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Indie Intervista Pop

Dentro l’euforia degli Euphoria

Dove vuoi che sia è il primo singolo degli Euphoria pubblicato su tutte le piattaforme streaming, disponibile anche nelle playlist editoriali di Spotify New Music Friday e Fresh Finds Italia. “Per noi questo brano rappresenta e identifica un periodo della nostra vita, l’inizio e la rottura di un rapporto.”

Benvenuti ragazzi e grazie per questa intervista, allora diteci un po’ questo sound in dove vuoi che sia come nasce? 

Grazie dell’invito. è un piacere. questo sound, come tutte le nostre canzoni, nasce dall’influenza dei nostri ascolti quotidiani. abbiamo tutti e tre dei gusti diversi e quindi arriviamo sempre in studio con delle idee nuove. le nostre canzoni sono un incrocio di queste idee.

Come avete lavorato alla produzione del pezzo? 

L’idea originale nasce da William McLion e Dezzo (si parla di ottobre). poi la demo è stata girate ad yEMA che ha scritto la sua strofa dopo il ritornello di Dezzo. abbiamo subito una battuta d’arresto in inverno per poi riprendere in mano la traccia ad aprile insieme a Tanarouge, con cui abbiamo portato un’evoluzione al pezzo.

Due cantanti, tastierista e chitarrista. Quindi è questa la vostra formazione ufficiale?

Più o meno. Dezzo e yEMA sono i due cantanti, insieme a Willy che è il produttore e pianista. e questa è la formazione originale. Giovanni si è aggiunto di recente a noi come chitarrista e ci ha aiutato tantissimo nelle produzioni. siamo alla ricerca di musicisti veri anche in ottica di live. gli strumenti reali non si possono battere.

Chi effettivamente scrive i pezzi e come li arrangiate? 

Strofe e ritornelli sono scritti da Dezzo ed yEMA. ognuno scrive le proprie parti ma si confrontano sempre per aggiustamenti o modifiche. nelle nostre canzoni c’è tanto del loro vissuto. per gli arrangiamenti invece partiamo sempre dalle idee di Willy ma poi durante la fase creativa è un continuo scambiarsi opinioni. per noi discutere sulla musica è importantissimo

Invece della band cosa ci volete dire? Come vi siete conosciuti? 

Ci piace definirci un collettivo più che una band, vogliamo avere una certa libertà nel fare musica. comunque noi di base siamo grandi amici prima ancora di formare il gruppo: yEMA e Dezzo si conoscono dall’asilo e Ema ha conosciuto Willy alle superiori facendolo conoscere a Dezzo. non sarebbe esistito EUPHORIA senza prima una confidenza reciproca.

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Indie Pop

Le 5 cose preferite di Stifanelli

Matteo Stifanelli, semplicemente Stifanelli, è un artista leccese classe 1999. Dopo aver studiato dieci anni la batteria, intraprende gli studi del canto e della chitarra fino ad arrivare a farsi notare dal MEI – Meeting Music Contest che vince nel 2001. “Tedesca” è il suo primo lavoro, il primo singolo, uscito a giugno.

GIOCHI DA TAVOLO

È una passione che porto avanti da sempre perché, oltre a legarmi in un certo qual modo con mio fratello più grande, mi piace perché diventa una solida alternativa per stare in compagnia, piuttosto che stare fuori nelle brutte giornate.
Fra i soliti giochi da tavolo più diffusi, mi piacciono molto i giochi di carte (collezionabili e non), soprattutto quelli molto seri da diventare competitivi.
Amo l’atmosfera dei tornei organizzati dei suddetti giochi di carte per la possibilità di fare nuove conoscenze di persone con le tue stesse passioni.

BOTANICA

Amo fare giardinaggio e abbellire i balconi o giardini con piante di tutti i tipi, mi rilassa tantissimo.
Mi piace vedere la crescita di una pianta e l’estetica che la accompagna nelle varie fasi di sviluppo.
Tra le mie piante preferite ci sono le piante grasse, in particolare i cactus.

DISEGNARE

Fondamentalmente quando non suono, disegno.
Ho iniziato a disegnare da piccolissimo e conseguentemente a leggere fumetti di vario genere.
Ad oggi la mia cosa preferita è disegnare sempre con lo stesso stile per cercare di perfezionarlo, che è abbastanza minimalista ma al contempo sporco. Ho sempre disegnato nero su bianco, ultimamente sto anche sperimentando con colori ad acqua e pastello. Spero presto di  pubblicare una serie di disegni o, magari, dare vita ad un mio fumetto un giorno.

COLLEZIONISMO

Amo collezionare un sacco di cose.
Dai biglietti di mostre e musei a biglietti da visita, da poster di concerti a qualsiasi foglietto di carta con un bel disegno. Molti di questi mi piace appenderli nelle pareti di casa mia.
Sono anche solito collezionare minerali, alcuni trovati per caso, altri cercati appositamente per la loro particolarità e unicità.

LAVORI MANUALI

Nel tempo mi sono cimentato nella lavorazione del legno. Quando ero ragazzo per un certo periodo ho lavorato in un ferramenta ed è lì che mi sono appassionato veramente.
Mi piace molto il design delle cose, il minimalismo e la funzionalità di esse.

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Indie Pop

Dieci fotografie che si possono cantare: il disco d’esordio di Aliperti

Aliperti è un nome che abbiamo scoperto recentemente, quando qualche settimana fa arrivò in redazione la proposta di “Vintage”, il suo ultimo singolo prima della pubblicazione d’un disco d’esordio compatto, ben scritto e – se siam qui a parlarne – capace di catturare la nostra attenzione sin dal titolo: “Camera Oscura” (Formica Dischi) è una delle più belle “fotografie” che Aliperti potesse scattare all’ispirazione genuina di un progetto da tenere d’occhio, e con attenzione.

Sì, perché in “Camera Oscura”, attraverso la sua densa tracklist, prendono forma mondi musicali resi omogenei da una produzione curata con identità e “coerenza” (qualità, questa, della quale spesso rimangono orfane le pubblicazioni discografiche contemporanee, tutte votate a ragionare “singolo per singolo” a discapito di una compattezza sonora e poetica) ma, allo stesso tempo, dotati di immagini tali da renderli “unici”: dieci piccole isole che, pur facendo parte di un preciso arcipelago, celano sorprese e atmosfere diverse. 

Basti pensare al taglio pop dei singoli pubblicati, che si completano idealmente con “Zaino” (singolo “pitchato” con il disco) nella direzione di un mainstream di estrema qualità, pensato – almeno, così pare – per essere “suonato” senza rimanere incastrato nella volatilità digitale: ci auguriamo, in questo senso, di riuscire presto a goderci Aliperti anche dal vivo, perché i presupposti ci sono tutti per presumere uno show all’altezza delle aspettative. 

La radice cantautorale, quella che ricerca l’immagine poetica con la stessa dedizione di un setacciatore d’oro, emerge invece in brani più “autonomi”, quasi monadici, come “Sonno” o “Gonfiabile” o “Oscar”, capaci  regalano cartoline ben precise di momenti che finiscono col stamparsi nella memoria visiva di tutti. Anche se, ovviamente, solo Aliperti sa ciò che ha visto, vissuto e provato in quei momenti d’infanzia che paiono permeare così profondamente la struttura di “Camera Oscura”: eppure, la magia della scrittura rende la parola “strumento esplosivo”, capace di conflagrare – quando ben scelta, e ben posizionata – nella testa di chi ascolta con coscienza.

Ovviamente, l’ascolto di “Camera Oscura” pretende alla base un attenzione che l’ascoltatore deve conquistare, per non finire preda di una liquidità che a tutto toglie valore; tuttavia, anche l’ascolto “leggero” del primo disco di Aliperti non dispiace, perché la cura del particolare porta il prodotto finale (ah, che male ci fa utilizzare, per brevitas, questa definizione ingrata…) ad essere non solo ottimo spunto “culturale” (perché l’approccio di Aliperti è quello del cantautore, ed è innegabile) ma anche “oggetto” ben posizionabile su un mercato che, oggi più che mai, ha un disperato bisogno di rinnovarsi nei valori. 

Noi, almeno, ci crediamo.

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Indie Internazionale Intervista Pop

“Baci Chardonnay”: intervista a Lavinia

Lavinia Macheda, classe 2002, è una cantautrice di Reggio Calabria, impiantata a Milano dove studia Economia e gestione aziendale presso l’università Cattolica. “Baci Chardonnay” è il brano chiave che apre il suo nuovo percorso da cantautrice, e ne svela il lato più intimo raccontando di quanto sia importante e necessario a volte mettere nero su bianco quello che la vita ci mette di fronte.

Il videoclip prodotto da Antonio Condello, ha come cornice una Milano notturna, non quella della movida, ma quella delle strade vuote di notte, dei tram romantici e malinconici allo stesso tempo, quelli antichi e storici. Lavinia percorre le strade vuote con la linea del tram n1, in una delle sue notti in bianco proprio come canta il testo della sua canzone, la notte che aiuta a pensare, a fare il punto della situazione, e abbandonarsi alla malinconia.

Abbiamo chiesto a Lavinia di rispondere alle nostre domande:

Ciao Lavinia parlaci un po’ del tuo progetto musicale

Ciao! Mi è sempre piaciuto cantare, a seguito di varie esperienze mi sono trovata ad essere piena di emozioni e a non sapere come sfogarle, quindi ho iniziato a dedicami alla scrittura dei singoli, assieme ad Antonio Condello. Nei testi metto me stessa, le mie emozioni, per cercare di lasciare andare i ricordi ma non solo, anche per cercare di tendere una mano a coloro che, come me, si sono trovati in difficoltà. 


Baci chardonnay è il tuo nuovo singolo ci racconti come è nato e di cosa parla?

Baci Chardonnay è nato alla fine dell’estate del 2021. Pioveva e mi trovavo nella mia casa al mare e a seguito dell’ennesima discussione e delusione, avevo deciso di uscire per prendere un po’ d’aria fresca andando in spiaggia. Mi sono seduta in riva al mare e la mia mano ha cominciato a scrivere molti pensieri, domande che mi frullavano in testa. Il singolo parla di come sono riuscita a metabolizzare le mie emozioni con un viaggio a Parigi che fa da cornice ad una storia d’amore giunta al termine. 


Quali sono le tue influenze musicali più importanti?

Fin da piccola, i miei genitori hanno cercato di trasmettermi l’amore per la musica, con mio papà che suonava la chitarra e la mia mamma che lo accompagnava con la voce. Direi che sono stati loro che mi hanno aiutata e conoscere importanti artisti del passato, ma al tempo stesso c’è la necessità di stare al passo con i tempi, infatti la musica pop americana penso che abbia avuto molta più influenza su di me. Mi piace molto anche la nuova scena italiana indie.


Cosa ne pensi dell’attuale scena musicale? Con quali artisti ti piacerebbe collaborare 

Viaggiando con la fantasia, mi piacerebbe collaborare con tha Supreme, Mara Sattei, Fedez e molti altri.

Progetti per il prossimo futuro? 

In pentola bolle già qualcosa. Ho un po’ di testi pronti, la mia intenzione infatti, non è quella di fermarmi al secondo singolo. 

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Indie Pop

Dammi tre parole #5 – Giugno

Paroleparoleparoleparole che rimbalzano contro i finestrini di macchine lanciate a tutta velocità verso il fraintendimento, mentre accanto a noi sfilano cortei di significati e di interpretazioni che si azzuffano per farsi strada nella Storia, provando a lasciare un segno. Parole giuste, parole sbagliate; parole che diventano mattoni per costruire case, ma anche per tirare su muri; parole che sono bombe, pronte a fare la guerra o a ritornare al mittente dopo essere state lanciate con troppa superficialità: parole intelligenti, parole che sembrano tali solo a chi le pronuncia, mentre chi le ascolta cerca le parole giuste per risanare lo squarcio. Parole che demoliscono, parole che riparano. Spesso, parole che sembrano altre parole, che pesano una tonnellata per alcuni mentre per altri diventano palloncini a cui aggrapparsi per scomparire da qui. Parole che sono briciole seminate lungo il percorso da bocche sempre pronte a parlare, ma poche volte capaci di mordersi la lingua: se provi a raccoglierle, come un Pollicino curioso, forse potresti addirittura risalire all’origine della Voce, e scoprire che tutto è suono, e che le parole altro non sono che corpi risonanti nell’oscurità del senso.

Parolavocemusica: matrioske che si appartengono, e che restituiscono corpo a ciò che sembra essere solo suono.

Ogni mese, tre parole diverse per dare voce e corpo alla scena che conta, raccogliendo le migliori uscite del mese in una tavola rotonda ad alto quoziente di qualità: flussi di coscienza che diventano occasioni di scoperta, e strumenti utili a restituire un senso a corpi lessicali che, oggi più che mai, paiono scatole vuote

NIVEO

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”. 

Se mi dite originalità mi viene in mente le caratteristiche su cui ho basato il mio lato artistico come l’essere spontaneo e genuino proprio come il ragazzino che sono.

Per tormentone penso alla continua ricerca di un ritornello per i miei pezzi, questa è una cosa che purtroppo mi contraddistingue, i ritornelli che mi piace tanto scrivere non soddisfano mai completamente il mio produttore quindi ci troviamo sempre a discuterne a riguardo perché abbiamo gusti differenti, però mi aiuta molto uscire dai miei soliti schemi per provare a scrivere cose diverse, questo mi aiuta molto a variare metodo di scrittura. Se mi dite Playlist mi vengono in mente le mie playlist preferite di Spotify come ‘scuola indie’ o ‘Indie Italia’ oppure la mia amatissima playlist di Spotify dove ho un migliaio di canzoni che continuo ad ascoltare ormai da non so quanto anni!

BEATRICE PUCCI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”.

Per me l’originalità è contagiosa, se vedo qualcosa di originale fatto da qualcuno, mi sento ispirata a creare qualcosa di mio. Al di là delle dinamiche di mercato e delle playlist, creare qualcosa di proprio senza farsi bloccare da retropensieri è un’abilità importante per chiunque voglia fare musica su lungo periodo, per chi non punta soltanto a fare la hit del momento.

URANIA

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”.

Laura: Originalità: ricerca di se stessi e della propria personalità, creazione di un pensiero personale e di elementi rappresentativi della propria persona che rimangono simbolici e di riferimento per gli altri, trovare il proprio modo di dire le cose ed esprimerle tramite mezzi diversi come arte, look, musica, fotografia attraverso i quali poter dare una propria visione della realtà che ci circonda;

Tormentone: Hit estiva, canzone con melodia forte, persona ripetitiva, pensieri ricorrenti.

Playlist: raccolta di brani in base ai vari mood, compagne per lo studio, il relax e i momenti no, posti in cui scoprire nuova musica e conoscere altri artisti, mezzi per arrivare a più persone.

Stefania: Originalità per me vuol dire semplicemente avere personalità, non avere paura di essere ciò che si è, osare, viversi completamente e avere il coraggio di sentire.
Tormentone per me significa qualcosa che il più delle volte, vuoi o non vuoi ci buttano addosso e poi ci caschi anche tu.
Playlist per me vuol dire raccolta di suoni, canzoni, mood che possano racchiudere un periodo, dei ricordi e dei momenti importanti.

MAELSTROM

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo originalità, tormentone, playlist”. 

Penso che l’originalità di un progetto sia un valore che spesso viene oscurato dalle dinamiche delle playlist. Viviamo in un momento storico in cui se non rientri all’interno di un certo contenitore mangia ascolti fai fatica ad essere considerato. Per dirla alla Willie Peyote “se non fai numeri la gente non ti calcola, è una Repubblica fondata ormai sull’algebra”. Personalmente sento la necessità di lottare affinché si possa fare una rivoluzione musicale collettiva anche senza sottostare necessariamente a questi parametri. 

YASSMINE JABRANE

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”.

Quando penso a “originalità” mi vengono in mente i Sottotono, un po’ per associazione al disco “Originali” e un po’ perché lo sono sempre stati effettivamente.Per me sono senza tempo. Se penso alla parola “tormentone”, invece,  mi vengono in mente vari brani che sono stati tormentoni personali: figli delle stelle, perfect places o anche yo x ti tu x mi. Per quanto riguarda “playlist” sicuramente mi vengono in mente le mie. Mi piace crearne per quando viaggio in macchina, devo dire che sono abbastanza brava!

Marāsma

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”.

Originalità: Calcutta
Tormentone: Completamente – Thegiornalisti
Playlist: Indie Italia.

KASHMERE

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”.

Credo che l’originalità che sia la caratteristica fondamentale di qualsiasi progetto artistico. Personalmente, ritengo che un artista non sufficientemente originale, anche se dotato di capacità notevoli, abbia meno possibilità di emergere. Portare novità nel panorama artistico attuale è troppo importante per essere notato e destare curiosità.

Quando penso al tormentone mi vengono in mente le canzoni che difficilmente possono avere vita lunga. In un certo senso, nascono per sopravvivere soltanto nei pochi mesi seguenti alla loro uscita. Se invece pensiamo ai tormentoni intesi come quelle canzoni che sembrano non tramontare mai perché sempre incredibilmente attuali, anche se scritte decenni e decenni fa, allora l’unica cosa che ci resta da fare è battere le mani e inchinarsi alla genialità di chi le ha scritte.

Ad oggi, le playlist sono le mete più ambite da qualsiasi artista. In un mondo in cui la musica non viene più venduta fisicamente, i digital stores rimangono l’unica risorsa per poter raggiungere i propri ascoltatori, e purtroppo, soltanto entrando all’interno delle playlist maggiormente seguite, è possibile raggiungere streams realmente soddisfacenti. 

AIDA

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo originalità, tormentone, playlist”.

Originalità un ideale impossibile, tormentone psicosi collettiva, playlist si prega. Ora presta attenzione e dimentica il mio nome. 

FEDERICO CACCIATORI

Ciao a tutti gli amici di Perindiepoi, parlare di originalità può sembrare semplice, in realtà non è proprio così… vi dirò la mia. Credo che l’originalità sia molto importante per qualsiasi lavoro artistico e non. Questa permette intanto di farci riconoscere da chiunque, di eccellere rispetto ad un qualcosa o un qualcuno che si veste di monotonia e piattezza. Credo che ogni compositore, ogni autore abbia un suo modello al quale si ispira, le idee non nascono dal nulla, penso che chiunque tragga spunto da ciò che legge, ciò che vede ma soprattuto da ciò che ascolta, perché dico da ciò che ascolta? Perché le parole hanno un peso e molte volte rimangono molto più impresse nella mente rispetto ad una rappresentazione visiva o tattile.Tornando al discorso, l’originalità oltre ad essere un fattore predominante e difficile da ottenere a volte può essere anche un “pericolo”, perché un autore, un compositore chiunque esso sia o rappresenti, nel momento in cui si crea, o,  comunque gli viene cucito sulle spalle un certo ramo di originalità, nel momento in cui esso volesse cambiare repentinamente, stile genere o volesse seguire l’onda del momento … potrebbe risultare molto difficile apprezzare la propria originalità e allo stesso modo, potrebbe risultare non originale. E’ molto difficile rimanere originali! Come dicevo, quello che ruota intorno a noi, che sia la società in cui viviamo, che siano le persone che ci circondano, in qualche modo ci influenzano e noi non siamo altro che una ruota piccolina che gira intorno ad altre infinite ruote che girano a sua volta dietro una grande ruota che è la vita.

Tormentoni? Beh, questa la faccio più breve promesso! A contrario di quanto si pensi, apprezzo i tormentoni. Esiste una strada segreta per ritrovarsi a scrivere o ritrovarsi a cantare un tormentone? Non credo, i tormentoni si basano su una delle parole più utilizzate in tutte le lingue del mondo che è: semplicità. Sì, perché è di questo che al novanta su cento sono formati i tormentoni, ma soprattuto non possono mancare di un’altra parola magari utilizzata un po’ meno che è la ripetitività, sì, perché anche questa credo che sia uno dei caratteri fondamentali di essi. La ripetitività la suddivido sotto due aspetti, il primo è quello legato alla periodicità, ripetere in maniera praticamente identica l’operazione fatta negli scorsi anni sicuramente è un punto di forza delle “hit” e l’altro fattore è legato strettamente al testo  alle parole e soprattuto ai temi che vengono trattate all’interno di queste canzoni. Sarà una caso che queste siano quasi sempre le stesse tematiche? Non credo, ed ecco i motivi per cui i tormentoni funzionano. Se li apprezzo? Certo che sì, essere semplici, costanti e ciclici è una tra le cose più difficili in campo artistico musicale. 

Le playlist, esse credo che siano utili soprattuto per la visibilità di un artista, possono essere un buon trampolino di lancio verso quella che oggi è chiamata, con un termine che io odio particolarmente, visibilità. Perché dico questo, perché comunque quel tipo di visibilità digitale è ben diversa da un tipo di visibilità reale; in quanti preferiscono quel tipo di visibilità rispetto alla capacità di vedere, ascoltare o godersi un concerto dal vivo? Io rimango più per il “real”, ma nonostante tutto come dicevo credo che, queste, più che un mezzo siano un grande strumento, più tagliato per gli ascoltatori che per chi scrive musica. Ma noi che di musica ne parliamo ne scriviamo ne raccontiamo, non siamo anche noi degli ascoltatori? Ebbene sì, quindi ecco che forse anche le playlist, possono essere di nostro gradimento e godimento.

MARONNA 

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo originalità, tormentone, playlist”.

Originalità:

Le band a cappella secondo me sono originali… è quel tocco che ogni musicista dovrebbe dare alle proprie canzoni. Le nostre prime creazioni erano davvero bizzarre e molto originali.

Tormentone:

La mia vita è un tormentone. Vivo di tormentoni creati da me stesso che spesso non hanno un senso. A volte sono troppo autoreferenziale; soprattutto quando parlo con Andrea andiamo avanti a forza di citazioni di personaggi, amici o conoscenti che praticamente abbiamo creato noi.

Playlist:

La playlist della mia vita spazia da Bach a Ruggero dei Timidi, da Battisti a Cosmo, dai Tame Impala a Sven Vatt… praticamente è un mappazzone con qualsiasi cosa dentro.

TARA

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo originalità, tormentone, playlist”.

Originalità:

Direi: “osare a modo tuo”. Riuscire a leggere al buio, a scrivere con una penna senza inchiostro, a ragionare al contrario, a lasciarsi guidare dal flusso naturale delle cose, degli eventi, delle circostanze, delle sensazioni e seguire quel sentiero che si viene a creare sotto le suole, senza lasciarsi frenare dagli standard già preimpostati. Essere il buco nero al centro della galassia che brilla intorno a te, come se fosse tutto ciò che ti sei creato, in grado di esaltare la tua essenza con la sua preziosità e unicità.

Tormentone:

Penso subito a: “Ossessione continua”. Sia in senso positivo che negativo. In senso positivo, mi viene in mente la mia ossessione verso i mirtilli con la cannella, i viaggi di

notte, in particolare quelli accompagnati dalla pioggia che scandisce il tempo sui vetri della tua auto, penso alla mia ossessione verso ciò che amo dai miei rituali quotidiani, alle persone e alle cose che fanno parte della mia vita. In senso *non* positivo, mi viene da pensare alle persone pressanti. Il primissimo pensiero va lì, a quelle persone che ti tormentano psicologicamente, che si infiltrano, anche furtivamente, nella tua vita, per poi girarti intorno, proprio come i satelliti fanno con la terra: la osservano alla ricerca profonda di ogni sua manifestazione e movimento, tenendone sotto controllo ogni respiro.

Playlist:

Mi viene subito da pensare a “Hey, gioca con me!” Playlist è un invito a giocare con la propria essenza. Una playlist è ciò che può rappresentare la tua personalità sotto tantissime prospettive ed elementi differenti. È come un viaggio su un altro pianeta -per restare in tema- un mondo che però ti appartiene e quando si apre al prossimo, accoglie e invade di migliaia di suoni, di musiche che risuonano sotto qualsiasi forma possibile, comunicandoti “chi/ciò che hai davanti”. Ma solo se realmente si sa leggere dentro.

MIRIAM RICORDI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo originalità, tormentone, playlist”.

Trovo originale fottersene delle playlist e pubblicare a giugno un singolo che non punta a essere un tormentone estivo. (Giovanni Truppi docet)

AURORA

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo originalità, tormentone, playlist”.

Con originalità mi viene in mente il fatto che vedo troppa gente che perde l’originalità per “essere” qualcun altro. Ad oggi commettiamo l’errore di voler assomigliare magari a un prototipo di persona perché così crediamo sia meglio, crediamo di attirare l’attenzione di qualcuno. Anche dire “cerco di essere originale “ è una convenzione che vorrebbe che fossimo tutti originali, ma non tutti lo possiamo essere. C’è chi lo è, c’è chi invece la semplicità gli sta così bene addosso… ed è questa secondo me la vera originalità. Essere tutti come si è, essere sé stessi… così saremo davvero originali.

Con tormentone penso ovviamente a quei brani che passano così tanto alla radio, quelli che senti tantissime volte. Ma penso che siano poi quelli che uno si stanca più facilmente di ascoltare e rischiano anche di venire un po’ dimenticati.

Con playlist mi viene in mente una cosa più personale. Mi spiego meglio: mi vengono in mente quelle canzoni scelte da noi stessi, ognuna delle quali ci trasmette una cosa diversa dall’altra, e quindi le mettiamo nella nostra playlist, creata da noi e da nessun altro.

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Elettronica Indie Pop

“Chi ti crederà più” è il nuovo singolo di Kashmere

“Chi ti crederà più? Ma chi ti crederà più?” così canta Kashmere nel suo nuovo singolo, fuori il 24 giugno e prodotto da Thufo.

Sulle note di un ritmo dance anni Ottanta, ecco che Kashmere è pronto a farci godere lo show, magari, riprendendo le parole del testo, anche insieme a dei pop corn.

Sì, perché Kashmere ci racconta attraverso la sua verità di una storia andata male. “Ti ho tenuta vicino, raccontato chi sono ma sei stata veleno. Ora cosa mi resta, solo caos nella testa. Provo a non pensarci più”. Questo il monito che Kashmere ci comunica, cioè la necessità di non pensare più a come è andata ma iniziare quindi a vivere e a voltare pagina. Tutto questo l’artista riesce a renderlo attraverso una musicalità danzereccia, che ti stimola a ballare e perdersi tra le note della canzone anziché soffermarsi a pensare al futuro di quello che verrà.

“Chi ti crederà più” ammicca al singolo estivo senza pretendere di essere un tormentone. Con la speranza di farci scrollare di dosso tutta la calura estiva, non possiamo far altro che acclamare a gran voce che il nuovo singolo di Kashmere ha sicuramente colpito nel segno.

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Indie Internazionale

Le 5 cose preferite di Cabruja

Cabruja ci ripropone una sua versione tutta personale e speciale del singolo di Björk, stiamo parlando di “Unravel”, di cui abbiamo anche il nuovo video. Noi abbiamo chiesto di raccontarsi attraverso le sue 5 cose preferite!

Giochi di Ruolo

I  GdR (rigorosamente “Tabletop”, con i manuali, le schede, matite e dadi) sono il mio “hobby” preferito in assoluto. I GdR mi hanno fatto imparare storia, geografia, mitologia; mi hanno fatto viaggiare, mi hanno fatto vivere mille vite, vite che forse è meglio vivere sulla carta.
Poi, mi han permesso di sviluppare i rapporti di amicizia più belli che io abbia mai fatto. Gioco ancora oggi con gli amici con cui ho cominciato a giocare ai 14 anni, quasi 30 anni fa, a Caracas.

Coda di cane che scodinzola

Mi dispiace che l’evoluzione dell’uomo ci abbia portato a perdere la coda. Ne vorrei una per scodinzolare quando sono contento.

Avere ragione

Dà troppa soddisfazione. Non è nemmeno necessario dire “te l’avevo detto”. Quello invece è odioso.

I set list di musica da ballare ai matrimoni venezuelani degli anni 80/90 (che poi sono rimasti più o meno invariati)

Si parte col Paso Doble spagnolo, si alterna con il Merengue, la Salsa e della roba truzza; si fa poi “La hora Loca” (dalle sigle di programmi infantili alla tarantella italiana con in mezzo un po’ di “rock en español”) e si finisce con i “tambores” della costa venezuelana, quando il whiskey ha lavato via la dignità e il ritegno. Mi mancano molto queste feste!

Viaggiare

Sarà banale, ma mi piace essere altrove, vedere posti che non conosco e ascoltare lingue che non capisco. Ecco, mi piace non capire un c**zo, mi mette nella posizione di dover fidarmi degli altri. Quando sono in un posto in cui non capisco minimamente la lingua e sento parlare la gente intorno a me, ho sempre la sensazione che dicano solo cose belle o almeno interessanti.

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Indie Pop

Yassmine fa la tigre feroce nel bazar della nuova scena

Come ormai avrete capito, ho una certa passione per scandagliare le profondità della nuova musica emergente: monadi che rimbalzano da una parte all’altra, provando a trovare sfiatatoi e vie d’uscita dalla bolla, sempre più preoccupante, in cui dilagano le voci di tante, troppe proposte lasciate alla potenzialità del talento, nel silenzio assordante di un sistema tritacarne che, quando ti considera, ti finisce con il consumare. 

E dato che, come ormai avrete capito bis, le mie prefazioni sono solitamente fuori argomento e utili solo ad annoiare i poveri lettori, qui vi lascio l’ascolto di quello che, naufragando tra i resoconti delle proposte settimanali, ho trovato essere una delle proposte più interessanti che possiate reperire, almeno questa settimana, in circolazione: lei è Yassmine Jabrane, il suo è un secondo singolo che si fa conferma della qualità di un esordio che – qualche mese – ci passò colpevolmente inosservato; rimediamo stavolta con “Baazar”, e lo facciamo ben volentieri. 

Poche cose da dire, prima di chiudere i miei soliti sermoni esplicativi: Yassmine ha talento, ma sopratutto ha un modo di proporre la propria musica che riesce, con dimestichezza, a tenersi in equilibrio fra mainstream e nicchia, ricerca e popolare; lo dimostrano le influenze mediterranee di una proposta musicale che si snoda con eleganza anche laddove la scrittura si fa più scarna, più “catchy”.

Lo dimostra la resa di una produzione che rimane in testa, anche senza toccare i soliti tasti lusinghieri e prevedibili che l’ItPop ci ha portato ormai a rigettare con disgusto ma piuttosto a cercare la particolarità del suono, l’attenzione al particolare della sfumatura timbrica.

In ultimo – ma non per ultimo – lo dimostra la gentilezza chirurgica e tagliente di una penna che racconta l’intimità con leggerezza, senza ricerca troppe scappatoie per dire le cose come devono.

Insomma, il progetto convince e se lo fa a primo ascolto, beh, secondo me vale la pena di un secondo, di un terzo, e via così; in attesa di un disco che, così confidiamo, non tarderà ad arrivare.

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Indie Pop

Le 5 cose preferite degli NDM

Gli NDM pubblicano il singolo “Un giudice“, di Fabrizio De Andrè. Una cover nella quale il brano originale viene quasi stravolto dalle sonorità ruvide del gruppo romano. Per noi l’occasione di incontrarli e chiedere quali sono le loro 5 cose preferite.


Contaminazione
Fin dai nostri inizi è la contaminazione dei generi, il mescolarsi di sonorità, a fare da motore. Contaminazione è evoluzione. Così abbiamo portato il nostro sound in un brano folk/cantautoriale


Ritmo
Alla base di qualsiasi cosa, di una progressione di accordi, di una melodia, o della struttura in generale del brano. Là dove c’è il ritmo e groove le cose funzionano decisamente meglio.

Mario
La nostra mascotte, da sempre. È un pupazzo,una scimmia…ci ricorda molto spesso chi siamo. 
Petra
Il fuzz di effetti di clara che ci ha dato una mano per gli arrangiamenti di un giudice. Un suono la cui idea è antica ma che i ragazzi di EDC hanno saputo attualizzare con grande abilità secondo noi. 
Fabrizio de André
In questo periodo per noi è stato molto stimolante lavorare su un’attitudine cantautoriale come la sua e traslarla su un piano con suoni molto più violenti. È stato un esercizio difficile ma che ci porteremo dietro anche nei prossimi lavori…

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Indie Pop

Le 5 cose preferite di Luca De Gregorio

Lasciami fuori” è il nuovo singolo di Luca De Gregorio, che ora ha anche un video. Noi abbiamo chiesto all’artista di raccontarci quali sono le sue 5 cose preferite!

Gravity di John Mayer

“Just keep me where the light is!” Ha segnato una parte del mio percorso e delle mie influenze musicali. Credo che la semplicità sia un’ arma potentissima e questa canzone, nella sua dinamica, arriva dritta al cuore…come una preghiera.

Eduardo de Filippo

La sua profondità, la sua malinconia, la tragedia celata dietro alla comicità, il suo modo di vivere e di comunicare – sia dentro che fuori dalla scena teatrale – sono state per me un bagaglio artistico prezioso.

Bukowski

Perchè è ed è stato maledettamente, fottutamente, sempre lui.

Caffè

E’ un appuntamento fisso, per me: un angolo di mondo irrinunciabile, soprattutto prima della stesura di un testo, della creazione di una canzone.

If di Rudyard Kipling

Questa poesia è un altro posto dove torno spesso, quando la bussola interiore gioca brutti scherzi.