovuto chiamare “Grandi Mamme” perché nel primo brano Prima gli immigrati ripete la domanda “cosa vuoi mangiare stasera?” ed effettivamente mi ricorda mia madre che mi chiama alle 9.03 di ogni mattino mentre ho appena poggiato il culo sulla sedia della mia scrivania e mi fa la fatidica domanda “cosa vuoi mangiare stasera?” e io rispondo “guarda madre, non saprei, ho fatto colazione un’ora fa” e sta cosa, ogni volta, mi fa ricordare che effettivamente ho fame e che quindi preso dalle voglie alzo il culo dalla sedia e mi dirigo verso la macchinetta più vicina per decidere che snackino mangiarmi per metà mattinata, solo che poi me lo mangio in quel momento lì perché sono un ingordo di merda e di conseguenza arrivo alle 11 che ho di nuovo fame. E così via, ogni giorno. Tutta colpa della domanda “cosa vuoi mangiare stasera?”. Non lo so Piccoli Bigfoot, però adesso ti devo lasciare perché sto per andare a vedere cosa mi può offrire la macchinetta.

Dopo aver preso uno snackino ricco di fibre, l’unico commestibile di tutta la macchinetta, mi approccio all’ascolto del secondo brano La Bella e la Maschera, che come prima considerazione ho pensato fosse un remake della filastrocca La Bella Lavanderina. Estremamente deluso e affranto nel constatare che in realtà non è La Bella Lavenderina, mi sono immaginato Piccoli Bigfoot assumere la forma di folletto delle foreste mentre canta questa lieta canzoncina che sembra uscita fuori da pub di un paesino irlandese.

Poi si passa al terzo brano Se Se Se che se si ascolta molto attentamente si possono immaginare i seguenti versetti:

Se ni’ mondo esistesse un po’ di bene
e ognun si honsiderasse suo fratello
ci sarebbe meno pensieri e meno pene
e il mondo ne sarebbe assai più bello

Potrebbe essere benissimo una parte di questa canzone di Piccoli Bigfoot e invece no, è una poesia scritta da Pietro Pacciani, conosciuto anche come Mostro di Firenze, espressa con amore e affetto durante l’imputazione di sedici omicidi e bacchettato dal giudice per la mancanza di tatto seppure la poesia fosse molto bella. Non dico che Piccoli Bigfoot sia un mostro, però se si guarda con un occhio un po’ più critico, è difficile non notare che assomiglia a Chewbecca di Star Wars, che un po’ mostro è dai.

Al quarto brano Sindrome di Peter Punk e al quinto brano La Più Bella che C’è, Piccoli Bigfoot si trasforma in patriota cantando inni alla sua città, Bergamo, e ai suoi abitanti affetti da questa sindrome di eterni bambini sempre arrabbiati. Questo forse è la forma che più gli si addice in questo suo percorso da mutaforma: in particolare nell’ultimo brano si sente quanto Bergamo sia parte di Piccoli Bigfoot e – dopo l’ultimo anno e mezzo pandemico che ha passato – dedicargli un brano poetico è la forma più dolce che si possa fare per esprimere quanto si voglia bene al posto in cui si è nati. Bravo Piccoli Bigfoot, ma dal cuore grande.

Categorie
Indie

Artegiani: “racchiudo le mie emozioni dentro alle canzoni”

Lei 1 Lei 2” è una canzone d’amore e di ripensamenti ed è anche il nuovo singolo di Artegiani, fuori in questo caldo venerdì di luglio.

La prima canzone ad uscire per l’etichetta spezzina Revubs Dischi, un singolo che sicuramente sarà il primo di una lunga serie. Noi ce lo siamo fatti raccontare!

Created with RNI Films app. Preset ‘Agfa Vista 100’
Ciao Artegiani, benvenuto! Raccontati con tre aggettivi, anzi due, per chi ancora non ti conosce!

Bellissimo e bravissimo (ride ndr). No scherzo, ho appena chiesto ai miei amici e hanno concordato gioviale e ironico.

“Lei 1, lei 2” è il titolo del tuo nuovo singolo uscito il 2 luglio per Revubs Dischi, ti va di raccontarcelo?

Assolutamente, “Lei 1 Lei 2” è un pezzo d’amore e di indecisioni, che ho scritto per mettere un po’ a posto le idee e perché quando le persone mi scoppiano dentro spesso mi viene da mettere quelle emozioni dentro alle canzoni.

Ci sono dei generi o degli artisti ai quali ti sei ispirato maggiormente specialmente negli ultimi mesi?

Molti, in Italia in particolare Motta e Vasco Brondi, fra gli emergenti Davide Petrella, Generic animal e Tommy Dali, mentre in generale alcuni artisti che si muovono fra il pop e l’hip hop in un certo modo ibrido e slegato dai canoni usuali mi attirano molto. Per esempio CarlxFranco, Izi, Tauro boys, ma anche Ginevra, Mara Sattei, Bartolini, Venerus.

Oltre alla musica ci sono delle immagini fotografiche, pittoriche e perché no, filmiche, a cui ti ispiri maggiormente?

Alcune in particolare no, ma ci sono delle fotografie o anche delle copertine di film oltre che pellicole vere e proprie che mi catapultano in mondi che mi scaturiscono emozioni e sensazioni fortissime. Sono ispirazioni grandissime quando accade.

Saluta la redazione di Perindiepoi con un messaggio che vuoi lanciare e a cui tieni molto!

Ciao ragazzi e lettori di Perindiepoi, impariamo a stare bene!

Categorie
Indie Pop

Ttom: “se occhio non vede, il cuore sa”

Ritornato dalla Scozia, ecco che Ttom ritorna in pista e in rotazione con un nuovo singolo, stavolta per l’etichetta Revubs Dischi: “Prendimi la mano” è il canto introspettivo di un autore che riscrive in chiave moderna ed elettropop quelli che sono i sentimenti che hanno da sempre accomunato tutta l’umanità.

Il testo gira intorno al detto “occhio non vede, cuore non duole“, chi non lo conosce?

Magari c’è chi lo conosce ancora meglio perché proprio questo modo di dire è diventano più o meno vero solo dopo essere stato davvero sperimentato sulla propria pelle, sul proprio cuore. Ttom conosce a memoria la sensazione che si prova a fingere di non sapere, anche quando non è l’occhio a vedere, e così ha deciso di dedicare proprio a questa emozione un’intera canzone.

Con lui poi abbiamo parlato anche della sua musica, ovviamente. E in modo particolare di quali siano gli artisti che gli sono stati vicini nei momenti più creativi e anche in quelli più spenti.

Insomma, lasciamo che sia Ttom a poter dare risposta a quelle che sono state le domande lasciate aperte dalla redazione, buona visione!

Categorie
Indie Pop

Il lockdown secondo Franco e La Repubblica dei Mostri

Esce domenica 25 aprile 2021, giorno dell’anniversario della liberazione d’Italia, il nuovo singolo di Franco e La Repubblica dei Mostri dal titolo Superstiti Superbi Supereroi. Il brano, che segue la pubblicazione dell’album Sciarra Chitarra Musica Battaglia, è completamente scritto e prodotto in casa, nato dunque nel periodo di confinamento forzato: una canzone elegante con un vestito casalingo, specchio di questi tempi, uno sguardo intimo verso l’esterno: una casa e i suoi mille abitanti, in una città deserta.   Come una lente d’ingrandimenti sulle piccole cose, il brano esplora punti di vista
intorno al microcosmo delle mura domestiche, mentre si osserva il mondo fuori.

Non abbiamo resistito e gli abbiamo chiesto com’è andato il loro lockdown.

Come state passando questo strano periodo, qual è la vostra routine?
è diventato difficile rispondere a questa domanda perché questo “strano periodo” ormai sta andando avanti da oltre un anno, con oscillazioni di aperture-chiusure anche dal punto di vista emotivo. Ognuno di noi ha trovato diversi escamotage per organizzarsi la quotidianità tra quarantena, smart-working, gestione degli equilibri familiari… insomma non sempre semplicissimo, soprattutto le occasioni per stare tra noi sono state davvero poche. Di sicuro le giornate sono state più scandite da ritmi domestici rispetto a prima, e hanno finito anche per assomigliarsi un po’ tutte! Con qualche piccola gioia: abbiamo realizzato dei video di live dalle nostre case, ci siamo dedicati alla produzione di due nuovi videoclip animati, e stiamo appunto lavorando alla produzione di nuovi pezzi tra cui il singolo appena uscito Superstiti Superbi Supereroi.

L’arrivo della pandemia vi ha sconvolto qualche piano? Quale?
Ha sconvolto tutti i piani! Il nostro ultimo disco, che abbiamo amato molto anche perché frutto di una lavorazione piuttosto lunga, è uscito il 28 febbraio dell’anno scorso… potete immaginare tutto quello che avevamo previsto rispetto ai live e alla promozione e che è completamente saltato, togliendoci la gioia di condividere dal vivo questo progetto.

Ve la ricordate la primissima quarantena? Come la passaste?
Come dimenticarsela :)La passammo sicuramente più confusi di adesso, ma forse gustandoci di più la riscoperta della dimensione intima della vita domestica. Oggi siamo tutti decisamente più stanchi di questo microcosmo e non vediamo l’ora di riconnetterci con il mondo esterno.



Di cosa parla il vostro ultimo singolo? L’avete scritto nell’ultimo anno?
Si tratta un brano che abbiamo scritto e arrangiato in questi mesi di isolamento, in una modalità per così dire “casalinga”, senza troppo lavoro in fase di produzione. Sentivamo l’esigenza di rispondere a questo periodo di assenza forzata di live, dopo aver dedicato molto tempo alla lavorazione del nostro ultimo disco, con un processo più snello e per così dire istantaneo di brani che hanno preso vita negli ultimi mesi, tra cui appunto questo singolo.Non c’è un percorso narrativo lineare nel pezzo, sono immagini e sensazioni che vengono soprattutto dall’esigenza di restituire il rovesciamento di prospettiva che ci ha portati ultimamente a rivolgere lo sguardo sulle piccole cose, sui dettagli legati alla quotidianità. Le mura di casa sono diventate nell’ultimo anno la dimensione principale intorno a cui hanno preso corpo i nostri pensieri.

Cosa vi manca più di qualsiasi cosa?
Abbracciarsi

Vi ricordate ancora l’ultima serata che avete fatto post 22.00?L’ultima serata post 22.00 trascorsa insieme è stata quella del concerto live che abbiamo fatto a ottobre, a Milano, per lanciare il nostro ultimo disco “Sciarra Chitarra Musica Battaglia”. C’era un’energia bellissima, arrivavamo da mesi faticosi e da un’estate più spensierata, c’era tanta voglia di stare insieme e di suonare dal vivo.Speriamo di ritrovare presto quell’energia perché ne abbiamo tutti bisogno!

Categorie
Indie Pop

“Divino” come Ian Luis

Si scrive Sebastiano Inturri, si legge Ian Luis, artista classe 1993 che sin da piccolo aveva capito che il suo destino era diventare un cantautore, e così è stato. Dopo il suo ultimo album “Generale paranoia”, Ian Luis torna con un nuovo singolo “Divino”, divino come l’apatia che trasforma magicamente tutto il circostante, divino come tutto quello che non vediamo ma che percepiamo ugualmente.

A continuare questa similitudine lasciamo che sia direttamente l’artista.

Ciao Ian Luis, a proposito di “Divino”, questo è anche il titolo del tuo ultimo singolo, ti va di
raccontarcelo?

Divino nasce con la voglia di mandare un messaggio di speranza, verso tutte quelle persone che magari si sentono sole e sperdute, dentro la loro apatia o la loro solitudine. Oltre questo ‘’Divino’’ è anche quella scintilla, quella ispirazione appunto divina che arriva quando scrivi una canzone, quando dai vita e partorisci un mondo tutto tuo.

Può succedere a tutti di vivere dei momenti di apatia, quando accade a te, qual è la tua “cura” a questa malattia dell’anima?

La Musica, può sembrare una risposta scontata, ma grazie ad essa sono riuscito ad incanalare ogni mia tristezza e ogni cosa negativa in parole, melodia e musica.

Ascoltando il tuo brano “L’amore è come il morbillo” mi viene da pensare che la scelta della similitudine sia stata ben scelta, oltre ai segni dell’amore quello per una persona, ci sono delle cicatrici che ti porti dietro dovute alla tua esperienza nell’ambito della musica?

Fortunatamente ancora no, tutte le cicatrici che mi porto dentro riguardano le persone, credo che comunque qualsiasi cicatrice derivata dalle esperienze musicali sia un modo per cadere e rialzarsi, così da vedere la strada di nuovo in salita, di nuovo in ascesa.

Lasciaci con gli artisti che in questo momento sono stati di maggiore ispirazione per te e
per la creazione dei tuoi brani!

Cosmo, ComaCose, Willie Peyote, Brunori Sas, Miglio, Sirente.

Categorie
Elettronica Indie Internazionale Pop

Il lockdown secondo Hesanobody

Esce venerdì 30 aprile 2021 il nuovo singolo di Hesanobody per Street Mission Records (etichetta londinese distribuita da [PIAS]). Si tratta del primo nuovo estrato dal nuovo e conclusivo capitolo della trilogia di EP iniziata con The Need To Belong e The Night We Stole The Moonshine, in uscita quest’estate. Il progetto solista di Gaetano Chirico torna con il suo inconfondibile cantautorato electro-pop di respiro internazionale. The Necessary Beauty è un risveglio dopo una serie di sogni e incubi, un ritorno alla realtà che ritrova il protagonista a fare il punto della sua vita, confrontandosi con domande retoriche, inutili, che rischiano di ingigantirsi intralciando il suo cammino, una preghiera fragile per ritrovare una via che rendiamo inconsciamente impervia, auto-sabotandoci.

Gli abbiamo chiesto come ha passato il lockdown!

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?

Sto passando questo periodo sforzandomi di renderlo il più normale possibile. La mia routine non è cambiata tantissimo, “semplicemente” molte cose che prima facevo di persona, adesso son costretto a farle da casa davanti ad un computer e qualsiasi serata con altre persone, che sia fuori o a casa, deve terminare entro un certo orario. È di sicuro alienante, anche per una persona che ama molto stare a casa come me. Più che altro a seconda del momento mi capita di vivere male e con fastidio l’impossibilità di scegliere, di avere alternative.

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale? 

Li ha di certo rallentati parecchio. Già l’anno scorso ero pronto a pubblicare un singolo in primavera, ma le chiusure, le limitazioni e l’incertezza hanno bloccato qualsiasi cosa, facendomi ripensare a tutto il mio nuovo lavoro. Mi auguro in meglio!

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?

Chiuso in casa, per fortuna non da solo come molta gente. Con la mia ragazza ci siamo accodati alle innumerevoli persone che hanno deciso di darsi alla panificazione, ma solo dopo aver lottato per settimane alla folle ricerca del lievito.

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?

‘The Necessary Beauty’ è sostanzialmente una preghiera. Un’esortazione a non lasciarsi sopraffare dalle aspettative che noi stessi e gli altri riponiamo sul nostro percorso di vita, a non auto-sabotarci cercando risposte alle domande sbagliate. Ho iniziato a scriverlo nel maggio del 2019, dopo di che l’ho lasciato sedimentare fino all’estate scorsa, quando sono riuscito a trovare la veste definitiva grazie all’aiuto di Federico Ferrandina, il produttore della traccia.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa?

Non aver paura di abbracciare familiari e amici, ma son fiducioso si tratti solo di pazientare ancora per poco.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?

Quest’estate nella mia città natale Reggio Calabria. Ho passato diverse di serate pseudo-normali e senza limitazioni dettate da coprifuoco. Non vedo l’ora si possa tornare a farlo.

Categorie
Indie Internazionale Pop Post-Punk

Bibopolare, massaggio cardiaco per un cuore al collasso

Mica facile tornare alla vita, ricordarsi come scrivere di musica dopo così tanto tempo che non lo fai. Le bollette da pagare, gli affitti da sbarcare, il dentista da saldare e una liquidità alienante che ci sta condannando – in modo sempre più disperato e tragicamente “resiliente” – ad assumere le forme di contenitori che non si lasciano individuare ma che, ciononostante, danno una direzione sempre cangiante al nostro existere et cogitare, insomma, la frenesia di una quotidianità sempre più isterica mi ha tenuto, negli ultimi mesi, lontanissimo da quello che più amo fare: scoprire cose nuove, ascoltare musica che emozioni, dare un senso a tutto questo grigiore che attanaglia l’entusiasmo ed uccide la fantasia.

Ci voleva in effetti un disco come quello di Bibopolare – eccentrico cantastatorie (o meglio, auto-terapeuta lucano: ascoltate il suo ultimo lavoro, e capirete cosa intendo) originario di Potenza ma con base a Bologna – per farmi riprendere in mano il filo del discorso, restituendo un po’ di speme a questo corpo lasso e stanco di immondizie musicali (cit.) e di direttori artistici che sarebbero dovuti andare in pensione già quarant’anni fa (ai tempi, insomma, del celebre disco “Patriots” del grande Franco Battiato) e che invece, travestiti da novelli hipster e produttori rigenerati (Frank Zappa docet), continuano a vendere la rivoluzione a colpi di mercato.

Perché si sa, la moda di essere ribelli non smetterà mai di far arricchire editori e discografici sempre ben attenti ai bisogni dei più giovani, che altro non sono che «splendide invenzioni – come direbbe Alessandro Carrera – del XXI secolo» e – da almeno sessant’anni, quando cioè il boom economico ha scoperto il “tempo libero” – pacchetti azionari deambulanti per l’industria dell’intrattenimento.

Bibo, invece, dal bagno di casa sua (sì, quello che sentite nel disco è lo splendido riverbero naturale che si può apprezzare solo nel gabinetto della propria abitazione) ha registrato un disco diverso, che parla di tutte quelle cose che ho elencato sopra e che negli ultimi mesi mi hanno succhiato via a forza la voglia di ascoltare, di scrivere e di crederci: dall’ascolto denso e (volutamente) faticoso di “Com a na crap” – letteralmente, “come una capra” – emergono richiami alle radici e slanci verso un recupero del passato tanto retrò da sembrare futuristico, tanto originario da diventare originale.

E in effetti, “Com a na crap” è un disco che non possono capire tutti, che in playlist non finirà mai perché invece che consolare l’ascoltatore lo prende a pugni, con la crudezza di una poesia amara avvalorata dal filtro sempre malinconico e nostalgico della scelta dialettale, ben lontana qui dal populismo dello stornello o della tarantella (anche se, ben s’intende, nulla vi sarebbe stato di male in caso contrario) ma piuttosto vicino al cinismo onirico di un Trilussa (anche se qui il dialetto usato non è quello romano, ovviamente, ma il lucano).

Bibo racconta di dolori che appartengono alla mia, alla nostra generazione, irrisolti cronici a cavallo tra un passato da inadatti alla responsabilità e un futuro che ci obbliga al protagonismo, senza concedere margini di errore ad un popolo di eterni adolescenti immobilizzati dalla costante svalutazione della propria virtù, dalla disistima inflazionata da una crisi prima valoriale e poi economica, da una licenza di sopravvivenza che ci ha disimparato a vivere davvero.

Insomma, in “Com a na crap” Bibopolare racconta tutti i motivi che mi hanno spinto, come dicevo, a desistere dall’ascoltare musica nuova, dal cercare «nell’inferno ciò che inferno non è» e dal credere che possa servire a qualcosa; allo stesso tempo, nello stesso disco, si annidano tutti i motivi necessari a non smettere di resistere, a non cessare di lottare.

Sapere di non essere soli, in questa disperata trincea, fa bene al cuore rimettendolo al proprio posto, dov’è sempre stato. Qui, trovate qualche domanda fatta all’artista, che ha risposto con la sua proverbiale e serafica semplicità. Su tutte le piattaforme d’ascolto digitale, invece, trovate “Com a na crap”, il disco d’esordio di Bibopolare.

Fatevi del bene: sudatevelo; ne vale la pena.

Categorie
Indie Pop

Le 5 cose preferite dei Sospesi

Esce giovedì 10 giugno 2021 (fuori per Non Ti Seguo Records e in distribuzione Artist First) il nuovo singolo dei Sospesi dal titolo Foglie. Un nuovo capitolo di cantautorato rock con una nuova formazione a 5 che vuole portarci all’interno delle dinamiche di fragilità e casualità dei rapporti umani, che ci avvicina alla pubblicazione di un nuovo disco. Di come ci si avvicini e ci si allontani senza un reale perché e di come questo sia inevitabile. Racconta di un errore che compiamo tutti: attribuire troppa importanza a qualcuno.

Noi per l’occasione gli abbiamo chiesto quali sono le loro 5 cose preferite.

Antifragile di Taleb.
Non esiste un contrario di fragilità. La resilienza, per Taleb, è superare una situazione di difficoltà e rimanere uguali. Mentre il concetto di antifragilità da lui coniato, è superare le difficoltà ed uscirne migliorati.

La carbonara.
Perchè nessuna ricetta è quella giusta ma nessuna può essere sbagliata.

Vivere la musica di Motta.
C’è un solo modo per trovare la propria strada nella musica: sbagliare. Poi, sbagliare ancora. Sbagliare di nuovo, sbagliare per sempre. Sbagliare e sfilarci di dosso tutte le nostre convinzioni. Fino ad arrivare al cuore di ciò che stiamo cercando. Fino a trovare noi stessi.” (cit.)

La porta con le firme della sala prove.
Chiunque passa da noi, deve lasciare la sua impronta.

La birra sottomarca a 20 centesimi.
Ci accompagna e ci ha accompagnato in tutte le esperienze insieme

Categorie
Indie Pop

Le 5 cose preferite di Katres

Esce venerdì 11 giugno 2021 Due Correntiil nuovo singolo di Katres fuori per Soundinside Records e in distribuzione Believe. Un nuovo capitolo che segue la pubblicazione dell’album Araba Fenice e che vuole raccontare l’amore viscerale per una figlia e per la Sicilia e trova massima espressione  attraverso la perfetta similitudine con l’isola delle correnti.  Katres in questa produzione si è ispirata ad un sound di respiro internazionale con contaminazioni che vanno dall’indie rock americano, al pop fino a toccare accenti di post rock sul finale, il tutto senza tralasciare l’importanza del testo, il cantautorato è impegnato, maturo. 

Nel brano Katres si avvale della collaborazione di alcuni tra i più validi musicisti nell’attuale panorama italiano, al pianoforte e pedali Bruno Bavota (presente nelle colonne sonore di The Young Pope e The New Pope di Paolo Sorrentino e colonna sonora di uno spot della Apple).

Le abbiamo chiesto, per l’occasione, quali sono le sue cinque cose preferite!

Le polpette al sugo
Le amo perché oltre ad essere buonissime per me hanno il sapore del pranzo preparato la domenica dalla nonna, sanno di casa e poi sono perfette come lo è ogni cosa che si può concludere facendo una “scarpetta”.

“Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Italo Calvino
Era il 2011 e mi trovavo in Umbria, precisamente a Colle di Sellano e registravo il mio primo disco con un mio caro amico e musicista formidabile, Piergiorgio Faraglia, il suo studio di registrazione era sotto casa sua e passammo lì diversi giorni, aveva una grande libreria piena di libri e me ne diede circa 5, suoi preferiti, da leggere. Iniziai proprio con questo capolavoro di Calvino, innamorandomene. Oltre ad essere uno dei miei libri preferiti è legato a un momento bellissimo per la mia musica e a una persona meravigliosa che purtroppo non c’è più.

DREAMS dei Fleetwood Mac
Una canzone che amo, legata a tanti momenti bellissimi della mia vita

Gioielli
Amo tantissimo i gioielli, non mi stancherei mai di comprarne e di riceverne in regalo e tra le varie cose che ho ce ne sono due a cui tengo tantissimo, un orologio appartenuto a mio nonno e un anello regalatomi dalla nonna di mio marito. Non sono semplici oggetti, nonostante siano bellissimi e preziosissimi sono legati ad immagini vivide nella mia mente perché sono oggetti che loro indossavano sempre, li custodisco gelosamente.

Lisbona
Un posto che porto nel cuore, ci sono stata più volte ed è uno di quei luoghi che ho sentito subito casa. Mi capita raramente ma ci sono posti in cui, pur non conoscendoli, riesco a muovermi e a viverli come se ci fossi sempre stata. Le stradine sono piene di vita, il fado risuona ovunque, io quando sono lì ho dentro la leggerezza che si ha quando si è in vacanza ma allo stesso tempo ho la sensazione di trovarmi a casa. Non vedo lora di tornarci.