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Indie Internazionale Intervista Pop

“Baci Chardonnay”: intervista a Lavinia

Lavinia Macheda, classe 2002, è una cantautrice di Reggio Calabria, impiantata a Milano dove studia Economia e gestione aziendale presso l’università Cattolica. “Baci Chardonnay” è il brano chiave che apre il suo nuovo percorso da cantautrice, e ne svela il lato più intimo raccontando di quanto sia importante e necessario a volte mettere nero su bianco quello che la vita ci mette di fronte.

Il videoclip prodotto da Antonio Condello, ha come cornice una Milano notturna, non quella della movida, ma quella delle strade vuote di notte, dei tram romantici e malinconici allo stesso tempo, quelli antichi e storici. Lavinia percorre le strade vuote con la linea del tram n1, in una delle sue notti in bianco proprio come canta il testo della sua canzone, la notte che aiuta a pensare, a fare il punto della situazione, e abbandonarsi alla malinconia.

Abbiamo chiesto a Lavinia di rispondere alle nostre domande:

Ciao Lavinia parlaci un po’ del tuo progetto musicale

Ciao! Mi è sempre piaciuto cantare, a seguito di varie esperienze mi sono trovata ad essere piena di emozioni e a non sapere come sfogarle, quindi ho iniziato a dedicami alla scrittura dei singoli, assieme ad Antonio Condello. Nei testi metto me stessa, le mie emozioni, per cercare di lasciare andare i ricordi ma non solo, anche per cercare di tendere una mano a coloro che, come me, si sono trovati in difficoltà. 


Baci chardonnay è il tuo nuovo singolo ci racconti come è nato e di cosa parla?

Baci Chardonnay è nato alla fine dell’estate del 2021. Pioveva e mi trovavo nella mia casa al mare e a seguito dell’ennesima discussione e delusione, avevo deciso di uscire per prendere un po’ d’aria fresca andando in spiaggia. Mi sono seduta in riva al mare e la mia mano ha cominciato a scrivere molti pensieri, domande che mi frullavano in testa. Il singolo parla di come sono riuscita a metabolizzare le mie emozioni con un viaggio a Parigi che fa da cornice ad una storia d’amore giunta al termine. 


Quali sono le tue influenze musicali più importanti?

Fin da piccola, i miei genitori hanno cercato di trasmettermi l’amore per la musica, con mio papà che suonava la chitarra e la mia mamma che lo accompagnava con la voce. Direi che sono stati loro che mi hanno aiutata e conoscere importanti artisti del passato, ma al tempo stesso c’è la necessità di stare al passo con i tempi, infatti la musica pop americana penso che abbia avuto molta più influenza su di me. Mi piace molto anche la nuova scena italiana indie.


Cosa ne pensi dell’attuale scena musicale? Con quali artisti ti piacerebbe collaborare 

Viaggiando con la fantasia, mi piacerebbe collaborare con tha Supreme, Mara Sattei, Fedez e molti altri.

Progetti per il prossimo futuro? 

In pentola bolle già qualcosa. Ho un po’ di testi pronti, la mia intenzione infatti, non è quella di fermarmi al secondo singolo. 

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Indie Pop

Dammi tre parole #5 – Giugno

Paroleparoleparoleparole che rimbalzano contro i finestrini di macchine lanciate a tutta velocità verso il fraintendimento, mentre accanto a noi sfilano cortei di significati e di interpretazioni che si azzuffano per farsi strada nella Storia, provando a lasciare un segno. Parole giuste, parole sbagliate; parole che diventano mattoni per costruire case, ma anche per tirare su muri; parole che sono bombe, pronte a fare la guerra o a ritornare al mittente dopo essere state lanciate con troppa superficialità: parole intelligenti, parole che sembrano tali solo a chi le pronuncia, mentre chi le ascolta cerca le parole giuste per risanare lo squarcio. Parole che demoliscono, parole che riparano. Spesso, parole che sembrano altre parole, che pesano una tonnellata per alcuni mentre per altri diventano palloncini a cui aggrapparsi per scomparire da qui. Parole che sono briciole seminate lungo il percorso da bocche sempre pronte a parlare, ma poche volte capaci di mordersi la lingua: se provi a raccoglierle, come un Pollicino curioso, forse potresti addirittura risalire all’origine della Voce, e scoprire che tutto è suono, e che le parole altro non sono che corpi risonanti nell’oscurità del senso.

Parolavocemusica: matrioske che si appartengono, e che restituiscono corpo a ciò che sembra essere solo suono.

Ogni mese, tre parole diverse per dare voce e corpo alla scena che conta, raccogliendo le migliori uscite del mese in una tavola rotonda ad alto quoziente di qualità: flussi di coscienza che diventano occasioni di scoperta, e strumenti utili a restituire un senso a corpi lessicali che, oggi più che mai, paiono scatole vuote

NIVEO

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”. 

Se mi dite originalità mi viene in mente le caratteristiche su cui ho basato il mio lato artistico come l’essere spontaneo e genuino proprio come il ragazzino che sono.

Per tormentone penso alla continua ricerca di un ritornello per i miei pezzi, questa è una cosa che purtroppo mi contraddistingue, i ritornelli che mi piace tanto scrivere non soddisfano mai completamente il mio produttore quindi ci troviamo sempre a discuterne a riguardo perché abbiamo gusti differenti, però mi aiuta molto uscire dai miei soliti schemi per provare a scrivere cose diverse, questo mi aiuta molto a variare metodo di scrittura. Se mi dite Playlist mi vengono in mente le mie playlist preferite di Spotify come ‘scuola indie’ o ‘Indie Italia’ oppure la mia amatissima playlist di Spotify dove ho un migliaio di canzoni che continuo ad ascoltare ormai da non so quanto anni!

BEATRICE PUCCI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”.

Per me l’originalità è contagiosa, se vedo qualcosa di originale fatto da qualcuno, mi sento ispirata a creare qualcosa di mio. Al di là delle dinamiche di mercato e delle playlist, creare qualcosa di proprio senza farsi bloccare da retropensieri è un’abilità importante per chiunque voglia fare musica su lungo periodo, per chi non punta soltanto a fare la hit del momento.

URANIA

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”.

Laura: Originalità: ricerca di se stessi e della propria personalità, creazione di un pensiero personale e di elementi rappresentativi della propria persona che rimangono simbolici e di riferimento per gli altri, trovare il proprio modo di dire le cose ed esprimerle tramite mezzi diversi come arte, look, musica, fotografia attraverso i quali poter dare una propria visione della realtà che ci circonda;

Tormentone: Hit estiva, canzone con melodia forte, persona ripetitiva, pensieri ricorrenti.

Playlist: raccolta di brani in base ai vari mood, compagne per lo studio, il relax e i momenti no, posti in cui scoprire nuova musica e conoscere altri artisti, mezzi per arrivare a più persone.

Stefania: Originalità per me vuol dire semplicemente avere personalità, non avere paura di essere ciò che si è, osare, viversi completamente e avere il coraggio di sentire.
Tormentone per me significa qualcosa che il più delle volte, vuoi o non vuoi ci buttano addosso e poi ci caschi anche tu.
Playlist per me vuol dire raccolta di suoni, canzoni, mood che possano racchiudere un periodo, dei ricordi e dei momenti importanti.

MAELSTROM

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo originalità, tormentone, playlist”. 

Penso che l’originalità di un progetto sia un valore che spesso viene oscurato dalle dinamiche delle playlist. Viviamo in un momento storico in cui se non rientri all’interno di un certo contenitore mangia ascolti fai fatica ad essere considerato. Per dirla alla Willie Peyote “se non fai numeri la gente non ti calcola, è una Repubblica fondata ormai sull’algebra”. Personalmente sento la necessità di lottare affinché si possa fare una rivoluzione musicale collettiva anche senza sottostare necessariamente a questi parametri. 

YASSMINE JABRANE

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”.

Quando penso a “originalità” mi vengono in mente i Sottotono, un po’ per associazione al disco “Originali” e un po’ perché lo sono sempre stati effettivamente.Per me sono senza tempo. Se penso alla parola “tormentone”, invece,  mi vengono in mente vari brani che sono stati tormentoni personali: figli delle stelle, perfect places o anche yo x ti tu x mi. Per quanto riguarda “playlist” sicuramente mi vengono in mente le mie. Mi piace crearne per quando viaggio in macchina, devo dire che sono abbastanza brava!

Marāsma

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”.

Originalità: Calcutta
Tormentone: Completamente – Thegiornalisti
Playlist: Indie Italia.

KASHMERE

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”.

Credo che l’originalità che sia la caratteristica fondamentale di qualsiasi progetto artistico. Personalmente, ritengo che un artista non sufficientemente originale, anche se dotato di capacità notevoli, abbia meno possibilità di emergere. Portare novità nel panorama artistico attuale è troppo importante per essere notato e destare curiosità.

Quando penso al tormentone mi vengono in mente le canzoni che difficilmente possono avere vita lunga. In un certo senso, nascono per sopravvivere soltanto nei pochi mesi seguenti alla loro uscita. Se invece pensiamo ai tormentoni intesi come quelle canzoni che sembrano non tramontare mai perché sempre incredibilmente attuali, anche se scritte decenni e decenni fa, allora l’unica cosa che ci resta da fare è battere le mani e inchinarsi alla genialità di chi le ha scritte.

Ad oggi, le playlist sono le mete più ambite da qualsiasi artista. In un mondo in cui la musica non viene più venduta fisicamente, i digital stores rimangono l’unica risorsa per poter raggiungere i propri ascoltatori, e purtroppo, soltanto entrando all’interno delle playlist maggiormente seguite, è possibile raggiungere streams realmente soddisfacenti. 

AIDA

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo originalità, tormentone, playlist”.

Originalità un ideale impossibile, tormentone psicosi collettiva, playlist si prega. Ora presta attenzione e dimentica il mio nome. 

FEDERICO CACCIATORI

Ciao a tutti gli amici di Perindiepoi, parlare di originalità può sembrare semplice, in realtà non è proprio così… vi dirò la mia. Credo che l’originalità sia molto importante per qualsiasi lavoro artistico e non. Questa permette intanto di farci riconoscere da chiunque, di eccellere rispetto ad un qualcosa o un qualcuno che si veste di monotonia e piattezza. Credo che ogni compositore, ogni autore abbia un suo modello al quale si ispira, le idee non nascono dal nulla, penso che chiunque tragga spunto da ciò che legge, ciò che vede ma soprattuto da ciò che ascolta, perché dico da ciò che ascolta? Perché le parole hanno un peso e molte volte rimangono molto più impresse nella mente rispetto ad una rappresentazione visiva o tattile.Tornando al discorso, l’originalità oltre ad essere un fattore predominante e difficile da ottenere a volte può essere anche un “pericolo”, perché un autore, un compositore chiunque esso sia o rappresenti, nel momento in cui si crea, o,  comunque gli viene cucito sulle spalle un certo ramo di originalità, nel momento in cui esso volesse cambiare repentinamente, stile genere o volesse seguire l’onda del momento … potrebbe risultare molto difficile apprezzare la propria originalità e allo stesso modo, potrebbe risultare non originale. E’ molto difficile rimanere originali! Come dicevo, quello che ruota intorno a noi, che sia la società in cui viviamo, che siano le persone che ci circondano, in qualche modo ci influenzano e noi non siamo altro che una ruota piccolina che gira intorno ad altre infinite ruote che girano a sua volta dietro una grande ruota che è la vita.

Tormentoni? Beh, questa la faccio più breve promesso! A contrario di quanto si pensi, apprezzo i tormentoni. Esiste una strada segreta per ritrovarsi a scrivere o ritrovarsi a cantare un tormentone? Non credo, i tormentoni si basano su una delle parole più utilizzate in tutte le lingue del mondo che è: semplicità. Sì, perché è di questo che al novanta su cento sono formati i tormentoni, ma soprattuto non possono mancare di un’altra parola magari utilizzata un po’ meno che è la ripetitività, sì, perché anche questa credo che sia uno dei caratteri fondamentali di essi. La ripetitività la suddivido sotto due aspetti, il primo è quello legato alla periodicità, ripetere in maniera praticamente identica l’operazione fatta negli scorsi anni sicuramente è un punto di forza delle “hit” e l’altro fattore è legato strettamente al testo  alle parole e soprattuto ai temi che vengono trattate all’interno di queste canzoni. Sarà una caso che queste siano quasi sempre le stesse tematiche? Non credo, ed ecco i motivi per cui i tormentoni funzionano. Se li apprezzo? Certo che sì, essere semplici, costanti e ciclici è una tra le cose più difficili in campo artistico musicale. 

Le playlist, esse credo che siano utili soprattuto per la visibilità di un artista, possono essere un buon trampolino di lancio verso quella che oggi è chiamata, con un termine che io odio particolarmente, visibilità. Perché dico questo, perché comunque quel tipo di visibilità digitale è ben diversa da un tipo di visibilità reale; in quanti preferiscono quel tipo di visibilità rispetto alla capacità di vedere, ascoltare o godersi un concerto dal vivo? Io rimango più per il “real”, ma nonostante tutto come dicevo credo che, queste, più che un mezzo siano un grande strumento, più tagliato per gli ascoltatori che per chi scrive musica. Ma noi che di musica ne parliamo ne scriviamo ne raccontiamo, non siamo anche noi degli ascoltatori? Ebbene sì, quindi ecco che forse anche le playlist, possono essere di nostro gradimento e godimento.

MARONNA 

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo originalità, tormentone, playlist”.

Originalità:

Le band a cappella secondo me sono originali… è quel tocco che ogni musicista dovrebbe dare alle proprie canzoni. Le nostre prime creazioni erano davvero bizzarre e molto originali.

Tormentone:

La mia vita è un tormentone. Vivo di tormentoni creati da me stesso che spesso non hanno un senso. A volte sono troppo autoreferenziale; soprattutto quando parlo con Andrea andiamo avanti a forza di citazioni di personaggi, amici o conoscenti che praticamente abbiamo creato noi.

Playlist:

La playlist della mia vita spazia da Bach a Ruggero dei Timidi, da Battisti a Cosmo, dai Tame Impala a Sven Vatt… praticamente è un mappazzone con qualsiasi cosa dentro.

TARA

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo originalità, tormentone, playlist”.

Originalità:

Direi: “osare a modo tuo”. Riuscire a leggere al buio, a scrivere con una penna senza inchiostro, a ragionare al contrario, a lasciarsi guidare dal flusso naturale delle cose, degli eventi, delle circostanze, delle sensazioni e seguire quel sentiero che si viene a creare sotto le suole, senza lasciarsi frenare dagli standard già preimpostati. Essere il buco nero al centro della galassia che brilla intorno a te, come se fosse tutto ciò che ti sei creato, in grado di esaltare la tua essenza con la sua preziosità e unicità.

Tormentone:

Penso subito a: “Ossessione continua”. Sia in senso positivo che negativo. In senso positivo, mi viene in mente la mia ossessione verso i mirtilli con la cannella, i viaggi di

notte, in particolare quelli accompagnati dalla pioggia che scandisce il tempo sui vetri della tua auto, penso alla mia ossessione verso ciò che amo dai miei rituali quotidiani, alle persone e alle cose che fanno parte della mia vita. In senso *non* positivo, mi viene da pensare alle persone pressanti. Il primissimo pensiero va lì, a quelle persone che ti tormentano psicologicamente, che si infiltrano, anche furtivamente, nella tua vita, per poi girarti intorno, proprio come i satelliti fanno con la terra: la osservano alla ricerca profonda di ogni sua manifestazione e movimento, tenendone sotto controllo ogni respiro.

Playlist:

Mi viene subito da pensare a “Hey, gioca con me!” Playlist è un invito a giocare con la propria essenza. Una playlist è ciò che può rappresentare la tua personalità sotto tantissime prospettive ed elementi differenti. È come un viaggio su un altro pianeta -per restare in tema- un mondo che però ti appartiene e quando si apre al prossimo, accoglie e invade di migliaia di suoni, di musiche che risuonano sotto qualsiasi forma possibile, comunicandoti “chi/ciò che hai davanti”. Ma solo se realmente si sa leggere dentro.

MIRIAM RICORDI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo originalità, tormentone, playlist”.

Trovo originale fottersene delle playlist e pubblicare a giugno un singolo che non punta a essere un tormentone estivo. (Giovanni Truppi docet)

AURORA

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo originalità, tormentone, playlist”.

Con originalità mi viene in mente il fatto che vedo troppa gente che perde l’originalità per “essere” qualcun altro. Ad oggi commettiamo l’errore di voler assomigliare magari a un prototipo di persona perché così crediamo sia meglio, crediamo di attirare l’attenzione di qualcuno. Anche dire “cerco di essere originale “ è una convenzione che vorrebbe che fossimo tutti originali, ma non tutti lo possiamo essere. C’è chi lo è, c’è chi invece la semplicità gli sta così bene addosso… ed è questa secondo me la vera originalità. Essere tutti come si è, essere sé stessi… così saremo davvero originali.

Con tormentone penso ovviamente a quei brani che passano così tanto alla radio, quelli che senti tantissime volte. Ma penso che siano poi quelli che uno si stanca più facilmente di ascoltare e rischiano anche di venire un po’ dimenticati.

Con playlist mi viene in mente una cosa più personale. Mi spiego meglio: mi vengono in mente quelle canzoni scelte da noi stessi, ognuna delle quali ci trasmette una cosa diversa dall’altra, e quindi le mettiamo nella nostra playlist, creata da noi e da nessun altro.

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Pop

Le cinque cose preferite di Beca

A volte una scelta sbagliata può trasformarsi nella canzone giusta: inizia con il passo giusto la carriera di BECA, cantautore con un po’ di rock e molta passione nelle proprie vene. Come si dimostra facilmente guardando il suo nuovo video, VOGLIA DI NIENTEVOGLIA DI NIENTE (La Rue Musi Records) è il brano di debutto di BECA, frutto della collaborazione con l’etichetta La Rue Music Records. Prossimamente uscirà il primo EP di Beca sempre per La Rue Music Records sotto la produzione dello staff del Bianconiglio Studio.

Nel brano l’artista si mette a nudo e parla di come ha affrontato una relazione tossica offuscata dai fumi dell’alcol, facendo trasparire le sue influenze indie e rock.

Per l’occasione, gli abbiamo chiesto quali sono le sue cinque cose preferite!

IL BAR SHELLEY

Il bar dove sono cresciuto, situato nella piazza omonima, dove ho passato ormai 8 anni della mia vita. Dove ho fatto amicizie, dove mi sono innamorato, dove ho litigato, dove ho vissuto…

Negli ultimi anni ha raccolto molti ragazzi come me, e grazie a questo posto magico adesso abbiamo un sacco di cose da raccontare, possibilmente non alle forze dell’ordine.

LA CHITARRA 

Lo strumento che mi ha fatto affacciare al mondo della musica. Ho iniziato a suonarla a 11 anni, quasi costretto da mia madre, probabilmente l’imposizione più bella che mi sia stata fatta, perché dopo 13 anni è ancora qui al mio fianco. 

IL MARE

Forse una delle mie fortune più grandi è quella di abitare vicino al mare. Il mio posto terapeutico per eccellenza. La capacità della marea di spazzare via i problemi e le preoccupazioni dalla tua testa ha dell’incredibile. Non c’è un momento di difficoltà che mi ricordi in cui il mare non mi ha porto la sua mano azzurra.

LA COLLANA DI PERLE

È diventata quasi il mio simbolo, mi accompagna sempre, sia se devo uscire per andare a bere qualcosa, sia se devo fare un live. L’ho indossata per la prima volta tre anni fa, dopo averla chiesta a mia madre, che di tutta risposta mi ha guardato con una faccia un po’ stranita. Ed adesso a distanza di tutto questo tempo sembra anche andare di moda.

GIN TONIC

Sembra brutto da dire ma è uno dei miei compagni più fedeli. È perfetto per ogni occasione e non mi lascia mai deluso. Mi ha accompagnato in tante delle esperienze che ho vissuto che poi si sono trasformati in canzoni. Anche se a volte mi ha costretto a prendere delle decisioni sbagliate, non potrò mai voler loro del male, perché per ogni scelta sbagliata ce n’è anche una giusta, tra cui prendere un altro gin tonic.

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Elettronica Indie Pop

“Chi ti crederà più” è il nuovo singolo di Kashmere

“Chi ti crederà più? Ma chi ti crederà più?” così canta Kashmere nel suo nuovo singolo, fuori il 24 giugno e prodotto da Thufo.

Sulle note di un ritmo dance anni Ottanta, ecco che Kashmere è pronto a farci godere lo show, magari, riprendendo le parole del testo, anche insieme a dei pop corn.

Sì, perché Kashmere ci racconta attraverso la sua verità di una storia andata male. “Ti ho tenuta vicino, raccontato chi sono ma sei stata veleno. Ora cosa mi resta, solo caos nella testa. Provo a non pensarci più”. Questo il monito che Kashmere ci comunica, cioè la necessità di non pensare più a come è andata ma iniziare quindi a vivere e a voltare pagina. Tutto questo l’artista riesce a renderlo attraverso una musicalità danzereccia, che ti stimola a ballare e perdersi tra le note della canzone anziché soffermarsi a pensare al futuro di quello che verrà.

“Chi ti crederà più” ammicca al singolo estivo senza pretendere di essere un tormentone. Con la speranza di farci scrollare di dosso tutta la calura estiva, non possiamo far altro che acclamare a gran voce che il nuovo singolo di Kashmere ha sicuramente colpito nel segno.

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Indie Internazionale

Le 5 cose preferite di Cabruja

Cabruja ci ripropone una sua versione tutta personale e speciale del singolo di Björk, stiamo parlando di “Unravel”, di cui abbiamo anche il nuovo video. Noi abbiamo chiesto di raccontarsi attraverso le sue 5 cose preferite!

Giochi di Ruolo

I  GdR (rigorosamente “Tabletop”, con i manuali, le schede, matite e dadi) sono il mio “hobby” preferito in assoluto. I GdR mi hanno fatto imparare storia, geografia, mitologia; mi hanno fatto viaggiare, mi hanno fatto vivere mille vite, vite che forse è meglio vivere sulla carta.
Poi, mi han permesso di sviluppare i rapporti di amicizia più belli che io abbia mai fatto. Gioco ancora oggi con gli amici con cui ho cominciato a giocare ai 14 anni, quasi 30 anni fa, a Caracas.

Coda di cane che scodinzola

Mi dispiace che l’evoluzione dell’uomo ci abbia portato a perdere la coda. Ne vorrei una per scodinzolare quando sono contento.

Avere ragione

Dà troppa soddisfazione. Non è nemmeno necessario dire “te l’avevo detto”. Quello invece è odioso.

I set list di musica da ballare ai matrimoni venezuelani degli anni 80/90 (che poi sono rimasti più o meno invariati)

Si parte col Paso Doble spagnolo, si alterna con il Merengue, la Salsa e della roba truzza; si fa poi “La hora Loca” (dalle sigle di programmi infantili alla tarantella italiana con in mezzo un po’ di “rock en español”) e si finisce con i “tambores” della costa venezuelana, quando il whiskey ha lavato via la dignità e il ritegno. Mi mancano molto queste feste!

Viaggiare

Sarà banale, ma mi piace essere altrove, vedere posti che non conosco e ascoltare lingue che non capisco. Ecco, mi piace non capire un c**zo, mi mette nella posizione di dover fidarmi degli altri. Quando sono in un posto in cui non capisco minimamente la lingua e sento parlare la gente intorno a me, ho sempre la sensazione che dicano solo cose belle o almeno interessanti.

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Indie Pop

Yassmine fa la tigre feroce nel bazar della nuova scena

Come ormai avrete capito, ho una certa passione per scandagliare le profondità della nuova musica emergente: monadi che rimbalzano da una parte all’altra, provando a trovare sfiatatoi e vie d’uscita dalla bolla, sempre più preoccupante, in cui dilagano le voci di tante, troppe proposte lasciate alla potenzialità del talento, nel silenzio assordante di un sistema tritacarne che, quando ti considera, ti finisce con il consumare. 

E dato che, come ormai avrete capito bis, le mie prefazioni sono solitamente fuori argomento e utili solo ad annoiare i poveri lettori, qui vi lascio l’ascolto di quello che, naufragando tra i resoconti delle proposte settimanali, ho trovato essere una delle proposte più interessanti che possiate reperire, almeno questa settimana, in circolazione: lei è Yassmine Jabrane, il suo è un secondo singolo che si fa conferma della qualità di un esordio che – qualche mese – ci passò colpevolmente inosservato; rimediamo stavolta con “Baazar”, e lo facciamo ben volentieri. 

Poche cose da dire, prima di chiudere i miei soliti sermoni esplicativi: Yassmine ha talento, ma sopratutto ha un modo di proporre la propria musica che riesce, con dimestichezza, a tenersi in equilibrio fra mainstream e nicchia, ricerca e popolare; lo dimostrano le influenze mediterranee di una proposta musicale che si snoda con eleganza anche laddove la scrittura si fa più scarna, più “catchy”.

Lo dimostra la resa di una produzione che rimane in testa, anche senza toccare i soliti tasti lusinghieri e prevedibili che l’ItPop ci ha portato ormai a rigettare con disgusto ma piuttosto a cercare la particolarità del suono, l’attenzione al particolare della sfumatura timbrica.

In ultimo – ma non per ultimo – lo dimostra la gentilezza chirurgica e tagliente di una penna che racconta l’intimità con leggerezza, senza ricerca troppe scappatoie per dire le cose come devono.

Insomma, il progetto convince e se lo fa a primo ascolto, beh, secondo me vale la pena di un secondo, di un terzo, e via così; in attesa di un disco che, così confidiamo, non tarderà ad arrivare.

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Pop

Le 5 cose preferite di Ricky Ferranti

Fuori dal 15 giugno “Nuovi eroi”, il disco di Ricky Ferranti. Un raccolta di tutti i brani usciti da fine 2020 fino ad oggi con una piccola chicca: “E ti vengo a cercare”, cover di Franco Battiato. Ricky Ferranti si è fatto conoscere e amare per il suo stile particolare. Un rock folk che riesce a cambiare veste per esprimere al meglio concetti differenti.

“Nuovi eroi” è un album che alterna introspezione ed analisi esteriore, biografia e società. Ha cercato di cogliere ciò che sta accadendo nel mondo a livello ecologico piuttosto che sociale usando a volte l’ironia a volte la metafora senza dare un giudizio preciso. Qualcuno potrà cogliere un messaggio, altri il suo contrario, altri solo la musica, altri un’ispirazione per un cambiamento ed altri magari forse offendersi. Quello che conta per l’artista è muovere qualcosa. L’inserimento della cover di Battiato è perfettamente funzionale in quanto rappresenta un percorso interiore che cerca di crescere attraverso le insidie e le prepotenze della mondo. Ricky è riesce a farci sorridere con brani come “Mica così male”, riflettere sull’ambiente con “Non farmi la guerra” e su noi stessi con “Spigoli del cuore”. Sette brani che racconta l’artista, la società e l’evoluzione della sua musica.

Abbiamo deciso di chiedergli quali sono le sue cinque cose preferite!

1. Inizio con una canzone dei Dire Straits “Tunnel of love”. Per me un capolavoro assoluto della musica. Mi emoziona sempre e ha un assolo di chitarra che è a sua volta una canzone nella canzone.La adoro.Gli ho visti Live nel loro ultimo Tour e seguo tuttora Mark come solista.



2. L’Alchimista di P. Coelho. Un libro che ho letto tanti anni fa e che ha segnato una differente visione del mondo.Da quel libro ho iniziato a leggere e studiare altre religioni e filosofie come quella Indiana. 



3.  “Alberto Sordi”. Penso di avere visto tutti i suoi film più significativi ricordandone a memoria molte battute. Un attore unico e geniale.



4. “Dune”. Un film che adoro e di cui ho apprezzato anche il recente rifacimento.Sono più legato all’originale anche se ha avuto una genesi complicata dato che si basava su un libro molto articolato e complesso. La colonna sonora del film originale era dei Toto, una band immensa che ho visto 4 volte live. Del rifacimento attuale mi sarei aspettato qualcosa di più proprio sulla colonna sonora. Non voglio dire che non sia bella e funzionale , ma manca secondo me di un tema dominante forte.



5. L’Andalusia. Penso sia una regione della Spagna magica e misteriosa. Mi piace il suo mare la sua musica il sole. Sono stato in Spagna diverse volte con dei viaggi in macchina “epici”, tipo in 5 in una Fiat Uno macinando oltre 6000 Km  da Piacenza ad Algeciras, Cadiz , Cordoba, Siviglia passando per il deserto e quelle che loro chiamano Autopiste. Ci sono tornato diverse volte facendo Il nord , passando per Madrid e poi giù a Malaga verso Tarifa.

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Pop

Cosa c’è nella camera di Cortese

È un viaggio tra i ricordi d’estate quello di Cortese nel nuovo singolo “Gallipoli”, in uscita venerdì 17 giugno per Visory Indie.  Dopo “Blues Bar” il cantautore salentino torna con un brano evocativo che fa subito venire voglia d’estate e di leggerezza. Con “Gallipoli” Cortese prosegue sulla via del sound itpop, con reminiscenze anni ottanta e influenze battiatesche, perfetta colonna sonora dei viaggi per le strade assolate di una costa salentina dalla bellezza disarmante, la location ideale per amori da film che viverli in quel momento significa sentirli destinati a durare in eterno ma che alla fine restano semplicemente tra i ricordi bellissimi di un’estate indimenticabile. 

Noi siamo stati a casa sua, ed ecco cosa ci ha mostrato!

“Da una vita insieme”

Questo Shure SM58 me lo comprò mio padre quando avevo quattordici anni e iniziavo a cantare in giro per localetti della mia zona con una band di amici conosciuti in quel primo anno di liceo classico, loro erano più grandi di me di qualche anno, qualcuno era già maggiorenne, per cui ci si spostava in provincia con la macchina dell’unico patentato in cinque con chitarre, tastiere, batteria, casse, mixer, stativi, aste, microfoni incastrati nel cofano e negli altri spazi utili, spesso sopra le nostre gambe. È un microfono ancora oggi perfettamente funzionante, ha solo qualche ammaccatura sulla capsula ma è tutta vita, ogni tanto lo porto con me nei concerti, anche sui palchi con la tecnica più che servita, per ricordarmi la straordinaria vita che abbiamo vissuto insieme. 

”Sempre pronta” 

È un trolley che uso dal 2008, ammaccato ma indistruttibile. Prima del 2015 lo mettevo via ogni volta che tornavo da un viaggio fino al viaggio successivo, dal 2015 al 2019 ho attraversato così tante volte l’oceano che il trolley è rimasto sempre lì accanto al divano a portata di mano per ogni partenza, a volte ha sostato in qualche aeroporto di qualche continente più del dovuto non accompagnandomi fino a destinazione ma, alla fine, è sempre tornato a casa. 

“La mia salvezza”

Questo ciondolo è un simbolo tanto significativo per me, mi è stato regalato da una persona importante, la mia persona preferita, per salvarmi dal disordine che ho sempre avuto nella vita e nella testa, per ricordarmi che c’è sempre un posto dove posso fermarmi e gettare l’ àncora tranquillo che il mare ci coccola soltanto. Il tempo lo ha piegato ma mai spezzato come succede a volte con certi amori.  

“La mia avventura sudamericana” 

La Gaviota de Plata (un gabbiano di platino) è uno dei premi con cui sono tornato a casa dal Festival Internacional de la Canción di Viña Del Mar in Cile nel 2015 e da lì è partita una fantastica avventura fatta di tanta musica, viaggi, indimenticabili tournée oltreoceano che da bambino avrei sognato anche meno. Quella gaviota è un simbolo iconico del Festival, per cui, nel viaggio di ritorno in Italia, finché sono stato nel continente sudamericano la portavo con me tranquillamente sugli aerei come bagaglio a mano tra l’entusiasmo e l’affetto dell’equipaggio e passeggeri, ma una volta arrivato in Europa ho fatto scalo a Madrid e ai controlli di sicurezza mi hanno detto che risultava un oggetto contundente per via delle ali appuntite, per cui mi hanno chiesto di uscire, andare al banco dei check-in, imballarla e spedirla in stiva pagando 100€, per poi rientrare, rifare i controlli di sicurezza e imbarcarmi per Roma. Mentre l’addetto alla sicurezza mi tratteneva per spiegarmi tutto questo procedimento c’era un solo povero passeggero che viaggiava con me dal Cile in tutte le coincidenze per l’Italia che cercava carina mente e disperatamente di spiegare al tipo cosa fosse quel premio e cosa avevo fatto per meritarmelo. È evidente che alla guardia madrilena non importasse minimamente l’argomento, ci avrà solo scambiato per due pazzi.

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Indie Pop

Le 5 cose preferite degli NDM

Gli NDM pubblicano il singolo “Un giudice“, di Fabrizio De Andrè. Una cover nella quale il brano originale viene quasi stravolto dalle sonorità ruvide del gruppo romano. Per noi l’occasione di incontrarli e chiedere quali sono le loro 5 cose preferite.


Contaminazione
Fin dai nostri inizi è la contaminazione dei generi, il mescolarsi di sonorità, a fare da motore. Contaminazione è evoluzione. Così abbiamo portato il nostro sound in un brano folk/cantautoriale


Ritmo
Alla base di qualsiasi cosa, di una progressione di accordi, di una melodia, o della struttura in generale del brano. Là dove c’è il ritmo e groove le cose funzionano decisamente meglio.

Mario
La nostra mascotte, da sempre. È un pupazzo,una scimmia…ci ricorda molto spesso chi siamo. 
Petra
Il fuzz di effetti di clara che ci ha dato una mano per gli arrangiamenti di un giudice. Un suono la cui idea è antica ma che i ragazzi di EDC hanno saputo attualizzare con grande abilità secondo noi. 
Fabrizio de André
In questo periodo per noi è stato molto stimolante lavorare su un’attitudine cantautoriale come la sua e traslarla su un piano con suoni molto più violenti. È stato un esercizio difficile ma che ci porteremo dietro anche nei prossimi lavori…

Categorie
Pop

Francesco Curci e il suo disco di debutto: un leggero nodo alla gola mentre si balla in salotto!

Lo scorso 10 giugno è uscito su tutte le piattaforme digitali per Show In Action l’EP di debutto di Francesco Curci: “Più di Così”.

Con questo disco, il cantautore pugliese ci regala un viaggio in 5 tracce attraverso alcune tappe fondamentali della sua vita, rendendoci partecipi non solo di una maturazione musicale forte di 10 anni di ricerca, ma anche di una sua presa di coscienza personale e di un percorso di crescita intimo e sentito e proprio questo ancora più prezioso. 

Si parte con “Come Frank”, singolo che ha marcato il ritorno in scena del cantautore all’inizio di quest’anno, e con il quale Francesco Curci abbraccia totalmente la sua nuova identità. Frank è l’emblema della libertà, la libertà quella più pura, quella di chi neanche si pone il problema di piacere oppure no, ma si limita ad essere se stesso al meglio delle proprie possibilità. “Cattivo Ragazzo” è il capitolo più cupo del disco a livello di contenuto, un brano in cui l’artista ci mette di fronte ad un passato emarginazione, ma la sua musicalità potente e frizzante ci fa scorgere ancora una volta la vittoria simbolica dell’artista su ogni forma di pregiudizio. “Chiamami Con Il Tuo Nome” ci porta invece in mondo più luminoso. C’è molta tenerezza in questo ricordo di un amore estivo destinato a finire, un capitolo in cui sebbene non ci sia un lieto fine possiamo prenderci per qualche istante una pausa da tutti gli affanni della vita. Proprio come nell’omonimo romanzo (e film) e che Curci omaggia con questo titolo. “Più di Così”, brano che dà il titolo all’intera raccolta, è la storia di qualcuno che cerca in tutti i modi di riparare ad un errore che manda in frantumi in una relazione. Infine, con “Questa Nostra Canzone”, torniamo ad una dimensione di maggior serenità, la serenità che deriva dall’accettazione finale di se stessi con tutte le proprie luci e le proprie ombre, vittorie e fallimenti, l’epilogo finale di chi sa finalmente che nella vita ci si può concedere qualche caduta e che l’importante è rialzarsi sempre. 

Francesco Curci ci regala un disco di quelli che si ascoltano con un leggero nodo alla gola. Perché è vero, il ritmo è serrato, gli elementi pop sono talmente sfacciati da farti venir voglia di ballare in salotto, ma c’è qualche sfumatura più malinconica che è come quei profumi leggeri e che poi si impregnano addosso ai vestiti. Sarà per via di quelle venature di dance che fanno subito scendere la lacrimuccia ai nostalgici, o forse perché tutti prima abbiamo sentito il bisogno di accettarci e fare pace con noi stessi, o magari perché la voce di Curci è una di quelle capaci di abbracciarti con il solo suono anche in mezzo al trambusto più grande. O forse è un misto di tutte queste cose insieme. Ciò che è certo, è che “Più di Così” è un disco che in qualche modo si fa sentire sulla pelle fin dal primo ascolto… e che altrettanto sicuramente merita anche più di un ascolto.

CM