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Internazionale Pop

AGARTHI è il rave spirituale di Sem&Stènn

Chi l’ha detto che le divinità risiedono solo nell’alto dei cieli? Chi ha ancora questa convinzione troppo ristretta sarà perché non ha ancora ascoltato “AGARTHI”, il nuovo album di Sem&Stènn, che dal 19 febbraio segna la discesa del Paradiso in Terra.

Avevamo già avuto un assaggio di questa manna dal cielo con “Champagne” e “La notte con il sole”, due singoli che anticipano un progetto di dimensioni più grandi e che dunque creano quell’hype giusto per accogliere le emozioni che ci avrebbe poi regalato l’uscita dell’album. Volendo usare le parole di Sem&Stènn, “AGARTHI” è un pianto in discoteca, è il grido di ribellione di due voci che fino a questo momento hanno dovuto fare i conti con una società poco aperta alla diversità.  Sem&Stènn ci portano dunque nel loro posto segreto, nel loro rifugio dal mondo, quel posto in cui l’unica parola d’ordine è la libertà di essere sé stessi, senza paura di giudizi e pregiudizi: Agarthi è appunto il paradiso sotterraneo dove regnano indiscusse l’espressione libera e senza freni di ognuno di noi.

In un misto di spiritualismo ed elettronica dall’est Europa, cori ecclesiastici e synth pop dalla scena inglese, l’ultimo album di Sem&Stènn non può che essere definito come un rave spirituale a cui tutti sono invitati a spogliarsi e a ballare senza freni.

La danza come rituale catartico e la musica come elemento depurativo sono alla base del progetto più queer d’Italia. Andiamo a scoprire direttamente con loro, nell’intervista qui sotto, il significato che ha avuto per loro la parola “Agarthi” e quanto questa si applica nella loro vita musicale!

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Comunicato stampa

“Sei chi non sei” di VEA ha bisogno di te per uscire

Pubblicare un album senza la certezza di presentarlo dal vivo è un azzardo, forse un errore, sicuramente una possibilità: la possibilità di plasmare un futuro in cui dare nuovamente valore alla musica. La pandemia ha dato il colpo di grazia ad un settore già in crisi, già messo in ombra dallo streaming, in cui non tutti i suoi componenti sono pane per TikTok. Ci sono canzoni che vanno ascoltate dal vivo, ci sono artisti che vanno scoperti nel locale sotto casa o all’apertura di quell* famos*. Questo è sicuramente il caso di Vea che infatti decide di dare alla luce un crowdfunding in cui li live è il protagonista indiscusso!

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Esplosa” è l’ultimo singolo uscito in occasione della giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne.

Ho già affrontato un crowdfunding nel 2017 e mi ha dato grandissime soddisfazioni: ho voglia di ripetere l’esperimento proprio adesso, in un momento come questo, dove siamo tutti davanti alle nostre fragilità e sentiamo l’esigenza di far crescere un leale senso di comunità. Ho deciso di puntare sulla musica dal vivo, lanciando subito una collaborazione con il SANRITO FESTIVAL (https://www.facebook.com/sanritofestival): con uno dei pacchetti, oltre al disco, riceverete un ABBONAMENTO ALLE DUE SERATE STREAMING DELL’ANTI-SANREMO più bello a cui potete assistere! Dieci concorrenti in gara da tutta Italia, un’orchestra di puri talenti musicali, un mattatore e le sue spalle (comiche e non) …UN VERO E PROPRIO SPETTACOLO che avrà luogo al VARCO AUDITORIUM FORO BOARIO di Cuneo.” Il festival si svolgerà il 5 e il 6 Marzo (ci sono solo 10 pacchetti disponibili, AFFRETTATI!)

Ma non sarà l’unica collaborazione presente nel crowdfunding di Vea, che, ai soliti gadget, preferisce inserire tra le ricompense le opere e le prestazioni di altri artisti: con ogni tipo di pacchetto, riceverete la cartolina “Le quattro mura di turno” di Alessandro Bioletti , illustratore Torinese ormai adottato e completamente amato da Tokyo. Potete aggiudicarvi una consulenza vocale di Giessevocaltraining al secolo Giulia Sanna, vocal-coach, cantante e attrice, ideatrice del podcast #VOCEALLEVOCI Ed infine, chi ha la possibilità di spendere un po’ di più (o di fare una mega colletta), può gustarsi e condividere un concerto insieme ad altri tre artisti, intitolato CANTAUTORI A PEZZI: il repertorio di Vea andrà a mescolarsi a quello di Protto, Ella e Anna Castiglia, per uno spettacolo variegato, poetico ed ironico, in cui tutti suonano i pezzi di tutti.

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Indie Pop

Le Notti Bianche e le storie nate sulla Circumvesuviana

Inverno 3310” dà il titolo all’ultima uscita de Le notti bianche, pubblicato il 5 febbraio per l’etichetta Revubs Dischi.

Inverno 3310” inaugura la galleria fotografica fatta di ricordi ed emozioni passate, che fuoriescono prepotenti in un presente sempre più grigio. Una pizza a portafoglio, un giro in motorino sul lungomare di Mergellina, il sole che si tuffa nel mare all’ora del tramonto: sono queste le immagini che ci riempiono il cuore, che ci fanno venire la pelle d’oca soltanto a pensarle, e non delle storie su Instagram in cui ad essere protagonista è la smania di far sapere al mondo che siamo felici, anche quando non lo siamo.

Le Notti Bianche hanno saputo mettere insieme un mood più cantautorale a un gusto più marcatamente pop per quanto riguarda le linee musicali. Ciò non va ad essere visto come un punto a loro sfavore, anzi, “Inverno 3310” è la manifestazione del fatto che è ancora possibile creare un testo bello, anche se pop. Ciò che importa è quello che il brano intende raccontarci, quanto il testo ci prende tanto da farci immedesimare in ogni parola che contiene.

Il duo campano, che riprende il proprio nome dall’omonimo racconto di Dostoevskij, omaggia quest’ultimo prendendo in prestito dall’autore russo la sua capacità di farci sognare pur restando vincolati al realismo della narrazione. Con la speranza di non avervi annoiato, quanto piuttosto suscitato curiosità, vi invitiamo a cliccare play sulla video intervista, per scoprire qualcosa in più su Le Notti Bianche e il loro ultimo singolo!

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Indie Pop

“Scrollo” o non scrollo: questo è il dilemma di Supernino

Direttamente dal mondo dell’intelligenza artificiale arriva a farci ballare l’ultimo singolo “Scrollo” di Supernino, pubblicato il 29 gennaio per Sony Music Italy.

Una ventata di aria fresca e un ritmo travolgente che ci spinge a farci alzare dalla sedia e ballare, “scrollo all’infinito ma non trovo quel tuo video in cui dicevi voglio stare qui con te” è il ritornello perfetto, che ti entra nella testa e ti risuona all’infinito. Che sia stata l’abilità di Supernino nel sapere come ingannare le macchine ed essere riuscito a costruire un’armonia da un piglio così catchy in “Scrollo”?!

Più che un film di Spielberg, l’ultimo singolo di Supernino ricorda una puntata distopica di Black Mirror: quanto il mondo dei social si mescola a quello della realtà e viceversa?  L’atto quasi rituale, ormai rientrato tra le competenze del nostro pollice opponibile diventa l’azione più ricorrente che accompagna le nostre giornate: si scorre sulla home di Facebook, su quella di Instagram tra una foto della nostra ex in costume da bagno e un video di gattini, si scorre tra le mail sperando che ci abbiano chiamato per un nuovo lavoro, oppure si scorre nelle foto della galleria alla ricerca di quella perfetta da aggiungere su Tinder. Il reale riportato su uno schermo per compiacere a macchine e ad algoritmi che forse un giorno ci permetteranno di fare breccia nel cuore della persona che ci piace.

Scrollo” è la constatazione di uno stato d’animo: scroll or die, come direbbero i più. Ma se all’inesorabilità dello scorrere del tempo trascorso a scrollare su uno schermo si aggiungesse un ottimo sottofondo musicale come appunto l’ultimo singolo di Supernino, allora renderemmo sicuramente di gran lunga più interessanti le ore dedicate a questo nuovo “sport” digitale e non agonistico!

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Indie Pop

“Takikardia” e il ritmo delle emozioni per Tonyno

Abbiamo avuto il piacere di avere sui nostri schermi virtuali uno dei nomi che dalla scorsa settimana si sta già facendo notare sulla scena dell’indie italiano. Il soggetto in questione si chiama Tonyno, è campano di origini, ma attualmente vive a Bologna, e il 29 gennaio ha esordito con “Takikardia”, uscito per l’etichetta Dischi Rurali.

Ma andiamo con ordine. Antonio alias Tonyno, nasce come cantautore di una rock band, ai più nota col nome di Maloria. Il trasferimento dell’artista in quel di Bologna ne determina un distacco dal suo gruppo ma allo stesso tempo, una necessità di sperimentare sonorità non solo nuove, ma anche più congeniali al suo timbro di voce. Ecco che così nasce Tonyno: il nuovo progetto soul di Antonio Pagliuca.

A fare da padrone sulla scena è dunque la voce calda e avvolgente che accompagna tutto il pezzo, insieme ad un sottofondo groove, dato da sassofoni, trombe e tastiere. “Takikardia” ci porta sicuramente lontani dalla nostra postazione (a meno che non ci ritroviamo già in un luogo fantastico, è chiaro).

Il cuore in fibrillazione, un emozione che ci fa venire la pelle d’oca, i peli che si drizzano come se fossimo dei felini: quali sono quelle cose che vi suscitano una reazione simile? Ma piuttosto, quanto vi manca vivere certe emozioni direttamente sulla vostra pelle e non più nascosti dietro ad uno schermo? Questi e altri sono i quesiti che Tonyno si pone nel suo ultimo brano.

Non vogliamo svelarvi molto altro, perché il resto lasciamo farlo direttamente all’artista. Qui il video per l’intervista completa:

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Pop

“Era triste Bologna”: l’amore secondo FRIDA

Il 15 gennaio esce per Luppolo Dischi il singolo “Era triste Bologna” della giovane cantautrice pugliese FRIDA, complice e fondamentale anche la produzione di Molla.

La ballad dai forti richiami pop lascia evincere il gusto e forse anche la matrice canora dell’artista; a questo poi si mescolano i riferimenti sonori di provenienza invece più indie. Gazzelle, Levante e i Pinguini Tattici Nucleari, sono i punti di riferimento musicali per FRIDA; ma non solo: di sicuro gioca un ruolo importante l’anima di Lucio Dalla, che guida la scrittura dell’autrice verso ambientazioni bolognesi, come si intuisce dal titolo, e verso la descrizione di un amore folle, forse perché fugace e repentino, che nasce, si consuma e svanisce entro la città emiliana.

FRIDA attraverso evocazioni nostalgiche di un passato amoroso, tinge di malinconia Bologna, tanto da definirla “triste”. La personificazione della città diventa dunque lo specchio di un sentimento troppo amaro da buttare giù: la fine di una relazione, che culmina, come in una scena di un film, in un addio sussurrato in stazione. Nel singolo, dunque, viviamo le fasi della passione, che si intrecciano alle bellezze della capitale emiliana: le due torri, piazza Maggiore, i ragazzi che si amano sulle panchine, il cielo rosso dietro San Luca. Ma, come si sa, il fuoco della libidine non è eterno e così, come un treno di passaggio, arriva e parte, verso nuove destinazioni.

 
 
 
 
 
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I riferimenti al mondo dell’arte sono molteplici: se da un lato abbiamo Lucio Dalla come esponente della canzone (omaggiato anche nell’immagine di copertina con la scritta di luci in sua memoria), dall’altra abbiamo Frida Khalo, per quel che riguarda il filone artistico e creativo.

Non volendo però svelare troppo del brano, abbiamo lasciato che FRIDA ci parli lei stessa più approfonditamente del singolo “Era triste Bologna” nell’intervista che ci ha rilasciato:

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Indie Pop

“Le stelle” nel cielo del Conte Biagio

Le stelle” è l’ultimo singolo del Conte Biagio, uscito il 15 dicembre. Il giovane cantautore di Palomonte (Salerno) sembra essere molto avvezzo ai giochi di parole. Il suo nome d’arte altro non è che l’inversione del suo vero nome, e così, semplicemente capovolgendo nome e cognome, si è attribuito in un attimo una veste nobiliare per nulla disprezzabile.

Al Conte Biagio però non sembra piacere la sofisticazione; nei suoi brani per l’appunto le storie sono una trasposizione in canzone di eventi di vita vissuta, delle autobiografie per l’appunto. È forse proprio per questo motivo che il Conte Biagio riesce ad essere così ammaliatore, ovvero grazie alla sua semplicità nel raccontare e nel soffermarsi sulla bellezza delle piccole cose.

 

 
 
 
 
 
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Il suo ultimo singolo, “Le Stelle”, è una tenera ballad da cantare e assaporare seduti, esattamente su un prato in piena notte, senza luci che non siano quelle degli astri. Come un Rosso Malpelo dei giorni d’oggi, anche il Conte Biagio, ci narra di come molto spesso non ci si accorge che le cose più belle nascono molto spesso per puro caso; le avevamo avute sempre sotto al nostro naso, eppure siamo sempre troppo occupati per non accorgercene. Come direbbe Lennon, “la vita è quello che ti succede quando sei impegnato a fare qualcos’altro”.

Non vogliamo svelare troppo, perché il resto lo lasciamo fare all’artista nell’intervista qui sotto. Ah, abbiamo citato anche Dante, vedere per credere!

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Indie Internazionale

“Therapy” è la cura di Bemynorth per questo 2020

Il 2020 è stato un anno decisamente prolifico per Bemynorth, che in questi dodici mesi ha pubblicato una serie di singoli. Ultimo in ordine cronologico “Therapy”, brano che ha visto la luce lo scorso 18 dicembre, in un featuring con Mimì Fitzgerald. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare tutto.

Come è nata Therapy? Cosa ti ha ispirato nella scrittura di questa canzone?

Ciao a tutti amici di Perindiepoi, innanzitutto grazie per avermi ospitato qui per fare due chiacchiere. Therapy è nata da uno strascico di malessere che mi sono portato dietro dopo un forte periodo di stress, nel quale sono inciampato anni fa. In quel momento mi sono chiesto cosa potesse davvero “sollevarmi” da quello stato d’animo, e ho pensato subito alla vicinanza, al sentirsi accolto. Per questo motivo ho scritto questa canzone, volta a tutte le persone che sono cadute in tunnel simile. Il brano racchiude esplicitamente il gesto di tendere la mano per guidare una persona attraverso le difficoltà.
Questo 2020 non aiuta, l’isolamento forzato fa sembrare macigni anche dei sassolini, specialmente per le persone più sensibili. Per questo motivo ho deciso di pubblicare questo pezzo, in segno di unità. Un chiaro messaggio di supporto e fratellanza per affrontare questi giorni che sembrano interminabili, ma prima o poi vedremo l’orizzonte.

Il tuo sound è un mix di diverse sonorità. Non mancano mai elettronica e chitarre. In che modo componi? C’è uno strumento su tutti che reputi il “tuo” strumento?

Sì, per me la chitarra è ormai una compagna. Qualcuno critica il fatto che nel 2020 io metta ancora chitarre nei miei pezzi, perché ormai deve essere tutto è elettronico… la buona notizia è che allora metterò sempre più chitarre haha. Il mio modo di comporre parte fondamentalmente da questo, chitarra in mano, cerco un giro di accordi che mi convinca a livello di mood.
Dopo di che passo a elaborarli con fraseggi nel mezzo, cercare diversi voicing e rivolti degli accordi finché non sento di essere colpito dalla sonorità, e se succede, la melodia vocale nasce quasi spontaneamente. Dico quasi perché ovviamente ci sono delle correzioni scientifiche da curare a livello di metrica, ma in linea di massima la chitarra ispira sempre il mio modo di cantare.

Il 2020 è stato un anno difficile ma, in realtà, per te è stato periodo di tante release, ispirate ai lockdown e alla quarantena. Come sei riuscito a trasformare un anno difficile in una occasione per esprimersi e crescere?

Si quest’anno è stato molto ambivalente, perché ha rafforzato e distrutto progetti contemporaneamente. Penso a tutte quelle persone che hanno dovuto chiudere la saracinesca, compresi alcuni amici che hanno rischiato di chiudere. Ho cominciato a farmi delle domande, ogni giorno, pensando a che senso avesse la vita se il mondo era in “stallo”. La risposta è arrivata da sola, come molto spesso succede, le grandi cose derivano da piccoli gesti personali, e questo mi ha convinto a non stare fermo ad aspettare che il pianeta si riprendesse, ma dovevo farlo io per primo.
In effetti, ci poniamo sempre un sacco di limiti, ma nessuno ci obbliga o ci vieta di fare “le nostre cose”. Nessuno mi avrebbe vietato di andare a letto a notte fonda per scrivere i miei brani, nessuno mi avrebbe obbligato a stare ad aspettare che tutto finisse. Era solo una semplice questione di volontà. Allora da li ho preso in mano le redini e ho capito molto, sia per la musica che per la vita reale. Siamo noi a gestire le nostre passioni e a permetterci di raggiungere gli obiettivi, nessuno lo farà per noi.
Da quest’anno scrivere è diventato realizzante, perché ho capito che in primis è davvero per me, anche se dovessi suonare per sempre in cameretta, per me scrivere è diventato rinascita, creare ed esprimersi tramite la musica per me è vita.

Come e quando hai capito che volevi fare il musicista?

Ci ho pensato molto presto, ma capito più tardi.. già da piccolo mi piaceva molto la musica, ascoltare le band rock e fingevo di suonare le pentole. Poi la consapevolezza e l’interessamento sono arrivati verso i 13 anni quando cominciai a suonare la chitarra. Dopo il mio primissimo “concerto” in una delle piazze della mia città, avevo 14 anni, capii che volevo fare quello. Il percorso purtroppo non è mai stato lineare, ci sono stati anni di silenzio totale.. la consapevolezza della musica come strada da intraprendere seriamente è arrivata dopo i 25 anni, dopo lo scioglimento della mia vecchia band Black Skyline.

 

 
 
 
 
 
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Canti in inglese e in italiano. Quale lingua preferisci? Spesso cantare in inglese è un ostacolo per affermarsi in Italia. Non ti preoccupa la cosa?

Ho sempre scritto in inglese prima di quest’anno. La scelta dell’italiano è più una questione comunicativa che stilistica, però sono anche dell’dea che l’arte se così si può chiamare, non dovrebbe avere delle leggi prestabilite, altrimenti si chiamerebbe scienza. Non mi preoccupa il fatto che l’inglese in italia sia limitante, semplicemente scrivo ciò che mi risuona meglio, aspetto che sia la canzone a suggerirmi quali sonorità linguistiche usare.

Quali sono i tuoi artisti preferiti, in Italia e all’estero?

Gli artisti preferiti li posso dividere in due categorie: quelli che mi hanno fatto avvicinare alla musica indubbiamente Metallica e Eminem.
Quelli che mi hanno influenzato in tutti questi anni direi Goo Goo Dolls, Alex Britti, Aarchitects, Deaf Havana, John Mayer.

Negli ultimi anni è diventato sempre più importante collaborare con altri artisti. Potendo scegliere, con quale artista ti piacerebbe realizzare una collaborazione? Magari un feat. proprio su Therapy.

In realtà in Therapy c’è già un featuring con Mimì Fitzgerald, una splendida voce che mi ha fatto dei bellissimi cori gospel nella seconda strofa e dei bellissimi arricchimenti vocali nella canzone.
Sto valutando altri feat ma non tanto come moda, infatti non contemplo musicisti blasonati ma semplicemente conoscenti che sono artisti veramente validi con cui vorrei condividere una canzone. Questo 2021 ne smaschererà qualcuno!

Quando tutto sarà tornato alla normalità, quale sarebbe la prima città dove vorresti suonare dal vivo Therapy e le altre tue canzoni?

Non ho in realtà grandi pretese sui luoghi per esibirmi, anzi la prima cosa che spero con tutto il cuore è di tornare prima di tutto a suonare in pubblico, tornare alla normalità, poi mi piacerebbe molto andare in Spagna o Irlanda, senza una città ben precisa!

Con quest’ultima risposta vi ringrazio per l’attenzione e per avermi concesso di parlare un po’ con voi.

A presto!

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Internazionale

Intervista ai Brugnano

Il 18 dicembre sono arrivati a riscaldarci le giornate i Brugnano con “Le notti insieme”, ultimo singolo pubblicato per Luppolo Dischi.

Il brano è una calda ballad che ammicca al tormentone. La risonanza pop regna sovrana, ma non è questo a spaventare il duo campano, perché i Brugnano hanno saputo sfruttare la propria devozione alla musica tramutandola in un brano come “Le notti insieme”. La produzione di Nazo ha conferito al brano una veste inedita e del tutto peculiare. Il sound riesce infatti ad avere un piglio particolare tale da non riuscirti a liberare facilmente del ritornello.

Oggi il sole non si vede eppure Antonio e Gianluca sanno farlo risplendere nei nostri animi rabbrividiti dal gelo sentimentale. E le notti insieme sono altalene, continua la strofa: un saliscendi emozionale non solo nelle relazioni di coppia, non necessariamente nell’amore, ma anche, e forse specialmente, nella vita.

 
 
 
 
 
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I Brugnano, con “Le notti insieme”, hanno voluto puntare i riflettori sugli alti e bassi che colpiscono tutti in ogni momento della nostra esistenza: un momento siamo lì a festeggiare, sorseggiando un drink in riva al mare e quello dopo ci sembra di non rivedere più la luce in fondo al tunnel. L’importante è prendere consapevolezza che è la vita è fatta in questo modo: una volta saliti sulla giostra, possiamo solo imparare a tenerci in equilibrio su di essa.

I Brugnano oltre ad essere un duo nella musica, sono anche fratelli nella vita, ed è forse proprio questo legame sanguigno che rende le loro creazioni sempre più complesse e perciò sempre più vere. Scoprite con noi la sincerità cantautorale dei Brugnano nell’intervista che ci hanno rilasciato.

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Indie Pop

Lourdes: “46 cm” tra ragione e sentimento

Vorrei percorrere d’un fiato tutte le distanze tra il petto e la tua mente, dice Lourdes nel suo ultimo singolo46 cm” uscito per La Clinica Dischi l’11 dicembre.

Una canzone d’amore, si penserebbe, ma non solo. “46 cm” ci suggerisce già dal titolo il metro di lettura, appunto, con cui scandagliare il testo. La distanza fa da collante a tutte le parole, cercando di unire, in un moto centripeto, quelle che sono comunemente visti come ostacoli nella vita quotidiana. 46 cm è la distanza anatomica tra cuore e mente, tra ragione e sentimento, come direbbe Jane Austen. 46 cm sono troppi o troppo pochi? A stabilirlo è la nostra relatività, è la nostra voglia di poter superare questa contraddizione in termini tra l’istintivo e il razionale. I due mondi così contrapposti possono molto spesso però miracolosamente a convergere, ed è lì che forse, si nasconde la concretizzazione di un amore.

Il gusto di Lourdes per il pop, si mescola stavolta ad una ricerca più elettronica, synth e distorsori danno il giusto ritmo alla canzone, conferendogli quell’orecchiabilità che va diretta al cuore e alla mente. Rimanendo impressa nella nostra memoria interna, non potevamo non informarci ancora di più su “46 cm” e ovviamente sul suo autore.

Qui potete trovare l’intervista integrale che ci ha rilasciato: