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Il tema natale di MANI

Marco Feliciani, in arte Mani, è un cantautore nato nel ’99 in Ancona.

Si avvicina alla musica già da piccolino grazie al padre e alla zia che lo spronano a prendere lezioni di canto. Si diploma al Liceo Musicale C. Rinaldini di Ancona nel 2018, dove inizia a scrivere le proprie canzoni. Frequenta l’accademia di canto SOM a Prato e successivamente si trasferisce a Milano per studiare all’accademia di musica NAM. Si esibisce in alcuni locali facendo ascoltare la propria musica e, anche, lungo le vie milanesi come artista di strada. Nel 2019 pubblica sulle piattaforme digitali il suo primo singolo da cantautore, “Pesce Rosso”, registrato al SAE di Milano da Riccardo Vitali e accompagnato da Nicola Marconi, Daniele Marconi, Zeno Le Moglie e Francesco Taucci; correlato col videoclip di Megan Stancanelli.

Nel 2020, con la stessa produzione, pubblica altri due singoli: “Come l’affronto?” e “Non è stato facile”. “Come l’affronto?” è un dialogo a senso unico con Anna, la zia che lo aveva spinto a cantare e che se ne era andata. “Non è stato facile” è un brano indirizzato a se stessi, che riassume quattro anni di difficoltà e silenzi. Nello stesso anno, a causa della pandemia, torna nelle Marche dove inizia a registrare il suo primo disco con la NuFabric e la produzione di Stefano Luciani e Ludovico Bartolozzi.

Abbiamo parlato con lui del suo tema natale, in occasione della sua uscita del suo nuovo singolo dal titolo Non cresciamo mai.

Sole in Toro
La testardaggine del toro è famosa, il Sole accentua questa peculiarità e lascia pochi spiragli ai cambi di idea. Vero o falso?

Naturalmente, prima di iniziare, è opportuno che io faccia una premessa. Metto le mani avanti dicendo che non sono molto ferrato di astrologia, tanto meno dello zodiaco, e non nego di aver fatto una veloce ricerca su Internet prima di risponde.

A mio parere sono un po’ testardo, quindi direi vero. Ma sinceramente ho chiesto qualche giudizio ai miei amici per capire se effettivamente lo sono quanto credo. In realtà mi hanno risposto di non esserlo molto, giusto in poche occasioni come nel decidere un ristorante o andare da una parte piuttosto che da un’altra. Ma, in quei momenti, credo di essere solamente stato bravo nel rigirare la frittata e portare le cose a mio favore, per questo mi hanno accontentato. Se, invece, si parla di opinioni o pensieri, allora lo sono di più, nonostante non mi pongo problemi nel mettere in discussione i miei principi. Quante volte è capitato di mettersi alla prova in svariati discorsi filosofici delle 2:00 di notte? Io non ne tengo più il conto. Quindi direi Q.B. (quanto basta) come nelle ricette di cucina.

Secondo me, secondo me
Io vedo il mondo solo secondo me
Secondo me, secondo me
E scrivo al mondo solo secondo me”
Secondo me (Brunori Sas)

Ascendente in Toro
Possono, aggiungersi al modo di fare dell’individuo alcuni aspetti meno gradevoli, come la possessività e una certa flemma. Vero o falso?

Ahimè, è proprio vero. Sia che si parli di beni materiali, che, soprattutto, di quelli affettivi, sono abbastanza possessivo. Di conseguenza sono anche geloso, soprattutto a causa di impertinenti pretendenti del proprio partner. Chi, a suo modo, non ha mai scritto a qualche rivale insistente per zittirlo acidamente e chiudere il messaggio a senso unico con un bel punto? Troppi dettagli? Forse mi sento tirato in causa. Prima o poi qualcuno ci scriverà un libro delle istruzioni o qualcosa di simile, e imparerò anche io. Fortunatamente, prima di fare determinate cose, rifletto. Ma poi, a volte, le faccio comunque. Almeno non posso dire di non averci riflettuto. Insomma, all’istinto non si comanda. Riguardo la flemma, non saprei. Cambio spesso umore, anche a seconda del tempo, quindi i miei momenti di calma e quelli di inquietudine sono molto altalenanti.

Salvami dalle mie mille me
Portami lontano mille miglia via da me
Lasciami tra le mie mille me
Lasciami mostrare tutte le mie mille me
Le mie mille me (Levante)

Luna in Capricorno
La Luna in Capricorno, arriva il momento di dedicarsi alla carriera. Si intravedono importanti cambiamenti, e si utilizzano razionalità, impegno e diligenza per sfruttarli a proprio vantaggio, senza temere di faticare e sacrificare momentaneamente il resto. Vero o falso?

Direi, senza pensarci molto, vero. Sono competitivo e caparbio riguardo ciò che voglio raggiungere, quindi non indugio a sporcarmi le mani per arrivare alla meta, soprattutto se si parla di carriera. Ma, ora che si avvicina la prossima sessione universitaria, inizio a vacillare. Quindi sono ben accetti consigli su come alleggerire la fatica.

Dall’alto si vede bene
Il ritmo della città
Nelle vite sempre in movimento
Tra chi vince e chi non ce la fa”
Vivere in società (I Segreti)

Venere in Gemelli
Con Venere in Gemelli il rapporto di coppia vacilla: la fiducia e la schiettezza sono altalenanti, a tratti regna la confusine, non si capisce più quale sia la direzione. L’unica certezza che permette ai legami di non sfilacciarsi troppo, è la consonanza cerebrale e morale, che garantisce alle persone che ne sono coinvolte, di non perdersi. Vero o falso?

Qui mi trovo in disaccordo. Al momento non vacilla nulla, fortunatamente. Ho una relazione stabile da un anno nella quale la fiducia e la schiettezza non manca di certo. Ovviamente ho dovuto imparare, ma lo stiamo facendo insieme, come tutto insomma. Non credo che si tratti di moralità, ma di stare bene con se stessi e di conseguenza con chi ti sta accanto. Di essere sinceri, e poi si sa che il toro è un segno fedele, basta soltanto trovare il giusto complice.

“E non sai quanto ti voglio bene
Ci vedo da vecchie a bere
Col tuo sguardo di sguincio
Sul terrazzino del Pincio
Che mi offri un abbraccio mentre io do di matto”
Pincio (Margherita Vicario)

Marte in Scorpione
Marte in Scorpione porta il segno ad essere più introverso, talvolta malinconico. Le emozioni incontrollate, la passione travolgente, lasciano spazio ai sentimenti più delicati, all’introspezione e alla ricerca di serenità. Vero o falso?

Nel mio caso, non c’è frase più vera di questa. Sono un inguaribile nostalgico e ho una smisurata malinconia che mi porto appresso dalla mia adolescenza. Non so il motivo, ma non la vedo come un aspetto negativo, trovo che la malinconia sia uno stato d’animo importante per alcuni momenti dalla propria vita e che possa insegnarci molto.

Come fanno le onde del mare
A non stancarsi mai
Come fanno le stelle del cielo
A non spegnersi e poi
Com’è che gli anni che passano svelti
Sono fatti di minuti lenti”
Adieu (Dente)

Di conseguenza, forse a suo modo è correlato, sono molto introverso e silenzioso e tendo a vivere tutto al mio interno piuttosto che a dimostrarlo al di fuori. Questo molto spesso crea delle incomprensioni quando mi trovo a simpatizzare con altre persone, e probabilmente tendo a risultare freddo ai loro occhi; ma credo che sia semplicemente il mio modo di assorbire le cose ed entrare meglio in empatia con gli altri.

Qualcuno mi ha detto che gli hai detto
Che in qualche modo hai aperto il chakra del tuo cuore”
Chakra (Le luci della centrale elettrica)

Ma, tralasciando quello che le persone possono pensare, mi sento a mio agio con me stesso, perché ho la consapevolezza di come sono e come mi sento. Nonostante questo sono ancora alla ricerca della serenità, ovviamente. Chissà, forse mi metterò finalmente in pace quando un giorno avrò una casetta vicino il mare, un giardino, un cane e qualcuno dal quale tornare. Questa per me è la serenità.

Come te
Che mi guardi e mi dici dai
Stasera non usciamo
Che fuori il tempo è bello
Ma dentro casa di più”
Regali fatti a mano (Gio Evan)

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“Falchi” è la matrioska di emozioni dei MOCA

Falchi” è la nuova canzone dei MOCA, uscita il 7 maggio per La Clinica Dischi è pronta a farci ballare con la speranza di poterlo fare non solo nelle nostre camerette ma anche dal vivo.

In attesa di poterli vedere cavalcare quanti più palchi in Italia, noi gli abbiamo rivolto qualche domanda!

Ciao ragazzi benvenuti! Il 7 maggio ritornate con un nuovo singolo “Falchi” vi va di presentarcelo?

Certo! Falchi è un pezzo che parla di una storia andata male, una quiete dopo la tempesta che ti permette di realizzare ciò che prima non riuscivi a cogliere, in fondo anche i falchi non riescono ad orientarsi quandoc’è burrasca.

Da cosa nasce l’idea di associare una storia d’amore proprio ad un uccello rapace come il falco?

La metafora è nata da sé con la stesura del ritornello, ci piaceva l’immagine di una zanzariera come vincolo per un volatile e abbiamo pensato al falco.
Questo rapace, oltre a detenere vari record all’interno del mondo animale, è spesso ritenuto anche un animale nobile, un po’ come il sentimento più inflazionato della musica pop.

In un post di Instagram scrivete che “Falchi” nasconde una storia travagliata: vi va di raccontarci il lavoro di produzione che c’è dietro a questo singolo e come ne siete riusciti a venire a capo?

“Falchi” è una matrioska, in origine erano due pezzi che avevano il solito mood e banalmente, avevano a che fare con l’amore.
Entrambi i pezzi però ci sembravano avere dei problemi, funzionavano a sezioni per così dire, se in uno ci convinceva il ritornello, così non era per la strofa e viceversa.
Una sera poi, quasi per scherzo, davanti a due bottiglie di vino e una chitarra abbiamo provato a fondere i due pezzi e ci siamo accorti che funzionavano benissimo insieme!
Poi siamo passati al lavoro in studio in cui è stata aggiunta tutta la magia che oggi potete tutti ascoltare.

Sappiamo che siete soliti coverizzare molte canzoni di artisti che fanno parte di La Clinica o di Revubs, ma se potesse scegliere con chi duettare in un prossimo singolo, chi scegliereste?

Si, ci piace rendere omaggio ai nostri amici, siamo una bella famiglia e quando ci vediamo in sala, oltre che ai nostri brani, spesso suoniamo alcuni pezzi dei nostri compari.
Di nomi quindi se ne potrebbero fare tanti, ma se ne dovessimo scegliere uno vi diremmo Frambo, uno degli ultimi entrati nella famiglia Clinica, ma che da subito ci ha attratto con le sue sonorità, magari ci scappa qualcosa in futuro, chi può dirlo!

Credo che voi siate una di quelle band che se su Spotify riesce ad avere un impatto emotivo molto positivo, dal vivo riuscite a trasmettere una grinta ancora più palpabile: se i tempi ve lo permetteranno avete già in mente delle prime date per i live?

È la componente che manca tutt’ora e che noi reputiamo la nostra linfa vitale.
Siamo sicuri che tutti ormai vogliano tornare a calcare palchi, e noi non siamo da meno.
Stiamo preparando ormai da mesi il nostro spettacolo e se la situazione di questa estate ci permetterà di suonare, noi saremo pronti!

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Il lockdown secondo Azazel

Dopo la pubblicazione di Gemini EP, Azazel torna il video del singolo estratto 24/7. Un nuovo capitolo per il cantante toscano ma di stanza tra Milano e Londra che fa entrare nel suo mondo: un lotta vinta e un invito ad essere sè stessi, nonostante tutto. Essere sè stessi è una celebrazioni continua, e questa canzone insieme al video, in cui vengono inseriti come comparsi gli amici stretti di Azazel, sono una chiara dimostrazione del processo di autoliberazione.

Ho lottato tutta la mia vita per essere me stesso. Alla fine ce l’ho fatta. Il Kpop e l’R&B mi hanno salvato dai miei momenti più bui e dato la forza per affrontare le mie paure. Quando il mondo mi ha fatto sentire sbagliato per le mie scelte, ho smesso di ascoltarlo, ed ho imparato ad essere fiero di me stesso. La mia musica vuole essere un grido di speranza di tutti i ragazzi che come me sono stati discriminati perché effemminati e non rientranti in stereotipi etero normativi. Sii te stesso, malgrado tutto. E’ una liberazione da tutte le insicurezze che porto con me ogni giorno. Mi sento come un angelo caduto, in cerca della spontaneità di lontani momenti felici

Gli abbiamo chiesto di raccontarci il suo lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?

Sto cercando di mantenere la mia psiche la più equilibrata possibile, quindi cerco di allenarmi tutti i giorni e fare esercizi vocali. Sto organizzando molti progetti per il futuro e sto lavorando sul mio brand, che uscirà molto presto.

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale? 

C’erano molti piani che avevo in mente a Marzo scorso, quando mi ero appena trasferito a Londra. Ovviamente niente è andato secondo piano. Mi sono reinventato e ho cercato di concentrarmi su me stesso e sul tenere duro in attesa di lavoro, e per fortuna le produzioni musicali sono rimaste aperte durante il processo della pandemia.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?

Nella mia nuova a casa a Londra, guardando molti anime, allenandomi, molti FaceTime con i miei amici. Ho scritto il mio primo singolo “Farfalle” a inizio quarantena.

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?

Il mio ultimo singolo è 24/7 e l’ho scritto a Ottobre 2020, in un momento molto buio della mia esistenza. La canzone parla di me e della mia identità queer, di come una persona si possa conoscere meglio esprimendo i propri sentimenti e le proprie fantasie. L’importante è non ascoltare le voci nella propria testa di sabotaggio e le parole delle persone che ti tirano giù. Volevo creare un anthem per me, i miei amici e amiche lgbtq+ e sono molto fiero di esserci riuscito.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa? 

Mi manca essere di corsa, non fermarmi mai, vorrei tornare ad essere spensierato come una volta, sarà un percorso complicato.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?

Si, l’estate scorsa sulla spiaggia. Esattamente dove vorrei essere adesso.

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Il nuovo singolo de Le Notti Bianche è una canzone che ci piace tanto

Nello scorso venerdì di uscite sono riusciti ad emergere tra i vari ascolti Le Notti Bianche, duo campano che il 30 aprile pubblicano il loro nuovo singolo per Revubs Dischi dal titolo “Una canzone che ti piace tanto”.

Immediatamente siamo catapultati in un film, o almeno questa è la sensazione che abbiamo provato noi quando abbiamo ascoltato per la prima volta il singolo: tanti piccoli elementi descritti nel modo giusto al momento giusto. Quasi come una ripresa minimalista ma selettiva alla Truffaut anche il duo partenopeo riesce a regalare una tale attenzione e cura per i dettagli: un maglione che non sai lavare, gli occhi grigi, la mamma in cucina che canta una canzone anni Ottanta. Il tutto accompagnato da un tappeto sonoro che non crea soltanto uno sfondo, ma intesse il racconto come se fosse progettato per un film.

La sperimentazione musicale de Le Notti Bianche dunque sembra continuare, e singolo dopo singolo, quella di “Una canzone che ti piace tanto” sembra avere tutte le caratteristiche per non passare inosservata. Un brano bedroom pop dalle contaminazioni pop cantautorali sono la combo perfetta per un singolo chill ma allo stesso tempo esplosivo.

Una canzone che ti piace tanto” è la canzone che presuppone una dedica, alla persona a cui vogliamo bene, a nostro fratello o nostro cugino. “Una canzone che ti piace tanto”, e questo Le notti Bianche lo sapevano sin dall’inizio, (perchè sono stati furbi a scegliere il titolo) è proprio quella canzone che se prima ti piace tanto, finisci poi per innamoratene e a cantarla fino allo sfinimento.

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Eddie Brock torna con il singolo “Lei non sa”.

LEI NON SA” è il nuovo singolo di Eddie Brock dopo l’esperienza del Coca-Cola Future Legend nel team di Annalisa Scarrone.

Il brano, disponibile dal 30 aprile su tutte le piattofome digitali intreccia il nuovo pop cantautorale al pop punk e racconta i dubbi e le malinconie della generazione Z.  Un carillon, chitarre elettriche e l’energia delle Drums in stile post rock racchiudono in questo brano tutta la voglia di rivalsa personale del giovane Eddie.

“Lei Non Sa” è la storia di una ragazza fragile che, dopo l’ennesima delusione, non riesce più a fidarsi di nessuno. Il brano inizia con un piano e una chitarra acustica, per poi trovare il suo climax ascendente nel ritornello aprendosi con batterie e chitarre elettriche. Uno storytelling che mette a nudo le emozioni e le sensazioni della protagonista. Uno scorcio su una generazione che riesce a far capire quante insicurezze riserva questo mondo.

Edoardo Iaschi, in arte “Eddie Brock”, nasce a Roma nel 1997. Inizia a comporre quando era solo un bambino, all’età di undici anni. La sua passione per la musica si trasforma in una vera e propria vocazione, che lo porterà a cercare nuove avventure e stili da sperimentare. Eddie scrive per esigenza, per uno sfogo personale, le sue canzoni spesso sono frutto diretto delle sue esperienze, cerca sempre di tradurre il proprio pensiero per far sì che la gente possa rispecchiarsi nelle sue parole. Le sue canzoni si basano sulla sincerità e trasparenza, con un pizzico della sua follia. Nel dicembre del 2018 viene selezionato tra migliaia di artisti per partecipare al Coca-Cola Future Legend, nel Team Soul di Annalisa Scarrone.

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La libertà unica di Giulio Cazzato

La mia sola libertà” è il nuovo disco di Giulio Cazzato, disponibile dal 6 maggio. Un insieme di canzoni intime attraverso le quali il cantautore svizzero di origini salentine racconta il suo mondo. Abbiamo voluto approfondire con lui.

Ecco cosa ci ha raccontato.

Ciao Giulio e benvenuto su Perindiepoi. Come prima cosa ti chiediamo di presentarti ai nostri lettori.

Ciao a tutti! Sono un cantautore-chitarrista di origini salentine e residente in Svizzera da diversi anni. Il mio percorso musicale inizia nel periodo adolescenziale, prendendo lezioni di chitarra e poi proseguendo da autodidatta. Sin da subito la necessità di scrivere e comporre è forte. Con il susseguirsi degli anni maturo molta esperienza in ambito live, tra festival e concerti come chitarrista di blues e rock band, collaborando con moltissimi artisti. Parallelamente compongo e registro delle demo, cimentandomi anche sull’apprendimento di altri strumenti. La ricerca sonora ed il mondo analogico mi ha sempre affascinato. Qui l’amore per la musica del periodo anni 70’, la world music e tutte quelle note che si tramutano in emozione.

La mia sola libertà è il tuo nuovo disco. Ricollegandoci al titolo: cos’è per te la libertà?

La libertà nasce nel momento in cui si è padroni di se stessi. La libertà per me è assumere il controllo della propria esistenza. La immagino come una Highway nel bel mezzo di un deserto ed io in sella ad una Harley. La moto è la musica, il mezzo con il quale posso assaporarla in tutto il suo splendore.

In queste canzoni c’è molto della tua vita. Ascoltandole ci sembra di percepire il tuo caleidoscopio emotivo. Parli della tua adolescenza, dell’amore, c’è un pizzico di amarezza ma sul finire anche molta positività per il futuro. Come sono nati questi brani?

È vero dentro c’è il mio mondo, le mie passioni, i miei alti e bassi e tutto quello che la musica riesce a trasmettermi. Sono brani nati durante tutto questo percorso di attività musicale. La musica è sempre stata un’amica, confidente. E’ un album dedicato interamente a lei, al suo modo semplice di consolarmi.

Il sound è un mix di rock, blues ma anche pop. Il segreto di questa ricetta dove risiede? Il lavoro di produzione come è stato?

Non penso ci sia un vero e proprio segreto, è importante saper cogliere il meglio da ogni genere che si ascolta o si suona negli anni, dargli un’impronta personale e tanta freschezza. Negli arrangiamenti dei pezzi c’è anche ovviamente il lavoro e l’esperienza dei produttori Davide Lasala ed Andrea Fognini di Edac Studio di Fino Mornasco(CO) che sono riusciti ad estrapolare il meglio, senza cambiare il mio stile ed il sound che avevo in testa.

Un brano in particolare ci ha colpiti: Estate torna in fretta. Hai detto di averlo scritto durante il lockdown dell’anno scorso. Quanto ti è servita la musica in quel momento?

Come sempre è stata di grande aiuto. Un periodo non facile per tutti, a me è servito per spronarmi, a distogliere e proiettare la mia mente su altro, su quello che amo, la musica. Da qui la decisione di mettere insieme un po’ di canzoni scritte in questi anni, scegliere quelle più significative per dare vita a questo album.

A un anno da quel periodo ma con la pandemia non ancora finita che progetti hai per questa estate con la tua musica?

Di sicuro per quest’estate non riuscirò a portare in giro queste canzoni, aspetteremo l’inverno o l’anno prossimo per qualche concerto. In questo periodo mi dedicherò a provare con la mia band, ed a creare un buon spettacolo ed il live in sé.

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Indie Pop

Il lockdown secondo Florilegio

Florilegio è la creatura musicale di Matteo Polonara.
Inizia il suo progetto cantautoriale nel 2015, girando con le sue prime canzoni tra Marche ed Emilia-Romagna. Si stabilizza a Bologna, dove è immerso nella costante ricerca di sé e di una propria dimensione. Matteo scrive per connettersi con il pianeta Terra, perché da sempre è timido e introverso. Le sue storie sono autobiografie sentimentali, costruite con immagini dense e sguardi non convenzionali.

Dal 2016 collabora con il Mataara Trio, trio di supporto live e in studio, con cui ha tessuto le giuste ambientazioni per le sue storie. Si ritrovano a suonare un po’ dappertutto, tra bettole e festival, ricevendo anche riconoscimenti nazionali e condividendo il palco con band come 99 Posse, Fast Animals and Slow Kids, Olly Riva & the SoulRockets, Veeblefetzer.

A Marzo 2019 esce “Nella Vasca o Nel Giardino di Fianco?”, disco d’esordio autoprodotto registrato presso lo studio “Produzioni Fantasma” e uscito per Revubs Dischi, anticipato dai singoli “Sirene” e “La Partenza”. La canzone “Muto.”, tratta dal medesimo disco, viene scelta dai Modena City Ramblers, per comparire nel lato B di uno dei vinili della collana Sonda Club, indetta dal Centro Musica di Modena.

Nel 2021 Matteo sceglie di lasciare alle spalle il passato, abbandonando il suo nome e cognome, per tramutarsi e rigenerarsi. Da qui nasce Florilegio, una ragnatela di suoni e parole tessuta con la collaborazione del Mataara Trio e Pierpaolo Ovarini con cui attualmente sta producendo e registrando il suo nuovo lavoro presso il Nufabric Basement Studio.

Gli abbiamo chiesto di raccontarci il suo lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?

Ciao! Cerco ogni giorno di tenermi il più impegnato possibile. La mia routine consiste nel cercare di non avere una routine precisa. Dallo scoppio della pandemia ho cercato di far fruttare il meglio possibile questo tempo sospeso. Principalmente suono, scrivo, studio, leggo, creo cose, cerco di nutrire e dare libero sfogo alla mia fantasia e creatività. Questo periodo mi è servito per prendermi del tempo, per pensare e ripensare a me e alla mia vita, diciamo riorganizzarmi. Nell’ultimo anno ho anche ripreso gli studi all’Università e dello strumento. Inoltre, ho per le mani diversi progetti di natura musicale differente, alcuni hanno già visto la luce, altri si realizzeranno nei prossimi mesi.

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale?

Considera anche solo il fatto che sono nato il 29 febbraio, il mio compleanno c’è ogni quattro anni e l’anno scorso non l’ho potuto nemmeno festeggiare in grande stile! A parte gli scherzi, appena prima dello scoppio della pandemia ero riuscito a chiudere un minitour di una decina di date sparse per l’Italia, mi ci ero impegnato molto per organizzarlo e avrei suonato in città dove non sono nemmeno mai stato: ovviamente tutto perduto. Senza contare che, in ogni caso, ha rallentato più o meno qualsiasi cosa che ho fatto, e le cose che non ha rallentato le ha rese più complesse. Ma mi ha dato molto tempo per pensare, per riflettere e capire davvero quali sono le cose importanti. In realtà, dal punto di vista emotivo e personale, questa pandemia mi ha fatto crescere molto, mi ha fatto capire in profondità molte di me e di ciò che mi circonda.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?

Escludendo il mondo fuori che andava in frantumi, ho un bellissimo ricordo della primissima quarantena. È stato un momento molto divertente e creativo: vivo con la mia ragazza in un monolocale minuscolo in centrissimo a Bologna, ci siamo divertiti a improvvisare ogni giorno come se fosse un’avventura! Sarà perché era una cosa nuova e che non si sapeva bene quanto sarebbe durata… c’era una sorta di curiosità. Inoltre, mi è servita per avere uno stacco dalla realtà che mi circondava. “Tende” nasce proprio anche da questo: dal fatto che molto spesso non riesco a stare al mondo e mi sento un alieno, una persona difficilmente adattabile alla società. Perciò, la prima quarantena mi è servita anche per riprendere un attimo fiato. Molto diversa, invece, questa seconda ondata che è stata molto più stancante e nociva.

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?

In realtà no. “Tende” l’ho scritta quando ancora non immaginavamo nemmeno che una pandemia globale stesse per irrompere nelle nostre vite e che le stesse per travolgere in modo drastico, credo fosse Dicembre o Gennaio 2020. “Tende” è un invito rivolto a me stesso a lasciarmi vivere, a buttarmi di più, a essere più leggero. Spesso penso tanto, troppo, prima di fare qualsiasi cosa e anche mentre la sto facendo, in questo modo poi spesso perdo di vista il momento e l’istante. Il brano è un auto-esorcizzarmi. Ho un animo molto fragile e sono per natura estremamente empatico e misantropo, non è sempre molto semplice vivere così. Quindi diciamo che è un autoinvito a vivere di più, a credere di più in me stesso e in quello che faccio. A chiudere gli occhi e lasciarmi trasportare dal vento. È per dirmi di smetterla di auto criticarmi per ogni cosa e vedere sempre tutto nero, o comunque più scuro di quello che è davvero. Le tende sono anche una metafora dei miei occhi, come se mi dicessi: “guarda oltre ciò che vedi”.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa?

Non mi ricordo più com’era vagare sotto i portici di Bologna la notte. Perdersi tra un giorno e quello dopo. Vedere le cose con la luce del buio che è molto più affascinante. Insomma, vivere alla luce della luna, che preferisco a quella del giorno. Oltre a questo, mi manca suonare per qualcuno, non importa dove o come, ma è proprio la sensazione che stai suonando e c’è qualcuno a poca distanza da te che è lì e ti sta ascoltando. È lo stare sopra, sotto, dietro, di fianco a un palco (e le birre dopo concerto!). Inoltre, vorrei fare un bel viaggio immerso nella natura, vedere le stelle sul prato, andare a teatro e al cinema. Niente mi riempie di più il cuore.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?

Onestamente così su due piedi no. Ma meglio così… significa che è stata una bella serata se non la ricordo!

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Elettronica Indie Pop

Guida all’ascolto del nuovo album di Sibode Dj

Non lo so” è il nuovo album di Sibode DJ, pubblicato oggi 7 maggio per l’etichetta romagnola Brutture Moderne.

Sibode DJ finge di non sapere quello che ha tra le mani e che, come un dono prezioso, ci rende con prudenza e apprensione. Abituato com’è a fare della sua musica un rito sacro oltre che una performance artistica, Sibode, sembra un po’ impacciato a farci ascoltare il suo disco soltanto online, eppure, non si tira comunque indietro e sceglie così di farci ascoltare le 12 canzoni che compongono “Non lo so”, album nato tra il salotto di casa sua e i palchi.

Un viaggio introspettivo e psichedelico tra il funk, l’elettro pop anni Ottanta e la psichedelia, a cui noi abbiamo cercato di dare la nostra interpretazione personale.

Si parte con “O.Y.M.P.A.F.L’A.(I).S.D.T.” un acronimo tanto lungo quanto folle, un brano questo che scandaglia le sonorità del funky mixate alle battute di Zed di Scuola di Polizia. Passiamo poi a “Sbagliato o no”, canzone fatta di cori e trombe per ricordarci che tutto ciò che facciamo nel bene o nel male è sempre giusto se lo facciamo con consapevolezza. La corporeità del dolore diventa il motivo alla base del brano dalle vibes molto anni Ottanta “Menomale che (meno bene)”. Con “Suko” scopriamo essere possibile la combinazione dell’elettronica anglosassone alla balera romagnola: un inno non solo alla globalizzazione ma anche a farsi gli affari propri.

Non dimentichiamoci la psichedelia e infatti ecco che arriva “Gli animali della giungla”, brano anche questo ricco di spunti ipnotici e rituali. A questo poi seguono brani più introspettivi e solipsistici in cui ad una prima fase di solitudine segue quella dell’esplosione e della rivoluzione, non solo esteriore quanto piuttosto interiore, che ci fa ballare e gridare come accade in “Grande Felicità” (hit che non vediamo l’ora di ascoltare remixata su tutte le spiagge romagnole).

Speriamo dunque che con questa piccola guida riusciate ad apprezzare anche voi il nuovo lavoro di Sibode!

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Indie Pop

Il lockdown secondo i Diletta

Esce oggi venerdì 23 aprile 2021 Capita, il primo singolo dei Diletta.
Venite a conoscere l’atipica pop band di Como che, reduce dalla compagna crowdfunding lanciata per ultimare i lavori del primo disco di prossima uscita Sacro Disordine, ci conduce per mano e con un’intro di chitarra nel mondo sconosciuto dove le cose, quelle che cerchiamo di programmare e controllare ogni giorno, spesso capitano e basta, senza una regia, senza un motivo: e così capita…

Le cose importanti nella vita, quelle belle e quelle meno belle, capitano così, senza preavviso e senza effetti speciali. Il brano “Capita” racconta di come la vita non sia un set cinematografico e di come le persone ricerchino ostinatamente un pò di magia tra la banalità del quotidiano e il desiderio di essere amati.

Per l’occasione, abbiamo chiesto a ciascuno di loro come ha passato il lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?

JONATHAN  Pappe, pannolini, ninna nanna, lavoro e Diletta. Mi ritengo fortunato. Di professione sono educatore e non ho mai smesso di andare al lavoro. Inoltre sono diventato papà a settembre 2020 e questo (oltre alle famose notti insonni) mi sta regalando una gioia preziosa che supera l’angoscia per la pandemia. 

ANDREA Mi sveglio e aspetto che papà Jonathan mi porti la pappa e mi cambi il pannolino..poi brevissimo power nap e via al lavoro!

DESIREE Premettendo che sono abbastanza allergica all’ultima parola della domanda, le azioni ricorrenti delle mie giornate sono: lo studio universitario (di tecniche del suono), il DILETTO con gli strumenti che so suonare, la riflessione mentale, la comunicazione con gli amici, la creazione di nuova musica col mio computer. Insomma, nel mio sacro disordine, penso che non me la passo poi male!

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale? 

JONATHAN Sicuramente il progetto Diletta ha risentito di questa pandemia. Mi mancano le prove con i miei compari e mi manca suonare dal vivo. Speriamo di recuperare a breve. 

ANDREA Avevo in mente di aprire un chiringuito sulla Milano-Meda…che scherzo! Ahahah! Nessuno.

DESIREE Sicuramente mi è dispiaciuto passare alla DAD con l’accademia che frequento. Ho capito la bellezza del vivere la scuola più da vicino, scambiarsi conoscenze e condividere l’esperienza con i compagni di corso… sto sperando molto nel prossimo anno, che possa essere almeno un po’ differente.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?

JONATHAN Mi ricordo l’irrequietezza e nello stesso tempo un senso di stordimento per qualcosa di assurdo/impensabile che stavamo vivendo. 

ANDREA Ricordo benissimo il senso di spaesamento: si può uscire o non si può uscire?

DESIREE Ricordo il mio compleanno verso fine marzo 2020. Mamma mi ha fatto una torta in casa e per quanto avrei voluto fare festeggiamenti esplosivi, ho vissuto momenti di felicità dati dalla semplicità e l’amore.

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?

JONATHAN Ho scritto Capita nel novembre del 2019. Ero a casa di mia mamma in compagnia di mia sorella che a tavola ci rivelò di essere incinta. Il suo modo naturale di dircelo, tra una forchettata di pasta e l’altra, mi ha colpito e da lì è scaturita la canzone il cui senso sta proprio nel dire che spesso le cose importanti capitano così, senza preavviso.

ANDREA Jonathan ha scritto Capita nel novembre del 2019, se non sbaglio. Mi pare fosse a casa di sua mamma, in compagnia di sua sorella. E così è nata Capita.

DESIREE Capita parla di qualcosa che ci accomuna tutti, qualcosa di così astratto ed essenziale che è forse difficile da esprimere in parole. È un inno alla bellezza dell’attimo e fa riflettere sulla valenza che possiamo dare ai diversi attimi che appunto ci capita di vivere.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa? 

JONATHAN La spensieratezza, il cinema, i concerti, ma ultimamente anche i DPCM di Conte…sono un nostalgico 

ANDREA I concerti con Conte: troppo occupato a scrivere DPCM, dice. Ma io lo so che con Mario ci esce 🙁

DESIRÉE I concerti (sia con la band, sia quelli da spettatrice), le serate fuori, avere molte più opzioni per riempire il tempo libero.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?

JONATHAN Emmm…. no

ANDREA Sì. 

DESIREE Chissà cosa ho mangiato ieri… ahahah No, non ricordo…

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Indie Pop

Il lockdown secondo Spicci

Fuori venerdì 9 aprile 2021 per Le Siepi Dischi e Believe Digital, Caffè Amaro
E’ un brano che ci fa entrare nel mondo indie pop di venature agrodolce del cantautore di Avellino Spicci che si candida ad essere uno dei nomi più promettenti della scena indipendente, un brano dedicato a chi si incanta su Ebay a cercare le risposte impossibili, per tutti quelli che a Babbo Natale chiedono di non restare da solo, per chi ha voglia di paragonare la propria relazione, alla semplicità di un caffè. Caffè amaro è in definitiva l’addio struggente e sincero di chi ha amato così intensamente da non potersi accontentare di una miscela annacquata. È il dolore di chi sente lo strappo ma non si volta dall’altra parte, perché amare veramente vuol dire gustare fino in fondo, altrimenti meglio andare via.

Gli abbiamo chiesto di raccontarci il suo lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?

Purtroppo essendo ipocondriaco, sto sempre pieno d’ansia, della serie che a volte mi faccio paranoie tipo : “temo che si estingua il mondo” o roba simile… Ma tralasciando questo, cerco di pensare positivo ed essere fiducioso in un ritorno alla normalità. La mia routine è sveglia, colazione flash, lezioni in dad per il Conservatorio; Questo per il resto del pomeriggio, anche fino a poco prima di cena a volte. Poi nel frattempo mi fa compagnia la mia cagnolina, Arya, che per fortuna mi mette sempre di buon umore, eccetto quando si pappa la mia roba. Poi di sera ceno con mia mamma e mia sorella, e passiamo la serata a chiacchierare e vedere serie, film e giocare a giochi da tavola. Insomma la scelta non è poi tanta, ma troviamo un passatempo. Di notte invece scrivo canzoni e suono a volume basso basso. Quest’ultima cosa mi viene però spesso vietata…

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale?

A dire il vero mi ha aperto gli occhi verso l’imprevedibilità della vita. Prima nessuno al mondo avrebbe mai pensato, “arriverà un virus che paralizzerà il mondo”. Insomma, sembra il titolo di un film horror, non certo delle giornate che viviamo ormai da più di un anno. Il piano che ho più temuto andasse a rotoli è il mio progetto musicale, ma fortunatamente tutt’altro. Da un po’ sono entrato a far parte del team “LE SIEPI DISCHI” e stiamo facendo un percorso bellissimo insieme e seppur a distanza, ci vogliamo già bene.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?

Ricordo che qualche giorno prima girava voce di questo “corona virus” e vedevo meme e post sciocchi in merito alla questione. La gente non conoscendo la gravità del problema, ironizzava tutto (qualche sciocco lo fa tutt’ora).
D’improvviso poi in Italia, arrivò tutto. Ricordo di averla vissuta maluccio , ero terrorizzato all’idea di poter ammalarmi, di poter finire intubato, all’idea di essere portato via dalla mia famiglia, di contagiare un mio parente e per mia sfortuna presi una brutta tonsillite che non c’entrava nulla con la pandemia ma che chiaramente mi fece spaventare tantissimo. Comunque la passai a studiare, suonare, cucinare ( passione che ho da sempre), mangiare, dormire e come tutti, a sperare che tutto finisse per sempre.

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?

Non capita spesso di trovare l’amore speciale, quello diverso da tutti gli altri, dal sapore unico, proprio come quello inconfondibile del “caffè amaro”. Ed è questo il titolo che ho voluto dare al mio ultimo singolo per raccontare l’addio struggente e sincero di un amore così intenso da non potersi accontentare di una miscela annacquata. Il tutto scritto quest’anno nel mio letto in tarda notte, come al solito.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa?

Vivermi la mia vita così com’era. Vorrei vederla però con gli occhi di ora, sono sicuro che la apprezzerei molto di più. Mi mancano i miei amici, la mia famiglia, mi mancano le semplici cose quelle prima avrei dato per scontato. Spero davvero che questa situazione servirà da esame di coscienza per tutti noi e ci permetterà un giorno di apprezzare tutto quello che abbiamo e che ci dimentichiamo di avere.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?

Se non sbaglio rimanemmo “ giù alle tombe romane” ( o almeno così lo chiamiamo noi), in un parchetto situato nei pressi di alcuni monumenti storici del mio paese, a farci una birra in comitiva. Almeno riuscimmo a salutarci.