“Maria and the Sea” è il nuovo singolo Marco Giongrandi, uscito venerdì 30 maggio 2025 via Costello’s Records. Un intreccio sonoro d’altri tempi, un ricamo folk che, con grazia discreta, accarezza l’anima. È musica che vibra di verità e semplicità, e proprio lì trova la sua forza: nell’autenticità che commuove, nel silenzioso abbraccio delle emozioni più pure.
Foto: Margo Mot
Queste le parole con le quali l’artista presenta la traccia: «Ho scritto “Maria and the Sea” dopo qualche giorno speso con Maria al mare, a Genova. Maria è una bambina di 2 anni, figlia di parenti stretti. Io, figlio di sardi, cresciuto a carasau, passeggiate al nuraghe e al mare, ma soprattutto trentenne alle prime armi coi bambini. Dopo 15 minuti idilliaci con Maria all’acquario, scoppia il caos. Maria ha caldo ed è arrabbiatissima. Con me, non col caldo. Disperato, spero di piacerle, di calmarla: nessun risultato, Maria è sempre più arrabbiata. La carta “impongo la mia autorità” non funziona. Mi metto a nudo: ammetto la mia incapacità a Maria, le confesso che anche io, come altri, una volta sono stato bambino. Nei giorni seguenti andiamo al mare, poi le scrivo una canzone. “Maria and the Sea” è un pezzo folk tra luce e ombra, scrittura ed estemporaneità. Al centro c’è una chitarra acustica e una voce. Attorno un contrabbasso, una batteria, delle voci amiche, fischi e campane.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO Marco Giongrandi – isolano di origine, milanese di nascita, brussellese d’adozione – ha iniziato un progetto di canzoni. Cantati in inglese, i pezzi parlano di ciò che Marco ama e di ciò con cui litiga, di quotidianità. La musica, per lo più acustica, a volte elettrica, punta senza fronzoli all’organico. Un po’ Nick Drake, un po’ Julia Holter o Daniel Rossen, si muove tra giorno e notte, mari, soffitte, monti, cieli, libri e porte. Con Marco, troviamo Hendrik Lasure, Casper Van De Velde, Soet Kempeneer; una o due chitarre, a volte un banjo, un pianoforte, dei synth, un contrabbasso, una batteria, delle campane. Marco Giongrandi, originalmente diplomato in jazz nei conservatori di Bruxelles e Milano, è chitarrista e banjoista in gruppi internazionali: Hendrik Lasure Warm Bad, Kettle of Kites, Martha Moore, Dear Uncle Lennie, ANK, e altri ancora.
“Ma ti pare” è il nuovo EP di FAZIO, uscito martedì 20 maggio 2025. Una carezza di ricordi e verità svelate, sospinta dai ritmi leggeri di un pop che danza tra sogno e realtà. Le quattro tracce si aprono come pagine di un diario colorato, intrise di poesia e malinconia gentile, accarezzando l’anima di chi ascolta e lasciando dietro sé una scia di luce e nostalgia.
Foto: Alessandra Tagliavia
Queste le parole con le quali l’artista presenta l’EP: «Questo EP arriva dopo la pubblicazione di 5 singoli, e segna un po’ una svolta nel mio percorso artistico. Ho abbandonato la volontà di stupire a tutti i costi e mi sono aperto all’idea di mostrare anche i miei lati meno “sensazionalistici”, sia musicalmente che personalmente parlando. Non a caso, sono tutti brani scritti in prima persona, tranne “Giovanni”, i cui personaggi sono comunque rappresentazioni di diverse parti di me. Il titolo è “Ma ti pare”, che è la mia frase distintiva, che ripeto come un intercalare ogni qualvolta io mi ritrovi a discutere con qualcuno con cui mi trovo in disaccordo. È un po’ un invito a riconsiderare le proprie certezze perché, se c’è una cosa di cui sono sicuro, è che l’unica certezza siano i dubbi / sono i dubbi di cui dispongo / sono i dubbi che mi attanagliano / ogni cosa può essere messa in dubbio. Appunto. Nel titolo c’è anche la radice del verbo “parere”, cioè apparire, che è un po’ il filo conduttore dell’EP, perché credo che nulla sia come è, mentre tutto è come appare. Con queste canzoni, che farei rientrare nel macro genere del pop, ho voluto mantenere una vena psichedelica e sognante, perché credo nel valore della indefinitezza e dei limiti come stimolo che costringono ad usare l’immaginazione per evadere dalla realtà. Oltre ai due singoli già pubblicati, all’interno dell’EP si trova il mio primo feat. Ho contattato Lumen diverso tempo fa per farle scrivere una strofa ed è nata “Come sei”, che parla di un amore terminato, a cui si ripensa con la leggerezza di chi sa che la sofferenza è ormai finita, lasciando spazio a quei residui di dolcezza che erano rimasti annidati da qualche parte in fondo al cuore. Il brano verte tutto sull’ambiguità dell’inciso “chiudo gli occhi e rido perché so che ormai non ti penso”. Insomma, non pensare ad una cosa è impossibile già nel momento in cui si nega di starci pensando. Gli amori passano sì, ma non si dimenticano mai. Il brano che chiude l’EP è “Fatti miei”, il mio appello al genere umano a dedicarsi alle proprie vicende senza immischiarsi in quelle altrui. Questa canzone era nata come canzone politica, pensando a tutte le figure di potere che credono di poter controllare il mondo intero imponendo il proprio credo sugli altri, solo perché terrorizzati dalla diversità di ciò che non conoscono e/o non capiscono, e volendo pertanto limitarne l’esistenza. Mentre scrivevo mi colpiva sempre più la facilità con cui il parallelismo potesse essere fatto con la propria sfera individuale, nella quale molto spesso ci si lascia intimorire dall’ignoto senza lasciarsi andare e si finisce per precludersi la gioia che deriva dalle piccole cose e dalla diversità che ci circonda. Ecco, questo è quello che direi del mio primo EP, una presentazione casereccia, così come è l’intero lavoro. Nato, cresciuto e maturato in casa mia, dalla quale ora finalmente potrà uscire!»
Puoi ascoltare il disco qui:
BIO FAZIO è un cantautore senza un posto fisso nel mondo, in qualunque senso lo si voglia intendere. Abita al nord, è cresciuto al centro, ma viene dal sud. La sua dimensione ideale è sicuramente il sovrappensiero, universo fatto di suoni sognanti, riverberi leggeri e melodie dolci e delicate. Insomma, ogni scusa è buona per evadere dalla realtà, mettendo tutto in dubbio e, soprattutto, senza prendere niente e nessuno troppo sul serio.
“Campi di provincia” è il nuovo singolo di Giorgio Nieloud, uscito venerdì 16 maggio 2025. La tematica folcloristica dello sport di periferia e un refrain orecchiabilissimo celano un’ironia accostabile ai cantautori più penetranti degli anni 70 italiani.
Foto: Brenno Franceschi
Queste le parole con le quali l’artista presenta la traccia: «Un arrangiamento rumorosamente coordinato per raccontare le realtà dei campi di provincia. Gli stornelli semplici di Rino Gaetano prestati a quanto più di popolare esista nelle periferie italiane, lo sport come mezzo di evasione e aggregazione, la scelta della provincia e della periferia come una vittoria in partenza.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO Giorgio Nieloud è un cantautore torinese. Scrive, compone, canta e suona dal vivo più o meno da sempre, con un orecchio sempre in ascolto, dai Beatles a Daniele Silvestri. Il suo primo album da solista viaggia su generi diversi, ma che siano bossanova, drum’n’bass o ballad, le sue canzoni raccontano storie semplici ma reali, che arrivano da istanti vissuti o pezzi di vita osservati. La priorità rimane quella di suonare, di creare melodie sempre nuove, di stupire armonicamente o di commuovere con la semplicità.
“Ospiti” è il nuovo singolo di Nularse, uscito venerdì 9 maggio 2025 via Costello’s Records. Una prosa che accarezza l’anima con la sua dolce forza, intrecciata a una melodia che fiorisce lentamente, innalzandosi verso un apice di emozione capace di sciogliere anche i cuori più silenziosi.
Foto: Luigi Pinton
Queste le parole con le quali l’artista presenta la canzone: «Il nostro corpo è un’architettura di stanze vuote abitate da sconosciuti, che un po’ alla volta accettiamo nelle nostre vite. Dentro di noi abitano pensieri, ricordi ed emozioni che spesso arrivano senza preavviso, ospiti che si presentano alla porta senza essere stati invitati: le emozioni ci entrano dentro e poi ci abbandonano, senza chiedere il permesso. Forse ad un certo punto ritornano, forse spariscono per sempre. Gli amori, gli affetti, le amicizie ci abitano in un tempo specifico ed effimero. E anche io stesso sono ospite del mio corpo, perché non mi appartiene nulla se non il mio tempo e il mio spazio.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO Nularse è quel momento in cui il cielo si rannuvola e si prepara alla tempesta, l’elettricità gonfia l’atmosfera e la riempie di energia. È musica nella quale l’eleganza malinconica delle ballate acustiche incontra il calore delle produzioni d’oltreoceano, dove delicate impressioni cantautorali si uniscono a melodie pop.
Con il disco d’esordio, Physical Law, uscito per Fresh Yo! Label, si fa notare dalla critica e calca i palchi di importanti festival come Ypsigrock e Load In di Linecheck Milano, riscontrando il favore del pubblico. Il suo secondo album, Sospesi, vanta la collaborazione di Saturnino Celani, storico bassista di Jovanotti. Grazie a questo disco intraprende un tour in tutta Italia, esibendosi in formazione one-man-band. Dopo anni di tour e di esperienze in studio, confluiti in un intenso periodo di scrittura e produzione, Nularse completa il suo nuovo lavoro, anticipato dal primo singolo “Lacune” alla fine del 2024. Questa volta coinvolge amici musicisti che abbracciano il progetto e approfondisce il linguaggio cantautorale e la sperimentazione sonora, allargando la propria palette musicale a sonorità acustiche e internazionali. Ha condiviso il palco con artisti come Ninos Du Brasil, Fulminacci, Birthh, Ainé, Wicked Dub Division, Giorgio Poi.
“cifacciamolestorie” è il nuovo singolo di Zvrzi, uscito venerdì 9 maggio 2025 via Giglio Rotto Dischi. Il respiro libero di una vita che danza al passo della natura, lontano dal frastuono del tempo che scorre, silenzioso ma inarrestabile. Il nuovo brano di Zvrzi è come un raggio di sole tra le tende: lieve, scanzonato, eppure capace di sfiorare corde nascoste, facendo nascere un sorriso intriso di nostalgia.
Foto: Elisa Platia
Queste le parole con le quali l’artista presenta la traccia: «Ho scritto questa canzone nel lontano 2006 con il titolo originale di “Portami con te”. Brano poi inciso solamente su copie cd in tiratura limitata auto-stampate nel 2009 e all’epoca caricato sullo storico MySpace con all’attivo molti streams. Quel brano nei concertini locali lo cantavano tutti e ancora oggi dopo molti anni la piccolissima cerchia di “fans” lo richiede. Cosi nel 2024 decido di produrre il brano al quale aggiungo una parte freestyle in studio nel pezzo finale improvvisando testo e melodia sul momento della registrazione vocale, parte che poi ha dato il nuovo titolo al brano “CIFACCIAMOLESTORIE”. Il titolo e il testo rivisitato enfatizzano il passaggio dagli anni 90/00 in cui “farsi le storie” assumeva significati diversi (droghe, sesso, paranoie) ad oggi, epoca pienamente digitale in cui ci si riferisce a “guardarsi vivere” ed evidenzia la tossicità dei social, dell’autoreferenzialità degli stessi e del culto dell’esposizione di sé.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO Zvrzi è un autore che canta, ma non solo. Un esuberante frullato colorato di idee alternative prestate al pop. Un poeta vintage stretto in un epoca digitale, un momento romantico lento in un epoca cinica e veloce, che a suon di frasi evocative, disegni di quotidianità, suoni acustici, sintetici e arrangiamenti raffinati vi prenderà per mano e vi accompagnerà in un atmosfera capace di farvi viaggiare dal Tacheles di Berlino al festival di Glastonbury, dalla NY glam degli anni 70 delle bambole alla Torino sotterranea e grigia dei primi anni 10, una città capace di mostrare la scia alternativa e underground a tutti.
“Tattiche di vita contemporanea” è il nuovo singolo di SCIPPA, uscito venerdì 2 maggio 2025. Il musicista romano illustra il proprio pensiero sulla società moderna: un brano tanto pungente e amaro quanto accattivante, colmo di forza espressiva.
Foto: Daria Addabbo
Queste le parole con le quali l’artista presenta la traccia: «Le contraddizioni e la frustrazione del vivere contemporaneo, raccontate attraverso il filtro di una spietata ironia. Nel suo nuovo singolo “Tattiche di vita contemporanea” SCIPPA riversa l’insoddisfazione legata alla necessità di un’azione trasformativa e lo rende sia uno sfogo personale che un’esortazione a un possibile cambiamento. Il cinghiale, sempre più vicino alle nostre città, è il simbolo di una forza indomita e selvatica che sfida le regole della civiltà, adattandosi all’ambiente per cercare nuove strategie di sopravvivenza. Una base strumentale potente ma essenziale e un sound ruvido e tagliente delineano un brano che viaggia in bilico tra sonorità indie e pop, nel quale gli elementi acustici si mescolano alle incursioni di synth e chitarre elettriche, in un crescendo costante che vuole restituire tutta la carica emotiva e l’urgenza del suo messaggio.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO SCIPPA è una voce uscita da tempi incerti e carichi di possibilità, che si fa sentire con la leggerezza di uno scampato alla fine o all’inizio del mondo e l’ironia di chi non ha nulla da perdere. Canzoni come messaggi in bottiglia, che galleggiano tra sonorità indie pop e contaminazioni elettroniche, dove le chitarre si affacciano comunque sempre volentieri, perché spesso è da loro che continua a partire ogni viaggio. Dentro ci trovate pezzi di mondo presente, passato e forse anche futuro, cantati e suonati senza compromessi, come se fosse la prima o l’ultima volta nella vita.
Nella sua vita precedente pubblica nel 2012 “Vagando Dentro”, un album dalle atmosfere acustiche e minimaliste e partecipa alle fasi finali di vari concorsi musicali nazionali come Musicultura, L’isola che non c’era, Premio De André e Voci per la libertà-Una Canzone per Amnesty. Nel 2015 realizza il suo secondo lavoro d’inediti “Canzoni d’emergenza”, dove dà una decisa sterzata elettrica e visionaria al suo stile compositivo. Ad accompagnarlo, il suo fedele amico e produttore Matteo Portelli che lo segue fino ad oggi.
Con “Voglio sorridere un po’”, Gionata torna con un brano che è grido e carezza allo stesso tempo.
In bilico tra fragilità e rabbia trattenuta, il cantautore lucchese scava nell’inquietudine generazionale, cercando nella sofferenza una chiave di lettura per capirsi meglio. Il ritornello è una richiesta estrema di sentirsi vivi, mentre l’arrangiamento essenziale e sincero, nato tra le mura di casa, rafforza l’intimità del pezzo.
Per conoscerlo meglio, abbiamo deciso di farci invitare a casa sua, e ci siamo fatti raccontare la storia di qualche suo oggetto.
Negli ultimi 7 anni ho cambiato 4 città e quasi 10 case. Trasloco dopo trasloco, ho imparato a lasciarmi indietro molti oggetti, rinunciando alla loro presenza nella nuova casa in cui andavo ad abitare. Alcuni, però, mi hanno accompagnato – e probabilmente mi accompagneranno – in ogni nuova dimora in cui prendeva vita il mio piccolo mondo. Oggetti che semplicemente decorano l’ambiente, altri di svago, oltre agli strumenti musicali. Più che un “cosa c’è nella mia stanza” dunque, è un “cosa mi porto dietro quando trasloco”.
Game Boy Advance SP con Pokémon Rosso Fuoco e Verde Foglia
Un’ossessione da cui non riesco a liberarmi, tanto è che mi porto dietro anche un quadretto di una scena memorabile dei primi titoli della saga.
Sebbene conosca a memoria questa perla videoludica, puntualmente risale in me la voglia di iniziare una nuova partita, formando nuovi team e cambiando il nome del personaggio.
Un oggetto che mi aiuta a mantenere la fanciullezza viva in me, una parte che custodisco e curo, poiché mi aiuta a sognare e mi riporta agli anni in cui il problema più grande era aver perso un Charizard al livello 100 durante uno scambio con amici.
Ho rilasciato anche una canzone su YouTube durante la pandemia, Game Boy. Parla dell’amore per la mia infanzia e di come a volte la vita da adulti sia una rottura di palle, concetto che ritorna anche in un’altra mia canzone, a cui sono molto affezionato, Tornosubito.
Telecamera a mano Panasonic
Una telecamera che comprai in passato, quasi 10 anni fa, quando suonavo nei Violacida, la mia precedente band.
La comprai per documentare le registrazioni del disco a Ferrara, da Fusaroli.
Fa schifo, non registra nemmeno in HD, ma è sempre stata un oggetto importante per me, che sono tendenzialmente un tipo timido e introverso. È di grande aiuto perché mi permette di rompere le palle alle persone e creare un pretesto per chiacchierare (il più delle volte aiutato da un modesto livello di sbronza).
È così che ho stretto gran parte dei legami a Roma, città in cui ero totalmente da solo e facevo fatica a costruire rapporti. Alcuni mi mandavano a cagare, ma la maggior parte di loro mi vogliono bene e rivedere quei momenti magici è emozionante.
Action Figures
Voglio ancora credere che di notte, quando vado a dormire, i giocattoli prendano vita e parlino tra di loro, come accade in ToyStory, il primo film d’animazione che entrò nella mia vita e mi folgorò totalmente.
Me ne porto sempre dietro alcuni e attualmente la squadra è composta da:
il sempre presente Woody(del film sopracitato), anche attore del videoclip di Oceano, secondo singolo estratto del mio primo disco
Yoshi, il dinosauro di Super Mario (sto in fissa con i dinosauri, in passato ci scrissi pure una canzone )
Stan, il mio personaggio preferito di South Park, cartone animato per adulti che ha formato il mio senso critico nei confronti della società
Squirtle, questa è una new entry che mi è stata regalata qualche mese fa, avrei preferito Charmander ma non diteglielo che altrimenti ci resta male. Comunque anche Squirtle è figo eh
Le città invisibili di Italo Calvino
Libri, libri, libri.
Vabbè, un po’ scontato, ma non potevo non inserire almeno un libro negli oggetti che mi porto dietro.
Ogni volta faccio fatica a scegliere quale libro portare e quale lasciare nella libreria a casa dei miei e Le città invisibili è uno di quei titoli che ho sempre avuto con me, perché nasconde tante storie che possono essere lette da tanti punti di vista.
Un’opera eterna che, secondo me, risulta nuova a ogni lettura.
Le mie chitarre
Come ultimo oggetto avrei potuto inserire il quaderno dei disegni con varie penne, matite, gomme ecc ma mi sembra più doveroso omaggiare le uniche due chitarre che mi accompagnano più di 15 anni.
Una è una chitarra classica marcissima da 20€ su cui ho appiccicato con la colla vinilica frammenti di vecchi cd frantumati: con questa ho scritto la quasi totalità delle mie canzoni.
L’altra è l’unica chitarra elettrica che ho mai avuto, acquistata nel 2009(che è anche il titolo di una mia canzone): una fender Telecaster messicana. Non sono un tipo materialista, ma se dovesse succedere qualcosa a questa chitarra perderei una parte importante di me. Non la lascio mai incustodita quando vado in giro a suonare.
Bonus: il pianoforte
Dai, concedetemi un sesto oggetto.
Per me è un simbolo importante perché mi aiuta a ricordarmi che il tempo è una fregatura e non esistono “momenti giusti e momenti sbagliati” per fare le cose.
Già a 19 anni volevo imparare a suonare il pianoforte ma il tempo passava e mi ripetevo che ormai era troppo tardi.
All’età di 23 anni un anziano signore (un cliente, ai tempi lavoravo come imbianchino nella ditta di mio padre) si mise a ridere quando gli raccontai questo mio pensiero, prendendomi in giro poiché trovava sciocco pensare che fosse troppo tardi.
Il suo modo ironico di dirmi una tale realtà cambiò radicalmente la mia vita: quella sera stessa cercai sul web un’insegnante di pianoforte e la mattina dopo iniziai la prima lezione, percorso durato più di 3 anni (poi mi trasferii a Milano).
Iniziai anche l’università e dissi a mio padre che non volevo fare l’imbianchino, ma che i miei sogni erano altri.
L’unico oggetto che rimane in casa dei miei genitori (perché, ovviamente, non posso portarmi dietro), e che mi ricorda che posso fare quello che mi pare.
“Canzonetta” è il nuovo singolo di FAZIO, uscito martedì 1 aprile 2025. Come si scrive un pezzo pop impeccabile? Lungi da noi elencare delle ipotetiche top ten rules for success in stile Lou Pearlman, ma siamo pronti a scommettere che se esistono delle caratteristiche universali il brano in questione ne contiene in quantità elevata. Non è un caso che sia nato di getto, figlio di un bisogno viscerale di esprimersi; spesso le grandi canzoni fioriscono istintivamente dalla più pura spontaneità. È contro gli intellettualismi, ma tratta temi attuali, potremmo dire quasi impegnati; si forgia quindi sui contrasti e si sa che dove c’è conflitto c’è arte. La melodia è meravigliosamente catchy, rimane in testa al primo ascolto. Ma soprattutto è un brano pregno di ironia, peculiarità degli autori che amano cambiare prospettiva e affrontare le situazioni in modo innovativo. Sono solo canzonette, diceva qualcuno, ma mica tanto in fondo.
Foto: Alessandra Tagliavia
Queste le parole con le quali l’artista presenta la traccia: «“Canzonetta” è una canzonetta, appunto, che vuole dimostrare come la musica pop e scanzonata possa anche avere qualcosa di impegnato da dire, senza la pretesa di dover essere necessariamente degli intellettuali. È nata mentre ero nervosissimo perché non riuscivo a trovare una copisteria che facesse le fotocopie nel centro di Torino e stavo camminando a vuoto da circa tre quarti d’ora. A un certo punto mi sono fermato e ho realizzato che, preso dal mio nervoso, era la quarta volta che passavo davanti a un manipolo di una decina di esponenti di Fratelli d’Italia, tutti con i loro pullover grigio topo o blu notte, da cui spuntavano dei timidi colletti di camicie dai toni spenti. A coronare tutto ciò, quattro camionette della polizia a godersi il sole di novembre. C’erano quindi più agenti dei manifestanti, intenti a parlare delle proprie cose, nell’eventualità che dovessero intervenire a sventare chissà quale minaccia. Davanti a quella visione, l’insofferenza accumulatasi nell’arco della giornata è esplosa di getto, e dal nulla mi è venuto il ritornello in testa. Dopo un paio d’ore ero a casa a concludere la stesura del pezzo, che è sicuramente il brano che ho scritto in meno tempo in tutta la mia vita. È una canzone a cui ho imparato a voler bene, perché appena scritta la odiavo letteralmente. Mi imbarazzava e volevo venderla a qualcuno. Ne riconoscevo il potenziale ma mi infastidiva riconoscerci me. Poi il mio Yoda personale mi ha detto una frase illuminante: “finché non accetterai il fatto che tu sei anche questo, non potrai mai essere felice”. E quindi eccola qui: Canzonetta. Il mio tentativo di cantare la mia preoccupazione per il futuro e per il mondo in cui viviamo, dove ognuno guarda a se stesso senza aver un’idea di collettività, dove l’odio dilaga senza freni e il bene sembra non avere altrettanta energia per contrastarlo in maniera efficace, dove i problemi anziché essere risolti vengono coperti con distrazioni effimere, e dove anziché alla cura di sé si pensa solo a trovare una cura. Dovessi riassumerla in una frase sarebbe sicuramente la celebre citazione di Boris: “questa è l’Italia del futuro: un paese di musichette mentre fuori c’è la morte”.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO FAZIO è un cantautore senza un posto fisso nel mondo, in qualunque senso lo si voglia intendere. Abita al nord, è cresciuto al centro, ma viene dal sud. La sua dimensione ideale è sicuramente il sovrappensiero, universo fatto di suoni sognanti, riverberi leggeri e melodie dolci e delicate. Insomma, ogni scusa è buona per evadere dalla realtà, mettendo tutto in dubbio e, soprattutto, senza prendere niente e nessuno troppo sul serio.
“Deserto” è il nuovo singolo di Nularse, uscito venerdì 14 marzo 2025 via Costello’s Records. Un pezzo suggestivo che connette con notevole maestria un sound moderno ed elegante alla tradizione cantautorale alternativa italica. Da queste parti brindiamo al suo ritorno e attendiamo i prossimi sviluppi.
Foto: Letizia Zatti e Sebastian Petri
Queste le parole con le quali l’artista presenta la canzone: «Ci siamo prosciugati a vicenda. Di quel nostro amore, che un tempo aveva la forza del mare che si espande, ora non sono rimaste che dune di sabbia, che sono destinate a cambiare forma con il vento, senza mai fermarsi, incapaci di riconoscersi nella loro forma. E mentre tutto intorno a me sembra svanire, mi fermo e ascolto il mio corpo, ormai stanco, ma ancora pieno di vita. Mi tolgo di dosso la polvere di ciò che eravamo, il tempo che ci resta è poco prima che tutto si trasformi in deserto. Il silenzio si fa sempre più profondo, mi rendo conto che è rimasto solo il vuoto, che inghiotte ogni cosa, persino noi.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO Nularse è quel momento in cui il cielo si rannuvola e si prepara alla tempesta, l’elettricità gonfia l’atmosfera e la riempie di energia. È musica nella quale l’eleganza malinconica delle ballate acustiche incontra il calore delle produzioni d’oltreoceano, dove delicate impressioni cantautorali si uniscono a melodie pop.
Con il disco d’esordio, Physical Law, uscito per Fresh Yo! Label, si fa notare dalla critica e calca i palchi di importanti festival come Ypsigrock e Load In di Linecheck Milano, riscontrando il favore del pubblico. Il suo secondo album, Sospesi, vanta la collaborazione di Saturnino Celani, storico bassista di Jovanotti. Grazie a questo disco intraprende un tour in tutta Italia, esibendosi in formazione one-man-band. Dopo anni di tour e di esperienze in studio, confluiti in un intenso periodo di scrittura e produzione, Nularse completa il suo nuovo lavoro, anticipato dal primo singolo “Lacune” alla fine del 2024. Questa volta coinvolge amici musicisti che abbracciano il progetto e approfondisce il linguaggio cantautorale e la sperimentazione sonora, allargando la propria palette musicale a sonorità acustiche e internazionali. Ha condiviso il palco con artisti come Ninos Du Brasil, Fulminacci, Birthh, Ainé, Wicked Dub Division, Giorgio Poi.
“Giovanni” è il nuovo singolo di FAZIO, uscito martedì 18 febbraio 2025. Nonostante il titolo, i personaggi che costellano la canzone sono svariati, tutti accomunati da un vivere incantato e tentennante. È il cantico degli eterni perdenti, una lode empatica quanto profondamente sincera.
Foto: Roberto Durso Art direction: Alberto Ceccarelli
Queste le parole con le quali l’artista presenta la traccia: «”Giovanni” è una canzone “corale”, in cui diversi protagonisti – tutti riconducibili all’autore – danno voce ai propri istinti e alle proprie velleità senza vergognarsene e accettandosi per quello che sono: dei simpatici miserabili. La canzone è divisa in due parti: nella prima abbiamo soltanto figure maschili, tutte macchiettistiche. Un po’ indolenti, un po’ svogliate, a tratti forse ambiziose, un po’ insicure, un po’ sognanti, leggermente grottesche e ingenue, sicuramente infantili e capricciose. Nell’eterna lotta tra il sentirsi accettati e l’accettare di essere sbagliati, comunque vada ne usciranno sconfitti. La seconda parte cambia completamente atmosfera e respiro e ha una sola protagonista, questa volta donna, di nome Serena. Serena è sicuramente la figura più poetica della canzone. Ragazza tragica, romantica, malinconica, così giovane eppure già così appesantita dalla vita e dalle decisioni che sono state prese per lei da chi dice di amarla dimostrandole tutt’altro. Con la vita che pian piano le scappa via di mano, se non può inseguire i suoi sogni per il timore di ripercussioni, può pur sempre continuare a sognarli in segreto.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO FAZIO è un cantautore senza un posto fisso nel mondo, in qualunque senso lo si voglia intendere. Abita al nord, è cresciuto al centro, ma viene dal sud. La sua dimensione ideale è sicuramente il sovrappensiero, universo fatto di suoni sognanti, riverberi leggeri e melodie dolci e delicate. Insomma, ogni scusa è buona per evadere dalla realtà, mettendo tutto in dubbio e, soprattutto, senza prendere niente e nessuno troppo sul serio.