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Intervista Pop

I Lamette ci raccontano “mi piaci cosi” il nuovo brano con Tamì

E’ uscito il  22 ottobre, “mi piaci così” ( Aurora Dischi / ADA Music Italy / Warner Music Italy ), il nuovo singolo dei LAMETTE in collaborazione con Tamì.

Il brano che arriva dopo l’esperienza alle audition di xfactor 2021, parla di una relazione d’amore in cui è difficile comunicare.

Le sonorità del brano spaziano tra Indie Pop, Alt-Pop, Lo-fi e Urban mentre il mood del brano è principalmente cloudy. Il brano sarà accompagnato da un videoclip girato a Venezia ed è stato prodotto da Alessandro Landini e masterizzato da Marco Ravelli  (Pinguini tattici nucleari, Iside, Chiamamifaro, ecc).

I Lamette hanno risposto alle nostre domande in questa intervista:

Ciao ragazzi, raccontate agli amici di Perindiepoi chi sono i Lamette

Ciao siamo Lamette, siamo due ragazzi di piacenza classe 98 .
Abbiamo cominciato a fare musica insieme fin dai primi anni di scuole superiori , dopo un periodo di ricerca e di affinamento del progetto abbiamo pubblicato il nostro primo singolo nel 2020 in piena pandemia
“.

Mi piaci così è il vostro nuovo brano, di cosa parla?

“Il brano parla di una relazione complicata, gira attorno al sapere accettare i difetti del proprio partner nel tentativo di mandare avanti la relazione”.

Come è nata la collaborazione con Tamì

“La collaborazione con Tamì è partita da una nostra demo che avevamo nel cassetto, una volta riascoltata abbiamo subito pensato che una voce femminile sarebbe stata perfetta su questo brano, abbiamo scelto di contattare Tamì perché vista la sua voce ed il suo stile ci sembrava la scelta più azzeccata”.

Avete partecipato alle audition di XFactor 2021, come è stata questa esperienza per voi?

“L’esperienza ad XFactor è stata senza dubbio formativa, specialmente dal punto di vista “live”, abbiamo sicuramente imparato a gestire meglio tutto l’approccio alla preparazione di un live set ed in generale l’approccio al palco”.

Quali sono i prossimi passi dei Lamette?

Al momento abbiamo un bel po’ di brani da parte, non possiamo dire molto però ci aspettano dei mesi pieni di musica.

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Intervista Pop

TURCHESE: L’ULTIMO METRÒ

L’ultimo metrò”, è il singolo che dà inizio all’avventura da solista di Sandro Cisolla, in arte Turchese.

Si tratta della prima tappa di un viaggio colorato di un’unica tinta dalle mille sfumature. Il brano, caratterizzato da sonorità pop lievemente anni ’70 e dalle atmosfere che sembrano rimandare ai vecchi fotoromanzi, vede alla produzione la sapiente mano di Ivan Antonio Rossi, recentemente dietro al mixer di artisti quali Levante, Fast Animals and Slow Kids, I Ministri e Francesco Gabbani.

L’ultimo metrò racconta la relazione di un’attrice sulla cresta dell’onda e un musicista innamorato. L’aspirazione al successo e il vuoto lasciato dal giudicare solo in base all’apparenza della prima, costringerà il secondo a capire di non poter basare il rapporto su sentimenti autentici. Un racconto fermo nel tempo, come un quadro che Turchese dipinge con leggerezza grazie all’abile arma dell’ironia, ma che al contempo getta un’ombra su molte dinamiche che regolano le relazioni ai giorni nostri. 

Turchese ha risposto alle nostre domande in questa intervista:

Turchese, cosa rappresenta per te questo colore?

“Il turchese è un colore che amo sin da piccolo, non ho mai capito il perché. Mi ha sempre attratto in un modo inspiegabile, come se il nostro legame fosse già scritto. Dovessi riassumerlo in una parola direi “unicità”. Il fatto che sia riuscito in qualche modo a renderlo “mio” mi rende molto felice”.

Dopo anni con una band ecco un progetto solista, cosa ti ha spinto in questa direzione?

Nella vita si cambia, si cresce. A un certo punto, dopo lo scioglimento degli Airway, ho compreso che la musica aveva ancora un ruolo centrale nella mia vita è che era giunto il momento di camminare con le mie gambe. Un musicista innamorato e un’attrice sulla cresta dell’onda. Personaggi quasi fiabeschi in una società tutt’altro che idilliaca, motivo per cui la loro storia finisce male. Una riflessione ad hoc Credo che gran parte dei problemi che il nostro mondo sta affrontando derivino da un’interpretazione tutt’altro che profonda dei rapporti interpersonali, specialmente quelli affettivi. Ecco perché la “storia” de L’Ultimo Metrò mi sembrava un modo “intimo” per interpretare questa dinamica“.

Cantato che rimanda ad Alan Sorrenti e quelle atmosfere da figli delle stelle, non si esce vivi dagli anni 70 che non hai comunque vissuto?

“Li ho vissuti indirettamente ascoltandoli dai miei genitori. Mio padre era un appassionato collezionista di vinili e mi ha tramandato questa sua passione. In realtà Alan Sorrenti non l’ho mai ascoltato, eccezion fatta per il disco d’esordio Aria del 1972. In qualche modo, che mi è misterioso, tuttavia, L’Ultimo Metrò è finito a pescare dal mondo di Figli delle Stelle… è andata così, e ben venga“.

Io ci sento più Battisti, onestamente. Un arrangiamento davvero ricco, dagli archi ai fiati. Ci racconti di più?

Tutto merito del bravissimo produttore Ivan Antonio Rossi e del suo arrangiatore Lorenzo Di Blasi. Ivan è riuscito a leggere l’anima del pezzo alla perfezione e a vestirlo, secondo me, con grande sapienza e sensibilità musicale. No drammi si piccole storie è il tuo motto“.

C’è più immedesimazione in vicende quotidiane o in tragedie personali e collettive?

“Credo una sia legata all’altra. Il mondo dell’intimità quotidiana può rivelare molto sulle grandi dinamiche che muovono il Mondo e, perché no, anche il Cosmo“.

Dopo questa prima tappa di un viaggio colorato cosa dobbiamo aspettarci da Turchese?

“Tanta varietà! Una tinta dalle mille sfumature. Ascolterete i prossimi pezzi: ci sarà da divertirsi e da “raccontare”.

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Intervista Pop

Intervista agli OTTO X OTTO

Il duo Veronese degli otto x otto, torna con il nuovo singolo “YANG” disponibile dal 01 ottobre sulle piattaforme streaming e digitali.

YANG è un brano personale che parla di quel tipo di complementarietà che fa stare bene. Parla di quella diversità radicale che finisce per essere più un’uguaglianza. Lo Yin e lo Yang contengono entrambi, al loro interno, una parte del loro opposto, quindi alla fine diventano quasi la stessa entità.

“Per scrivere questo pezzo ci siamo guardati dentro e abbiamo analizzato cosa rappresenta uno per l’altro e abbiamo deciso di spiegare, con una canzone, come ci sentiamo: diametralmente opposti ma in fondo un po’ simili”. Avevamo inviato a Simone Sproccati delle demo semplici piano e voce e lui ci ha restituito una pre produzione totalmente inaspettata, un mood azzeccato, delle sonorità indie pop che ci appartenevano a pieno. Con SOLI avevamo detto che non ci eravamo fan delle canzoni d’amore, che era stato un caso il fatto di aver scritto una canzone così…..quasi un anno dopo ci siamo ricascati!“.

Il brano prodotto con Simone Sproccati, arriva dopo i buoni riscontri del singolo “SOLl ” inserito anche nelle playlist editoriali di Amazon Music e trasmesso in rotazione su Rai Radio 2 Indie.

Gli otto x otto hanno risposte alle nostre domande in questa intervista:

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Indie Intervista Pop

La salvifica irriverenza di Biagio

Quanto c’fa parià il buon Biagio, che spero perdonerà il mio osceno tentativo di napoletanizzare la mia fredda “nordicità” – ognuno ha i suoi sogni nel cassetto, il mio è quello di nascere lontano dalla fredda e astiosa Milano, con un piede (se non due) tra Napoli e l’Equatore.

Dicevo, quanto ci fa divertire Biagio, cantautore partenopeo che qualche giorno fa è tornato alla ribalta con un nuovo singolo dopo l’esordio (che ci siamo colpevolmente persi) con “Geeno”: “celovuoi” è il nuovo concentrato di umorismo, ironia e finefinissimafinississima acidità scagliato contro chi nella vita non sa prendere una posizione netta su certe spinose tematiche (che il testo, ad ogni modo, chiarisce) trincerandosi dietro il leonismo da tastiera.

Insomma, la lettura del mondo offerta da Biagio è quella che passa attraverso le valvole del rock demenziale e si scalda con le sonorità d’oltremanica abilmente impiantate sul progetto da Stefanelli, uno che da queste parti è già passato più volte e che Perindiepoi apprezza da tempo.

Gli ingredienti c’erano tutti, quindi, per non lasciarci sfuggire l’occasione di fare due chiacchiere con Biagio, che si è prestato amabilmente al nostro simposio virtuale.

Ciao Biagio, a quanto pare non ami molto i social o perlomeno sembri un po’ scettico sull’utilizzo che talvolta se ne fa; fortunatamente però non siamo dovuti venire fino a Napoli per chiederti un po’ di cose su di te e sul tuo brano (benedetta/maledetta tecnologia, che accorcia/aumenta le distanze!). Anzitutto, come e dove “muore” Biagio Vicidomini e nasce Biagio, l’ironico e blasfemo cantante.

Biagio nasce dalla più classica delle delusioni amorose. Suonavo già il pianoforte, ho incominciato a suonare la chitarra e a scrivere canzoni depresse per l’amore appena perduto. Successivamente mi sono ripreso e ho approcciato ad un modo nuovo di scrivere basato su quello che realmente mi accade. La mia vita è molto movimentata e gli eventi di conseguenza ironici, da qui la vena ironica della mia scrittura.

Prima di arrivare al fulcro concettuale del pezzo, forse già un po’ spoilerato prima, sarebbe bello se ci raccontassi un po’ la tua musica tra influenze intuizioni e produzione (tra parentesi originale ed avvolgente)

La mia musica nasce piano/synth o chitarra e voce. Ascoltando tantissima musica ogni giorno ho infinite influenze che si riassumono nelle melodie create ad hoc dal buon Stefanelli, produttore amico e mentore. 

“Celovuoi”, titolo ironico e scanzonato ma che a livello tematico solleva inevitabilmente il polverone del dibatto sull’utilizzo dei social network e sui conseguenti misunderstandig che si vengono molto spesso a creare a causa della lontananza fisica e talvolta emotiva: Dicci la tua, nel video – con il tuo modo scanzonato di fare – citi numerose piattaforme, e non senza una certa ironia dissacrante!

Partendo dal presupposto che sto per fare un discorso un po’ da boomer, ma rimpiango i tempi in cui ci si conosceva per strada e ci si avvicinava ad una ragazza incuriositi da uno sguardo o da un sorriso fugace. Aggiungere le persone sui social e scorrerle come le pietanze di un menù di un fast food mi perplime e non poco. Sono vecchio? Forse sì, ma preferisco un bel palo ben assestato dal vivo piuttosto che un visualizzato con la doppia spunta blu.

Visto che qui abbiamo i nostri agganci, siamo riusciti a vedere in anteprima il videoclip della tua canzone – ora disponibile su tutte le piattaforme – con una regia d’eccezione e un cast stellare (sognavamo da tempo di scrivere una cosa del genere!). Quello che ci interessa però è parlare un po’ della vena blasfema, se così si può definire, che lo caratterizza e come questo in un paese, in fissa totale con il politica correct, come l’Italia potrebbe essere percepito.

I miei testi sono palesemente dissacranti, quale miglior occasione per rappresentare in maniera spregiudicata e demitizzante il concetto se non provarci con una suora di bella presenza? Sono cresciuto in una famiglia cattolica praticante, ma non ho badato molto alla piega blasfema che ha inevitabilmente preso il video. Ho pensato per lo più ad agire per immagini forti per descrivere i miei testi ed il mio progetto.
In tema ecclesiastico ti faccio però una confessione, mia madre si è rifiutata di vedere il video, per fortuna mi rivolgo ad un pubblico più giovane.

Biagio, si è detto fin troppo. Ora salutaci, e mandaci a quel paese nel modo più carino che hai a disposizione.

Grazie a tutti, è stato un piacere, tutto vostro, vi auguro una buona vita, fate buone cose!

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Intervista Pop

BELLI COME PRIMA: DARTE RACCONTA IL NUOVO SINGOLO

Darte torna con il nuovo brano “belli come prima” scritto e prodotto con Mameli, dopo i buoni riscontri del singolo “Calzini” e l’esperienza del Deejay one Stage di Radio DEEJAY.

Il brano inserito nelle playlist editoriali di Spotify e Apple Music, parla di un amore e di un’estate che fa un po’ da terzo incomodo tra due che si ritroveranno a settembre con nuove consapevolezze. Marco Ravelli (Pinguini Tattici Nucleari, Iside) ne ha curato mix e master.

Darte ci racconta qualche curiosità in questo video:

Darte (Carmelo Irto) cantautore di origini calabresi classe ’96. E’ al CET di Mogol che matura consapevolezze musicali e scopre il cantautorato italiano come fonte di ispirazione. Vive a Milano da tre anni: “Quella di venire a vivere in questa città è stata una scelta che rifarei altre mille volte”. Ed è proprio la città meneghina ad essere al centro della sua scrittura “Mi piace riportare aneddoti di vita quotidiana, quello che vedono i miei occhi e sentono le mie orecchie a volte, un po’ per caso, le ritrovo tra i testi delle mie canzoni”. Arriva nel 2019 il suo primo singolo “La NASA” seguito dai  brani “Ti Va” e “Calzini” inserita nelle playlist editoriali di spotify “New music friday italia” e “Scuola Indie“. Partecipa al Deejay On the Stage di Radio Deejay in apertura di MahmoodNoemi Carl Brave a Riccione.

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Intervista Pop

Tra l’abisso e il collasso: Intervista alla band Dopo Saturno

DOPO SATURNO, TRA L’ABISSO E IL COLLASSO: UN EP, UN VIAGGIO NOTTURNO TRA LE CONTRADDIZIONI DEL NOSTRO VIVERE

Dopo il loro debutto dal vivo in apertura a Scarda, i Dopo Saturno pubblicano l’EP d’esordio dal titolo Tra l’abisso e il collasso, disponibile su tutte le piattaforme digitali. Cinque canzoni dalle atmosfere minimali con al centro le contraddizioni della società contemporanea. Synth e chitarra acustica dominano gli arrangiamenti volutamente spogli per dare risalto a testi densi di significato e di spunti di riflessione. Un progetto che si inserisce perfettamente nel panorama indipendente e cantautorale odierno senza ammiccare a sonorità in voga nelle radio ma che punta sull’autenticità della proposta, su un’identità artistica già molto delineata e su un obiettivo preciso: rivendicare l’importanza di un’estetica notturna, vagamente esistenziale all’interno dell’indie italiano.

La Band ha risposto alle nostre domande in questa intervista.

– Ciao ragazzi, il vostro è un progetto davvero interessante. Da cosa deriva la scelta di un sound così minimale? Il sound è stata una naturale conseguenza dovuta alla nostra formazione, in due gli strumenti sono pochi ma questo ci consente di far risaltare i testi che per noi sono essenziali. Quello che volevamo assolutamente evitare era seguire il sound del momento, le tastiere anni ’80 e i suoni “catchy”, avrebbero stonato con il messaggio dei testi.

– L’idea dei Dopo Saturno è nata grazie alla web serie Khabum, nel disco c’è una canzone nata da questo esperimento?Crollare”, il quarto pezzo dell’ep, inizialmente era solo una parola scritta su un bigliettino. Per approcciarci alla scrittura in italiano siamo passati attraverso questo “gioco”, la sfida di scrivere canzoni partendo da un titolo scelto un po’ dal caso, un po’ dal nostro subconscio. Col tempo ci siamo staccati da questo metodo ma è stato un punto di partenza fondamentale.

– Quali sono i temi principali del vostro Ep? Il tema ricorrente è la critica, una critica sia verso se stessi (“Un lato poetico”, “Crollare”, “Dietro nuove trincee”) che verso la società (“Sea of Tranquility”, “Tra l’America e il Messico”). Mettersi in discussione sia come individui che come parti di un insieme più grande è importantissimo, soprattutto oggi che siamo chiamati a combattere tante sfide: ansie, cambiamenti climatici, depressione, consumismo, perbenismo di facciata. Ci siamo dentro tutti ed è giusto porsi dei quesiti in merito.

– L’idea del videoclip di Sea of Tranquillity
Il video parte da un concetto molto semplice, mostrare i danni di un consumismo sfrenato. Da una parte troviamo Marco circondato da pacchi regalo colorati, dall’altra Riccardo che viene sepolto dalla spazzatura. Sono due facce della stessa medaglia: le cose inutili delle quali ci circondiamo sono le stesse che buttiamo via e che finiscono per inquinare il pianeta nel quale viviamo. Ovviamente è il tema principale della canzone, in cui immaginiamo un futuro distopico nel quale l’umanità continua a ripetere su un altro pianeta gli errori che hanno portato alla fine della Terra.

– Quali sono le nuove trincee al giorno d’oggi?
Le nuove trincee sono luoghi apparentemente sicuri ma che finiscono per inchiodarti lì. Ognuno ha le sue trincee, ma in ogni caso sono vicoli ciechi che portano a chiudersi in sé stessi e a perdere il contatto con la realtà. Meglio uscire allo scoperto, magari ci si prende qualche pallottola ma il dolore ci ricorda sempre che siamo vivi. 

– Quali sono i rimedi per salvarsi dall’abisso e dal collasso?
La noia è il rimedio più comune. Spesso ci rinchiudiamo dentro a una routine che ci permette di mettere il pilota automatico e andare avanti senza pensare troppo. Altri rimedi sono l’arte, per qualcuno è lo sport, per altri è il cibo oppure il sesso. Tutto ciò che sospende la percezione di sé aiuta a non guardare dell’abisso e e non collassare nelle proprie paure.

– Nel disco ci sono tanti riferimenti a diverse parti del mondo, siete dei viaggiatori e qual è stato il viaggio che vi ha segnato maggiormente?
Marco: per me il viaggio che più mi ha segnato è stato quello in Thailandia. Vedi una cultura totalmente diversa dalla tua, ho parlato con persone provenienti da ogni angolo del mondo. Mi sono ritrovato in un luogo fuori dall’ordinario all’interno di un viaggio in cui non avevo tappe prefissate, è stata una bella avventura.
Riccardo: il mio viaggio più bello è stato in Marocco e anche io sono stato colpito da una cultura profondamente diversa. Profumi, usanze, ideologie: per la prima volta mi sono sentito un viaggiatore più che un turista.

I Dopo Saturno sono Riccardo Betti e Marco Lompi, un duo alternative-pop chitarra, voce e synth di Borgo San Lorenzo, in provincia di Firenze. Nati nella calda estate del 2018 in un fresco seminterrato nascosto tra le colline toscane. Dopo una prima esperienza con la band My Light Bones, durata sette anni con 3 ep e un significativo numero di live soprattutto a livello regionale, la molla che ha fatto scattare di nuovo la scintilla è stata la visione della web series Kahbum e la sfida di replicare l’esperimento di mettere in musica un flusso di coscienza sulla base di titoli sorteggiati. Tra l’abisso e il collasso è il loro EP d’esordio ed è stato anticipato dai singoli Un lato poetico e Sea of Tranquility, rilasciati durante l’estate.

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Intervista

Mattia Fortebuono racconta il nuovo singolo “Roma Milano”

Fuori Roma Milano è il nuovo brano di Mattia Fortebuono, un singolo malinconico che racconta cosa ha lasciato quel treno e quella pazza storia d’amore. 

“Ogni giorno circolano più di 380 treni in Italia ma quel regionale Roma Milano era speciale, non era un semplice viaggio da una città all’altra. In quella tratta è nato l’amore, si è evoluto, è scoppiato, ha fatto scintille e poi si è sgretolato lasciando soltanto rumore, lo stesso rumore di un treno che corre, ti passa accanto e se ne va in un attimo”.

Il brano scritto da Mattia Fortebuono e prodotto da Antonio Condello si immerge nel contesto musicale indie pop proponendo un sound fresco e diretto.

Mattia ci ha raccontato quale curiosità in questa intervista:

Mattia Fortebuono, classe 1999, è un cantautore di Reggio Calabria. Il primo incontro con la musica è stato a 8 anni iniziando lo studio del pianoforte e successivamente della chitarra. Da qualche anno, spinto dal bisogno di raccontarsi, intraprende lo studio del canto presso l’AMCM del Maestro Franco Dattola e parallelamente si avvicina alla scrittura affiancato dal Maestro Antonio Condello.

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Comunicato stampa

Si intitola “Mi sento bene” il singolo d’esordio di Munendo

Si intitola “Mi sento bene” il singolo d’esordio di Munendo, disponibile da oggi, lunedì 31 maggio, su tutte le piattaforme digitali. Accompagnato da un videoclip ufficiale, questo singolo descrive una condizione molto particolare dell’artista: “È un brano scritto una settimana dopo che ci avevano spiegato che era il caso di restare dentro casa, quando ancora non avevamo familiarità con termini come “congiunti” o “distanziamento sociale”. Una condizione surreale che in quel momento mi ha messo davanti agli occhi la distanza tra gli esseri umani e quanto sia difficile da gestire. Capire che il tempo stava rallentando eppure continuava a passare mentre le persone non potevano stare vicine come prima”.

La gestazione del brano ha creato non pochi tormenti a Munendo: “Come mi succede piuttosto spesso ho avuto un approccio sospettoso nei confronti della canzone, nonostante l’avessi completata in poche ore. Mi sono domandato se avesse senso un brano che parlava del lockdown, prevedendo che di lì a poco ne avremmo avuti a centinaia. Poi dopo qualche ascolto mi sono convinto abbastanza rapidamente che erano tutte pippe mentali perché poi alla fine a monte mi stavo esprimendo in modo sincero e coerente con me stesso e quindi è scattato il feeling speciale con il pezzo”.

Ecco come Munendo racconta l’uscita del singolo “Mi sento bene”: “L’esigenza di raccontare una quarantena andata bene, ho avuto un punto di vista privilegiato avendo potuto guardare alla finestra il mondo attorno muto ma che urlava. L’obbligo di distanziarci ci è piovuto addosso all’improvviso, ci ha colti tutti alla sprovvista perché anche se eravamo perfettamente abituati al virtuale non eravamo preparati ad essere costretti ad avere solo quello”.

Nato a Roma, e già questa è una condanna all’agrodolce. Inizio a studiare piano perché tra i genitori andava di moda iscrivere i figli, ma anche io seguo la moda e mi stufo di fare le scale e i saggi di fine anno, quindi smetto. Poi trovo una chitarra e inizio a suonarla, poi a cantare, poi a scrivere. Infine decido di provare a fare tutte e 3 le cose contemporaneamente e, trovandolo divertente, tiro su un po’ di band e mi butto nella movida dei live romani. In tempi più recenti affianco il tutto con live più intimi nei quali condivido il palco con una loopstation a cui chiedo sempre sforzi superiori rispetto alle sue possibilità, quindi decido di chiedere qualcosa in più anche a me stesso e di tirare fuori molte delle cose che ho scritto ultimamente.

La tentazione di essere felici

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Comunicato stampa

Esce martedì 25 maggio il primo album di Crepaldi, “Mudik, Cuore di cane”

Esce martedì 25 maggio il primo album di Crepaldi, “Mudik, Cuore di cane”, per MC MUSIC\DEPOSITO ZERO SAS e distribuito da Music Rails. Il termine mudik è di origine indonesiana e rappresenta l’azione del ritorno verso casa e l’artista ha tenuto a sottolineare un elemento importante: “Ho voluto nominare così il protagonista di questa storia che dedico alle anime “nomadi “,ai cuori di cane che cercano di continuo la strada di casa, come me. Ci sono tutti i miei  demoni degli ultimi 3 anni”.

Un disco sentito, studiato, introspettivo: “L’ onda emotiva di questo viaggio in mare aperto è esplosa paradossalmente durante i mesi di chiusura del 2020, è da lì che ho scoperto che avrei voluto raccogliere tutto in  un album. Quell’immobilismo mi ha permesso di mettere meglio a fuoco le idee sviluppate negli ultimi anni vissuti da naufrago”.

“Mudik, Cuore di cane” è un disco nato lontano da Roma ma molto vicino alle più intime corde dell’artista: “Ho scelto la Romagna per incidere questo lavoro, sono un cantautore e amo i luoghi veri e genuini dove si beve bene e ci si confronta con gente di cuore. Alcuni  brani erano stati scritti in precedenza,magari non sviluppati,semplicemente accennati e così ho sentito il bisogno di contestualizzarli. Non credo di aver ancora fatto pace con i miei demoni, ma già il fatto di averli raccontati è un bel passo avanti”.

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Esce giovedì 20 maggio il nuovo singolo di Caravelle, “Hawaii”

Esce giovedì 20 maggio il nuovo singolo di Caravelle, “Hawaii”. Distribuita da Artist First e prodotto da Zafa, è una canzone musicalmente piu leggera rispetto alle altre già uscite, ma il tema affrontato rimane quello amoroso. 

Nelle due strofe sono descritte due situazioni diverse: infatti “Hawaii” si apre con una sensazione di sconforto, dovuta ad una presa di coscienza, ovvero la storia non è andata in porto; mentre nella seconda strofa lo sconforto si trasforma in una dichiarazione d’amore. Anche il ritornello assume due sfumature diverse: il primo rappresenta una risposta allo stesso sconforto, con l’inciso si esprime il sentimento dell’artista nei confronti della persona amata. 

Il secondo invece rappresenta il momento dopo la dichiarazione d’amore, il momento in cui l’artista chiede all’altra di convincersi ad andare con lui.

Lo stesso Caravelle racconta così la genesi del brano: “Hawaii nasce in un clima di completa spensieratezza. Seppur il tema d’amore risulta infatti da sempre delicato e pieno di insidie, in questo brano prevale un senso di leggerezza e freschezza che mi hanno accompagnato durante l’intera stesura”.

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