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Fuori oggi wLOG con il suo nuovo singolo KillerOne

wLOG è pronto ad iniziare un vero e proprio progetto wLOG 3.0. Ed il primo step è la release di oggi, venerdì 23 Aprile: è fuori su tutte le piattaforme digitali “KillerOne”, un brano prodotto da AVZ studios, masterizzato da EMYK e distribuito da Artist First.

Musicalmente, l’artista introduce chitarre acustiche, elettriche, basso, batteria unitamente all’elettronica. Ancora una volta alla ricerca di un sound peculiare, wLOG racconta così questo nuovo singolo: “KillerOne è un brano sulla dualità moderna della personalità individuale e sull’imitazione sociale. È la proiezione del nostro sè verso uno stereotipo virtuale megalomane, e giudicante,  che ci segue ovunque. Qualcosa dal quale non si può piu’ fuggire.  Una serata romantica, un film e in un istante ci si rivede in una figura scura e ci si sente confusi con un’altra personalità, ma si continua a fare l’amore e a vivere la propria natura che forse solo nell’amore stesso può realizzarsi”. 

wLOG è il più atipico dei cantautori che si possa immaginare. Dietro questo nome un po’ complicato da scrivere, ma davvero facile da pronunciare c’è uno tra i più misantropi personaggi della scena indie italiana, che ha mollato la caotica Milano per il suo studio in montagna, nel Parco Orobico in Val Seriana. I suoi brani, tra it-pop, dance ed elettronica, un po’ punk e un po’ prog, sono malinconici, autobiografici, la maggior parte delle volte piuttosto tristi sui quali è impossibili stare fermi.

Quando può, wLOG “ruba” un tram a Milano, e lo riempie di gente scatenando una vera e propria festa itinerante dove si suona, si balla e si beve, un mondo sospeso che, non appena si scende dal tram, scompare alle nostre spalle. Ed è successo già tre volte: una vera e propria festa con il nome di Partyamo.

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Si intitola Tu il nuovo singolo dei Revinck

Un legame profondo che sta per finire ma dal quale proprio non ci si vuole staccare. È su queste basi che “Tu”, il nuovo singolo dei Revinck uscito oggi, martedì 20 Aprile, poggia la propria essenza. La ripetizione del tu che caratterizza la canzone è la metafora di un pensiero insistente, ciclico e inarrestabile che gli artisti hanno voluto imprimere in musica. “Tu nasce un paio di anni fa – raccontano i Revinck – in un periodo in cui tutti noi avevamo molti impegni. Una sera ci vediamo a cena da Max che ci dice che ha una nuova idea su cui lavorare. Ci fa sentire il riff di chitarra e il “tu” che simula una batteria. In questi due anni ha cambiato diverse forme, fino a quella attuale”.

I Revinck sono Matteo, Massimo e Lorenzo, che suonano, fin dall’adolescenza in varie band della provincia romana, quindi si ascoltano prima di parlarsi per la prima volta. Anni dopo quei primi incontri si cercano e si ritrovano per scrivere musica insieme.

Nell’aprile del 2014 pubblicano l’Ep di esordio “lì sospeso”, progetto che contiene 4 brani e che porterà qualche mese più tardi alla realizzazione del video di  “Vieni a prendermi”. 

Numerose le apparizioni live e le partecipazioni a concorsi (finalisti del contest Fuori Scena, premio della critica It’s up to you). Nel 2018 producono il loro primo album “Partire dal meglio” presentandolo al pubblico due singoli “La vita che volevi” e appunto “Partire dal meglio”.

“Il suono dei Revinck è frutto della voglia di comprendersi e di ascoltarsi, dell’amicizia, dell’equilibrio tra le nostre grandi diversità”

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Indie Pop

Daniele Maria ci racconta il nuovo singolo “Eroi”.

Eroi” è il nuovo singolo del cantautore Daniele Maria distribuito da Artist First e prodotto da Riccardo Ranzani frontman della band italo irlandese “Strawman & Jackdaws” disponibile da giovedì 8 aprile su tutte le piattaforme digitali.

Il testo racconta  di come “la fragilità”  e “la vulnerabilità” possano essere visti come punti di forza, perché è solo attraverso essi che possiamo scoprire i nostri punti deboli, riuscendo dunque ad affrontarli.  “Le delusioni, le sconfitte, le gioie, fanno parte di noi come gli occhi, il cuore e la pelle”.

Il brano è un alternarsi di momenti sonori dove l’energia del beat si intreccia a le ritmiche elettroniche e ai synt in un mix di influenze urban, pop e indie.

Daniele Maria Di Forti in arte “Daniele Maria” nato a Palermo, classe 96. In Età infantile si trasferisce a Torino con la sua famiglia, la città che lo ha adottato e cresciuto. A Torino ha iniziato a frequentare i primi corsi di recitazione, la sua più grande passione oltre alla musica, per questo motivo glii piace definirsi cantattore. Inizia a scrivere testi all’età di 14 anni avvicinandosi al panorama hip hop, negli anni poi sperimenta sonorità di tipo urban, trap e indie pop.

“Ho scritto Eroi in un momento di fragilità, mi sentivo perennemente sbagliato, lontano dagli affetti, incapace di prendere una decisione, ho cercato di esorcizzare questa mia condizione emotiva scrivendo questa canzone”.

Le parole che compongono il testo del ritornello, in un misto di autoironia e momenti più riflessivi, fanno emergere al meglio l’essenza di questo brano: “diventeremo grandi e porteremo i tagli e li porteremo addosso come i sensi di colpa perchè non siamo Eroi”.

“Sono super orgoglioso delle mie origini e cerco di farlo emergere anche nei miei testi, l”amore è la mia benzina”.

Daniele Maria, origini Palermitane e Torinese di adozione, da quasi quattro anni vive a Roma dove avvia la collaborazione con Riccardo Ranzani, producer del brano, e Stefano Canavese.

 Daniele Maria ha risposto alle nostre domande in questa intervista

“Eroi” è una canzone in cui emerge il senso di inadeguatezza giovanile: alcune volte siamo nel posto giusto, al momento giusto, e non ce ne rendiamo conto perchè ci sentiamo inadeguati”.

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Fuori il nuovo singolo di Gabe, Afferrarsi

“Afferrarsi” è la nuova ballad indie-pop di Gabe, che torna oggi, venerdì 26 marzo, con questo nuovo singolo dopo un 2020 trascorso tra musica, riflessioni e prospettive future. Il testo ruota attorno ad una grande domanda aperta: “in mezzo a questo mare c’è qualcuno che ti afferrerà?” Il brano è quindi una riflessione, intima e non, che Gabe rivolge ai suoi ascoltatori. “Afferrarsi” – racconta l’artista – nasce dall’esigenza di comunicare con la parte più leggera di me. Quando l’ho scritta avevo bisogno di capire e analizzare cosa mi stesse succedendo. Sentivo la mia parte migliore scivolarmi via dalle mani, lasciando spazio a una grande solitudine e alla sensazione di sentirmi persa in mezzo a questo mare. Il concetto è : Stai cambiando o stai peggiorando?, sei sicura di star bene?” 

Chiara Gabellone, in arte Gabe (che non si pronuncia è Gheib ma Gabbe) è una giovane cantautrice romana.

Abbraccia la chitarra da bambina e inizia a scrivere le prime canzoncine intorno ai dodici anni sotto le stelle tra boschi e falò. Prendendo coraggio, un giorno Gabe registra tre di queste canzoni col cellulare e le condivide su YouTube  arrivando alle orecchie di altri giovani artisti che la invitano a suonare a diversi live.

Gabe comincia così a girare per le serate romane di musica indipendente, suonando in quasi tutti i più tutti i più importanti club della capitale: Ex Dogana, Le Mura, Whishlist, Quirinetta e alle serate del collettivo “La Vetrina” e di Spaghetti Unplugged, dove vince anche il premio speciale Pop Up Live Session. 

Da questi anni di esperienza nel 2019 arriva il primo singolo ufficiale “C’ho l’ansia” distribuito Artist First, seguito all’inizio del 2020 da primo Ep “Letargico Presente” sempre Artist First. 

Quest’anno inizia una nuova fase del suo percorso artistico, dopo la firma di un contratto con Believe Digital, il 26 marzo esce il singolo “Afferrarsi”, primo di una lunga serie di nuovi brani, dove Gabe ci racconterà lo smarrimento della tarda adolescenza.

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Fuori oggi il nuovo singolo di Crepaldi intitolato Coltelli

Esce oggi, lunedì 29 marzo, il nuovo singolo di Crepaldi intitolato “Coltelli”. Supportato dall’etichetta MC MUSIC\DEPOSITO ZERO SAS. e distribuito da MUSIC RAILS, rappresenta la naturale prosecuzione del percorso intrapreso dall’artista con l’ultimo singolo “Oceano”. 

“Il brano – racconta Crepaldi – nasce da un’idea musicale che avevo sviluppato già da un po’ ,ispirato dai Mumford And Sons e dagli Stones. Avevo scritto tempo fa una bozza di testo, ispirandomi a vicende amorose personali un po’ scanzonate ,che allo stesso vivevano anche molti dei miei amici. Un modo per prendermi e prenderci un po’  in giro. Appena ho composto e  sviluppato  l’idea musicale ho pensato che sarebbe stato perfetto”.

La leggerezza e la spensieratezza di “Coltelli” sono probabilmente il lato più goliardico di Crepaldi, che ha rivelato: “Mi immagino a cantare questo brano nel bel mezzo di una serata goliardica, in un pub pieno o in osteria con gli amici, magari in  piedi sopra un tavolo con il boccale di birra in mano. Ogni tanto è giusto ricordarsi che a trent’anni si è ancora molto giovani e che si ha il diritto di vivere le cose con leggerezza!”

L’artista ha poi raccontato una chicca su questo singolo: “Il brano originariamente aveva un sound acustico, suonato, un vero e proprio stomp… In fase di post-produzione abbiamo deciso di  trasportarlo in una dimensione leggermente elettronica”.

Marco Crepaldi nasce a Roma nel 1987, si trasferisce in adolescenza sul litorale nord romano dove inizia a studiare chitarra e canto. Durante il liceo si iscrive all’Accademia Saint Louis di Roma dove si specializza in chitarra blues, rock e Fingerstyle. Concluso il percorso accademico inizia  a lavorare come turnista per alcune realtà romane e non solo, accompagna il cantautore Leo Pari in tour in Italia e in Europa,suonando  le chitarre nel suo album “Resina”. Nel 2012 fonda il progetto Mancini e pubblica l’EP “Fango”(Gas vintage Records)contenente quattro brani dal sapore street-rock. Nel 2013 produce l’EP “Va tutto bene” contenente una cover di “Fuoco sulla collina” del compianto Ivan Graziani con la quale arriva finalista al “Premio Pigro” 2014. Nel 2014 esce “Io non sono bravo”, brano sarcastico che anticipa l’uscita dell’album “Punti di vista”prevista per l’anno seguente(Elegante musica). Negli anni a venire suona  in vari club della penisola,si appassiona alle sonorità hip hop/rap e nel 2017 produce il brano “La mia guerra “per il progetto”Crepax”. Nel 2018 riprende il nome di battesimo riscoprendo un genere più intimista e cantautorale,vince il premio” Cremona Acoustic guitar Village” e  il “Montesilvano pop rock festival”con il brano “Amore in abbondanza” per poi  firmare un contratto con la Mea record company label che produrrà alcuni dei suoi singoli tra il 2019 e il 2020. Durante l’estate del 2020 con il produttore e storico amico Marco Battistini inizia a produrre un nuovo lavoro che verrà alla luce nella primavera del 2021,anticipato da alcuni singoli tra i quali “Oceano” e “Coltelli”(MC music).Tra gli artisti a cui si ispira maggiormente troviamo Lucio Dalla ,Edoardo Bennato, Ivano Fossati, Fabrizio De André,Cesare Cremonini,Paul McCartney e Bruce Springsteen.

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Caravelle e il suo “Muro di Berlino”

Incontrarsi di nuovo, capirsi, vivere un’emozione al 100% e mettere tutto in musica. È su queste basi che poggia “Muro di Berlino”, il nuovo singolo di Caravelle disponibile da oggi su tutte le piattaforme digitali. Il brano, prodotto da Zafa e distribuito da Artist First, è un vero e proprio flusso di sensazione lasciate libere di abbracciare, in musica, il mondo interiore dell’artista. 

“Devo dire che il testo è molto esplicito – racconta Caravelle – lascia poco spazio all’immaginazione. In “Muro di Berlino” emergono delle emozioni/sensazioni provate dopo essermi rivisto con una persona importante, con la quale ho trascorso parte della mia vita. Mentre ero di ritorno a casa in macchina, le emozioni sono uscite liberamente e come spesso accade nei confronti, tante idee sono venute dopo (appunto in macchina ripensavo a cosa avrei potuto rispondere, o a come avrei potuto spiegarmi meglio). In altre parole quella macchina era diventata un mix di felicità, di tristezza, di consapevolezze, di cose dette e non dette”. Dopo gli ottimi feedback ottenuti con il precedente singolo, “San Lorenzo”, Caravelle torna quindi con un brano carico di intensità: “Ci sono molto legato affettivamente – rivela l’artista – e ha un significato per me davvero importante, perché sono comunque riuscito ad esprimere concetti che magari li per li non ho avuto la prontezza di esternare. Penso capiti a tutti di ripensare a conversazioni importanti e ‘mangiarsi le mani’ per concetti non detti o espressi male…certo non è facile racchiudere tutto in 3 minuti, però “Muro di Berlino” mi ha dato questa possibilità e gliene sono grato”.

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Indie Pop

Carezze è l’augurio di rinascita di Daniele Vino

Daniele di cognome fa proprio Vino e nella vita si occupa di cucina. Dopo “Vita semplice” arriva il secondo brano del cantautore pugliese prodotto da Luca Giura (Molla), intitolato “Carezze”.

Un racconto ottimista che parla in modo spontaneo e genuino di vita quotidiana e di primavera. Mettere un po’ la testa fra le nuvole e lasciarsi accarezzare dal vento e dal sole tiepido, una chitarra ed un morso ad un pezzo di cioccolato!

Daniele Vino, classe 1993, pugliese. Racconta le sue storie chitarra e voce, cercando di portare in musica la sua terra, con i suoi profumi. Gli piace definirsi metà cuoco e metà cantautore e ci ha raccontato di aver costruito la sua prima chitarra con dei ritagli di cartone e degli elastici di mazzi di fiori ad appena nove anni.

“Carezze l’ho scritta a Novembre, di fronte ad un cassone giallo di quelli dove si lasciano gli indumenti usati. Con Luca, abbiamo arrangiato il brano cercando di creare una sinergia fra tutti gli strumenti, un po’ come quando in campagna fai l’orto e metti un po’ di fiori attorno alle piante di fagiolino!”.

 Daniele Vino ha risposto alle nostre domande in questa intervista

“Nelle mie canzoni voglio sempre essere ottimista, cosa che non riesco sempre a fare nella vita quotidiana, e cerco sempre di raccontare le mie storie in modo più spontaneo e genuino possibile. Per me questa canzone è una primavera, un augurio ad una rinascita di tutto e di tutti, per questo sono convintissimo che tutti questi guai che ci capita di seminare un giorno diventeranno carezze”.

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Internazionale

Biografia non autorizzata dell’Uniporno, leader indiscusso della Babbutzi Orkestar

Di recente è uscito Pornoamore, il nuovo singolo della Babbutzi Orkestar. Un nuovo capitolo che ci avvicina all’uscita di un nuovo disco e che ci introduce alla conoscenza dell’Uniporno, eletto capitano della banda. Pornoamore è un brano sfacciato, di un punk balcanico che segue la tradizione musicale della band della balcan sexy music, un mix unico nel suo genere con un messaggio semplice: l’amore è assurdo, decisamente casinista, e bisogna essere dei tipi piuttosto punk per affrontarlo. L’Uniporno è un personaggio misterioso e controverso. Ma qual è la sua vera storia?

Scopriamolo.

Ci sono due tipi di persone che spaventano a morte tutti quanti: chi pubblica le stories su Whatsapp e chi pubblica le stories su Facebook. Ma in fondo in fondo, pochi sanno che c’è un terzo tipo da non sottovalutare, ovvero i mostri che ti osservano silenziosamente dalla webcam del telefono mentre ti masturbi nell’unico momento libero della tua giornata. Questa è la storia di come uno di questi mostri sia diventato un Dio: questa è la storia di Uniporno.

Carmelo Hercules, detto anche Uniporno, nasce il 31 febbraio del 323 a.C. nella farmacia di un paesino sconosciuto in Macedonia, da una relazione extraconiugale omosessuale tra Ercole e Pegaso, il suo fedele cavallo alato. Essendo Ercole un semidio, egli aveva il potere di ingravidare qualsiasi essere vivente di qualsiasi sesso e così successe al suo fedele amico.

Però, non appena Pegaso si accorse dell’accaduto, prese la dolorosa scelta di abbandonare il figlioletto metà uomo metà cavallo (con un corno che gli crebbe dopo) appena nato in quanto non poteva permettersi di mantenerlo, visto che il padrone lo pagava solamente con i buoni dell’Eurospin. Il povero Carmelo, abbandonato davanti a un fienile, passò ben tre giorni e tre notti da solo senza acqua né cibo fino a quando una famiglia di nomadi – che casualmente quel dì passava da quelle parti per cercare coca ed erba – non lo trovò esamine e decise quindi di accudirlo con amore impietositi dal povero musino equestre. Oggi, quella famiglia di nomadi sono i Pornoamore.

All’età di 17 anni, Carmelo da sempre un bambino molto timido ma a quell’età lì arrapatissimo, disse le sue prime parole, “Cazzo culo vi scopo a tutti quanti” e ciò destò scalpore e inquietudine tra il popolo macedone, tant’è che i genitori acquisiti vennero pestati a sangue e uccisi con delle forbici dalla punta arrotondata. Dopodiché, soprannominato Uniporno per la sua indole e il suo aspetto, il giovane orfano in evidente stato confusionale per l’efferata strage venne mandato in esilio in un paesino sperduto dell’Italia, Faenza, per aver chiesto un po’ di pane alla persona sbagliata, il sindaco omofobo che aveva capito “un po’ di pene”.

A Faenza, il giovane Uniporno imparò l’arte del borseggio, insegnatogli dal suo migliore amico (una busta della spesa del Penny Market), morto per crisi di panico dopo aver visto casualmente Uniporno nudo. Durante il suo primo colpo in una fabbrica di preservativi, Uniporno venne sgamato alla grande poiché, in un attimo di distrazione, si era messo a gonfiare allegramente con la bocca tutti i preservativi presenti nell’edificio. Peccato che il colpo lo fece di giorno, un martedì, durante l’orario lavorativo, bloccando quindi il lavoro dei poveri operai che in un attimo di ira, pestarono selvaggiamente il povero Uniporno per mandarlo via per poter quindi tornare a lavorare. Il macedone fu poi lasciato in fin di vita, evirato e deturpato nelle rive della foce del Po poche ore dopo, ma sfortunatamente quel giorno il fiume era in piena e perciò le acque impetuose lo rapirono e lo trascinarono fino al largo delle coste romagnole.

Rimasto in acqua per ben sette lunghi anni, e rimessosi in sesto nutrendosi solo di plancton e cannucce di plastica, Uniporno si trasmutò in un sirenetto e comunicando con i gabbiani e i delfini imparò a parlare non solo la sua lingua madre, ma anche l’italiano, il cinese, l’inglese, lo spagnolo, l’armeno, lo srilankese, il francese e il latino antico. Ciò gli diede una gran sicurezza che lo portò a tirarsela di fronte alle balene malate di osteoporosi del mare dell’Umbria.

Divenne il re degli oceani, ogni giorno si scopava le più belle scorfane e veniva rispettato persino dai pericolossissimi pesci rossi dell’Acquario di Genova, fin quando un giorno il suo impero venne distrutto: durante l’ennesima scopata (siccome venne evirato precedentemente, per il sesso usava il suo corno dotato di apparato riproduttore femminile) divenne cieco e storpio improvvisamente e ciò lo portò a tornare a riva per curarsi. Spiaggiatosi in Friuli, un vecchio pastore di quelle parti lo prese, lo allevò come un figlio e poi lo corcò di botte senza un valido motivo, abbandonandolo in coma nella ridente città di Gorizia.

Dopo 2286 anni di coma, Uniporno si risvegliò, pelato, cieco, sordo, storpio e pure muto, ma comunque sia cercò di farsi una vita nella ridente città di Gorizia. Purtroppo nessuno lo voleva, nessuno lo desiderava, fin quando un giorno non incontrò una giovane studentessa di cui si innamorò perdutamente. Uniporno cercò di farla ridere narrandole a gesti, in inglese, la sua vita, e ci riuscì. Ma nei due secondi successivi la ragazza si stufò e lo abbandonò, solo, e in tutto ciò Uniporno non se ne accorse (essendo pelato, cieco, sordo, storpio e pure muto), così continuò a gesticolare per quattro giorni di fila, fin quando un celeberrimo pizzaiolo hawaiano di quelle parti, emozionatosi guardando per ore il povero Uniporno, non decise di accoglierlo nella sua bellissima pizzeria di periferia accaparrandogli il lavoro di sguattero. Uniporno lavorando trovò la felicità, e ritrovò la vista e la parola, così un giorno, gasatosi, andò in discoteca, di giorno, di domenica, ma non trovò nessuno e siccome questa bravata gli costò il lavoro, la casa e tutti i denari che aveva guadagnato, decise di diventare un’entità. Così divenne ciò che tutti noi temiamo: il pensiero di essere spiati dalla webcam del nostro telefono mentre ci masturbiamo. Nessun cerotto o pezzo di scotch potrà mai coprire quella videocamera in quanto Uniporno ci controllerà comunque, assetato di vendetta e di una vita che alla fine non ha mai vissuto appieno.

le foto sono di Simone Pezzolati (amico rinnegato dell’Uniporno)

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Lontano dalla tua città è il nuovo singolo di Alessandro Bruni

Fuori il 26 Febbraio 2021 il nuovo singolo di Alessandro Bruni intitolato Lontano dalla tua città, prodotto da Zafa, edito da Grm Managment (Riccardo Marini) e distribuito da Artist First.

Il brano per me significa Inizio, l’inizio che parte da una scelta e il coraggio di vivere la propria scelta, prendendone tutti i momenti belli e non, riempiendo il proprio zaino  di ricordi ed esperienze. La vita è una sola, Viviamola, afferma il giovane cantautore, che considera Lontano dalla tua città un brano all’insegna della scoperta, o meglio ancora, all’insegna della crescita personale, descrivendo il momento in cui si sente il bisogno di diventare ognuno responsabile della propria vita e delle proprie scelte; all’interno delle scelte arriva la vera scoperta di sentirsi pronti, la scoperta di riuscire ancora a meravigliarsi con stupore delle proprie decisioni, la capacità di trovarsi davanti ad un bivio e sapere quale strada prendere senza conoscerne la destinazione.

Con le sue parole Bruni decide di raccontare quelle sensazioni e quei momenti vivi all’interno di qualsivoglia viaggio, insieme a persone che non si conoscono, ma che sono lì per il tuo stesso motivo, universitari fuori sede, chi cerca lavoro in un altro paese, chi raggiunge l’amore della propria vita e chi invece serve il proprio paese onorando una divisa, lontano dalla propria città, lontano da casa sua.

È proprio da questa ultima immagine che ha preso spunto per la copertina, un ragazzo che si guarda dietro, ricordando il suo passato ma che diventa uomo camminando verso il suo futuro.

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Pgreco e il suo terzo fortunato singolo Anche stanotte andrà

“Anche Stanotte Andrà”, terzo singolo del cantautore romano Pgreco, descrive il burrascoso andamento delle notti che seguono la fine di una relazione: a momenti di gioia o indifferenza seguono attimi di tristezza e dolce rassegnazione. Il tutto culmina in una presa di coscienza del dolore scaturito dalla perdita della persona amata, e in un messaggio che invita l’ascoltatore a non lasciarsi cadere nel rimorso. Il brano, prodotto magistralmente da Zafa (Gianni Bismark, Pretty Solero) per GRM Management e distribuito da Artist First, rappresenta l’ultimo capitolo di una trilogia dal sapore romantico e allo stesso tempo malinconico.

Pgreco – nome d’arte di Lorenzo Lisi, classe ’97 – comincia ad avvicinarsi alla musica fin da piccolissimo. Figlio d’arte, ha sempre vissuto tra mille stimoli creativi grazie a sua madre Angela Caporale della band Baraonna (Premio della Critica Sanremo ’94). Il suo stile è influenzato dall’ascolto di artisti della scena indie quali Franco126, Frah Quintale e Giorgio Poi, ma anche dall’ascolto di quasi tutto il rock 60-90. I testi di Pgreco si ispirano interamente al quotidiano, alle sensazioni umane fondamentali per la crescita personale e artistica, ai turbamenti e alle piccole cose che rendono il mondo un posto da esplorare e vivere anche attraverso la musica.